Poi che a Fortuna, a' miei prieghi inimica
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Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime
ix
[Per una statua della sua donna.]
Poi che a Fortuna, a’ miei prieghi inimica,
non piacque, che potea, felice farmi,
né parve dell’umana schiera trarmi,
perché beato alcun non vuol si dica;
colei, natura in cui tanta fatica
durò per chiaramente dimostrarmi
quella, la qual mortale al veder parmi,
nelle cose terrene non s’intrica.
Qual piú propria ha potuto il magistero
trar della viva e natural sua forma,
tal ora è qui: sol manca ch’ella anele.
Ma, se colui ch’espresse il volto vero,
mostrassi la virtú che in lei s’informa,
che Fidia, Policleto e Prassitèle?