Novelle (Sercambi)/NOTE/Nota filologica/III. Nota sulla grafia

Da Wikisource.
Nota filologica - III. Nota sulla grafia

../II. Le edizioni/B) La presente edizione ../IV. Apparato critico IncludiIntestazione 22 aprile 2023 75% Da definire

Nota filologica - B) La presente edizione Nota filologica - IV. Apparato critico
[p. 825 modifica]

III. NOTA SULLA GRAFIA


Nelle abitudini grafiche del Sercambi si riflette la natura composita della sua lingua. Abbiamo già accennato al fenomeno di lucchesizzazione della grafia di T, che rappresenta una delle caratteristiche più cospicue e si risolve, per quanto riguarda la scrittura, principalmente nello scambio fra z ed s e nel passaggio di -nti- a -nsi-. In contrasto però con questa situazione, normale per il lucchese1, si nota tuttavia, collazionando i luoghi in comune fra T e L, una chiarissima tendenza da parte di questo ultimo a livellare nel senso dell’esempio e della tradizione fiorentina. Elemento questo, dato che L venne eseguito sotto la sorveglianza dell’autore stesso, che non va trascurato perché testimonianza della tendenza ad adeguarsi alla tradizione illustre, anche se possa darsi il caso che il Sercambi intendesse con questo espediente sottrarsi al pericolo di cadere in ambiguità cui lo esponeva il sistema fono-grafico lucchese. È comunque evidente che la responsabilità del livellamento delle sibilanti in direzione del sistema fonetico lucchese, spetta all’intervento costante dell’amanuense di T. All’inizio del testo, infatti, le soluzioni in senso fiorentino (afflizioni: 5, 22: pestelenzie, ivi; potenzia; 5, 26, ecc.) sono molto più frequenti che in seguito.

Per tutti questi motivi ci è sembrato impossibile mantenere il sistema livellante di T, ed abbiamo creduto, sia pure a malincuore ma volendo con questo evitare interventi arbitrari contro la manifesta intenzione dell’autore stesso, di dover livellare, nel caso delle sibilanti, in senso fiorentino2. [p. 826 modifica] [p. 827 modifica]

Per quanto riguarda le altre consonanti, è certamente notevole la forte oscillazione nell’uso della scempia e della geminata3. Va tuttavia rilevata a questo proposito la presenza di alcuni fenomeni costanti: la scempia è di regola nelle voci composte, fra le quali abbiamo registrato una sola eccezione: altrettante (644, 23); si registra inoltre una certa regolarità nella tendenza alla scempia nei nessi iniziali ad + verbo, read + verbo, con notevole oscillazione però in alcune voci (appalesare, apparecchiare, ecc.), ancor più pronunciata nelle Croniche. Ricordiamo qui, inoltre la forte resistenza alla geminazione nell’enclisi con forme verbali ossitone, dove i rari cedimenti si verificano in forme monosillabiche: falli, hatti, fulli, dalli, ecc. Abbiamo naturalmente messo in evidenza tutti questi fenomeni, limitandoci a supplire per ragioni di chiarezza l’apostrofo in alcuni casi di enclisi preceduta da apocope: farà’ti (213, 20), potrè’melo (325, 26), potrè’mi (331, 3), se’ci (571, 5), dira’mi (578, 15), ha’ne (578, 20), metterà’ti (584, 22), ecc.

Notevole è pure l’estensione del fenomeno di assimilazione della liquida finale in proclitica davanti a consonante attigua (i’ re, de’ re, i’ letto, i’ luogo, inne’ letto, de’ luogo, ecc.), che nel testo è stato mantenuto in evidenza, rispettando certo anche le tutt’altro che rare eccezioni.

Un caso speciale è rappresentato dalla velare seguita da h, per la

[p. 828 modifica]quale ci è sembrato impossibile mantenere l’oscillazione, a causa del fondatissimo sospetto che la presenza della h, oltre a quella di velarizzare il suono, abbia anche una funzione geminante (sechaia, bechaio, Lucha, sciocho, amicho = amicco, distinto da amico), e per la presenza di h' finale velarizzata (evidente nella oscillazione Scandalbech-Scandaleh Melchisedech-Melchisedeh, Astech-Asteh)4. Per queste ragioni, ed anche per evitare confusioni, e tenendo presente il leggero intervallo esistente nel lucchese fra velare scempia e geminata, abbiamo creduto livellare in questi casi in senso moderno.

Nello sciogliere i gruppi grafici abbiamo preferito dare alla grafia la più larga articolazione possibile, mantenendo uniti solo perché, intanto, pertanto, nondimeno, nientedimento (nondimeno) e qualche altro, e lasciando libere tutte le altre congiunzioni. Fra i pronomi abbiamo legato le forme che evidentemente hanno una funzione affissale (essonoi, ecc., noialtri, ecc.). Fra le preposizioni, abbiamo mantenuto uniti tipi come innel, innello, ecc. indei, indello, ecc., colla, del, alla, dalla, ecc., ma disgiunti tipi come a la, da la, de lo, inne lo, ecc. Abbiamo modernizzato i casi di raddoppiamento sintattico, come affare, ella, chella, allui, selloro, ecc. sciogliendoli nei loro elementi5. Abbiamo unito i pochissimi casi in cui il suffisso avverbiale mente è separato dall’aggettivo (forte mente, ecc.).

Abbiamo rispettato l’elisione non solo in tipi come ogn’anno (414, 12; 451, 10, ecc.), dell’uova (547, 25), dand’ordine (623, 8), com’una (698, 29), com’el’era (795, 19), ma anche in tipi come sell’e (30, 15), venir’e (54, 20), maritat’a (139, 16), andiamol’a (229, 19), ecc.

Non ci pare necessario descrivere le abbreviazioni usate in T, dato che esse sono quelle stesse in uso presso gli scrittoi del tempo. Abbiamo sciolto il segno tironiano 7 in e davanti a consonante ed in et davanti a vocale, anche quando, nel primo caso, il testo reca et. Abbiamo preferito sciogliere mo in monna, sia per la prevalenza della forma geminata nei casi in cui la voce appare scritta per intero, sia per la presenza di mado = madonna; allo stesso modo, abbiamo sciolto lettq in léttora (-e), a causa della prevalenza di questa forma fuori abbreviazione, specialmente nelle Croniche.

Abbiamo mantenuta la grafia originale dei numerali, adeguando ad [p. 829 modifica]essa financo quella nostra negli indici e nei rinvii, allo scopo di non creare confusioni. Abbiamo dovuto però modificare: l’unità finale j, da noi resa con i; C e M in posizione decimale, che abbiamo trattato come abbreviazioni di cento e mila; e, sempre per motivi di chiarezza, l’unità j, usato da solo invece del numerale e (qualche volta) dell’articolo indeterminativo, e che noi abbiamo qui sciolto in uno (-a). Naturalmente, abbiamo fedelmente reso i pochi numeri arabi del testo, tranne in uno o due casi, allorché il numero da solo formava la battuta del dialogo, registrando la trascrizione nell’apparato.

Per le maiuscole e le minuscole, per le quali il testo si comporta in modo assolutamente capriccioso, ci siamo regolati secondo l’uso moderno: abbiamo cioè riservato la maiuscola alla voce iniziale di periodo, al nome proprio, alle personificazioni (come Negligenza, Povertà, Indugio, ecc., cfr. p. 348), ed al nome comune usato come nome proprio (Ranocchio, ecc.); la minuscola a tutte le altre voci. Abbiamo reso con maiuscola Dio, Idio, sempre minuscola nel codice, mentre abbiamo scritto con lettera iniziale minuscola re, che li è quasi sempre scritto con maiuscola.

Riguardo ad altri fenomeni grafici di minore importanza, ci siamo regolati come segue:

  1. Abbiamo reso con tt il nesso et, che rappresenta un fenomeno molto limitato in T: acto, bructi, facto, doctare costituiscono gli unici esempi rilevati: allo stesso modo abbiamo portato a tt il nesso pt (cipta, aceptare), che, molto diffuso nelle Croniche, è molto raro in T.
  2. Abbiamo reso con dd il nesso bd, che si presenta solo nel caso di subditi (560, 9).
  3. Assimilato in ss i pochissimi casi in cui appare il nesso bs: absolvere (91, 21), observate (379, 14 e 461, 7), e subsiduo (287, 6).
  4. Reso con f l’unico esempio di ph, in trionpho (553, 18).
  5. Eliminato la h etimologica ed iperetimologica (honore, humidita, hora, bordine, huno con la sola eccez. di Johanni) e la h velarizzante davanti a vocale posteriore; abbiamo però supplito l’h, conforme all’uso moderno, davanti alle forme del pres. indic. del verbo avere (incluso habbo), ed alla fine di esclamazioni come deh o doh.
  6. Risolto in gn il nesso -ngn- in voci come compangno, campangna, bangno, ecc. [p. 830 modifica]
  7. Livellato in g le oscillazioni della palatale sonora g e j: justo-gusto, jovano-govano, jubetto-gubetto, ecc., tranne che nei nomi propri Jacopo, Jacomina, Jach lo Brich e Johanni6.
  8. Eliminato la i del nesso ie dopo palatale (inciendi, guariscie, dolcie, tragie), ad eccezione di leggiero, mottegiero, sollacciero e derivati. Abbiamo invece supplito la i con funzione diacritica dopo palatale: camica, gorno, gunto, falconi, ecc.7, e dopo gl seguita da vocale: luglo, figluolo, mogle, anche in gruppi grafici del tipo glaltri, reso come gli altri (v. ad es. 692, 1).
  9. Sotto la pressione delle numerose abbreviazioni, abbiamo livellato in senso moderno l’oscillazione delle nasali davanti a consonante8 (tranne nel composto Sanpieri: 413, 15), eliminando i pochi casi di assimilazione fonosintattica (um bello, im poghi, ecc.) ed i casi in cui in fin di linea si ha m invece di n (am/dato, Am!cisa, ecc.), registrando, nel primo di questi due casi, l’emendatio in apparato.
  10. Raddoppiato in senso moderno il suono della q, (scrivendo acqua, acquistare), che appare invece sempre scempio nel codice.
  11. Reso il nesso prevocalico -ti-, con -zi-, meno che nelle voci mercantia, mercatantia, valentia9.
  12. Modernizzato l’oscillazione della v e della u, che nel manoscritto sono disposte in modo assai regolare: v sempre all’inizio di gruppo grafico, u sempre all’interno.
  13. Nell’impossibilità di livellare la forte oscillazione di x = ss o s, abbiamo reso con s la x preconsonantica (assimilandola nel caso di excellentissimo: 6, 25 e 199, 5), ed adottato un criterio statistico per i casi in cui x precede la vocale. Abbiamo così riportato la x ad s nelle voci in cui prevale la sibilante, scrivendo perciò massimo (per la preponde[p. 831 modifica]ranza dei casi con geminata), ma Tomaso, Tomasino, Alesandro, elimosina, Pisa (l’unico es. di Pixa: 618, 32), casi in cui la scempia prevale largamente; ma exercito, exaldire, execuzione (meno nei pochissimi casi in cui la s appare nel testo), ed exemplo (un solo asemplo; 330, 14, su almeno 180 casi).
  14. Abbiamo risolto in i i pochi casi in cui appare la y10.
  15. Accentato in senso moderno, distinguendo i suoni aperti di e ed o da quelli chiusi; accentato le forme imperative monosillabiche , , vi, , stà, per non confonderle con le forme apocopate del fiorentino, meno che nell’espressione fá boto a Dio, usata per caratterizzare la parlata fiorentina), così come le forme tronche del condizionale: sarè’, vorrè’, porterè’, ecc. Abbiamo accentato, sempre per motivi di chiarezza e di uniformità, le forme ossitone del passato remoto con epitesi: dormìo, vendéo. ecc.
  16. Usato l’apostrofo per indicare l’assimilazione della l della proclitica davanti a consonante attigua (i’ re, de’ letto, innè’ luogo)11, anche nei casi in cui la liquida giunse a dissimilarsi in nasale12.
  17. Usato inoltre l’apostrofo nelle elisioni e nei casi di apocope; nei casi di aferesi, abbiamo usato l’apostrofo solo davanti a nasale preconsonantica13, scrivendo perciò: ’ntenzione, ’ndugio, ’Ndriolo, ma lezione («elezione»), taliano, scoltare, struzioni, Rezzo (Arezzo), Ristotile, Lesandro, Melio, Mico, ecc.

Ogni altra alterazione del testo manoscritto è stata indicata nell’apparato.

  1. Cfr. Nuovi testi fiorentini del Dugento, a c. di A. Castellani, Firenze, Sansoni, 1952, p. 50 e n. 1; e I. Nieri, Vocab. Lucc., Lucca, Giusti, 1902, p. xi; ma specialmente S. Pieri, Fonetica lucch. in «Arch. glottol. ital.», xii, p. 117.
  2. Diamo qui tuttavia, per comodità dello studioso, i nostri rilievi, indicando un luogo per ogni es., in corrispondenza della nostra emendazione (il primo numero si riferisce alla pagina, il secondo alla linea; i verbi sono indicati sotto la forma dell’infinito):
    1. SS = ZZ o Z: afessione (727, 26), alegressa (80, 23), amassare (32, 33), Resso (61, 5), Asso (430, 21, ma si cfr. asso, 466, 9), bellessa (26, 14), benedissione (16, 2), bianchessa (280, 25), caldessa (226, 15), capessate (302, 11), Caterussa (37), certessa (246, 32), confessioni (34, 26), condissione (32, 36), corassa (45, 4), dirissare (27, 19), dispressare (524, 12), divossione (719, 21), dolcessa (38, 19), domestichessa (44, 6), passione (188, 18), permessa (324, 20), poetessa (26, 14), gentilessa (28,7), Giannusso (627), gigliosso (48, 34), giovinessa (245, 11), giurisdissione (40, 15), gorgassate (484, 18), grandessa (188, 18), gravessa (261, 4), grossessa (561, 6), impassire (135, 29), insalatussa (281, il), leggeressa (86, 17), lessione (47,28), magressa (452, 1), massa (262, 4), masso (41, 6), massuola (255, 3), Matteosso (310), melasse (281, 16), messani (318, 34), messanotte (45, 21) messi (254, 21), Michelosso (279), mossature (509, 18), nosse (47, 7), novelussa (124, 15), palasso (552, 14), parolussa (73, 19), passo (112, 29), Perussi (96), pessa (73. 2), pessuolo (122, 33), piacevolessa (557, 1), piassa (34, 23), Pierosso (149), pissicate (734, 28), posso (124, 22), prodessa (649, 18), passa (335, 35), pussare (191, 27), pussolenti (335, 30), rossi (112, 4), ricchessa (6, 2), rissare (433, 33), sessaio (603. 2), sollassare (65, 13), Spassa (85), spasso (514, 31), spassora (735, 4), spessore (642, 1), stranesse (581, 20), strettessa (588, 17) strissare (355, 17), Strossi (310), strussioni (620, 6), tassa (188, 6), teneressa (29, 19), vecchiessa 581, 5), vessi (41, 5), vessoso (227, 31).
      Le eccezioni riscontrate sono: mezzo (308. 2), pozo («pozzo», 206, 17), Ghivizano (545) Nizza (691-92, ma accanto a Nissa, ibid.), ruzzo (227, 16), rezo (530, 3), Zazzara (53). Non abbiamo modificato il nome proprio Passarino, in quanto alterato da passaro e non da pazzo.
    2. S iniziale o intervocalico = Z sorda: afflissione (210, 12), amicisia (302, 1), amirasione (581, 21), amonisione (483, 24), astuzia (43, 12), avarisia (120, 8), casticasione (263, 1), condizione (104, 24), conturbasione (299, 2), corresione (280, 32), discrezione (498, 2), dispensasione (375, 22), disposisene (274, 7), esiandio (33, 3), execusione (261, 29), exercisio (280, 9), giurisdisione (32, 27), giustisia (39, 26), giustizieri (101, 23), grasia (35, 23), insasiabile (128, 6), ispasio (81, 35), letisia (80, 22), Lucresia (129), malisia (27, 3, ma malizioso, 113, 25), massarisia (31, 34), milisie (203, 19), nasione (32, 36), notisia (223, 13), osiosa (324, io), pasientemente (239, 18), presiosi (94, 12), ricompensasione (287, 5), ringrasiare (264, 33), ringrasiasione (200, 1), sasiare (33, 3), sia (45, 28), siano (577, 33), sollasieri (169, io), spesiate (121, 19), spesie (41, 15), venesiani (241, 11). Altri casi poi di S iniziale = Z sorda sono: Saccagna (112-13 acc. a Zaccagna,) sampognare (335, 35), sappa (437, 2), sappatore (309, 7), secca (382, 6), soppo (381, 12). strappasucca (330, 12), sucaro (141, 11), suffa (481, 6). S iniziale = Z sonora: sendado (52, 16).
    3. S post-consonantica = Z sorda: abastansa (223, 22), bondansa (489, 22), abundansia (288, 4), alsare (49, 7), ansi (123, 30), ansiani (91, 8), apariensa, -ensia, -riensia' (318, 4; 73, 15; 15, 8), apariscensa (246, 13), astinensa (517, 9), avansare (85, 21), audiensa (187, 29), bolso (367, 1), calsare (57, 13), colse (45, 13), calsolaio (23, 12), consona (140, 4), circustansa (350. 25), concupiscensia (319, 28), conensiente (458, 11), consequensa (319, 13), convenensia, -nsa (82, 27), costanza (209, 19), credenza (364, 16), dansa (38, 14), diligensia (518, 18), dimenticansa (306, 23), esperiensia, (74, 24), fidansa (167, 2), Firensa, -nse (28 ), forsa (38, 29), Gostanso, -nsio (26), infilsare (736, io), intensione (44, 12), isfersa (222, 4), lensuolo (453, 16), licensia (31, 1), licensiare (41, 14), magnificensia (201, 11), malavogliensa (522,20), mancansa (396,10), Marsia (375), morso (414, 18), mensione (27, 17), mensogna (108, 11), Negligensa (348, 13), parsialità (545, 17), penetensa, -nsia (184, 34), perdonanse (195, 4), pestilensa (6, 4), Piagensa (705), potensia (182, 36), possansa (244, 25), preminensa (476, 21), presensa, -nsia (32, 16), Provensa (691), providensia (37, 5), prudensia (201, 20), racogliensa (260, 11), raponsori (546, 2), residensia (133, 8), resistensia (95, 15), reverensia, -ensa (28, 33), Rovensa (582), senso, sansa (6, 7; 33, 15), scalsare (57, 4), sciensia (317, 14), sentensia (288, 2), sforsare (54, 27), silensio (30, 22), somigiensa (5, 2), Sovranso (256), speransa (73, 7), stanza (33, 20), sustansa (124, 9), temensa (601, 16), testimoniansa (108, 4), tersa (46, 21), unsione (261, 32), uzansa (24, 18), vicinansa (38, 18), violenza (184, 14), Si notino inoltre i seguenti casi in cui la s postconsonan- tica equivale a z sonora: ronsino (27, 36), garsoni (70, 29, acc. al più frequente garzone); si noti anche l’eccezionale baldansose (26, 4).
    4. Z intervoc. = S sorda o sonora: acuzare (161, 14), Aluizi (6), antifezim (52, 19), apalezare (81, 20, acc. però al meno frequ. apalesare, 90, 29), Sizi (140), azafetida (334, 25), Bazino (566, ma anche Basino, 702), biazimare (439, 19, acc. al frequente biasmare, 53, 4), bizacce (380, 22), bizogno (28, 36), Brizedia (191), cazo (210, 26), Cezari (208), chieza (49, 22, acc. a chiesa, 196, 30 sec. es.), conduzione (531, 28), corteze (294, 4), Culizeo (203), cuzino (161, 19), dezìo (222, 4), dezinare (29, 27, acc. al frequ. desnare, 43, 20), dizarmare (49, 12), dizagio (208, 9), dizio (197, 22), dizonesto (62, 17), dizutile (378, 28), divizo (235, 17), Druziana (85), Fazino (692), fezi (370, 23), filozafo (92, 20), franciozo (241, 33, acc. a francioso, 242, 4), Fruozino (325), Galizone (560, acc. a Galisone, ibid.), gelozia (63, 23), Ghizello (116), guiza (147, 24), Izabetta (94), Izotta (542), lazagne (272, 8), limozina (189, 17), luzinghe (392, n), luzuria (319, 30), Melchizedech (284), Nicoloza (265), paradizo (5, 4), paeze (29, 3, acc. però al non freq. paese, 34, 29), pertuzo (23, 22), piaze (131, 20), prezente (206, 19, eccez. risp. al normale presente), prezensia (183, 28), prezutto (81, 13), Pulizena (685), quazi (25, 18), razente (306, 16), razoio (323, 25), ròza (34, 27, acc. al meno frequ. rósa, 142, 12), ruzignolo (345, 4), scuza (258, 4), spoza (36, 4, acc. al raro sposa, 45, 18), tezoro (53, 1), tezorieri (189, 34), Tomazino (116), uzansa (24, 18), uzare (28, 18, acc. al meno frequ. usare, 56, n), vazo (193, 18), viziera (597, 25), vizione (26, 25), vizitare (32, 6), vizo (98, 21), vizodogio (615, 19).
  3. Per una breve illustrazione di questo fenomeno nel lucchese, si veda «Arch. glottol. ital.», xvi, pp. 414-15.
  4. Per Luca, additato come es. di idiotismo lucch. per Lucca, v. «Arch. glottol. ital.», xii, p. 121, n. 3.
  5. Sul raddoppiamento sintattico nel lucchese antico e moderno, v. «Arch. glottol. ital.», xii, p. 126, e xvi, p. 415.
  6. Meno tuttavia in due luoghi (492, 28 e 615, 22) dove il testo ha chiaramente Giovanni che noi abbiamo riprodotto, e in Jerusalem, opposto a Yerusalem (cfr. n. 14)
  7. Questi esempi e la frequenza con cui si ripetono, ci inducono a non tener conto della riserva del Salvioni («Arch. glottol. ital.», xvi, p. 411), sulla possibilità che «gugno... sia una forma reale, sorta per dissimilazione delle due palatine di ǵuño».
  8. Cfr. per una chiara illustrazione del fenomeno, «Arch. glottol. ital.», xvi, pp. 407-08.
  9. Per l’oscillazione della grafia della z nel lucchese antico, si veda anche «Arch. glott. ital.», xii, p. 117, e xvi, pp. 404-405.
  10. Essi sono: ydoli (225, 14), Yerusalem (71, acc. a Gerusalem > Jerusalem), Yesi (233), ymaginando (63, 3), Yosofach (587), Ypocras (452), ypocrisia (560, 19), ypocrito (408, 15), Ysabelta (94), Ysifile (217), Ysopo (619), Ysoita (342), ystrolagi (27, 5), Ytalia (36), ytropica (271, 12); ma anche reyna (26, 21), inimicy (556, 26), poy (80, 32), sey (70, 31), savy (27, 20).
  11. Cfr. «Arch. glottol. ital.», xvi, p. 411.
  12. Che sono i seguenti: in letto (667, 19): in lume (47, 17; 456, 35), in luogo (395, 21; 475, 10); in racquistar (602, 13), in regimento (624, 5), in rinfrescamento (408, 24); con lume (34, 2 e 12; 46, 11; 73, 2), con re (649, 18; 654, 24); con resto (387, 4). Dobbiamo qui anche ricordare il luogo (= in l., 421, 23), e notare sotto’ letto (630, 23). Non crediamo trovarci di fronte ad un caso di assimilazione in tutto reame (637, 26), per il particolare carattere di tutto, che rifiuta spesso l’articolo (cfr. ad es.: 45, 20; 70, 29; 74, 17; 106, 16; ecc.).
  13. Per l’estensione di questo fenomeno nel lucchese antico e moderno, cfr. «Arch. glottol. ital.», xii p. 125, e xvi, p. 413.