CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno, e l'ora
../CXXXVII. Per questi monti stessi or son due lune
../CXXXIX. Quel dolor ch'io provai caldo ed immenso
IncludiIntestazione
6 giugno 2022
100%
Da definire
<dc:title> Rime varie </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1776-1799</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation>Indice:Alfieri - Rime varie (1903).djvu</dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/CXXXVIII._Era_di_maggio_il_quarto_giorno_e_l%27ora&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20220606162404</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/CXXXVIII._Era_di_maggio_il_quarto_giorno_e_l%27ora&oldid=-
20220606162404
Rime varie - CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno, e l'ora Vittorio AlfieriAlfieri - Rime varie (1903).djvu
CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno, e l'ora
[p. 97 modifica]
Era di maggio il quarto giorno, e l’ora
Pria della sesta, il dì che fuor mi trasse
Di dolce vita; e il rimembrarlo ancora
Mi duol, come ora il cuor mi si schiantasse.
Dal punto in poi, per me non sorse aurora,
Che noja, e pianto, e guai non mi arrecasse;
E sì pur vissi, che la speme ognora
Con sue lusinghe il viver mi protrasse:
Ma un morir lento era la vita mia;
Il mio poco intelletto, e il gran desire
D’acquistare alta fama in me languia.
L’ingegno e il cor mi sento or rïaprire,
Nell’appressarmi all’alta leggiadria,
Che darà breve tregua al mio martíre.
|