Monete dei romani pontefici avanti il mille/Gregorio IV: differenze tra le versioni

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Gregorio IV

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Valentino Sergio II

[p. 56 modifica] [p. 57 modifica]sottrarsi col suo appoggio al governo pontificio, ma essendo stato rotto l’esercito imperiale, rimase esso prigione, e per somma grazia potè ritornare nella sua diocesi.

Allora Lottario vedendo l’impossibilità di resistere ai due fratelli, cercò di venire con essi alla divisione dello stato paterno, come dicono gli annali di Fulda1 Hlotharius qui maior natu erat, mediam inter eos sortitus est portionem, e gli annali di Troyes2 Lotharius inter Rhenum et Scaldem in mare decurrentem, et rursus per Cameracensem, Hainnoum, Lomensem, Castritium et eos comitates qui Mosae citra contigui habentur usque ad Ararem Rodano influentem, et per deflexum Rodani in mare, cum cometatibus similiter sibi utrinque adhaerentibus, e non come trovò il Muratori negli annali di Metz3, ne’ quali lesse che gli toccarono nec non et omnia regna Italiae cum ipsa Romana urbe, le quali parole appartengono a Reginone che scrisse sul finir del secolo con poca critica e con gran confusione come osservò il Pertz4, e lui stesso confessa d’essersi appoggiato patrum relationibus, epperciò da non tenerne conto quando si hanno ottimi scrittori contemporanei che altrimenti ci narrano i fatti.

Dopo sedici anni di pontificato passò a miglior vita papa Gregorio nel gennaio dell’844.

Il sistema monetario introdotto da Leone III, continuossi a mantenere in vigore durante il lungo pontificato di Gregorio, e vediamo che i denari da lui battuti e che ora descriveremo pesano dai 30 ai 32 grani, e paiono pure della bontà degli antecedenti.

I cinque primi furono coniati tra il gennaio dell’828 ed il giugno dell’840, cioè vivente l’imperatore Lodovico, e di essi uno (Tav. II, N° 10) ha da una parte in giro * LVDOVVICVS IMP e nel campo assieme legate e disposte in forma di croce le lettere PIVS, che così dagli Italiani veniva detto questo buon imperatore, e dall’altra attorno al campo * SCS PETRVS ed in mezzo legate in forma di croce le lettere GREO per Gregorius.

Tre (Tav. II, N° 11 e Tav. III, Ni 1 e 2) hanno, con piccole varietà, la parte nella quale leggesi il nome dell’imperatore simile al sopraddetto, fuorchè avanti il Ludovvicus in luogo della stella è una croce, [p. 58 modifica]e dall’altra col * SCS PETRVS vedesi nel campo divisa da due sbarre orizzontali la parola GREII per Gregorii con sopra una croce, dal che appare che chi ne intagliò il conio ebbe presente le tessere di Gregorio III.

Un quinto (Tav. II, N° 12) dopo il LVDOVVICVS IMP ha una lettera P, che in questo caso potrebbe significare Perpetuus, e dall’altra parte nel campo su tre linee PP GREII per Papae Gregorii con attorno SCS PETRVS.

Nel tempo che corse tra l’avvenimento all’impero di Lottario per la morte di Lodovico e la metà incirca di gennaio dell’844 si battè un altro denaro (Tav. III, N° 3) con HLOTHARIVS IMP in giro da una parte ed in mezzo il solito PIVS e col rovescio del pezzo N° 2 della stessa tavola.

Tutti questi denari evidentemente appartengono a Gregorio IV, poichè per due secoli almeno non governò la cattedra di S. Pietro altro pontefice di questo nome, vivendo il quale abbi imperato un Lodovico o Lottario, oltre che in quell’epoca non si han più monete di papi.


SERGIO II

844-847.


Questo papa fu eletto e consecrato sul finir di gennaio dell’844 senza aspettare l’annuenza dell’imperatore, onde Lottario mandò a Roma il suo primogenito Lodovico con Drogone vescovo di Metz affine di evitare che in avvenire ciò più non accadesse. Come nemico Lodovico entrò nello stato della Chiesa, ma giunto col suo esercito presso Roma, fu ad incontrarlo Sergio, ed abbracciatisi entrarono insieme nella città, ed il 15 giugno venne da esso consecrato re d’Italia.

In tal occasione i baroni francesi che accompagnavano Lodovico instarono presso il papa affinchè facesse giurare dalla nobiltà romana fedeltà a detto re, ma egli fermamente vi si oppose, e solamente da loro fece promettere fedeltà all’imperatore.

Nell’anno 846 i Saraceni d’Africa con uno stuolo di navi penetrati nel Tevere vennero sino presso Roma, e non potendo penetrare nella città perchè ben difesa, saccheggiate le basiliche di S. Pietro e di S. Paolo, carichi di bottino se ne ritornarono ai loro lidi.

Note

  1. Pertz, Scriptorum. T. I, pag. 364.
  2. Idem, pag. 440.
  3. Dufresne, Historiae Francorum scriptores. T. III, pag. 302.
  4. Pertz, come sopra, pag. 538.