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Rime varie (Alfieri, 1903)/CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno e l'ora

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CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno, e l'ora

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CXXXVIII. Era di maggio il quarto giorno, e l'ora
CXXXVII. Per questi monti stessi or son due lune CXXXIX. Quel dolor ch'io provai caldo ed immenso

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CXXXVIII.

Era di maggio il quarto giorno, e l’ora
Pria della sesta, il dì che fuor mi trasse
Di dolce vita; e il rimembrarlo ancora
Mi duol, come ora il cuor mi si schiantasse.

Dal punto in poi, per me non sorse aurora,
Che noja, e pianto, e guai non mi arrecasse;
E sì pur vissi, che la speme ognora
Con sue lusinghe il viver mi protrasse:

Ma un morir lento era la vita mia;
Il mio poco intelletto, e il gran desire
D’acquistare alta fama in me languia.

L’ingegno e il cor mi sento or rïaprire,
Nell’appressarmi all’alta leggiadria,
Che darà breve tregua al mio martíre.