Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XXIII

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Sonetto XXIII

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SONETTO XXII


Felice giorno a noi festo e giocondo,
   Quando offerse il Signor del sacro e puro
   Corpo nudrirne, e render l’ uom sicuro
   Di star sempre con lui nel cieco mondo:
E che per tal virtù leggiero il pondo
   Fora de’ nostri mali, e ’l popol duro
   Quel divino parlar velato oscuro
   Intese mal col cor empio ed immondo!
Onde sol maraviglia, e grande orrore
   Diede al superbo quell’ alta mercede,
   Di dar per nostro cibo a noi se stesso.
E solo a quei, che l’ odio con l’ amore
   Avean vinto, e la legge con la fede,
   Il dono, che dà vita, al cor fu impresso.


SONETTO XXIII


Aprasi il cielo, e di sue grazie tante
   Faccia che ’l mondo in ogni parte abbonde;
   Sicchè l’ anime poi liete e feconde
   Sien tutte di virtute amiche e sante.
Soave Primavera orni ed ammante
   La terra, e corran puro nettar l’ onde;
   Copra di gemme il mar l’ altere sponde;
   Ed ogni scoglio sia ricco diamante;
Per adornare il giorno avventuroso,
   Che ne diè il parto eternamente eletto,
   Per apportar vera salute a noi;
A cantar, come in veste umana ascoso
   Venne il figliuol di Dio, discenda poi
   Dall’ angeliche squadre il più perfetto.