Pagina:Tragedie di Eschilo (Romagnoli) II.djvu/275

Da Wikisource.
258 ESCHILO


Pag. 127, v. 7. — I giovinetti, giunti alla soglia dell’età virile, si recidevano un ricciolo, e l’offrivano alle divinità locali: per lo piú alle fluviatili.

Pag. 131, v. 6 sg. — Della mia interpretazione, come di quella di altri luoghi molto oscuri e discussi, renderò conto in uno scritto speciale. Qui mi sembra che Eschilo, con atteggiamenti immaginosi un po’ liberi, non strani nella sua arte, esprima il noto concetto che la Giustizia prima o poi colpisce, sebbene non a tempo prevedibile.

Pag. 131, v. 19 sg. — Queste parole ricordano il famoso luogo del Macbeth, atto II: Will all great Neptune’s ocean wash this blood — Clean from my hand? —

Pag. 145, v. 12 sg. — Il testo è qui molto disordinato. Né tutto il disordine sarà da imputare a corruzione del testo. Il delirio che poi proromperà, agita la sua mente anche prima del delitto.

Pag. 148, v. 2. — Credo che il pensiero sia questo. Cantici lieti e funerei gridi sono opposti fra loro come la tenebra e la luce. Eppure gli Atridi ebbero gridi funerei in circostanze che avrebbero richiesto clamori gioiosi.

Pag. 150, v. 1. — Quei possenti sono Ade e Persefone. Agamènnone, re potentissimo su la terra, sarebbe stato loro ministro. Il luogo si presta a varie riflessioni, che però riguardano strettamente la storia della religione.

Pag. 153, v. 13. — Ario, dice lo scoliaste, è sinonimo di persiano: i Cissî erano una tribú della Susiana. L’uso della lamentazione funebre, con alti gemiti, lacerazione di vesti, e picchiar di petti e di fronti, era, o almeno era creduto, d’origine asiatica. Non m’associo all’intendimento comune che qui si abbia una rievocazione del seppellimento d’Agamènnone: allora non ebbero luogo onori funebri (ved. Pag. 154, v. 4). Qui il coro illustra con le parole azioni che compie simultaneamente.

Pag. 165, v. 8. — La rea Testiade è Altèa, figlia di Testio, re di Etolia, e sposa di Eneo, re di Calidone. Quando le nacque il figlio Meleagro, le Parche predissero che sarebbe vissuto finché durava uno stizzo ardente sul focolare. Altea lo spense tosto, e lo nascose. Ma quando Meleagro, divenuto uomo, uccise in rissa i fratelli della madre, questa gettò di nuovo lo stizzo sul fuoco, e così diede morte al proprio figlio.