Madonna, di cherere
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CCXLV.
CHIARO MEDESIMO
Madonna, di cherere
Merzè non fino mai,
A ciò, che sia vertate[1]
Che rengna in gientil[2] core.
Nè ’l cor[3] non à valere
Nè poco ned assai,
Se non à im se pietate
O volontà d’amore.
En voi è ’l cor[4] gientile,
Valore, e piacimento,
Di presgio il compimento
Più d’in altra vivente:
Dunqua, s’io son[5] cherente
Merzè a voi, amorosa,
Dovete esser[6] pietosa,
16Chè fina donna aiuta[7] suo servente.
Madonna, s’io vi chero
Umilmente[8] merzede,
Or nom perda in voi prova
Sua nobel[9] sengnoria:
Chè per merciede spero[10]
Ciò che ’l core mio crede,
Sol[11] che pietà si mova
Da vostra gientilia
Primero ch’io perisse:
Chè poi non,mi varìa.
Merzè, madonna mia,
Agiate di me pietanza.
Ch’em voi sarìa fallanza:
Lasciatemi perire,
Potendomi guerire
32E dandomi alegranza.
Madonna, magior[12] pena
Nom si trova ’n amare
Ch’atender l’om’[13] d’avere
La cosa che disia:
Chè mai noi gli solena
Vegiendola tardare,
Ma radoppia dolere
In gran[14] manenconia.
Ed io che pur atendo
Come fedele amico,
Fate com’el nemico
Ch’alo[15] suo servo ofende;
Perchè nom si comtende,
Li dà pena e dolore:
Così fate al mio core,
48Che di voi sempre grande gioi’[16] n’atende.
Per lungo atendimento,
Madonna, agio veduto
Ongne frutto avanzare
Im sua stasgione, e loco;
Al mio coninzamento
Così non è[17] avenuto,
Ma per contraro, pare,
Nodrisciemi di foco.
Credo in ora in ora
In gioia pervenire,
Ed io sento languire
Ciascun[18] giorno più forte:
Piacievi la mia morte,
Madonna, di vedere?
Sono in questo piaciere
64Le vostre volglie acorte.
Cotale usanza tene
In voi meo core umano,
Che mai più non dilletta
Ch’a voi merzè chiamare
. . . . a me adivene
Come alo cuerano[19],
Che pur penando aspetta
Ciò, che vede alungiare.
Così in travalglio veo
Lo core, e me con lui[20].
Se no ne pesa a vui[21]
Giromi comsumando,
La vita terminando
Com’el cieciere facie,
Che la morte gli piacie,
80Fenisciela cantando.