Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo II/Libro II/Capo IX

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Capo IX - Biblioteche

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Capo IX.

Biblioteche.

I. Da questo Capo ancora dobbiamo necessariamente spedirci in poche parole, poichè appena troviamo di questi tempi, in ciò che appartiene alle romane biblioteche, cosa alcuna che degna sia di memoria. L’impero di Comodo fu fatale a quella ch’era contigua al tempio della Pace, di cui abbiamo parlato nell’epoca precedente. Un orribile incendio che d’improvviso si accese, tutto ridusse in cenere quel vasto tempio che, come dice Erodiano (Hist. l. 1, c. 44); era il più magnifico e il più ricco che fosse in Roma. Col tempio fu incendiata ancora l’annessa biblioteca. Galeno si duole che in tao’occasione molti de’ libri da lui composti che ivi si conservavano, perirono miseramente (De Librispropr.), e, ciò che fu assai peggio, quasi tutte le scritture appartenenti ali’impero furon consunte dal fuoco (Dio l. 72). E forse altre biblioteche ancora in questa occasione divennero preda delle fiamme, poichè Erodiano aggiugne eli’ esse dal tempio della Pace si sparsero anche altrove, e molte parti della città distrussero per due giorni. Certo è che Vopisco, il quale andava diligentemente raccogliendo quelle notizie che alla sua Storia eran necessarie, di altre biblioteche non fa menzione che della Ulpia, cioè di quella di Trajano (in Aureliano c. 1; in Tac, c. 8), di cui dice che a suo tempo era nelle Tiraboschi, Voi. II. 33 [p. 514 modifica]5 I 4 LIBRO tenne di Diocleziano (in Probo c. 2), c di quella di Tiberio (ib.). II. Questo è ciò solo che noi troviamo a quest’epoca, appartenente alle pubbliche biblioteche. Quanto alle private, io credo certo che molte ve ne fossero in Roma. Ma nelle storie non ne troviamo rammentata alcuna, fuorchè quella del medico Sereno Sammonico, di cui abbiam già parlato, ch’era composta di sessantadue mila volumi, e che dal figlio dello stesso Sammonico fu poi donata al secondo Gordiano. Io non mi sono pure avvenuto nè nelle antiche iscrizioni, nè in alcun monumento, a trovare il nome di talun di coloro che in questo tempo dovettero presiedere alle biblioteche. La scarsezza degli storici che abbiamo di queste età, sarà forse cagione che non possiamo avere altre memorie intorno a questo argomento. Ma io credo ancora che lo sconvolgimento di tutto l’impero e la universale corruzion de’ costumi rendesse poco curanti i Romani come di ogni letteratura, così ancora de’ libri, e che perciò e perissero molte delle antiche biblioteche, e non si pensasse, se non da pochissimi, a formarne altre nuove. « Non ostante però lo scarso numero delle biblioteche, veggiamo che fin d’allora pensavasi a prescrivere il metodo per la scelta de’ libri, affine di non ammassare insieme i buoni co’ malvagi. Perciocchè Suida ci narra che Damofilo vissuto a’ tempi di Marco Aurelio, oltre più altre opere, una ne scrisse intitolata Philobiblos, cioè de’ libri degni di essere acquistati, la quale fu da lui diretta a Lollio Massimo ».