Satire (Ariosto 1809)

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Ludovico Ariosto

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SATIRE

DI

LODOVICO

ARIOSTO

PISA

DALLA TIPOGRAFIA

DELLA SOCIETÀ LETTERARIA

MDCCCIX.


Indice

  •  Satira I . A M. Alessandro Ariosto ed a M. Lodovico Da Bagno
Dimostra di qual condizione debbano esser coloro che procacciano di fare acquisti nelle corti; e come la sua lunga servitù, ed il suo divino Poema fosser male rimunerati dal suo Signore.
Dimostra nella persona di sè medesimo, la natura esser di poco contenta: quanto sia da prezzarsi la libertà: quanto è piena di fastidj la vita de’ Prelati, e quanto misera la condizione de’ Cortigiani.
Seguita pure in dannare la servitù delle corti: duolsi delle promesse a lui dal Pontefice non osservate: dimostra le cagioni delle malagevolezze, che si trovano in acquistare le ricchezze: ed in ultimo danna l’avarizia e la malvagità de’ Cortigiani.
Per certo governo datogli dal Duca dimostra, quanto egli fosse mal atto ad altro esercizio, che a quel delle Muse: e che l’essere preso da amore non è laudabile molto ne gli uomini di tempo.
Dimostra esser buona cosa il maritarsi; indi piacevolmente ci fa vedere, quanto malagevol fia poter conservare la moglie pudica.
Dimostra le doti, che si ricercano in coloro, che debbono esser posti alla cura d’istruire i giovani nelle buone lettere.
  •  Satira VII . A M. Bonaventura Pistofilo segretario del duca
Dimostra gli uomini con l’accrescimento della fortuna mutar costumi ed essere ingrati verso quelli, dai quali hanno avuto alcun servizio; e come l’animo suo era di viversi ne’ suoi studj mediocre e di tranquilla vita.