L'8 febbraio 1848 in Padova: differenze tra le versioni
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| Nome e cognome dell'autore = Giovanni Prati |
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| Nome e cognome del curatore = Olindo Malagodi |
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| Titolo = L'8 febbraio 1848 in Padova |
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| Anno di pubblicazione = 1852 |
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| Lingua originale del testo = |
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| Nome e cognome del traduttore = |
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| Anno di traduzione = |
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| Progetto = |
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| Argomento = sonetti |
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| succ = A Vittorio Alfieri |
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Versione attuale delle 22:59, 4 ago 2020
Questo testo è incompleto. |
A Vittorio Alfieri | ► |
I
L’8 FEBBRAIO 1848 IN PADOVA
Dio, che ti nomini
delle vendette,
perché non stridono
le tue saette
5sulla vandalica
turba de’ mostri,
che i brandi infiggono
nei petti nostri?
Vedi! Il tuo popolo
10è inerme e solo;
le atroci sciabole
passano a volo.
Oh insuperabili
prodi soldati !
15Di sangue i lastrici
son giá macchiati.
Che fai? Commòviti,
Dio forte e grande!
Sangue d’Italia
20è die si spande;
sangue di nobili
giovani cuori,
che supplicavano
tregua ai dolori.
25Sangue di mártiri,
sangue fraterno,
fumando inalzati
fino all’Eterno:
digli che, roridi
30del tuo lavacro,
sognano i barbari
novo massacro.
Ma, s’Egli un attimo
tarda al soccorso,
35francati l’anima
d’ogni rimorso,
noi, tutti miseri,
tutti fratelli,
trarrem dai foderi
40daghe e coltelli.
E sulle nordiche
belve inumane
suoneran l’itale
nostre campane.
45Non tratteneteci,
madri e parenti:
varcato è il termine
dei patimenti.
Silenzio e lacrime
50se n’ebbe assai,
sotto una grandine
d’ingiurie e guai.
Dal Faro all ultitna
alpe gelata,
55fratelli, armatevi:
l’ora è suonata!
Piú non può vivere
colomba ed angue.
Sangue domandano:
60sia dato sangue.
Morte e sterminio
fu provocalo:
quel ch’essi vollero
sia consumato.
65Su! artieri e villici,
popolo e plebe;
di sangue fumano
le vostre glebe:
su! vecchi e bamboli;
70su! cittadini;
su! stritoliamoli
questi assassini.
Orde del cimbrico
Senacheribo
75le nostre chiesero
carni per cibo;
e dieci secoli
le nostre vene
col maro i calici
80delle lor cene!
Or basta. I fondachi,
gli atrii, le pire,
le piazze, i vicoli
dien armi all’ire.
85Tuonando erompano
fuor da ogni loco
gragnuole e turbini
di ferro e fuoco.
Contro le perfide
90bande dei ladri
lasciate i tumuli,
larve dei padri;
e su quest’orrida
furia di stolti
95tutti scagliamoci
vivi e sepolti!
Giú quelle sciabole!
quei drappi a terra!
Vostra è l’infamia,
100nostra è la guerra!
Con noi combattono
concordemente
l’Odio, la Patria,
l’Onnipotente.
105Vili! son libere
le nostre mani:
desta è l’Italia
co’ suoi vulcani.
Barbari! uditene
110dovunque i gridi:
— Morte ai carnefici!
via gli omicidi! —
L’Europa unanime
sopra vi cade;
115snudan tre principi
tre forti spade;
e guai se l’angelo
del Vaticano
sui sacri fulmini
120porrá la mano!
Padre e pontefice,
tien’fede a noi:
pace chiedevano
gli ovili tuoi:
125ma i crudi irruppero
figli d’Acabo.
Viva il tuo tempio!
péra Moabo!