Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana/Cavallo - Destriere - Corsiere - Palafreno

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Cavallo - Destriere - Corsiere - Palafreno

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CAVALLO - DESTRIERE - CORSIERE - PALAFRENO.


La voce cavallo indica semplicemente la specie di questo generoso animale, senza nessuna idea accessoria; quindi è che volendosi accenmare le qualità del cavallo fa mestiere di chiamare in aiuto gli epiteti. Ma le voci destriere, corsiere, palafreno comprendendo in se l’idea della specie, v’aggiungono particolari qualità, epperò non possono confondersi tra esse, nè adoperarsi promiscuamente: un cavallo può essere destriere, corsiere, palafreno, o ronzino, ma un palafreno non è un corsiero, nè un corsiero è destriero, nè il destriere è corsiere o palafreno, abbenchè siano tutti della specie cavallina.

Questa distinzione era chiarissima ne’ tempi cavallereschi, in que’ secoli cioè ne’ quali l’Italia era tiranneggiata da cento baroni, che armati di tutte armi, e montati sopra ben addestrati cavalli atterrivano e tenevano sotto il giogo numerosissimi popoli, cui non rimaneva nè tempo da gettare nei difficili esercizii di quell’armi, nè danaro da spendere ne’ cavalli, e nelle armature. Gelosi que' signorotti di questa loro [p. 31 modifica]maggioranza di forze, non perdonavano a fatica nè a spesa per provvedere e adornare le loro sale con armature d’ottima tempra, e le loro stalle di cavalli atti ad ogni arrischiata fazione: fra questi otteneva il primo luogo il destriere, chiamato nel latino de’ secoli di mezzo dextrarius e dextrerius1 (da dextra) perchè lo scudiere lo conduceva vuoto alla sua mano destra, per esser pronto a darlo al cavaliere o all’uomo d’arme, allorchè questi si faceva a combattere. Ricchi e grossi cavalli gli chiamava a ragione G. Villani, perchè alle barde d’acciajo o di rame onde andavano coperti e difesi, aggiungevasi poi l’intiera armatura del cavaliere, le mazze e le accette appese agli arcioni ferrati, e con questo enorme peso dovevano i destrieri mostrarsi agili, sciolti, e vigorosi tanto negli scontri di battaglia, che si facevano sempre di tutta carriera, quanto nelle varie mosse della lizza e dello steccato: epperò erano essi con somma cura serbati pei giorni di sangue, e pe’ tornei, adoperandosi ne’ viaggi, e ne’ trasportamenti della gente e della roba i [p. 32 modifica]corsieri, i palafreni, ed i ronzini, che ogni uomo d’arme traeva in sua compagnia.

Dopo il destriero adunque avevano gli antichi baroni uno o due corsieri chiamati nel latino de’ secoli rozzi cursores e curserii2 (da cursus) sui quali cavalcavano camminando per lasciare in riposo il destriere. Al tempo degli uomini d’arme, il corsiere era nelle fazioni montato da quel soldato armato più alla leggiera, che andava dietro alla lancia del gentiluomo, ed era il primo dc’suoi compagni d’arme. Anche il corsiere era forte e membruto, tanto era grave il camminar cogli arnesi di quel tempo. La necessità obbligava talvolta i cavalieri a valersi de' corsieri in luogo de' destrieri, e però i due significati vennero anch’essi alcuna fiata a confondersi, ma non così, che gli scrittori esatti non abbiano saputo distinguergli. L’Ariosto parlando di Bradamante, alla quale faceva d’uopo d’un cavallo per recarsi a combattere col mago, dice:

» Avea l’oste un destrier, che a costei piacque, » Ch’era buon da battaglia e da cammino.» [p. 33 modifica]cioè che aveva le qualità di destriero e di corsiero: ed in altro luogo:

» Nel lito armato il paladino varca
» Sopra un corsier di pel tra bigio e nero,
» Nutrito in Fiandra, e nato in Danismarca,
» Grande e possente assai più che leggiero:
» Però che avea quando si mise in barca
» In Bretagna lasciato il suo destriero

Da quest’ultimo passo si deduce la differenza tra corsiero e destriero, poichè dovendo il corsiero servir di destriero al paladino, il poeta ha cura d’avvertire, che esso è più grande e possente di quello che siano ordinariamente i corsieri.

Diverso affatto dal destriero e dal corsiero, ed inferiore ad essi in nobiltà di razza ed in uffizio era il palafreno, detto anche palafredo, dal latino-barb. paraveredus, e paravredus3, composto di paratus, pronto, e di veredus4, cavallo di posta; questi cavalli erano al tempo de’ romani, disposti lungo le strade consolari, e militari con un carro che si chiamava rheda5, [p. 34 modifica]acciocché ì corrieri che si mandavano alle estremità delle provincie di quel vastissimo impero, potessero trovar per ogni dove le necessarie cambiature, e far celeremente il loro cammino. Ne rimase l’uso anche ne’ secoli di mezzo, quindi il vacabolo palafredo o palafreno venne a poco a poco a significare ogni cavallo da tiro, da soma, o da comparsa, purchè questa non fosse di battaglia o di lancia.

L’Ariosto, il quale descrisse con tanta proprietà di vocaboli tutte le usanze cavalleresche, osservò con esattezza le sopraccennate distinzioni, e però parlando di personaggi non armati, come d’Angelica, d’Isabella cc. ec., gli dipinge montati sopra un palefreno, il che non fa mai de’ guerrieri. Così cantando d’Angelica perseguitata:

» La donna il palafren addietro volta.»

ed in altro luogo

» ....... e lascia alla pastura

» Andare il palafren senza la briglia.»
ma in tutto quel poema i destrieri Rabicano, Bajardo, Brigliadoro, Frontino ecc. non cambiano mai la loro nobile denominazione.

Assai tempo prima dell’Ariosto aveva trattato di queste differenze il maestro del grande [p. 35 modifica]Alighieri, Brunetto Latini, il quale nel suo tesoro seritto in lingua francese dice: »Il y a chevaus de plusieurs manieres, a ce que que li un sont destrier grant pour le combat, li autre sont palefroy pour chevaucher à l’aise de son cors.»

Scendendo ora ai tempi ed agli usi moderni, parmi che nell’impiego di questi vocaboli s’abbiano ad osservare le seguenti avvertenze:

1.° Il destriero essendo cavallo di battaglia non può essere adoperato se non nel suo proprio significato, che è nobile e di stile elevato.

2.° Alla voce corsiero rimase pur sempre congiunta l’idea della velocità, della rapidità del corso; quindi essendo voce nobile, e già negli antichi tempi adoperata talvolta in luogo di destriero, può essere da noi impiegata in due modi, come cavallo di fazione, e come cavallo da sella o da tiro, del quale si voglia colla sola denominazione nobilitare la qualità principale. Già disse Dante:
» ....... pria che 'l sole
» Giunga li suoi corsier sott'altra stella.»

3.° Il vocabolo palafreno indicando propriamente una comoda cavalcatura da viaggio, od una bestia da tiro non potrà mai adoperarsi in [p. 36 modifica]luogo di destriero o di corsiero. Un’altiera mula di Spagna, od una grand’asina della Palestina sono negli antichi romanzi chiamate ben sovente palafreni, ma sarebbe grande improprietà chiamarle corsieri o destrieri.

Un cocchio regale vien tirato da quattro palafreni; nelle antiche feste italiane si correva il palio a piedi, o sopra veloci corsieri; un capitano scorre per le ordinanze ad animare i soldati, mostrandosi loro sopra un generoso destriero.

Note

  1. Du-Fresne gloss. lat.-barb. Muratori antich. ital.
  2. Du-Fresne gloss. lat.-barb.
  3. Du-Fresne gloss. lat.-barb.
  4. Forcell. ad voc.
  5. Forcell. l. c.