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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4298

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*   Cratero (nome di medico, e vuol dire in generale [p. 245 modifica]al medico) magnos promittere montes. Persio, Sat. III, vers. 65. - Prometter mari e monti.


*    Alla p. 4115. Persio, Sat. I, v. 112-14. Hic, inquis, veto quisquam faxit oletum. Pinge duos angues: pueri, sacer est locus, extra Mejite. Discedo. Traduzione di Monti. Niun qui, dici, a sgravar l’alvo si butti: E tu due serpi vi dipingi, e al piede: Pisciate altrove, è sacro il loco, o putti. Me la batto. Nota del medesimo. Angues. L’antica superstizione aveva consecrato i serpenti come immagine del genio tutelare, e simbolo dell’eternità. Solevano quindi dipingerli al muro ne’ luoghi pubblici che volevansi mondi d’ogni bruttura, onde gli adulti per riverenza, i fanciulli per paura non vi si accostassero a far puzza. - Vedi gli altri commentatori. Paragonisi questa usanza colla nostra di far dipingere, ed anche scolpire in pietra, delle croci ne’ luoghi che si vogliono salvare dalle brutture, e che d’altronde vi sarebbero assai esposti e comodi. Usanza che dà piú che mai nell’occhio a Firenze, dove non solo ne’ luoghi tali, ma non v’è canto di edifizio e di strada sí pubblica e frequentata, dove non si veggano, non dico croci, ma lunghe file di croci dipinte nel muro a basso, in modo di siepi. Il che è ben ragionevole in quella sporchissima e fetidissima città, per li cui amabili cittadini ogni luogo, nascosto o patente, è comodo e opportuno per li loro bisogni, e soprattutto ogni cominciamento o entrata di viottolo o di via (due cose poco diverse in Firenze): onde nessun luogo è sicuro da tali profanazioni senza tali ripari ed antemurali, e conviene moltiplicarli senza fine. Non entrerei però garante della validità di siffatti ripari per l’effetto desiderato, né in Firenze né altrove (Pisa, 22 novembre 1827). Vedi la p. seg. e p. 4300, e p. 4305.


*   Cader dalla padella nella brace ec. Vedi Crusca. - Platone nel finire del libro VIII, πολιτείας (ed. Astii, [p. 246 modifica]t. IV, p. ult.) parlando della democrazia cangiata in tirannide, e della eccessiva libertà cangiata in servitù, dice: kaὶ, τὰ λεγόμενον, ὀ δῆμος φεύγων ἂν καπνὸν δουλείας ὲλευθέρων(cioè ricusando l’obbedienza de’ magistrati