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Pagina:La Sacra Bibbia (Diodati 1885).djvu/446

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Dio castiga gli empi. GIOBBE, 5,6. Giobbe si lagna degli amici.

parte ella? muoiono, ma non con sapienza.

5
 

GRIDA pure, vi sarà egli alcuno che ti risponda? e a cui d’infra i santi ti rivolgerai tu?

2  Conciossiachè il cruccio uccida il pazzo, e lo sdegno faccia morir lo stolto.

3  Io ho veduto il pazzo che si radicava;1 ma incontanente ho maledetto il suo abitacolo.

4  I suoi figliuoli son lungi dalla salvezza, e sono oppressati nella porta, senza che alcuno li riscuota.

5  L’affamato divora la ricolta di esso, e la rapisce di mezzo le spine; e i ladroni trangugiano le sue facoltà.

6  Perciocchè l'iniquità non ispunta dalla polvere, e il dolore non germoglia dalla terra;

7  Benchè l’uomo nasca a perversità, come le faville delle brace volano in alto.

8  Ma quant’è a me, io ricercherei pure Iddio, e addirizzerei il mio ragionamento a Dio;

9  Il quale fa cose sì grandi, che non si possono investigare;2 e tante cose maravigliose, che non si possono annovorare;

10  Che manda la pioggia in su la terra, e le acque in su le campagne;3

11  Che innalza i bassi, e fa che quelli ch’erano in duolo sono esaltati per salvazione;4

12  Che disperde i pensieri degli astuti, e fa che le lor mani non possono far nulla di bene ordinato.

13  Egli soprapprende i savi nella loro astuzia, e fa che il consiglio de’ perversi va in ruina.5

14  Di giorno scontrano tenebre, e in pien mezzodì vanno a tentone come di notte.

15  Ma egli salva il bisognoso dalla spada, dalla gola loro, e dalla mano del possente.

16  E vi è qualche speranza per lo misero; ma l’iniquità ha la bocca turata.

17  Ecco, beato è l’uomo, il quale Iddio castiga; e però non disdegnar la correzione dell’Onnipotente;6

18  Perciocchè egli è quel che manda la doglia e altresì la fascia;7 egli è quel che fa la piaga, e le sue mani altresì guariscono.

19  In sei afflizioni egli ti libererà e in sette il male non ti toccherà.8

20  In tempo di fame egli ti riscoterà dalla morte, e in tempo di guerra dalla spada.

21  Al tempo del flagello della lingua tu sarai nascosto; e non temerai la desolazione, quando verrà.

22  Tu riderai del guasto e della carestia; e non temerai delle fiere della terra.

23  Perciocchè tu avrai patto eziandio con le pietre de’ campi; E le fiere della campagna ti saranno rendute pacifiche.

24  E tu conoscerai per prova che il tuo padiglione non sarà se non pace, E governerai la tua casa, e nulla ti verrà fallito.

25  E riconoscerai che la tua progenie sarà molta, E che i tuoi discendenti saranno come l’erba della terra.

26  Tu entrerai in estrema vecchiezza nel sepolcro, Come la bica delle biade è accumulata al suo tempo.

27  Ecco ciò noi ti diciamo; noi l’abbiamo investigato; egli è così; Ascoltalo, e riconoscilo.

6
  E GIOBBE rispose e disse:

2  Fosse pur lo sdegno mio ben pesato, e fosse parimente la mia calamità levata in una bilancia!

3  Perciocchè ora sarebbe trovata più pesante che la rena del mare; E però le mie parole vanno all’estremo.

4  Perchè le saette dell’Onnipotente sono dentro di me, E lo spirito mio ne beve il veleno; Gli spaventi di Dio sono ordinati in battaglia contro a me.

5  L’asino salvatico raglia egli presso all’erba? Il bue mugghia egli presso alla sua pastura?

6  Una cosa insipida si mangia ella senza sale? Evvi sapore nella chiara ch’è intorno al torlo dell’uovo?

Le cose che l’anima mia avrebbe ricusate pur di toccare sono ora i miei dolorosi cibi.

8  Oh! venisse pur quel ch’io chieggio, E concedessemi Iddio quel ch’io aspetto!

9  E piacesse a Dio di tritarmi, Di sciorre la sua mano, e di disfarmi!9

10  Questa sarebbe pure ancora la mia consolazione, Benchè io arda di dolore, e ch’egli non mi risparmi, Che io non ho nascoste le parole del Santo.

11  Quale è la mia forza, per isperare? E quale è il termine che mi è posto, per prolungar l’aspettazione dell’anima mia?

12  La mia forza è ella come la forza delle pietre? La mia carne è ella di rame?

13  Non è egli così che io non ho più alcun ristoro in me? E che ogni modo di sussistere è cacciato lontan da me?

14  Benignità dovrebbe essere usata dall’amico inverso colui ch’è tutto strutto10; Ma esso ha abbandonato il timor dell’Onnipotente,

15  I miei fratelli mi hanno fallito, a guisa


  1. Sal. 37. 35, 36.
  2. Sal. 40. 5. Rom. 11. 33.
  3. Fat. 14. 17.
  4. 1 Sam. 2. 7. Sal. 113. 7.
  5. 1 Cor. 3. 19.
  6. Prov. 3. 11, 12. Eb. 12. 5. Apoc. 3. 19.
  7. 1 Sam. 2. 6. Os. 6. 1.
  8. Sal. 34. 19.
  9. 1Re. 19. 4.
  10. Prov. 17. 17.