Rimatori siculo-toscani del Dugento/III - Rimatori pisani/IX. Natuccio Cinquino/I
Questo testo è incompleto. |
◄ | III - Rimatori pisani - IX. Natuccio Cinquino | III - Rimatori pisani - II | ► |
I
1
A Bacciarone di messer Bacone
Perché il dolore e la gioia siano date all’uomo sempre
per il suo meglio.
A cui prudenza porge alta lumera
di ver sentire in de l’occulte cose,
dar al nescente pò vera mainerà
e chiarir fermo de le più dubbiose.
Ed eo da voi discreto ho ferma spera
di chiar savere ciò eh ’è ’n me ascose:
ch’i’ aldo a saggi dire in voce vera
che ciò ch’aven piacente over dogliose,
cioè cose nel mondo a Tom che regna,
sia per miglior di lui senz’alcun fallo;
e come sia, non viso è per mia ’ntenza:
che, s’alcun om’resede in vita degna,
fora lui vita mei’ che morte stallo:
se da ciò poi si parte, e’ va a perdenza.
2.
Risposta di Bacciarone
Nel dolore l’uomo impara a soffrire,
e nelle prosperità apprende ad esserne grato a Dio.
Chi nel dolore ha bona sofferenza,
vera prudenza — regna in tale core
ed in prosperitate canoscenza
che tal sentenza — vegna dal Signore.
Di tali si pò dir fòr di temenza,
a mia parvenza, — ch’è per lor migliore
ciò che avène, bon over doglienza:
e chi ben pensa — no i’ parrà errore.
Che se piacere avèn lor, hanne gioia
e de la noia — dánsi pace ’ntera:
und’han lumera — e fuggon maggior pene.
Ma quei, ch’orgoglio e baldanz’hano croia,
e volno moia — umilitate vera,
la lor mainera — contrar’è di bene.