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ii4 saggi critici

stampo, Roberti e Tornielli, Algarotti e Bettinelli, Pompei e Paradisi, Bondi e Bertola, e Savioli e Rezzonico e Rolli, e il Perfetti e la Corilla il nuovo Pindaro e la nuova Saffo, a cui si coniavano medaglie, si decretavano corone in Campidoglio. La poesia divenne un facile meccanismo, una merce volgare, l’accompagnamento monotono de’ piú ordinarii fatti della vita, nascite, morti, nozze, monacazioni, un gergo di convenzione a portata de’ piú mediocri. Il contrasto era grottesco fra tanta servilitá e insipidezza di contenuto e tanta pompa di frasi. Non mancavano astrazioni e generalitá morali e scientifiche, come nel Cotta, nel Manfredi, in Francesco Maria Zanotti, e non mancava la tradizionale oscenitá, come in Aurelio Bertola e nell’abate Casti. Alla cima di questo Parnaso stava Metastasio nella sua divinitá incontrastata, e divenuto un appellativo in bocca al pubblico, sí che il Bondi era detto un secondo Metastasio, e il Tornielli il Metastasio de’ predicatori. Niuna cosa mostrava che questa letteratura appartenesse al secolo decimottavo: pareva piuttosto uno strascico del Seicento, con piú languore e con piú vacuitá. I contemporanei vi applaudivano, e gratificavano de’ piú pazzi elogi predicatori e versajuoli di quel tempo, di cui oggi si ricordano appena i nomi. Ad ogni nuova generazione si tentava qualche riforma, la quale era come la moda, che mutava il vestito, lasciava intatto l’uomo. E l’uomo era il modello di quella letteratura: vano e frivolo al di dentro, incipriato e profumato al di fuori.

Bisognava rinnovare l’uomo, dargli. una coscienza e un carattere: cosí potea nascere una nuova letteratura. Un nuovo contenuto c’era giá nelle classi colte, voglio dire un complesso piú o men chiaro e coerente d’idee religiose, morali e politiche in perfetta contraddizione con gli ordini e le istituzioni sociali, che non avevano piú radice nella coscienza, e, come quella letteratura, vivevano solo perché erano vivute. Lavoro lento di ricostituzione, iniziato in Italia, interrotto dal Concilio di Trento, e ripreso allora non per virtú delle nostre tradizioni, ma per influssi venuti d’oltralpe. Operavano con maggiore efficacia sugli spiriti Voltaire, Rousseau, Diderot, gli enciclopedisti,