Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/883

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[p. 238 modifica] nazion dominante e queste soggette e dipendenti, non fu seguito da Alessandro, il quale anzi, a costo d’inimicarsi i Macedoni, pare che tra’ suoi sudditi di qualunque nazione volesse stabilire una perfetta uguaglianza e quasi preferir fino i conquistati adottando le vesti e le usanze loro. Il suo scopo fu certo quello di conservarli piuttosto coll’amore che col timore e colla forza: e non li stimò schiavi, secondo il costume di quei tempi, ma sudditi. E quanto [p. 239 modifica]ai romani, vedi in questo particolare la fine del capo VI di Montesquieu, Grandeur etc. Oltre che i romani, accordando la cittadinanza a ogni sorta di stranieri conquistati, gli agguagliavano piú che mai potessero ai cittadini e compatrioti; ma questa cosa non riuscí loro niente bene, com’é noto e come ho detto in altro pensiero, p. 457.

Tornando al proposito, Platone nella Repubblica, lib. V (vedilo) dice: i Greci non distruggeranno certo i greci, non li faranno schiavi, non desoleranno le campagne, né bruceranno le case loro; ma in quella vece faranno tutto questo ai barbari. E le orazioni d’Isocrate, tutte piene di misericordia verso i mali de’ greci, sono spietate verso i barbari o persiani, ed esortano continuamente la nazione e Filippo a sterminarli. Sono notabilissime in questo proposito le sue due orazioni Πανηγυρικὸς e πρὸς Φίλιππον, dove inculca di proposito l’odio de’ barbari, nello stesso tempo e per le stesse ragioni che l’amore dei greci e come conseguenza di questo. Vedi specialmente quel luogo del panegirico che comincia Εὺμολπίδαι δὲ καὶ Κήρυκες e finisce τῶν αὐτῶν ἒργων ἐκείνοις ἐπιθυμῶμεν, dove parla di Omero e de’ troiani, p. 175-176 della ediz. del Battie, Cambridge 1729, molto dopo la metà dell’orazione, ma ancor lungi dal fine. E questa opposizione di misericordia e giustizia verso i propri, e fierezza e ingiustizia verso gli stranieri, è il