Spirto d'un solo vento
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LXVI
ALLA SERENISSIMA
MADDALENA
ARCIDUCHESSA D’AUSTRIA, E GRAN DUCHESSA
DI TOSCANA.
Spirto d’un solo vento
L’alma d’ogni nocchier non riconsola,
Nè mai suol far contento
Il cor d’ogni uomo una vaghezza sola.
5Chi verso l’ôr, che rapido sen vola,
Insidïoso tesse ingorda rete;
Chi varca monti peregrino, e prati;
E chi de’ fonti di Ciprigna ha sete.
I Re grandi e scettrati
10Lungi fuggir da Lete,
Abbominevol rio,
Hanno acceso nel cor sempre il desio.
Verace suon rimbomba
Del Macedone fier, che sul Sigeo
15Bramò l’inclita tromba
Del germe invitto del real Peleo.
Dall’altra parte il buon cantor Febeo
De’ più sublimi le ginocchia abbraccia,
E quindi alle procelle, onde sovente
20Quasi l’assorbe il mar, scampo procaccia.
Degno è, che sia dolente
Chi per viltate agghiaccia,
E per giusto gioire
Non arma di gran fiamme il suo desire.
25A me per certo addita
Euterpe d’Austria la maggiore altezza;
Ma l’arena infinita
Porsi a contar sul lido è gran sciocchezza;
Per te, nuova d’Italia alta chiarezza,
30E dell’Etrusco regno alma Reina,
Tessendo inno di gloria a tua corona,
Rassembrerà mia cetra onda marina,
Che pria cheta risuona
Sulla piaggia vicina,
35Poi rimbomba, poi scote
Le salde navi, e i monti aspra percote.
Odio l’ignobil detto,
Ch’ombra cosparge al femminil splendore,
Quasi non chiuda in petto,
40Per opre eccelse anch’ei sommo valore,
Già non imprime l’orma in quest’errore
Della nobil Polonia il grand’Impero,
Nè ce l’imprime il fortunato Mondo
Sotto lo scettro del Monarca Ibero:
45L’uno e l’altro giocondo
Per lo splendore altero
Di due regie sorelle
Nel cielo d’Austria a rimirar due stelle.
Ma chi legno veloce
50Oggi mi spalma, e veleggiar m’insegna,
Sicchè a tua cara foce
In brevissimo tempo, Arno, men vegna?
Qui splende Cosmo in bella sede, e regna
Volgendo di Saturno aurea stagione,
55Ed a lui di dolcezze alme infinite
Porge alta Donna singolar cagione.
Di quest’onda Anfitrite,
Di quest’aria Giunone,
È cotal genitrice,
60Che quasi Berecintia è men felice.
Ecco a terra, e mal viva
L’iniqua fama, che per modi indegni
Impoverire ardiva
Del più bel pregio i femminili ingegni.
65Non san costor, che se ne’ Frigii regni
Era da que’ guerrier Cassandra intesa,
Non piangeva Asia in grave duol sommersa,
Nè cadea Troja nelle fiamme accesa?
Ma la ria turba avversa
70In sì gentil contesa
Vo’ saettar con strali,
Che di forza in ferir non hanno eguali.
Chi mosse in campo forte,
Unica speme di Betulia afflitta,
75E chi difesa e scampo
Fu del Popolo Ebreo, salvo Juditta?
Ella col senno e colla destra invitta,
Che ’l fosco obblío da saettar non hanno
Disprezzando l’acciar d’empia falange,
80Troncò la testa al Persïan tiranno:
Allor di là dal Gange
Corser voci d’affanno;
E flebili dolori,
Ma fioriro in Sïon palme ed allori.
85O bella Clio, se intendi
D’antico tuo fedel voce dimessa,
Di nuovo l’arco tendi,
E sia il quadrel della faretra istessa,
Nel tempo rio che al fiero Aman concessa
90Fu per troncarsi ad Israel la vita.
Manca il resto.