Poesie (Parini)/VII. Odi/XXII. Pel ritorno al Lario di Francesco ed Elisa
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XXII
PEL RITORNO AL LARIO DI FRANCESCO ED ELISA
Quanto ai miei voti fervidi
il ciel benigno arride!
Francesco, Elisa, vivida
ecco si mostra e ride
5d’ambo sui volti rosei
l’alma salute. Oh dolce
vista che il mio duol molce!
Il duol molce, che pungermi
giá da gran tempo io sento;
10che il sole io vidi sorgere
ornai son giorni cento,
e voi, che tanto venero,
in questo di felice
sol di veder mi lice.
15Ma al caro ameno Lario
deh ! fate pur ritorno;
lá fra quelle delizie
mai non risorga un giorno
che a voi turbi il bell’animo,
20e tutte scorrali l’ore
ad allegrarvi il core.
Te, Elisa, in riva al Lario
impaziente attende
e a te madre dolcissima
25le braccia innalza e stende,
balbettando rimproveri
con lagrimoso ciglio
sul tuo lungo indugiare il caro figlio.
Dei giorni ahi! troppo è il numero
30che invan mirarti brama,
che dal mattino al vespero
te invan sospira e chiama,
e invano attende i soliti
del suo buon genitore
35lieti scherzi, che a lui consiglia amore.
Ei non piú ride e gongola
fra’ tuoi materni amplessi,
né sul bel volto roseo
sente i tuoi baci impressi,
40né rallegrar lo possono
quei ch’egli aspetta invano
giuochi e trastulli del maggior germano.
Ah dunque ornai si acceleri,
Francesco, Elisa, il giorno
45che alfin consoli il pargolo
col vostro a lui ritorno.
Oh! con qual riso e giubilo
ei rivedravvi, e intanto
a tutti gronderá di gioia il pianto!
50Sereno è il cielo, e placida
del Lario io veggo l’onda,
e se ’l dolce Favonio
il desir mio seconda,
la incresperá propizio,