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Lo scallassedie

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Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Lo scallassedie Intestazione 20 giugno 2024 75% Da definire

Er diluvio da lupi-manari Le porcherie
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LO SCALLASSEDIE.1

     Già,2 pe’ ggodé cquarche ffiletto,3 mone4
Lui puro5 me viè attorno co’ la mucchia.6
Pe’ ddì, lo disce ch’ha bbona intenzione;
Ma a lo strigne li panni,7 se la strucchia.8

     Come me pò ppijjà cquer bigantone,9
Si nun ha antr’arte che sbatte la scucchia,10
Ch’a cquer povero zio ch’è un bucalone,11
Proprio je succhia l’anima, je succhia?

     Io je dico: “Ma ttrova cuarche ssanto:12
Chi ddorme, Toto mio, nun pijja pesce„;13
Ma llui d’udienza me ne dà ssai cuanto!

     Mamma poi fiacca fiacca14 me se n’esce:15
“Si è rrosa fiorirà.„13 Bbrava! Ma intanto,
Magna cavallo mio, ché ll’erba cresce.13

30 gennaio 1832.

Note

  1. [Sposatori longanimi. [Sic. Ha lo stessissimo senso del fiorentino “scaldaseggiole.„]
  2. Sì certo.
  3. Utilità di favori.
  4. Adesso (mo).
  5. Pure.
  6. Cogli altri.
  7. Stringere i panni addosso, vale: “pressare.„
  8. Volge le spalle; si allontana.
  9. Sfaccendato, vagabondo.
  10. Sbattere la succhia (il mento): mangiare.
  11. Baccellone.
  12. Ingégnati, prendi aderenze.
  13. 13,0 13,1 13,2 Proverbio. [Toto: Antonio o Teodoro.]
  14. Con flemmatica disinvoltura.
  15. Esce dicendo.