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Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/182

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176 appendice


[IV]

[Annotazioni alle Canzoni, secondo il testo del «Nuovo Ricoglitore» (settembre e novembre 1825), con le varianti dell’ediz. Nobili, Bologna, 1824.]

CANZONI DEL CONTE GIACOMO LEOPARDI

Bologna, Nobili, 1824. Un vol. in 8° piccolo.

Sono dieci Canzoni, e piú di dieci stravaganze. Primo: di dieci Canzoni né pur una amorosa. Secondo: non tutte e non in tutto sono di stile petrarchesco. Terzo: non sono di stile né arcadico né frugoniano; non hanno né quello del Chiabrera, né quello del Testi o del Filicaia o del Guidi o del Manfredi, né quello delle poesie liriche del Parini o del Monti; in somma non si rassomigliano a nessuna poesia lirica italiana. Quarto: nessun potrebbe indovinare i soggetti delle Canzoni dai titoli; anzi per lo piú il poeta fino dal primo verso entra in materie differentissime da quello che il lettore si sarebbe aspettato. Per esempio, una Canzone per nozze, non parla né di talamo né di zona né di Venere né d’Imene. Una ad Angelo Mai parla di tutt’altro che di codici. Una a un vincitore nel giuoco del pallone non è un’imitazione di Pindaro. Un’altra alla Primavera non descrive né prati né arboscelli né fiori né erbe né foglie. Quinto: gli assunti delle Canzoni per se medesimi non sono meno stravaganti. Una, ch’è intitolata Ultimo canto di Saffo, intende di rappresentare la infelicità di un animo delicato, tenero, sensitivo, nobile e caldo, posto in un corpo brutto e giovane: soggetto cosí difficile, che io non mi so ricordare né tra gli antichi né tra i moderni nessuno scrittor famoso che abbia ardito di trattarlo, eccetto solamente la Signora di Staël, che lo tratta in una lettera in principio della Delfina, ma in tutt’altro modo. Un’altra Canzone intitolata Inno ai Patriar-