Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/420

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416 indice
Novella quarta |||
 p. 206

Don Felice insegna a frate Puccio come egli diverrá beato faccendo una sua penitenza; la quale frate Puccio fa, e don Felice in questo mezzo con la moglie del frate si dá buon tempo.

Novella quinta |||
 p. 211

Il Zima dona a messer Francesco Vergellesi un suo pallafreno, e per quello con licenza di lui parla alla sua donna; ed ella tacendo, egli in persona di lei si risponde, e secondo la sua risposta poi l’effetto segue.

Novella sesta |||
 p. 216

Ricciardo Minutolo ama la moglie di Filippello Sighinolfo; la quale sentendo gelosa, col mostrare Filippello il dí seguente con la moglie di lui dovere essere ad un bagno, fa che ella vi va, e credendosi col marito essere stata, si truova che con Ricciardo è dimorata.

Novella settima |||
 p. 224

Tedaldo, turbato con una sua donna, si parte di Firenze; tórnavi in forma di pellegrino dopo alcun tempo; parla con la donna e falla del suo error conoscente, e libera il marito di lei da morte, ché lui gli era provato che aveva ucciso, e co’ fratelli il pacefica; e poi saviamente con la sua donna si gode.

Novella ottava |||
 p. 240

Ferondo, mangiata certa polvere, è sotterrato per morto, e dall’abate che la moglie di lui si gode, tratto della sepoltura, è messo in prigione e fattogli credere che egli è in purgatoro; e poi risuscitato, per suo nutrica un figliuol dell’abate nella moglie di lui generato.

Novella nona |||
 p. 249

Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d’una fistola; domanda per marito Beltramo di Rossiglione, il quale, contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno, dove vagheggiando una giovane, in persona di lei Giletta giacque con lui ed ébbene due figliuoli; per che egli poi, avutala cara, per moglie la tenne.

Novella decima |||
 p. 258

Alibech divien romita, a cui Rustico monaco insegna rimettere il diavolo in inferno; poi, quindi tolta, diventa moglie di Neerbale.

Chiusa |||
 p. 262


Giornata quarta |||
   » 267
Introduzione |||
   » 269
Novella prima |||
   » 275

Tancredi, prenze di Salerno, uccide l’amante della figliuola e mandale il cuore in una coppa d’oro; la quale, messa sopra esso acqua avvelenata, quella si bee, e cosí muore.