Rime varie (Alfieri, 1903)/CXLIV. Oh più assai che Fenice amico raro

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CXLIV (1784). Oh più assai che Fenice amico raro

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CXLIV (1784). Oh più assai che Fenice amico raro
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CXLIV (1784).

Oh più assai che Fenice amico raro,
Che amavi me, nulla da me volendo;
Che di vita tempravi a me l’amaro
Meco i miei studj e i pianti dividendo;

Deh, sapess’io laudarti in stil sì chiaro,
Che dal sepolcro il tuo nome traendo,
Io nel mandassi riverito e caro
All’altre età, cui di piacer più intendo!

Ciò per te stesso far potuto avresti
Meglio assai ch’io, se avversi i tempi e il loco
Non t’eran, dove occulti dì vivesti.

Ben d’ingiusta fortuna è crudo il giuoco;
Voler che il fango vile in luce resti,
E ignoto e muto il più sublime fuoco.