Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo I/Indice e sommario del Tomo I

Da Wikisource.
Indice e sommario del Tomo I

../ ../Prefazione alla seconda edizione di Modena IncludiIntestazione 8 aprile 2019 100% Da definire

Tomo I Tomo I - Prefazione alla seconda edizione di Modena

[p. xxxvii modifica]

INDICE E SOMMARIO

del

TOMO PRIMO


PARTE PRIMA

Pag. 29

Letteratura degli Etruschi.

I. Oscurità ed incertezza della storia de’ primi abitatori d’Italia. II. I più celebri tra essi sono gli Etruschi. III. Fatiche di molti dotti per illustrarne la storia e le antichità. IV. In essa però molti punti non sono rischiarati. V. È certo ch’essi coltivaron le scienze. VI. Ma non è certo che le apprendessero dagli Egiziani. VII. Pruova del fiore in cui erano le scienze presso gli Etruschi, tratta dalla loro eccellenza nelle arti liberali. VIII. Quanto anticamente cominciassero a conoscerla. IX Quando cominciasse la pittura fra’ Greci. X. Prima di loro la conobbero gli Etruschi. XI. E prima di tutti gli altri popoli d’Europa. XII. Riflessioni sull’iscrizione delle pitture del tempio di Ardea riferita da Plinio. XIII. Eccellenza delle pitture etrusche. XIV. Scultura esercitata dagli Etruschi. XV. Loro vasi, urne, lampadi, ec. XVI. Loro architettura. XVII. Ordine toscano da essi introdotto, forse il più antico di tutti. XVIII. Altre pruove delle scienze coltivate dagli Etruschi. XIX. Contesa tra ’l Bruckero e ’l Lampredi intorno alla filosofia degli Etruschi. XX. In essa si scorge qualche analogia con quella di Mosè. XXI. In mezzo alle loro superstizioni si vede qualche barlume di buona fisica. XXII. Gli Etruschi coltivano la medicina e l’anatomia. XXIII. Se coltivassero la botanica. XXIV. Loro invenzioni. XXV. Ebbero qualche sorta di poesia. XXVI. Opere de’ loro scrittori perdute. XXVII. I pregi letterarii degli Etruschi troppo esagerati [p. xxxviii modifica]da alcuni. XXVIII. Senza bastevole fondamento Pittagora si dice da alcuni etrusco. XXIX. Confutazione de’ loro argomenti. XXX. È probabile che Omero sia stato qualche tempo nell’Etruria. XXXI. La lingua degli Etruschi non è ancora ben conosciuta. XXXII. Decadenza e rovina della loro nazione.

PARTE SECONDA

Pag. 81

Letteratura degli abitatori della Magna Grecia

e de’ Siciliani antichi.

Capo I.

Pag. 83

Filosofia, Matematica, Leggi.

I. Setta pitagorica formata in Italia. II. Contesa intorno ad essa tra ’l Bruckero e il P. Gerdil. III. Epoche della vita di Pitagora e suoi principii. IV. Eccellenza e fama della sua setta. V. Opinioni di essa intorno alla filosofia in generale. VI. Scoperte astronomiche e matematiche in essa fatte. VII. Tra esse vedevasi anche adombrato il sistema copernicano. VIII. Fama in cui era questa scuola. IX. Discepoli più illustri di Pittagora. X. Anche Platone si fa discepolo de’ Pitagorici. XI. Decadenza di quella setta. XII. Setta eleatica nata nella Magna Grecia. XIII. Opinioni singolari di Dicearco. XIV. La medicina coltivata nella Magni Grecia. XV. Matematici ivi illustri, e primieramente Archita. XVI. Fama di Archimede, e scrittori che ne hanno illustrata la Vita. XVII. Epoche della sua vita, e sue prime scoperte. XVIII. Altre scoperte del medesimo. XIX. Quanto a lui debba la meccanica e l’idrostatica. XX. Sue invenzioni ingegnose. XXI. Nave sterminata colle sue macchine gittata in mare. XXII. Risposta alle difficoltà contro un tal fatto. XXIII. Invenzione della sfera artificiale. XXIV. Macchine da lui trovate per difendere Siracusa. XXV. Se egli incendiasse co’ suoi specchi ustorii le navi romane. XXVI. Ancorchè cotali [p. xxxix modifica]specchi sian possibili, il fatto non è probabile. XXVII. Nè è abbastanza provato. XXVIII. Morte di Archimede. XXIX Legislatori della Magna Grecia, e prima Zaleuco. XXX. Caronda. XXXI. Diocle ed altri.

Capo II.

Pag. 134

Poesia, Eloquenza, Storia ed Arti Liberali.

I. La Sicilia singolarmente fu abbondantissima di poeti. II. Ad essa deesi l’origine della pastoral poesia. III. Chi ne fosse il primo inventore. IV. Notizie di Stesicoro e delle sue poesie. V. Frequente menzione che di esse si fa nelle lettere attribuite a Falaride. VI. Contesa tra gli eruditi sulle lettere stesse. VII. Si pruova che esse sono supposte. VIII. Notizie di Teocrito. IX. E di Mosco. X. Se Bione ancora fosse siciliano. XI. Poemi di cose fisiche e naturali. XII. Poesie teatrali. XIII. Epicarmo primo scrittor di commedie. XIV. Origine de’ mimi. XV. L’eloquenza da’ Siciliani ridotta ad arte. XVI. Corace e Tisia ne sono i primi maestri. XVII. Notizie del retore Lisia. XVIII. E di Gorgia leontino. XIX. Elogi che ne fanno gli antichi scrittori. XX. Onori da lui ottenuti. XXI. Per qual motivo Platone sembri parlarne con biasimo. XXII. Sua morte e sue opere. XXIII. L’eloquenza decade presto in Sicilia, e per qual ragione. XXIV. Storici antichi della Sicilia XXV. Notizie di Diodoro. XXVI. Evemero siciliano forse il primo scrittore di mitologia. XXVII. Arti liberali coltivate da’ Siciliani. XXVIII. Medaglie coniate in Sicilia. XXIX. Opere magnifiche di architettura. XXX. Descrizione del tempio di Giove Olimpico in Agrigento e di altri edificii. XXXI. Celebri scultori in Sicilia e nella Magna Grecia. XXXII. Celebri pittori. XXXIII. Che cosa si possa creder di Dedalo. XXXIV. Per qual ragione fiorisser tanto fra que’ popoli le arti. XXXV. Se Falaride ne fosse splendido protettore, XXXVI. Questa lode si dee a Gerone primo re di Siracusa. XXXVII. Condotta tenuta da’ due tiranni Dionigi riguardo alle scienze e alle arti. XXXVIII. Fin quando durasse in quelle provincie la lingua greca. [p. xl modifica]

PARTE TERZA

Pag. 186

Letteratura de’ Romani dalla fondazione di Roma
fino alla morte di Augusto.

LIBRO PRIMO

Pag. 189

Letteratura de’ Romani dalla fondazione di Roma
fino al termine della prima guerra Cartaginese.

I. Esame delle ragioni per le quali alcuni negano l’ignoranza degli antichi Romani. II. Tenui indizii che abbiam della loro letteratura. III. Romolo avea loro vietato l’apprendere le scienze. IV. Per quali ragioni non s’introducessero che tardi tra loro. V. Altre ragioni della loro ignoranza. VI. La sola giurisprudenza ebbe qualche coltivatore. VII. Da’ popoli della Grecia Magna ebbero i primi lumi delle scienze.

LIBRO SECONDO

Pag. 202

Letteratura de’ Romani dal fine della prima guerra
Cartaginese fino alla distruzion di Cartagine.

Capo I.

Poesia.

I. Per qual ragione e come la poesia prima delle altre belle arti s’introducesse in Roma. II. Teatro introdotto in Roma da Livio Andronico. III. Di qual Grecia ei fosse natío. IV. Sue opere teatrali ed altre poesie. V. Egli introduce anche in Roma lo studio degli antichi scrittori. VI. Epoche della vita del poeta Nevio. VII. Sue commedie, e vicende per esse sostenute. VIII. Circostanze della sua prigionia. IX. Sue Opere. X. Notizie de’ primi anni di Ennio. XI. Sua vita in [p. xli modifica]Sardegna. XII. Poscia in Roma. XIII. Suoi costumi. XIV. Sua morte. XV. Suo stile. XVI. Sue Opere. XVII. Epoche della vita di Plauto. XVIII. Sue commedie. XIX. Giudizio di esse. XX. Notizie di Cecilio Stazio e di Pacuvio. XXI. Altri poeti comici. XXII. Notizie di Terenzio. XXIII. Sue Commedie. XXIV. Suo viaggio in Grecia e sua morte. XXV. Carattere delle Commedie di Terenzio. XXVI. Per qual ragione i Romani in questa parte non uguagliassero i Greci. XXVII. Della costruzione del teatro romano.

Capo II.

Pag. 238

Gramatici, Retori e Filosofi greci in Roma,
e studio della Filosofia tra’ Romani.

I. Quanto tardi s’introducessero in Roma le scuole di gramatica. II. Cratete da Mallo è il primo a tenerla. III. Introduzione della greca filosofia in Roma. IV. Con qual occasione ad essa si rivolgesse il giovane Scipione Africano. V. Elogio di questo celebre generale. VI. I filosofi e i retori greci son cacciati da Roma, e per qual ragione. VII Altri filosofi greci mandati in ambasciata a Roma. VIII. A qual anno debbasi essa fissare. IX. Fervore ch’essi destano in Roma per lo studio della filosofia. X. Catone li fa congedare da Roma. XI. Non perchè egli non fosse uomo assai colto. XII. Ma per l’odio che portava per diverse ragioni alla greca filosofia. XIII. Vi restan nondimeno Polibio e Panezio, e vi fomentan lo studio. XIV. L’astronomia comincia ad essere coltivata in Roma. XV. Amafanio scrive in latino delle cose fisiche.

Capo III.

Pag. 262

Eloquenza, Storia, Giurisprudenza.

I. Nomi e caratteri de’ più antichi oratori romani. II. Per qual ragione l’eloquenza avesse in Roma molti [p. xlii modifica]seguaci. III. La storia non fu a quei tempi molto felicemente illustrata. IV. Notizie di alcuni de’ più antichi storici. V. Stato della giurisprudenza romana in quest’epoca. VI. Le arti liberali poco allor conosciute in Roma.

LIBRO TERZO

Pag. 269

Letteratura de’ Romani dalla distruzione di Cartagine,
fino alla morte di Augusto.

Capo I.

Pag. 274

Poesia.

I. Lucilio primo scrittor di satire. II Loro stile. III. Notizie di Lucrezio. IV. Pregi e difetti del suo poema. V. Suo stile, e poemi fatti a imitazion di esso. VI. Traduzione fattane dal Marchetti. VII. Epoche della vita di Catullo. VIII. Giudizio dello stile delle sue poesie. IX. Poesie di Cicerone in qual pregio debbansi avere. X. Notizie di Tibullo. XI. Non curasi di ottenere il favore di Augusto. XII. Carattere delle sue poesie. XIII. Nascita e condizione di Orazio. XIV. Sua educazione e suoi studi. XV. Tenore della sua vita, e sua morte. XVI. Sue poesie liriche e loro eccellenza. XVII Altre sue opere poetiche e loro stile. XVIII. Notizie della vita di Virgilio. XIX. Sua morte, e comando da lui dato di bruciare l’Eneide. XX. Suo carattere. XXI. Elogi di esso fatti, e paragone con Omero. XXII. Edizioni, comenti, ec. XXIII. Notizie e carattere di Properzio. XXIV. Poema didascalico di Grazio Falisco, XXV. Di qual patria frase Cornelio Gallo. XXVI. Notizie della sua vita. XXVII. Sue poesie quanto allora stimate. XXVIII. Più altri poeti di que’ tempi medesimi. XXIX. Epoche de’ primi anni di Ovidio. XXX. Quando fosse esiliato da Roma. XXXI. Oscurità e incertezza intorno alle cagioni del suo esilio. XXXII. La prima, ma non la primaria furono le poesie oscene da lui composte. XXXIII. Qual fosse il [p. xliii modifica]fallo di Ovidio, per cui principalmente fu esiliato XXXIV. Esame delle circostanze che Ovidio ne confessa. XXXV. Non fu un delitto commesso con alcuna della famiglia di Augusto. XXXVI. Non fu l’aver sorpreso Augusto in qualche delitto. XXXVII. Nè l’averlo sorpreso nell’atto che faceva ricerche su’ delitti di Giulia sua nipote. XXXVIII. Delicatezza di Augusto riguardo a’ costumi della sua famiglia. XXXIX. Ovidio fu probabilmente esiliato per essere stato testimonio delle dissolutezze di Giulia nipote di Augusto. XL. Conferma di questa opinione. XLI. Esame della sentenza di Giovanni Masson, XLII. Durazione dell’esilio di Ovidio, e sua morte. XLIII. Carattere del suo stile. XLIV. Sue Opere. XLV. Notizie di Manilio. XLVI. Suo poema astronomico. XLVII. Chi fosse Fedro, e a qual tempo vivesse. XLVIII. Dubbii da alcuni proposti sulla esistenza di Fedro e sull’antichità delle sue Favole. XLIX. Notizie di alcuni pochi scrittori di tragedie e di commedie. L. Scrittori di poesie mimiche. LI. Per qual ragione la poesia teatrale avesse tra’ Romani poco felici progressi. LII. E le altre poesie al contrario giugnessero a sì gran perfezione. LIII. Augusto coltiva e protegge le lettere. LIV. E così pur Mecenate. LV. Epilogo di questo Capo.

Capo II.

Pag. 365

Eloquenza.

I. Origine del fervore con cui i Romani coltivarono l’eloquenza. II Elogio dell’eloquenza de’ due Gracchi. III. E di Cornelia lor madre. IV. Carattere dell’eloquenza di L. Crasso e di M. Antonio. V. Morte infelice del secondo. VI. Qual fosse l’eloquenza di Calvo e di Ortensio. VII. Vicende della fama da lui goduta nei Foro. VIII. Cagioni di queste vicende, tratte dal carattere stesso della sua eloquenza. IX. Sua figlia essa pure celebre per eloquenza. X. Celebrità del nome di Cicerone. XI. Mezzi da lui usati per divenire eloquente. XII. Carattere e forza della sua eloquenza. XIII. Sua morte, ed elogi di esso fatti. XIV. Diversi giudizi [p. xliv modifica]intorno al doversi a lui, o a Demostene il primato dell’eloquenza. XV. Confronto di questi due oratori. XVI. Critiche da alcuni fatte dell’eloquenza di Cicerone. XVII. Suoi libri intorno all’eloquenza. XVIII. Cesare egli ancora valente oratore. XIX. Notizie di Tirone liberto di Cicerone. XX. Decadimento dell’eloquenza romana dopo la morte di Cicerone. XXI. Ragioni arrecatene nel Dialogo su questo argomento; e prima la viziosa educazione de’ giovani. XXII. La cessazion de’ motivi che animavano gli oratori. XXIII. Il cambiamento del governo. XXIV. Si mostrano non bastevoli queste ragioni a spiegare il decadimento dell’eloquenza. XXV. Ragioni addotte da Seneca e da altri. XXVI. Distinzione tra le scienze e le belle arti: le prime difficilmente declinano dalla lor perfezione. XXVII. Le seconde più facilmente decadono, e per qual ragione. XXVIII. Il decadimento dell’eloquenza romana deesi principalmente a Pollione. XXIX. Carattere della sua eloquenza. XXX. Le circostanze de’ tempi vi concorser non poco. XXXI. Se Cassio Severo vi avesse parte. XXXII. Altri oratori di que’ tempi poco noti.

Capo III.

Pag. 425

Storia.

I. Fino a’ tempi di Cicerone non avea Roma avuto un elegante storico. II. Ortensio, Attico, Luceio e Cicerone sono i primi a scriver la storia romana. III. Grande ingegno e studi di C. Cesare. IV. Sue diverse opere ora perdute. V. Abbraccia ogni sorta di erudizione. VI. Suoi Commentarii. VII. Vita, carattere e opere di Sallustio. VIII. Notizie di Cornelio Nipote. IX. Storie di Asinio Pollione. X. Altri storici de’ tempi di Augusto. XI. Notizie di Livio, ed elogi della sua Storia. XII. Difetti da alcuni appostigli. XIII. Da alcuni de’ quali non può difendersi. XIV. Favole sparse intorno a diversi codici interi della sua Storia. XV. Uno di essi credesi da taluno nascosto nella biblioteca del gran Turco. XVI. Altri codici sognati della medesima Storia. XVII. Scoperta del preteso sepolcro di Livio. [p. xlv modifica]XVIII. Notizie di M. Terenzio Varrone. XIX. Elogi di esso fatti. XX. Ampiezza della sua erudizione, e sue opere.

Capo IV.

Pag. 463

Filosofia e Matematica.

I. La filosofia greca coltivasi in Roma con molto ardore. II. Vicende delle opere di Aristotile, e lor trasporto a Roma. III. La filosofia d’Aristotile più conosciuta in Roma che nella Grecia. IV. Cicerone è uno de’ più solleciti nel coltivarla. V. Sue opere di tale argomento. VI. Dubbiezze ed oscurità nelle quali egli si trova riguardo alla religion naturale. VII. Ei non si lega ad alcuna setta determinata. VIII. E parla perciò diversamente in diverse occasioni. IX. Si mostra nondimeno inclinato a una soda e verace filosofia. X. Sua morale. XI. Altre sue opere filosofiche perdute. XII. Fra esse quella de Gloria conservossi fino a’ tempi del Petrarca. XIII. Accusa data da alcuni all’Alcionio di averla soppressa. XIV. Si mostra l’accusa insussistente. XV. Anche coll’esame dello stile dell’Alcionio. XVI. Errori di alcuni scrittori francesi su questo argomento. XVII. Se il libro de Consolatione sia stato supposto dal Sigonio. XVIII. Fama d’uom dotto in astronomia ch’ebbe a’ suoi tempi Nigidio Figulo. XIX. Il qual però sembra che fosse coltivatore dell’astrologia giudiciaria. XX. Quando essa s’introducesse in Roma, e quai vicende vi avesse. XXI. Altri filosofi in Roma. XXII. Studio delle matematiche. M. Varrone. XXIII. Notizie di Vitruvio. XXIV. Altri architetti. XXV. Riforma del calendario fatto da Cesare. XXVI. Quistioni intorno all’obelisco trasportato dall’Egitto a Roma. XXVII. Chi fosse l’artefice del gnomone, o orologio solare aggiuntovi. XXVIII. Quando s’introducesser in Roma gli orologi solari. XXIX. Errori intorno a ciò del Montucla. XXX. Divisione delle ore presso i Romani. XXXI. Scrittori d’agricoltura. [p. xlvi modifica]

Capo V.

Pag. 515

Medicina.

I. In qual senso si dica da Plinio che niuno tra’ Romani finallora avea scritto intorno alla medicina. II. E che Roma stette seicento anni senza medici. III. Medici greci venuti a Roma, e odio di Catone contro di essi. IV. Motivi di questo odio. V. Se i medici greci fosser cacciati da Roma. VI. Venuta di Asclepiade a Roma, e suo carattere. VII. Suoi discepoli, e in primo luogo Temisone. VIII. Antonio Musa medico d’Augusto, suo metodo di curare. IX. Altri medici in Roma, e loro diverse classi. X. Se tutti fossero schiavi.

Capo VI.

Pag. 540

Giurisprudenza.

I. Onori e vantaggi di cui godevano in Roma i giureconsulti. II. Alcuni di essi più illustri, e in primo luogo Q. Muzio Scevola. III. Servio Sulpicio Rufo. IV. Elogio funebre fattone da Cicerone. V. Publio Alfeno Varo. VI. Disordine delle leggi romane corretto in qualche modo da Cesare.

Capo VII.

Pag. 549

Gramatici e Retori.

I. Quali fosser le pubbliche scuole di Roma, e metodo in esse tenuto. II. I professori in Roma son premiati e onorati III. Molti gramatici da Roma si spargono in altre città d’Italia. IV. I retori son cacciati da Roma. V. Motivi di questo sì severo decreto. VI. Lucio Plozio Gallo è il primo retore latino in Roma. VII. Altri retori in Roma. VIII. Loro esercizi. [p. xlvii modifica]

Capo VIII.

Pag. 568

Biblioteche.

I. Tardi si cominciò a formar biblioteche in Roma. II. Paolo Emilio e Silla sono i primi a darne l’esempio. III. Biblioteca di Tirannione. IV. Di Lucullo, ed elogio di esso. V. Notizie di Attico, e del suo carattere e della sua biblioteca. VI Biblioteca di Cicerone. VII. Questi fa ancor raccolta di antichità. VIII. Biblioteca di Quinto Cicerone. IX. Altre biblioteche X. Giulio Cesare pensa di aprire una pubblica biblioteca. XI. Asinio Pollione è il primo ad eseguirne il disegno. XII. Augusto ne apre due altre. XIII. Pubbliche biblioteche indicate da Ovidio. XIV. Leggi per la lor fabbrica prescritte da Vitruvio. XV. Nomi di alcuni de’ bibliotecarii di questi tempi. XVI. Erano comunemente liberti o schiavi.

Capo IX.

Pag. 589

Greci eruditi in Roma.

I. Quanto fossero in Roma stimati i Greci eruditi. II. Gran numero di essi che perciò vi concorre.

Capo X.

Pag. 593

Arti liberali.

I. Le statue innalzate furono in Roma agli Dei e agli uomini. II. Gli scultori e gl’incisori in Roma erano comunemente greci. III. E così pure i pittori, de’ quali però alcuni furono romani. IV. Architettura da chi coltivata ed esercitata in Roma.