Meditazioni sulla economia politica con annotazioni/XVII

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Della Circolazione

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XVI XVIII
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§. XVII.

Della Circolazione.


L
E riflessioni che abbiano fatte finora c’inducono a questa conseguenza, che l’accrescimento della merce universale, e della rappresentazione di lei è sempre un bene per lo Stato, quando proporzionatamente s’accresca la circolazione; poichè s’accrescono i venditori a misura che si accrescono i compratori, il che ricade a moltiplicare l’annua riproduzione. Per avere un’idea ancora più precisa di questa verità convien riflettere, che ogni venditore [p. 116 modifica]dovendo ritrarre una determinata somma dalle sue vendite giornaliere, quanto maggior numero di vendite farà, tanto sopra ciascuna vendita particolare caderà minor somma di guadagno nel venditore; per lo che accrescendosi generalmente la circolazione anche sulle merci che ogni venditore deve

consumare, si dovrà compensare minor utile a chi le vendè, e così di mano in mano i salarj degli artigiani, il prezzo delle manifatture, gli utili del Commercio anderanno sempre abbassandosi, si moltiplicheranno sempre i venditori, quanto più la circolazione crescerà; ed ecco come l’accrescimento del denaro che per se medesimo dovrebbe far incarire tutte le merci, quando entri in una nazione in conseguenza della universale attività, produca un effetto contrario, cioè di ribassare i prezzi, e la rappresentazione del denaro istessamente; e ciò per le già dette ragioni, perchè tanto cresce il moto interno, e il numero de’ contratti incessanti, che si dirada e scorre la merce universale, senza che il livello si rialzi; in quella guisa, per cui un fiume incidendo in un altro fiume, di tanto accelera il moto delle acque inferiori col premerle, e coll'impeto concepito, che si [p. 117 modifica]vede ribassarsi il livello delle acque in quel momento appunto, in cui sembrava che più dovessero rigurgitare.

Conosciuta che sia intimamente la natura della circolazione, effetto dell’accresciuta massa del denaro acquistato per l’industria, si conoscerà che il vederli accresciuti i prezzi de’ viveri in una nazione non è prova, che ivi s’aumenti la ricchezza, anzi può questo accadere, o perchè scemandosi il denaro proporzionatamente siasi rallentata la circolazione, e dividendosi l’utile del venditore sopra un minor numero de’ contratti, ciascuno di essi debba aver prezzo maggiore, ovvero perchè diminuiscasi il numero de’ venditori, o perchè si vada scemando l’industria, e l’annua riproduzione si restringa. In fatti noi vediamo ai nostri tempi, che non solamente per tutta l’Italia si ascoltano le querele sul prezzo eccessivo del vitto, ma per la Francia, per l’Inghilterra, e generalmente per tutta l’Europa, dal che si vede, che se una provincia d’Europa prova questo eccessivo prezzo, non può da ciò desumersi, ch’ella vinca sulle altre, nel che consiste la ricchezza considerata come un elemento della prosperità e forza dello Stato. Può dunque [p. 118 modifica]crescere il prezzo per una abbondanza universale del denaro accresciuto in Europa, senza che possa dirsi una parte di essa arricchita, poichè la ricchezza dipende dal paragone cogli altri Stati.

Tutte le merci che si vendono in un giorno, vagliono tutto il denaro che s’è speso in quel giorno per acquistarle; ma il denaro non consuma, e le merci si comprano per consumarle. Questa sola riflessione basta a far conoscere, che tutto il denaro circolante in uno Staro è eguale bensì alla giornaliera consumazione, ma non è eguale nè all’annua consumazione, nè all’annua riproduzione: poichè la stessa moneta passando successivamente per le mani di molti Cittadini in un anno, tante volte rappresenta il proprio valore, quanti sono i contratti e i passaggj che fece da una mano all’altra. Quanto dunque più rapidi e frequenti sono i passaggj della moneta in più mani, di tanto deve dirsi, che le merci contrattabili eccedono la merce universale circolante; e siccome dove scarseggia la merce universale, ivi gli uomini sono necessariamente più parchi, prudenti, e cauti generalmente per non privarsene, rinunziando a molti comodi, e [p. 119 modifica]piaceri della vita, così per avere una rapida circolazione è necessario che vi sia abbondanza del denaro; dunque crescendo la quantità del denaro, quando essa venga in una nazione per industria, l’annua riproduzione delle merci particolari dovrà crescere sempre in maggior ragione.

Per convincersi di questa verità, cioè che la quantità del denaro circolante nello Stato è di gran lunga minore del prezzo totale, a cui si vendono le consumazioni annue, basta riflettere quanti saranno gli uomini, che al primo giorno dell’anno possedano il denaro effettivo bastante alle spese che dovranno fare nel corso di 12. mesi. Pochissimi certamente, forse uno appena ogni mille abitanti, e quest’uno sarebbe un cattivo economo. Quanti nella nazione al primo dì dell’anno possederanno il denaro appena bastante per il loro vitto d’una settimana? Tutti i coltivatori della Terra, tutt’i salariati, tutt’i piccoli artigiani, quasi tutto il popolo minuto e della città, e della campagna. Non vi è adunque che il moto e il giro che fa il denaro, per cui possa supplire alla contrattazione annua. Accrescendosi la massa del denaro distribuita su molti, cresceranno, [p. 120 modifica]come si è detto, i contratti, e sempre più s’anderà moltiplicando la quantità delle merci particolari, quanto maggiore moto prenderà la circolazione della merce universale. Se si potrà conoscere la quantità della riproduzione annua, e la quantità della merce universale in circolo, si saprà la quantità del moto della circolazione, e a vicenda se due di questi elementi saranno conosciuti, se ne conoscerà il terzo.

L’uso delle manifatture d’argento, e d’oro; il denaro ammassato negli scrigni, e sottratto alla circolazione son dunque un bene, o un male per lo Stato? Rispondo, che sotto a un provido governo questo debb’esser sempre un male, essendo che nelle urgenze prestanti dello Stato non è permesso costringere un Cittadino più che l’altro a concorrervi se non sull’estimo censibile apparente di ciascuno generalmente, e così svanisce tutta l’utilità che potea sperarsi da questi tesori, i quali se in vece circolassero nella nazione, spingerebbero la riproduzione annua a maggiore ampiezza e dilaterebbero il vero e real fondo della ricchezza e forza nazionale. Quanto poi alle manifatture d’oro, e d’argento, si provvederà, anzi che con pericolose leggi [p. 121 modifica]sontuarie e vincolanti, meglio coll’esempio, e l’effetto sarà indubitato, che nessun Nobile spenderà in questo lusso quando saranno più semplici i Magnati, e questi lo saranno sicuramente, quanto più il Legislatore preferirà praticamente il lusso di comodo a quello di ostentazione.

Annotazioni.

Minor somma di guadagno nel venditore. Il venditore cerca di ricavare dalle vendite giornaliere quanto più può, egli non ripartisce una determinata somma sopra il numero de’ suoi contratti esattamente, ma regolandosi su la concorrenza de’ prezzi cerca anche d’aumentare questa somma, colla quale vivere più splendidamente: la diminuzione del prezzo di ciascuna vendita non è proporzionata esattamente all’aumento del numero delle vendite, come un mercante di panni non diminuisce il prezzo della merce in proporzione del numero delle braccia che ne vende.

La rappresentazione del denaro istessamente. L’accrescimento del denaro è l’istessa cosa dell’abbondanza del medesimo: l’abbondanza ne avvilisce il prezzo; dunque se ne darà di più in cambio delle merci, di quello che se ne dava prima; dunque queste merci, che son la rappresentazion del denaro, come il denaro è la rappresentazion di quelle, si alzeranno di [p. 122 modifica]prezzo. L’accrescimento del denaro o è appresso i venditori, o appresso i compratori: in ambidue i casi crescerà sempre il prezzo delle merci, nel primo caso si scema la premura di vendere, nel secondo cresce l’ardore a comprare.

La ricchezza dipende dal paragone cogli altri Stati. La ricchezza relativa dipende dal paragone cogli altri Stati, e questo è un oggetto più Politico, che Economico, e questa Politica è limitata ai tempi, ed alle circostanze. La ricchezza assoluta si misura dalla produzione maggiore, o minore di un territorio, dedotte le spese dai guadagni eventuali, o continui dell’industria, e questo è un oggetto egualmente Economico, che Politico.

La circolazione della merce universale. Era quì necessario di cercare la vera origine del maggior movimento, che prende la circolazione. Ogni quantità di denaro che circola, finisce a rappresentare una qualche consumazione: dunque a massa di denaro eguale crescerà della circolazione, a misura che cresceranno le periodiche e contemporanee consumazioni. A consumazioni eguali non crescerà immediatamente la circolazione col crescere della massa del denaro, ma coll’aumento della riproduzione, col maggior numero de’ salarj, il che accade allorchè la massa del denaro, che si aumenta, si distribuisce su i Produttori.

Debbe esser sempre un male. La quantità necessaria di denaro per l’utile circolazione è quanto chiedesi dalla consumazione contemporanea. Il meno, ed il più sarebbero similmente

[p. 123 modifica]dannosi, perchè ambidue diminuirebbero il moto della circolazione: non aumentandosi la giornaliera consumazione non può entrare in circolazione denaro, se non alzandosi il prezzo delle cose tutte, e diminuendosi il numero de’ contratti, che si vuol accrescere. Riflettasi però, che il denaro ammassato supplisce a quella somma, che per essere attualmente in circolazione per l’eventuale promiscuità de’ Commercj si allontana, e sorte dalla sfera della circolazione medesima.