Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 4. Educazione

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§. 4. Educazione

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§. IV.

Educazione.

I
L principio della educazione de’ Morlacchi, che alle colte, e polite Nazioni sembrerà strano, e barbaro è distante di pochissimi gradi dallo stato primiero di Natura. Appena nati i fanciulli vengono ben bene ad uso degli Scozzesi, ed Irlandesi lavati con acqua fredda in alcuni luoghi1 ed in altri con tiepida, dippoi si avvolgono assai rozzamente in [p. 80 modifica]un qualche cencio di cruda rascia, che sembrerebbe dover offendere, e scorticare la lor cute ancor nascente, per così dire, e dilicata. Eppur ella non è così. Il loro miserabile riparo li conserva in tale stato, e li difende da qualunque intemperie dell’aria, e delle stagioni pel corso di mesi cinque, o sei, nel cui frattempo se ne stanno riposti nella culla, e se vi sono in casa creaturine, che non sappiano altro che fare, che ne abbiano voglia, li cullano, altrimenti non vi è alcuno, che consoli in qualche parte le loro innocenti grida. Le Madri sendo sicure, che a loro pargoletti non mancano i mezzi atti al sostentamento della vita, e della salute, li lasciano a loro talento piagnere, e tacere; intanto esse si applicano agli affari domestici, onde succede, che le loro creaturine, che piangono per natura, imparano a tacer per istanchezza. Non sono peraltro le Madri così barbare, che prevedendo il pianto nocevole a’ proprj parti non rimovano i pericoli, cui potrebbono soggiacere. Ogni una colle proprie mammelle (purchè non vi si opponghi la necessità) allatta il proprio figlio.2 In questo modo i figli comminciano dalle fasceFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 a nutrir uno viscerato amore per le Madri, che colla consuetudine si rende più forte. Un gran delitto sarebbe di due Sposi, ed un grande oltraggio, secon[p. 81 modifica]do essi, alla Natura il por fine alla figliolanza, sicchè i fanciulli succhiano il latte Materno fino a tanto, ch’esse diventino gravide di nuovo. Ma come lo spazio di gravidanza a gravidanza è incerto, così oltrepassando questo la somma di tre anni al più, le Madri distaccano i loro figli dal seno, e rade volte avviene, o non mai a nostri giorni, che un fanciullo arrivi alla età di cinque, o sei anni, succhiando il latte della Genitrice, qual uso sarà stato forse ne’ tempi rimoti, che assolutamente non esiste, come vuole il Fortis ne’ presenti.3 Le mammelle Morlacche, che il Fortis assai male chiama Zinne4 non arrivano mai ad essere così lunghe, che possino allattare i fanciulli per di dietro alle spalle, e per di sotto alle braccia.5 Non oserei pertanto negare, che non vi sieno poppe di smisurata grandezza agli occhi di un Forestiere, ma in un istesso paese si osservano anche di mediocri, simili a quelle di molte Donne delle altre Nazioni Europee. La causa di questa differenza, come ben si vede, non è dovuta al clima, ed è meno ragionevole ancora, ch’ella si debba ripetere dal più, o meno allatare i fanciulli, poichè per questa ragione si dovrebbe veder lo stesso effetto in alcune nutrici Italiane, che non comparisce [p. 82 modifica]al certo; peraltro non mi passerebbe mai per la mente di far sopra questo punto una Dissertazione.

E per tornare d’onde partii, dopo il giro di cinque, o sei Lune, che come dicemmo, i bambinelli si sono tenuti involti nella rascia, oltre l’esser vestiti di un camicciotto (che si comincia por loro in dosso dopo qualche giorno, che sono nati) si vestono di un giubberello di rascia pure, ed in piedi un pajo di calze di lana, dippoi si lasciano serpeggiare per terra nelle proprie capanne, ed ora serpendo, ora a guisa de’ quadrupedi gindosene carponi, imparano coll’andar del tempo per mezzo della Natura, loro unica guida a camminare ritti, come tutti gli altri uomini, ed allora, non pria, come dice il Fortis6 si veggono errare pe’ campi. Che se anche qualche bambino avanti di acquistar l’uso di camminare ritto in su due piedi, si vedesse per qualche accidental combinazione errar à quattro gambe pe’ campi, non si deve per questo a precipizio far una generale diduzione, che tutti vanno errando così. Questo è come se, vedendosi vagar un fanciullo fra Bovi, si volesse dir, che tutti i fanciulli vanno confusamente errando co’ Bovi stessi.

Usano alcuni fanciulli Morlacchi arrivar alla età di tredici, e quattordici anni, senza cominciar a vestir le brache, in vece di cui loro basta una camiccia, che arrivi, od oltrepassi le ginocchia. Si uniformano con ciò in parte al costume degl’Indiani, che per lo clima caldo vanno nudi fino alla pubertà: arrivando poi a quella, quando i sensi cominciano a combatterli stimano bene gl’Indiani di coprirsi, ed i Mor[p. 83 modifica]lacchi di porsi le brache in dosso. Ma gl’Indiani (quantunque vadin nudi per lo clima), ed i Morlacchi (benchè non portin le brache fino a certa età per altro, che per un inveterato costume) ci fanno richiamar alla memoria le invidiabili, quantunque rozze usanze de’ primi uomini, dalle quali la mutazione de’ luoghi più, e meno caldi avrà fatto degenerare i posteri. Se poi, come fu fatto credere al Fortis, i Morlacchi della Bosnia non dovessero pagar l’Araç, o sia il Tributo per tutto il tempo, che non portano le bracheFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269, buona parte di essi per liberarli dalla contribuzione, che deve a Maomettani, non si porrebbe le bracche in dosso per tutto il corso della vita. V’era però questo costume una volta, e per la malizia de’ Morlacchi, conosciuta da’ Turchi, fu forse abolito. Al presente i Morlacchi sudditi Ottomani sono costretti a pagar l’Araç tosto, che il loro capo s’ingrossa ad un dato segno, per saper il quale si fa così. Si prende un filo, e poi si doppia: si pone in bocca al fanciullo, e si misura la distanza, che passa dai labbri ai capelli della fronte. Allora si spiega il filo, ch’era doppiato, e con la doppia distanza, come ben si vede, che passa dai labbri ai capelli, si misura la circonferenza del capo. S’ella è minore del filo, il fanciullo non è in dovere di pagar l’Araç, ma s’ella è maggiore, comincia da quel punto a pagarlo, come tutti gli altri. Ciò succede comunemente verso l’età di sette, ovvero otto anni.

L’educazione de’ fanciulli Morlacchi, così rigida, come io la descrissi, si va aumentando col crescere degli anni. Essi il proprio petto espongono nudo ugualmente al più eccessivo bollor di State, che al più insoffribile rigore del Verno. Quindi ne avviene, che acquistano quella pregiabile sanità, e robustezza, [p. 84 modifica]che nelle colte, e deliziose Città, nulla ostante le più dilicate cure, e diligenze le più possibili, ed esatte, si rendono molto desiderabili, e rare.

  1. Tutti i fanciulli anticamente si lavavano nell’acqua fredda, e quelle Morlacche, che ritengono questo costume, mi assicurarono, che un tal bagno è molto salutare, e corrobora la fibra, perciò per i primi dieci giorni, o quindici usano quotidianamente lavare i loro pargoletti. È cosa degna da osservarsi, che questo uso non sia passato in superstizione presso i Morlacchi, come lo era presso alcuni popoli, che credevano con l’acqua cancellar ogni delitto, ed Ovidio ebbe ragion di dire a questi.
    O faciles nimium, qui tristia crimina cadis
    Fluminea tolli posse putatis aqua!
  2. Il dar i figli alle nutrici sembra a Morlacchi, che sia un rendersi peggiori delle bestie, che allattano i proprj parti. Così pensavano anche gli antichi Germani. Sua quemquem Mater uberibus alit, nec ancillis, aut nutricibus delegantur. (Tac. de mor. Germ.) La maggior parte de’ Morlacchi in vero non potrebbe incorrere nella spesa di dar i figli alle ballie, ma potendo ancora, non incorrerebbe.
  3. Vol. 2. p. 81.
  4. Le mammelle in Illirico si chiamano Sisse.
  5. Questa opinione, che per favoleggiar inventarono i Forestieri, non avrei giammai sospettato, che la dovesse abbracciare un Istorico Naturale, come il Fortis. È vero, che Giuvenale ci assicura che in Meroe un bambino succhiava la mammella, di lui maggiore, majorem infante mamillam, ed io non istento a credere, ma le Morlacche nostre apparentemente non sono di quella schiatta.
  6. Vol. I. p. 81.