Plico del fotografo/Libro I/Parte III/Sezione I

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Libro I - Parte III Libro I - Sezione II

[p. 132 modifica]SEZIONE I.

Della camera oscura.

CAPITOLO I.

Camera oscura senza lenii.

Questa camera oscura ha una forma semplicissima, come si può vedere nella figura adiacente, che ne rappresenta la prio- [p. 133 modifica]cipale sezione longitudinale ; essa consiste in nna cassetta con nna piccola apertura in fronte,

Fig- 3J.

cbe permette il passaggio dei pennelli luminosi , affinchè essi possano penetrare in essa, e dipingervi una immagine degli og- getti esteriori. Quest'immagine si produce sulla parie della cas- setta opposta alla piccola apertura, ed affinchè si possa vedere, essa si riceve sopra un vetro spulilo, o sopra carta oliata.

Se si presenta la camera oscura ad un oggetto AB, si pro- duce un'immagine di esso, ab, la quale è rovesciata, perchè i pennelli luminosi, che divergono da un punto A, al di sopra del prolungamento dell'asse della camera oscura pp, tagliano que- st’asse nell’entrare nella camera oscura, e vanno a coprire una piccola area in a nel vetro spulilo, producendo ivi l'immagine di A. I pennelli luminosi divergenti dal punto B nel penetrare nella camera oscura tagliano l'asse in direzione opposta, e vanno a formare una immagine di B in b. Tutti i pennelli lu- minosi che partono da ogni punto dell'oggetto AB, si compor- tano in modo analogo, e la somma delle immagini di questi punti è l'immagine deM'oggelto. E questa immagine è tanto più nitida, quanto più il vetro spulilo si mette vicino all' apertura, perchè, per causa della divergenza, i pennelli che partono da ciascun punto dell’oggelto coprono un'area, nel vetro spulilo, tanto più grande quanto più lontano questo si trova dall'apertura che in- troduce la luce.

La camera oscura senza lenti ha molti vantaggi sopra la ca- mera oscura ordinaria. In quella gii oggetti inegualmente di- stanti sono egualmente nitidi; il campo 6 largo quasi <80’, e piano o curvo, secondo che si desidera ; le linee rette non ap[p. 134 modifica]pariscono curve , non piegate nè verso il centro, nè verso la circonferenza , ossia l'immagine è affatto priva del difetto della trasfigurazione, e la grandezza di quest'immagine si può modi- ficare a piacimento col solo allontanare dal piccol foro il vetro spulilo. Ma tutti questi vantaggi sono, almeno pel fotografo di professione, di ben poca importanza perché l'immagine è troppo poco illuminata, e la sua nitidezza lascia molto a desiderare, e ciò avviene sia per la divergenza dei raggi luminosi, sia per causa della diffrazione che questi subiscono nell’entrare pel pic- colo orifizio.

Se nell’apertura della camera oscura senza lenti si pone una lente di crownglass, ossia non acromatica, il cui foco sia di <4 pollici, troviamo che l’immagine si fa più distinta, ma ci accor- giamo che questo vantaggio non è per nulla. Nella camera o- scura senza lente noi possiamo portare dove vogliamo il vetro spulito, sopra cui si fa l’immagine, ma testo che mettiamo la lente noi siamo obbligali di porre il vetro spulilo ad una di- stanza determinala, ossia al foco della lente, e l’immagine non è piana ma curva; il campo della veduta è mollo più ristretto, e se cresciamo questo perdiamo in nitidezza. L'apertura di que- sta lente, che dà la migliore immagine , è circa 3 centimetri , ossia è circa 6 volte più grande che nella camera oscura senza lente; e con tale mezzo l’intensità della luce è circa 30 volte maggiore di ciò che essa sia nella camera senza lente. Ma ciò è ancor poco, essendo solo ^ circa dell'intensità della luce tras- messa da una combinazione a ritratti, e la nitidezza che produce questa lente di crownglass, in paragone di quella che si ottiene con una combinazione ordinaria per ritratti, è almeno 10 volte minore. Questa più grande nitidezza ed intensità luminosa del disegno si ottiene però coi sacrificio di molte qualità.

Se noi facciamo l'apertura della camera oscura senza lenti del diametro di ’/j millimetro appena, e rivolgiamo questa aper- tura verso un punto luminoso , l'immagine del punto sarà più grande dell’apertura , ed una tale immagine non può apparire nè nitida, nè intensamente illuminata. Ora l'immagine di un oggettivo ordinario da ritratti con 3 pollici di apertura ed 1 1 pollici di foco è cosi nitida, che permette l’esame con un in- grandimento almeno di 10 volte. La camera oscura fotografica [p. 135 modifica]munita di un tale oggettivo supera dunque, sotto un tale rap- porto, la camera oscura senza lenii piu di 100 volte, e la in- len-ilà della luce di quesl’ullima camera, ili paragone di quella che si ha in una camera armala del sopraddetto oggettivo , è cosi poco considerevole, che la differenza ò, come si ricava dal sopraddetto, di circa I a >0000, supposto che si operi ad eguale distanza dal piccolo foro e dall oggettivo. Si vede da ciò quanto sia piccola l'intensità della luce nella camera senza lenti quando si opera alla distanza di I I pollici, ossia ili 28 centimetri dal foro. Ma alla distanza di 8 a 10 centimetri dal foro I intensità della luce sull' immagine è 10 volle piu grande, e si Iruva es- sere abbastanza considerevole da permettere in un tempo non troppo lungo una perfetta impressione sopra uno strato di col- lodio sensibilizzalo.

Prove su collodio ottenute colla camera sema lenti. — Per fare queste prove abbiasi una camera stereoscopica, ossia una pic- cola camera fotografica in cui il vetro spulilo possa avvicinarsi alla parte anteriore in modo a non lasciare una disianza mag- giore ili 8 centimetri dal vetro spulilo al piceni orilizio. Questo orilizio si fa in un disco di latta annerilo con nero di fumo di lampada inumidito con essenza di trementina dilungata con pe- trolio, e si pone il disco al posto dell'oggeltivo. La grandezza dell'orilizio deve essere circa di 1 .. millimetro in diametro.

Una tale camera, quando viene presentata agli oggetti, accusa sul vetro spulilo un'immagine abbastanza nitida ed ancora suf- ficientemente illuminata da dare un'impressione sopra una lastra di vetro collodiu-albuminato in due o tre ore di tempo. L'im- magine sviluppala nel mudo usato è di una nitidezza affatto uniforme, sia per oggetti vicini , sia per oggetti lontani , sia al centro, sia ai lati, e le leggi della prospettiva vi sono cosi esat- tamente osservale, che l'immagine è di un effetto sorprendente nel suo insieme , quantunque i minuti dettagli non siano ben percettibili per causa del difetto di nitidezza prodotto dalla di- vergenza dei pennelli luminosi.

11 difetto di luce non sarebbe adunque un ostacolo insormon- tabile per operare colla camera senza lenti , ma rimane e ri- marrà forse sempre a vincere quello della nitidezza, che si può solo in parie correggere , e l'immagine che si produce , quan[p. 136 modifica]l iniquo inchiuda un angolo visuale estesissimo, non può essere che di dimensione ristretta, perchè essa non può formarsi che a grande vicinanza del foro.

Quando la camera senza lenti si pone avanti gli oggetti di- rimpetto al sole, in modo che i raggi solari vengano a rasen- tare obliquamente il piccolo orifìzio, si forma una tale interfe- renza di onde luminose , che la luce inviata dagli oggetti sul vetro spulilo si trova in gran parte alterata, per cui nel vetro spulilo non si può più rintracciare un'immagine degli oggetti , ma una moltitudine di striscic con colori diversi, simili a quelli che formano lo spettro solare. Per ottenere risultati soddisfa- centi bisogna dunque evitare che nell’orifizio venga inviala una luce troppo viva, e sarà bene di riparare quest’orifìzio in modo, che i raggi obliqui inviali dal cielo ed una troppo forte luce diffusa non vengano ad aumentare in grado troppo forte l’ine- vitabile effetto della diffrazione.

Mettendo la superficie sensibile alla distanza di 8 centimetri dal foro, si può ottenere un'impressione nel tempo sopraddetto. Basterebbe un tempo minore a distanza minore , e a distanza maggiore si avrebbe una lentezza maggiore; e questa lentezza crescerebbe come il quadro della distanza dal piccol foro , e l'immagine sarebbe tanto più indistinta per causa della mag- giore divergenza dei pennelli luminosi.

La camera oscura senza lenti deve essere assolutamente im- penetrabile alla luce, e per ciò ottenere ho trovato conveniente rivestirla esternamente con una fodera di latta, e bisogna che il foro sia affatto netto da ogni corpuscolo, come polvere, peli, ragnatele, ecc., perchè allora l’effetto della diffrazione, e conse- guentemente la confusione dell’immagine, sarebbe grandemente accresciuto.

CAPITOLO II.

Camera oscura fotografica.

La camera oscura, che serve ad ottenere le prove fotogra- fiche , viene costrutta con forme che sono soggette a variare [p. 137 modifica]assai, secondo l’uso speciale cui viene destinata, e prende al- lora denominazioni diverse. Le forme comunemente adottale sia dai fotografi di professione, sia dai dilettanti di fotografia, sono descritte nelle due seguenti divisioni di questo capitolo, a ca- mera oscura estensibile, b camera oscura piegabile.

o. Camera oscura estensibile. — Questa camera oscura chia- masi cosi perchè può estendersi e restringersi a piacimento : essa si costruisce in due maniere un po' diverse, cioè a cassa scorrevole ed a mantice.

La camera oscura a cassa scorrevole si vede descritta nella adiacente figura n° 34. La figura n“ 33 rappresenta il telaio che serve a portare la lastra sensibile nella posizione del vetro

Fig. 34. Fig. 35.

spulilo della camera. La fig. 36 rap- presenta il piede su cui si pone la camera. La parte posteriore della camera opposta all’oggellivo, e che porla il vetro spulilo, è mobile, ossia' può scorrere entro della parte ante- riore che porta l’oggellivo; quest’ul- timo si fissa e rende immobile sul piede della camera col mezzo di una o più viti.

La cimerà oscura fatta a man- tice è così fatta, che la sua espan- sione e contrazione vengono effet- tuate coll'aiuto di una tela rivestita di caoutschouc , essa si chiama a [p. 138 modifica]mantice, perchè è falla come i mantici di un organo. La sua forma si vede nella lig. 37.

Kig 37.

La camera a cassa scorrevole è piii conveniente per i ritratti, perchè presenta maggior solidità e maggiore immobilità. La camera a mantice è utile per operare fuori di casa , per fare le vedute, polendosi ridurre ad un volume relativamente piccolo anche quando è costrutta in modo da potersi estendere assai , e permette di operare con oggettivi di foco mollo differente.

h. Camera oscura pieijabile. — La forma di questa camera 6 conveniente pel fotografo viaggiatore, che ha bisogno di avere una camera oscura che sia capace di essere ridotta ad occu- pare il minor volume possibile, quando si tratta di trasportarla. Questa camera è capace di piegarsi in falde, che non lasciano alcuno spazio vuoto tra di esse, quando il suo fronte ed il suo telaio di dietro vengono levati. Le ligure qui sotto fanno vedere questa camera disposta per .operare, n“ 38, c nell’alto di venir piegata, n° 39.

Fig. 38. [p. 139 modifica]Fig. 39.

Questa camera si costruiva dapprincipio con una lunghezza invariabile, e non poteva adattarsi a differenze di foco un po’ notevoli. polendo solo l’oggeltivo avanzare e retrocedere entro limiti ristretti per mettere l’immagine al foco. Ma da qualche tempo i costruttori praticano una o più aperture al di sopra della camera, con delle corrispondenti incavature lungo le pareti laterali, in cui si può inserire il telaio, che porla il vetro spulilo e la lastra sensibile, e con una tale modificazione la camera piegabile, che si distingue per solidità, semplicità di costruzione e leggerezza, può produrre immagini a distanze mollo diverse dall’oggettivo, e si può benissimo far servire per le vedute e per i ritratti.

Osservazioni intorno a queste camere. — Ciascuna di queste camere oscure dovrebbe avere alla sua estremità posteriore un meccanismo con vite di arresto, che permettesse d’inclinare a volontà il vetro spulito, o la lastra sensibile verso l’asse della camera, e così di poter mettere al suo vero foco l’immagine di oggetti vicini e di oggetti lontani nel tempo stesso. Egli è con una tale aggiunta che alcuni dei migliori costruttori costruiscono le camere fotografiche. E bensì vero che con una tale disposizione il vetro spulilo cessando di essere perpendicolare all’asse della lente, ne nasce una specie di trasfigurazione che fa del torto all’immagine, ma si ha per contro una più uniforme nitidezza sopra tutto il campo, che compensa abbondantemente la trasfigurazione. Affinchè il lettore possa rendersi ben conto di questa specie di trasfigurazione, suppongasi che l’apertura dell’oggetlivo sia molto piccola, e che una linea retta indefinitasi muova nell’apertura della lente colla condizione che essa resti sempre tangente ad un oggetto cui la camera viene presentata. Si può ammettere che nel suo movimento la retta descriva [p. 140 modifica]due coni aventi per loro sommità l’apertura deH’oggettivo, l’uno avente per base l’oggetto, e l’altro cono l’immagine dell’oggetto nel vetro spulito della camera. Perciò se il vetro spulilo è perpendicolare alla retta che congiunge il centro dell’apertura al centro dell’oggetto, l’immagine è simile a quest’oggetto; ma, se il vetro spulilo è obliquo, l’immagine è allungala nel senso dell’obliquità.

Ogni camera oscura dovrebbe avere un diaframma interno vicino all’oggettivo, ed un tal diaframma non dovrebbe essere circolare, ma quadro, ossia di figura simile a quella dell’immagine. Ciò non viene generalmente praticato dai costruttori, ma si comprende che una tale aggiunta sarebbe utile, imperciocchè l’immagine che produce la lente con diaframma circolare essendo circolare, non quadrilatera, ne nasce che quattro segmenti di un cono luminoso cadono sulle pareli della camera, dalle quali la luce è in parte riOessa sull’immagine, che per un tal fatto diventa più confusa. Un diaframma interno rettangolare avrebbe per effetto di arrestare questa falsa luce che è molto considerevole, quando si opera avanti ad oggetti fortemente illuminati, e con un’apertura mollo grande.

Si potrebbe convenientemente aggiungere alla camera oscura un prolungo annerilo internamente e fatto di cartone per motivo di leggerezza, il quale prolungo dovrebbe proiettarsi di circa 20 centimetri al di là dell’oggetlivo. Con una tale addizione si può ottenere un’immagine più nitida e distinta, perchè la luce diffusa dell’atmosfera nel venire sulle lenti delfoggetlivo ha per effetto d’interferire colla luce inviata dagli oggetti cui si espone la camera oscura. L’inflbenza della luce diffusa deve essere mollo grande, e noi ne abbiamo una prova nel nostro occhio, che, come vedremo, può in certo modo paragonarsi ad una piccola camera oscura; così chi sta nel fondo di un pozzo può vedere le stelle in pien mezzogiorno, perchè ivi la luce diffusa è nulla.

Nella camera oscura per vedute il fronte che porta l’oggetlivo dovrebbe essere mobile, ossia potersi entro certi limili alzare ed abbassare, ciò permettendo all’operatore di regolare la relativa proporzione di cielo e di terreno sull’Immagine, senza alterare la posizione della camera oscura.

Comunemente la camera oscura è di forma quadrilunga, e [p. 141 modifica]quando l’operalore vuol farne uso la pone sul piede dalla faccia laterale più piccola, oppure dalla faccia laterale più grande, secondo che ha bisogno di produrre un’immagine alta o stretta, oppure un’immagine meno alta, ma che comprenda molli gradi dell’orizzonte. Colla forma quadrilunga la camera oscura prende il minor volume possibile, il che è utile. Alcuni preferiscono che la camera oscura abbia la forma quadra, perchè allora non si ba mai a cambiare la posizione della camera. La forma quadra è più razionale, perchè la luce viene meno facilmente riflessa sull’immagine delle pareti della camera, che sono più distanti dalla lente, ed essa permettendo di levar sempre dalla stessa parte lo sportello del telaio che porla la lastra sensibile, si ha maggior facilità nel maneggiarla, e si ottiene una più costante immobilità.

La camera oscura si costruisce di varie dimensioni, cioè per ’/’ di lastra (cent. 9X42), per ’/j lastra (cent. 42x48), per lastra intiera che è di centimetri 48x24, e per le grandezze di centimetri 24x27, di cent. 28x37, di cent. 30x40, di centimetri 40x50. Si costruiscono camere oscure capaci di produrre immagini di grandezza anche più grande, ma di rado, per l’ingombro che porta l’uso di una camera oscura di grande dimensione. Per i ritratti basta ordinariamente la grandezza che dà la lastra intiera. Non è necessario il dire che con una camera oscura, capace di produrre una data dimensione, si possono produrre le dimensioni minori col mezzo di quadri inlerniediarii nel telaio della camera. I ritratti della grandezza della lastra intiera sono senza grande trasfigurazione, ma quando essi oltrepassano una tale grandezza sono sempre Irasfigurati, a meno che l’ingrandimenlo si sia ottenuto con una camera a copiare da una prova più piccola.

La dimensione della camera oscura, che io vorrei proporre al principiante, che fosse incerto circa la grandezza da scegliere, è quella che produce un’immagine massima di cent. 24 x27, ed il cui vetro spulilo può allontanarsi di 60 centimetri dalla lente, e portarsi alla distanza di 45 centimetri da essa. Questa differenza della distanza massima e minima permette l’uso di oggettivi di foco molto differente. Colla camera a mantice è facile l’ollenere questa ed anche maggior differenza di distanza dal ve [p. 142 modifica]Irò spulito all’oggettivo. Colla camera piegabile si ottiene per via di aperture convenienti, nel modo che si disse, ma non così facilmente. Colla camera a cassa scorrevole si ottiene facilmente una tale differenza per mezzo di un doppio compartimento scorrevole in modo, che non vi sia la cassa di dietro che scorre in quella che è fissa, come abbiamo veduto, ma che vi sia una cassa intermediaria capace di scorrere essa stessa nella cassa anteriore, e di ricevere la cassa posteriore, la quale essendo più piccola scorre ad attrito nella cassa intermedia. Con questa modificazione la camera a cassa scorrevole serve così bene come la camera a mantice, e si raccomanda come la più conveniente per la maggior solidità sua.

Con una camera oscura, che sia capace di produrre la dimensione sopra indicata, l’operatore può operare a casa e fuori, per i ritratti, e per le vedute, la dimensione di centimetri 2t per centimetri 27, essendo già abbastanza importante per casi ordinarli.

In un apparato fotografico perfetto una buona camera oscura è il complemento indispensabile di un buon oggettivo. Perciò nella scelta di una camera oscura non si può usare troppa cura, nè essere mai troppo esigente. Si deve osservare che essa sia di legno tenace, forte, ben stagionato, e che insieme ad una sufficiente leggerezza abbia una grande solidità ed una precisione perfetta nei telai, che servono ad esporre le lastre. Altrimenti la pazienza dell’operatore sarà severamente messa alla prova, una camera di cattiva costruzione essendo una vera tribolazione per chi la usa.

capitolo ni.

Camera oscura per copiare.

La camera oscura per copiare viene adoperala a riprodurre fotografie, dipinti, piccoli rilievi, ecc., o in grandezza naturale, o in grandezza maggiore, o poco minore del vero.

Il miglior oggettivo per questa camera sembra, dietro gli [p. 143 modifica]43

esperimenti comparativi del signor F. G. Eliot (a), che sia l’ordinario oggettivo a ritratti con diaframma interno un po’ minore di 2 centimetri, poichè con questa combinazione di lenti si ha maggior intensità di luce, e minor trasfigurazione che coll’oggellivo semplice, il quale dà una immagine in cui le linee rette appariscono più curve, quantunque produca un campo più piano. La combinazione ortoscopica si trovò pure essere inferiore alla combinazione a ritratti nel copiare, benchè produca una luce molto buona con poca trasfigurazione.

Nella camera oscura a copiare l’oggeltivo non si pone quasi mai in fronte, ma nell’interno, e la sua testa o parte anteriore non è fissa, ma mobile, come lo è la sua culatta che porta il telaio del vetro spulito, Cuna e l’altra potendo scorrere nella cassa del mezzo. Questa cassa del mezzo ha una o due porticene nella sua parte superiore, le quali possono alzarsi ed abbassarsi, e nelle pareti laterali interne sono praticate delle incavature perpendicolari alla base, per le quali si introduce il quadro di legno portante l’oggeltivo, e, se occorre, il telaio che porla il vetro spulito. Osservando la figura annessa si comprenderà subito la forma, e l’uso di questa camera (6).

Fig. 40.

L’oggetto a copiare o è trasparente, ed in tal caso si deve copiare con luce trasmessa dall’oggetto; oppure non è traspa ia) Journal of thè Photographic, Society of London 1859.

(61 Questa camera trovasi descritta nel Guide lo Pholography by W, H. Thur.ntwaite, London 1857. [p. 144 modifica]rente, e si deve copiare colla luce riflessa dall’oggetto stesso. Consideriamo questi due casi.

Copiare oggetti non trasparenti. Se si ha a copiare una fotografia su piastra, oppure un piccolo rilievo, una pittura, ecc., bisogna mettere l’oggettivo quasi nel fronte della camera oscura copiatrice, e l’oggetto deve essere illuminato, il più fortemente che sia possibile, o col mezzo di una forte luce diffusa, od anche con una luce artificiale ( p. e. quella che si ottiene facendo passare un getto di ossigeno sulla Gamma di una lampada ad alcool, e dirigendo la fiamma sopra una piccola palla di calce viva, la quale riceve dalla fiamma un calore così grande, che essa diventa tanto luminosa, che la sua luce supera di gran lunga quella della lampada di Carcel e di Argand ). La luce artificiale viene concentrala sul modello col mezzo di un condensatore, ossia col mezzo di una lente piano-convessa più grande dell oggelto a copiare. I piccoli bassi-rilievi si possono copiare in questo modo con pieno saccesso su scala più grande del vero, purchè si abbia cura di far uso di uno specchio, con cui riflettere della luce sulle ombre, onde non avere dei contrasti troppo grandi.

Copiare oggetti trasparenti. — Quando si vuole copiare col mezzo della camera copiatrice le prove negative su collodio, come si usa frequentemente, bisogna mettere il disegno trasparente nel fronte della camera oscura, ove si fissa con un telaio simile a quello che porla la lastra impressionabile nel dietro della camera; e la luce, che si fa servire ad illuminare questo disegno trasparente, deve, se è possibile, trarsi direttamente dal cielo, cui a tal uopo si rivolge il fronte della camera, altrimenti la luce si prende o da un fondo bianco illuminato dal sole, oppure da una luce artificiale concentrata sull’immagine col mezzo di un riflettore e di un condensatore. Chi conosce come è fatta la lanterna magica indovinerà facilmente la disposizione, che deve avere la camera oscura nel copiare oggetti trasparenti colla luce artificiale, perciò il lettore perdonerà se ci fermiamo a dare un breve cenno di questo volgare istrumento.

Lanterna magica. — La lanterna magica serve a produrre, sopra un parafuoco bianco, un muro, una tela bianca, ecc., [p. 145 modifica]delle immagini ingrandite di piccoli oggetti trasparenti. Si pone una lampada al foco di un riflettore concavo A,

Fig. 41.

questo riflette la luce sul condensatore B, da cui la luce viene concentrala sull’oggetto trasparente posto in V. Avanti a questo oggetto, che è fortemente illuminato, sta la lente C ad una dii stanza un po’ più grande che la sua distanza focale principale. I raggi trasmessi da questa lente producono ad una conveniente distanza una immagine ingrandita dell’oggetto. L’ingrandimento è quello che abbiamo già prima d’ora insegnato, cioè, se l’immagine è 10, 100 volte più lontana dalla lente che l’oggetto, l’ingrandimento sarà 10, 100 volle quello deH’oggetto.

Camera solare. — Invece di una luce artificiale per copiare oggetti trasparenti, trovasi maggior vantaggio nel far servire i raggi solari stessi, che sono capaci di illuminare l’oggcllo a copiare in grado molto più grande. In questo caso la camera copiatrice richiede di essere leggermente modificata nella sua forma da quando in essa si fa servire la luce artificiale, ed allora essa prende il nome di camera solare.

Quella camera di questo genere, che sembra avere ottenuta l’approvazione degli ottici e dei fotografi a preferenza di ogni altra è senza dubbio la camera solare di Woodward. Questa camera dà il modo di produrre, con un oggettivo detto di mezza lastra ed una prova negativa di un ritratto della grandezza di un quarto di lastra, una immagine positiva in grandezza naturale sopra carta rivestita di cloruro di argento, e lo spazio di tempo necessario per produrre una sufficiente impressione sopra questa carta varia da due minuti ad una mezz’ora, secondo il maggiore o minore ingrandimento. Ecco la figura di

40 Fotografia. [p. 146 modifica]questa camera, come venne presentala alla Società fotografica di Parigi (a) dal signor Thompson.

Kig. 42.

Questa camera solare differisce dalle altre, che si costrussero da altri ottici, in ciò che essa è fatta in maniera da lasciar passare a traverso dell’oggeltivo tutta la luce trasmessa dal condensatore, mentre che nelle altre la luce è dispersa dopo di aver illuminato fortemente la negativa C. Il modo di agire di questa camera è come segue:

Uno specchio piano A ( fig. ii ) riflette i raggi del sole nel condensatore B, che è una lente piano-convessa posta colla sua parte convessa vicino allo specchio. Questo condensatore forma al suo foco una immagine del sole del diametro di circa 4 / s di pollice, ed anche di più, secondo la sua lunghezza focale. Tra il condensatore, ed il suo foco si pone una negativa su vetro, ed al foco del condensatore è fissato un oggettivo da ritratti, così che il foco sia ricevuto sopra la sua lente di fronte, mentre la lente di dietro è rivolta verso la negativa (6). Un’ ingrandita e molto brillante immagine della negativa si produce in questo modo sopra un parafoco posto a distanza conveniente.

Il signor Sullon dà una chiara spiegazione del modo di agire

(a) Bullelin de la Socièti franraise de Pholographie, dicembre 1859.

(б) L’oggeltivo a ritratti essendo calcolato in modo da produrre una immagine molto vicina ad esso di un modello posto a maggior dislonza da esso, ne segue che nella camera a copiare l’oggetto essendo vicino, e l’immagine lontana, la posizione dell’oggeltivo deve essere al rovescio di quella che si ha nella camera oscura ordinaria, cioè la lente di dietro deve essere rivolta all’oggetto, e quella di davanti essere rivolta alla immagine. [p. 147 modifica]di questa camera, il lettore ci sarà grato se qui ne riportiamo le parli essenziali (a).

a Per dimostrare come agisca il condensatore supponiamo che » P sia un piccolo punto trasparente nella negativa.

Fig. 43.

» In conseguenza della mancanza di uno stretto parallelismo « nei raggi solari, ed in conseguenza delle imperfezioni del » condensatore ( che non è corretto nè per l’aberrazione sferica, » nè per l’aberrazione cromatica ) i raggi sono trasmessi pel » condensatore in tante direzioni differenti, che prima passano » per il punto P e quindi coprono un area del diametro di ’/’ di » pollice ed anche di più in F. Perciò il punto P diventa l’ori» gine di un divergente pennello di luce, che dopo la rifrazione » per le lenti deH’oggetlivo ha il suo foco coniugato sul parafuoco » in p. Lo stesso caso è vero per ogni altro punto luminoso » della negativa, e così una vera immagine ottica di essa viene » formata sul parafuoco. Ma se i raggi solari fossero rigoro" samenle paralleli, ed il condensatore tale da concentrare in » un sol punto i raggi paralleli, i pennelli luminosi, che diver» gono dai vari punti della negativa, sarebbero ridotti a singoli » raggi, ed un’ombra della negativa verrebbe prodotta, invece » di un’ottica immagine di essa.

» Una negativa trasparente può venir copiata ( come dissimo » di sopra) senza far uso nè di riflettore, nè di condensatore,

(a) Photographic notes, journal of thè Birmingham photographic Societg, editcd by T. Sotton. December 1859. [p. 148 modifica]» quando si illumina la negativa slessa colla luce del cielo che » si fa servire per fondo. L’uso di un riflettore per inviare la » luce del cielo a traverso di una negativa sarebbe svanlag» gioso, e si deve evitare quando è possibile. Infatti sia AB la » negativa a copiare, FG la lente dell’oggettivo e P un punto » trasparente della negativa.

Fig. 44.

» I raggi che vengono dallo spazio del cielo fg passano pel » punto trasparente /’, e formano un pennello divergente da P, » che copre la lente FG ed ha il suo foco coniugato sul pa» rafuoco in p.

» Se invece di usare il cielo per fondo si pone un riflettore » piano, o curvo, in modo da riflettere nella negativa la luce » del cielo, non vi sarà alcun vantaggio, ma piuttosto una perii dita di luce per la riflessione. Suppongasi CD essere un ri» (lettore curvo; allora il pennello che parte da P, invece di es» sere prodotto da raggi, che vengono dallo spazio del cielo fg, » è prodotto dai raggi del cielo tra m ed n, e vi è solo una n perdita di luce per la riflessione. Se il riflettore fosse parali bolico, e sopra di esso cadessero solo raggi paralleli, il pennello a che parte da P sarebbe ridotto ad un singolo raggio, e non a si produrrebbe una immagine ottica della negativa. Se il rin flellore CD è concavo, lo spazio nm è più stretto che fg-, se n è piano, è egualmente ad fu, e se è convesso è maggiore di n fg. Da ciò nasce, che quando non si può fare a meno di a usare un riflettore, per causa della località in cui si opera, » non si dovrà far uso di un riflettore concavo, ma piuttosto di a un riflettore convesso». [p. 149 modifica]La camera solare di Woodward non è che sia un istrumenlo perfetto, in essa l’immagine è inegualmente illuminala dal centro alla circonferenza, e questa ineguaglianza deriva in parte da ciò, che con essa si opera con luce convergente. E quando in questa camera si fa uso di un oggettivo doppio ben àplanatico, e si vuole ottenere un ingrandimento un po’ forte di un oggetto piano, si trova che il foco pel centro è mollo più breve che per la circonferenza, il quale elTello si spiega coll’aberrazione cromatica.

In ogni camera solare, sia che si operi con luce convergente, sia che si operi con luce divergente, non si può ottenere una immagine molto ingrandita di un piccolo oggetto, che sia uniformemente nitida dal centro alla circonferenza. Da ciò nasce che nei casi ordinarli non si deve oltrepassare un ingrandimento superficiale di 40 oppure 42 volle. La camera di Woodward operando con luce convergente permette di concentrare una più forte luce sullo strato impressionabile che non le altre camere solari, per cui essa può applicarsi al tiraggio della prova positiva su carta. Ma per produrre immagini più distinte, e con maggior ingrandimento, il signor Bertsch, in un suo memorialetto alla Società fotografica di Parigi nel 4860, propone un’altra disposizione nelle lenti, con cui l’aberrazione è meno sensibile, la messa al foco più precisa, e la diffrazione della luce minore che non presso la camera di Woodward. Con questa disposizione si potrebbe produrre su collodio delle ingrandite positive di grande perfezione, ma, per la poca luce dell’immagine, non si potrebbe produrre positive su carta al modo della camera di Woodward. Il signor Bertsch è arrivato ad ottenere immagini di oggetti microscopici con un ingrandimento di più di un milione di volte. Noi saremmo tratti troppo lungi dal nostro scopo, se volessimo qui ripetere le modificazioni che in questo caso sono necessarie nella disposizione delle lenti, perchè sin ora la produzione di tali ingrandimenti forma piuttosto lo scopo di esperienze scientifiche e anzichè di una applicazione, del fotografo.