Storia della rivoluzione di Roma (vol. III)/Capitolo III - parte II

Da Wikisource.
Capitolo III
parte II

../Capitolo III - parte I ../Capitolo IV IncludiIntestazione 2 settembre 2020 75% Da definire

Capitolo III - parte I Capitolo IV

[p. 72 modifica]


CAPITOLO III. [Parte Seconda]

[Anno 1848]


Soggiorno del Santo Padre in Gaeta dalla fine di novembre a tutto il mese di dicembre 1848. - Onorificenze e atti di ossequio che vi riceve. - Personaggi che vi affluiscono da tutte le parti. — Cose che vi occorsero in detto periodo. I due municipi di Roma e di Bologna, avversi alla Costituente. Inutili sforzi della rivoluzione per riscaldare i Romani in favore della medesima. Stampati in corso per demoralizzare i Romani. - Chiusa dell’anno 1848.


Trasportiamoci ora dalle miserie romane e dalle nequizie che fra le mura di Roma commettevansi, per opera sopratutto di estranei malvagi, alla modesta città di Gaeta, ove ci si dava a credere che il papa fosse tenuto prigioniero dal Borbone, e ci si diceva che i cardinali venissero a contesa fra loro, e vi commettessero poco meno che ogni sorta di nefandità. Ci si dette perfino ad intendere che il papa ne fosse fuggito, per non poter più resistere alle sevizie che se gli usavano.

Noi contrapporremo invece una specie di cronaca di ciò che vi si passò a tutto il mese di dicembre. Dovran convenire le persone che ci leggeranno, siano anche le più ostili al papato, che mai epoca più gloriosa non rifulse per esso nella comune sventura: perchè mentre in Roma il terrore teneva tutti lontani dal pontefice, restituito esso in Gaeta alla libertà ed alla pienezza delle sue prerogative, vidersi all’istante cardinali, prelati, sovrani, diplomatici e personaggi illustri, sia ecclesiastici che secolari, fargli onorevole corona, tributargli omaggi sinceri, e quel luogo, [p. 73 modifica]che null’altro accoglieva che miseri abituri de’ più miseri pescatori, divenire all’istante la sede e l’emporio degli uomini più cospicui. E dopo aver narrato in ristretto le cose principali che ivi occorsero, indicato i personaggi che vi affluirono, e fatte palesi le onorificenze che il papa vi raccolse, porremo a fronte i titoli dei fogli stampati clic dalla umana nequizia spacciavansi sul suo conto, per mantenere in inganno e in abbattimento questa povera Roma.

Narrammo nel capitolo I siccome al primo giungere del pontefice in Gaeta il re e la famiglia reale fossero ai suoi piedi, e come lo ricolmassero di ogni sorta di atti di ossequio e di figliale attaccamento.

Diremo ora e per ordine di data tutte le altre visite che ricevette ed enunceremo i nomi di tutti quei personaggi che, eia per debito di officio, sia per sentimento di devozione, in Gaeta si trasferirono, e formarono durante il mese di dicembre il corteggio papale.

I primi che colà ritrovaronsi furono:

Il cardinale Antonelli,
Il conte e la contessa Spaur,
Il duca d’Harcourt ambasciatore di Francia,
Il barone da Venda da Cruz ministro di Portogallo,
Il signor Martinez de la Rosa ambasciatore di Spagna, col primo segretario della legazione, Cavaliere Arnao,
I monsignori Medici,
» Stella,
» Borromeo,
» Somma,
» Cenni.

Vi si recarono poi appena giunto il Santo Padre:

II re e la regina di Napoli,
Il conte d’Aquila, della famiglia reale,
Il conte di Trapani, ugualmente della famiglia reale,
L’Infante don Sebastiano.

[p. 74 modifica]Ed al loro seguito:

La marchesa di Monferrato .
Il maresciallo conte Gaetani,
Il capitano di vascello Roberti,
Il tenente colonnello Nunziante,
Il capitano di vascello Palumbo,
Il tenente di vascello Folgori,
Il capitano Severino.

Vi si resero pure:

Il maggiore de Steiger, e
Il maggiore de Yongh.1

Il giorno 27 novembre vi andarono da Roma:

Il conte Gabriello Mastai fratello di Sua Santità, col suo figlio conte Luigi,
L’abate Rosmini,
Il principe Doria,
Il principe Borghese,
Il duca Salviati,
Il professor Montanari di Bologna,
Il cardinale Patrizi,
Il cardinale Riario Sforza arcivescovo di Napoli, da Napoli.

La mattina del 28 si recò il Santo Padre al santuario della Trinità. A mezzo il cammino discese, e tutti dopo di lui; e salito un poggetto che domina la città, da un locale già preparato benedisse il sovrano e la truppa.

Giunti poscia tutti al santuario della Trinità, il Santo Padre assistette alla messa. Quindi il medesimo accostato all’altare, preso il Venerabile, prima di benedire innalzò al cielo le seguenti preci:

«Eterno Iddio, mio augusto Padrone e Signore, ecco ai vostri piedi il vostro vicario benchè indegno, che vi supplica con tutto il cuore a versare sopra di lui, dall’altezza del trono eterno nel quale sedete, la vostra [p. 75 modifica]benedizione. Dirigete, o mio Dio, i suoi passi; santificate le sue intenzioni; reggete la sua mente; governate le sue operazioni, e qui, dove Voi nelle vie mirabili lo conduceste, e in qualunque altra parte dovesse egli trovarsi del vostro ovile, possa essere degno istrumento della vostra gloria, e di quella della Chiesa vostra, presa, ahi troppo! di mira dai vostri nemici. Se a placare il vostro sdegno giustamente mosso da tante indegnità che si commettono colla voce, colle stampe, e colle azioni, può essere un olocausto gradito al vostro cuore la stessa sua vita, egli fino da questo momento ve la consacra. Voi concedeste a lui questa vita, e Voi, Voi solo siete nel diritto di toglierla, quando vi piaccia. Ma, deh! o mio Dio, trionfi la vostra gloria, trionfi la vostra Chiesa. Confermate i buoni, sostenete i deboli, e scotete col braccio della vostra Onnipotenza tutti coloro che giacciono fra le tenebre e fra le ombre di morte.

» Benedite, o Signore, il sovrano che vi sta qui innanzi prostrato, benedite la sua compagna e famiglia. Benedite tutti i sudditi suoi, e la sua onorata e fedele milizia. Benedite coi cardinali tutto l’episcopato ed il clero, affinché tutti compiano nelle vie soavi della vostra legge l’opera salutare della santificazione de’ popoli. Con questo sperar potremo di essere salvi, non solo qui, nel pellegrinaggio mortale, dalle insidie degli empî, e dai lacci dei peccatori, ma speriamo altresì di poter mettere il piede nel luogo dell’eterna sicurezza.»2

Nelle ore pomeridiane giungevano:

Il vice ammiraglio francese Baudin,
ministro francese presso la corte di Napoli conte de Rayneval, e
L’ambasciatore di Spagna a Napoli duca di Rivas.

Dopo di che il re e la famiglia reale, accomiatatisi dal pontefice, s’imbarcarono per Napoli.

[p. 76 modifica]Il giorno 29 vi giunse il Cardinal Macchi decano del sacro collegio.3

Il 30 novembre fu a baciargli il piede il maresciallo Palma intendente della provincia di Terra di Lavoro e Molise.

Ricevette pure gli omaggi del corpo municipale di Napoli.4

E nei giorni precedenti vide

Il cavaliere Ciardulli intendente della provincia.5

Il primo dicembre, monsignor cappellano maggiore col clero palatino,

Il sindaco e il decurionato di Gaeta.6

Il 2 dicembre vi giunsero il principe e la principessa di Salerno,

Donna Marianna Brancaccio, dei principi di Buffano,

Il cavaliere Don Nicola Somma.

Nell’imbrunir del giorno si recarono in Gaeta i

Cardinali Lambruschini,
» Gazzoli,
» Ugolini.

La regina di Spagna fece esibire al Santo Padre i suoi soccorsi informandolo che un legno da guerra che trovavasi a Civitavecchia, era a sua disposizione.7

Il 3 dicembre vi andarono:

Il principe di Bisignano, e il duca di san Cesario, capi della corte di sua maestà siciliana,

Il marchese dei Vasto, cerimoniere maggiore,

La duchessa di Mignano.

Il giorno 4 vi si recò una deputazione del Consiglio di stato di Napoli, condotta dal duca di Serra Capriola. Il Santo Padre rispondendo al complimento indirizzatogli dalla deputazione, disse:

[p. 77 modifica]«Noi vediamo l’Italia somigliante a un infermo oppresso da fiera febbre che rivolgesi da un lato all’altro, bramoso di un sollievo che non ritrova; Iddio solo può largire nella sua clemenza il rimedio di tanto male.»

Il 5 vi giunsero:

Il signor Houteneff ministro di Russia e il marchese Pareto ministro di Sardegna, entrambi da Napoli,

I cardinali Riario,
» Mattei,
» Altieri,
» Ostini, tutti per via di mare, ed il giorno innanzi, per via di terra,

II cardinale Cagiano de Azevedo, non che

Il cardinale Vizzardelli, e

Il cardinale Cassano Serra arcivescovo di Capua.

La famiglia reale vi si recò di nuovo.

Il giorno 6 giunse il signor di Corcelles incaricato di una missione speciale del governo francese. 8

Come da altro documento 9 risulta che vi erano giunti fin dal 3:

Il duca di Ascoli,

Il marchese Imperiale,

Il marchese Malaspina,

Il principe di Motta,

Il cavaliere don Ferdinando Gaetani di Laurenzana,

Il cavaliere don Gaetano Capece Minatolo. 10

Nel giorno 6 vi era anche

Il cardinale Piccolomini.

Il 6 vi giunsero pure:

Il barone de Canitz, incaricato di affari ad interim di Prussia,

Il cavaliere de Meester de Ravesteiu, incaricato di affari ad interim del Belgio.

[p. 78 modifica]In quel giorno trovavansi già in Gaeta:

Il cardinale Asquini,

Il cardinal Caraffa Traetto,

Il cardinale Mai, Il Cardinal Bofondi, non che

Il conte Giuseppe Ludolf, ministro di Napoli a Roma.

La mattina del 7 molti cardinali partirono da Gaeta per Napoli e per altri luoghi, insieme col conte Ludolf e col tenente colonnello Nunziante. In vece vi giunsero:

Il cardinale Barberini,

Il cardinale Orioli, non che

Il signor Kestner ministro residente di Hanovre,

Il signor Montoya incaricato di affari del Messico,

Il signor Irraràzabal ministro del Chili,

Il marchese di Lorenzana ministro dell’Equatore.

Il giorno 8 il Santo Padre celebrò la messa alla cattedrale in Gaeta, amministrò la comunione a molti personaggi della famiglia reale e al colonnello Niola.

Giunse pure in Gaeta

Il principe de Ligne, ambasciatore straordinario del Belgio. 11

Recovvisi il 9 il cardinale Spinola. 12

Il 10 alle 7 ½ assisterono alla messa del Santo Padre

Il re e la regina di Napoli,

Il principe ereditario,

Il principe don Luigi conte di Trani,

Don Francesco di Paola,

L’Infante don Sebastiano,

Le reali principesse donna Amalia e donna Carolina.

Ammise pure al bacio del piede:

Il supremo magistrato di sanità di Napoli composto dal

Marchese Garofalo, presidente,

Duca di Satriano,

Conte di Chiaromonte,

[p. 79 modifica]Francesco Cito,

Marchese Pignatelli,

Principe di Santangelo,

Duca della Regina,

Ambrogio Caracciolo,

Duca di Castelminardo.

E dopo avere ascoltato il loro discorso, dette ad essi una risposta riportata dal Tempo del 12.

Il detto giorno 10 giunsero pure

Il cardinal Vannicelli Casoni, e13

Il signor di Charras, aiutante di campo del generale Cavaignac.

L’11 tenne concistoro, ove provvide a due chiese arcivescovili e dieci vescovili.14

Recatisi a Gaeta circa la metà del mese un caporale ed un drappello di soldati pontifici fuggiti da Roma per le indegnità di cui erano stati testimoni, il Santo Padre gli ammise il 17 al bacio del piede e tenne loro un commovente discorso.

Nel detto giorno 17 vi giunsero:

Don Antonio Pandolfelli,

Il duchino don Nicola di Sangro,

Il marchese don Angelo Imperiale,

Il cavaliere don Giulio Zurlo,

Il cavaliere don Francesco Scorza direttore del ministero dell’interno,

Il cavaliere don Federigo del Re coadiutore,

Don Leopoldo del Re astronomo.15

Il giorno 18 vi andò il principe di Satriano generale in capo dell’armata di spedizione di Sicilia, con suo figlio il duca di Cardinale. Sua Santità ricevette pure la deputazione della corte suprema di giustizia.16

[p. 80 modifica]La mattina del 22 tenne concistoro ove provvide quattro chiese arcivescovili, due chiese vescovili, e conferì un titolo arcivescovile in partibus.17

Il quinto bollettino di Gaeta ci racconta che fin dal giorno 16 era partito da Gaeta il cardinale Gizzi, e che il marchese Bevilacqua di Bologna era stato ricevuto da Sua Santità.

Il Santo Padre incominciò dal 21 ad assistere ad un triduo nella cattedrale in preparamento al santo Natale; eravi puranco

Monsignore Garibaldi nunzio pontificio in Napoli.

Nel detto giorno eran giunti da questa città:

Il Cardinale Bernetti,
" Riario, camerlengo,
" Bofondi,
" Piccolomini,
" Patrizi.

Il 22 vi si recò da Civitavecchia il Cardinal Ferretti.

Al corpo diplomatico vennero ad aggiungersi:

Il signore de Figueiredo incaricato di affari ad interim del Brasile, e

Il signore Valdivielso inviato straordinario del Messico.

Il giorno 23 il duca David Bonelli guardia di onore di Sua Santità si presentò alla medesima per ossequiarla.

La notte del santo Natale il Santo Padre celebrò privatamente la prima messa nella sua cappella particolare.

Giunse pure in Gaeta per le feste del santo Natale Il conte Chreptowitch ministro di Russia a Napoli, e vi si trovò

Il conte de Liedekerke-Beaufort ministro di Olanda.18

Nel quinto bollettino di Gaeta ci si racconta pure che fin dal giorno 16 erano approdati in Gaeta tanto

L’ammiraglio inglese Parker, quanto

[p. 81 modifica]Il baronetto Temple ministro inglese in Napoli e fratello di Lord Palmerston. Nulla però vi si dice sul loro ricevimento.19

Era pure in Gaeta il cardinal Franzoni, ma non ci & riuscito di rinvenire in qual giorno vi fosse giunto.

Il giorno 27 onomastico del Santo Padre, fu per lui di molta letizia, perchè ricevette gli auguri ad un tempo dal re, dalla reale famiglia di Napoli, e da tutto il corpo diplomatico.

Il cardinal Macchi decano del sacro collegio fu l’interprete, in nome del medesimo, dei sentimenti de’ suoi colleghi, e li espresse con un discorso al quale rispose il Santo Padre.20 Anche una deputazione del clero e del magistrato di Terracina ottenne da Sua Santità l’onore di baciarle il piede.21

Il 31 di dicembre il Santo Padre colla bolla Episcopalem Sedem Cajetanam eresse Gaeta in sede arcivescovile, nominando a suo primo arcivescovo monsignor Luigi Parisio. Eresse in basilica quella cattedrale, ed accordò altri privilegi.22

Ricevette una deputazione della gran corte dei conti. Ascoltò e rispose al complimento che gli venne fatto dalla medesima.23

Risulta da quanto precede che i cardinali recatisi in Gaeta furono i seguenti:

1. Antonelli 7. Cassano Serra
2. Asquini 8. Caraffa Traetto
3. Altieri 9. Cagiano de Azevedo
4. Bernetti 10. Franzoni
5. Bofondi 11. Ferretti
6. Barberini 12. Gazzoli

[p. 82 modifica]

13. Gizzi 21. Piccolomini
14. Lambruschini 22. Riario Sforza, arcivescovo di Napoli
15. Macchi
16. Mattei 23. Riario, camerlengo
17. Mai 24. Spinola
18. Orioli 25. Ugolini
19. Ostini 26. Vizzardelli
20. Patrizi 27. Vannicelli Casoni.


E i prelati cinque come appresso:
Monsignor Borromeo Arese
» Medici, dei principi di Ottajano
» Stella
» Somma
» Cenni.

Il corpo diplomatico poi presso il papa componevasi dei seguenti:

Duca d’Harcourt ambasciatore di Francia,
Il signore Martinez de la Rosa ambasciatore di Spagna,
Cavaliere Arnao primo segretario di legazione.
Barone da Venda da Cruz ministro di Portogallo,
Conte Spaur ministro di Baviera,
Principe di Ligne ambasciatore straordinario del Belgio,
Cavaliere de Meester de Ravestein incaricato di affari ad interim del Belgio,
Signore Bouteneff ministro di Russia,
Barone de Canitz incaricato di affari ad interim di Prussia,
Il signore de Figueiredo incaricato di affari ad interim del Brasile,
Marchese Pareto ministro di Sardegna,
Conte de Liedekerke-Beaufort ministro di Olanda,
Il signore Kestner ministro residente di Hanovre,
Marchese di Lorenzana ministro della repubblica dell’Equatore,
Il signor Montoya incaricato di affari del Messico,
Il signor Valdivielso inviato straordinario del Messico,

[p. 83 modifica]

Il signore Irraràzabal ministro del Chili,
Marchese Scipione Bargagli ministro di Toscana.

       Più tardi vi si recò il conte Maurizio Esterhazy ambasciatore di Austria, e allora il corpo diplomatico fu completo.

Queste dimostrazioni premurose di ossequio e di simpatia che verso il pontefice manifestavansi, dicono abbastanza primo che cosa è il papa, secondo se fosse in Gaeta libero o schiavo.

La quantità e la qualità de’ personaggi, le loro parole, i loro atti rispondono al primo, il contesto della nostra narrazione risponde al secondo.

E pure ci si diceva in quelle stampe bugiarde che profondevausi, essere esso prigioniero del Borbone, e non pochi Romani sei credettero. Si giunse perfino in uno stampato ad annunziarci che il pontefice era sotto la clausura di sette ponti levatoi e di molti cardinali che lo invigilavano ad ogni minuto del giorno, e non gli lasciavano libero il tempo di comunicare con alcuno; cosicchè esso era doppiamente schiavo della diplomazia e del pretismo. 24

Abbiam veduto con quale mansuetudine parlasse il pontefice de’suoi nemici, che noi chiameremo per un istante i sacrificatori, e come per tutta punizione implorassedai cielo che li scotesse col braccio della sua onnipotenza, perchè essi giacevano fra le tenebre e fra le ombre di morte. Vediamo ora quale linguaggio eglino tenessero verso la loro vittima.

Eccone un saggio preso da un giornale toscano il Calambrone, firmato dal liberalissimo Montazio, uno dei soscrittori dell’indirizzo del circolo del popolo di Firenze a quello di Roma, che abbiamo riportato nel secondo capitolo di questo volume:

» Fuggi, o sciagurato pontefice, fuggi!..... Bene sta che tu, simbolo di schiavitù, volga i tuoi passi alla terra d’esilio. Fuggi, ultimo fra gli apostoli, primo fra i despoti, fuggi il paese che tu tradisti, il popolo che tu ingannasti, la [p. 84 modifica]sede del cattolicismo che alla tua volta volesti far sede d’inique trame, mercato di nazioni, nido di frodi a profitto dei crollanti o crollati troni europei. Fuggi, o Re dei gesuiti, fuggi, e piangi dell’antico tuo pianto. Fuggi, o uomo dal pio nome e dalle empie azioni. Fuggi, o Giove senza saette, o re senza corona, o apostolo senza fede, fuggi: gettata finalmente a terra la bugiarda tua maschera di mansuetudine, tu corri a rifugiarti nelle tane sanguinose del re Bombardatore o del carnefice di Vienna, sotto gli auspici della triste e perfida mercantessa del Tamigi. Fuggi, o tradito traditore: con te fuggono gl’indugi, con te fuggono le ultime dubbiezze, con te fuggono gli scrupoli importuni dei timidi, i paurosi consigli dei servili, con te si dissipa e fugge la molesta nebbia degli opportunisti e dei temporeggiatori: fuggi a tua voglia, e lascia pur deserto il tarlato tuo soglio — I popoli non fuggono, e sul tuo soglio già si asside trionfante la libertà del mondo ringiovanito.»25

Queste furono le parole di uno dei promotori e vagheggiatori della Costituente, o piuttosto le atroci bestemmie cui a malincuore un figlio qual sono io della civile Italia, è costretto per amor di verità di riportare. E con queste bestemmie si rispondeva al papa benigno, condiscendente, instauratore di migliorie, e promotore proclamato dell’italico risorgimento.

Vediamo ora quali furono i giornali che oltre gli altri ebber vita dalla seconda quindicina di settembre a tutto dicembre. Prendiamo le mosse dalla seconda quindicina di settembre, perchè a tutta la prima ne abbiam parlato nel capitolo XVII del secondo volume. Eccoli:

La Guardia nazionale.
Il Giornaletto del popolo.
L’Italia libera.
Il Positivo.

[p. 85 modifica]

Giornaletti, in-4, volanti.


La conversazione di alcuni giovani.
La Donna bizzarra.
La Democrazia.
Il Nipote di Cassandrino.
Il Nemico del diavolo zoppo.
Il Periodico municipale.
Il Pappagallo con vignette.
Il Tevere.
La voce di un popolano.

Vediamo quindi quali fossero i titoli di alcuni fogli stampati che durante la residenza del Santo Padre in Gaeta e sopra tutto nei primi periodi, si diffondevano per Roma:

«Colpo d’occhio sulla posizione di Pio IX, dei cardinali, dei prelati e della Costituente romana.26

» Concistoro tenuto a Gaeta da Pio IX per le aggressioni fatte a Ferrara dai Tedeschi.27

» Concordato segreto fra Pio IX, il re di Napoli, e l’Austria.28

» Dramma diplomatico sulla partenza di Sua Santità Pio IX, dimostrato da importantissime osservazioni.29

» Due parole a Pio IX e alla fazione di Gaeta.30

» II papa è fuggito da Gaeta.31

» Il papa ricondotto per forza a Gaeta.32

» Il prigioniero di Gaeta.33

» Intelligenze strettissime fra re Ferdinando e Pio IX.34

[p. 86 modifica]» La fuga da Gaeta tentata da Pio IX e impedita dal governo napoletano.35

» L’aiuto delle potenze negato a Pio IX.36

» Lamento di Pio IX pel tradimento ricevuto dai cardinali.37

» La partenza di Pio IX da Gaeta per Avignone.38

» La questione di Pio IX col re di Napoli e Antonelli. Tutto è perduto.39

» La rinunzia di Pio IX al pontificato.40

» La scellerata risposta del re di Napoli alla protesta di Pio IX.41

» La supposta malattia di Pio IX, colle notizie di Gaeta.42

» La terribile gelosia e protesta del re Borbone a Pio IX.43

» La verità detta all’orecchio di Pio IX. 44

» Le ultime intenzioni manifestate da Pio IX e dalla sua camarilla. Avviso alla Costituente.45

» Novella prova delle intenzioni di Pio IX contro la libertà dei popoli. Avviso al popolo romano.46

» Pio IX e l’Inghilterra.47

» Pio IX e l’assemblea generale romana.48

» Pio IX e la Costituente.49

[p. 87 modifica]» Pio IX e i papi non hanno nessun diritto contro lo stato romano. Istruzione al popolo.50

» Pio IX scomunica cardinali e diplomatici.51

» Pio IX ingannato dai farisei di Gaeta.52

» Protesta di Pio IX contro il re di Napoli.53

» Risposta alle calunnie date ai Romani per la partenza di Pio IX.54

» Scoperta dei raggiri sulla fuga di Pio IX.55

» Solenne protesta di Pio IX all’Austria, alla Francia e Spagna per la sua prigionia.56

» Solenne rinunzia di Pio IX al trono di Roma.57

» Sull’ultima protesta di Sua Santità Pio PP. IX.58

» Ultima risposta di Pio IX.59

» Una congiura scoperta da Pio IX.60

» Romani, la Francia ricusa il suo intervento.61

» Risposta alla circolare del cardinale Antonelli.62

» Risposta del popolo romano ai dispacci dell’ambasciatore francese.63

» Scoperta di nuovi tradimenti tramati dai neri.64

» Una parola intorno a tutti i re dell’Europa.65

[p. 88 modifica]» Una punizione ai principi romani che abbandonarono la patria. 66

» La babilonia di Gaeta.» 67

Questo eran le cose che davansi a credere ai Romani e niun altro pascolo che quello d’infamissimi scritti loro a piene mani si porgeva. Quelli che accenniamo non sono ohe una minima parte. Per conoscere poi le infami caricature che pubblicaronsi per demoralizzare il popolo romano sia nel Don Pirlone che in altre opere, non si avrà che a gittarc una occhiata sulla raccolta delle caricature che possediamo e sul menzionato Don Pirlone. 68

E questo era l’ordine si vantato, e di cui si menava tanto rumore per ingannare tutto il mondo.

Noi ci arrestammo nel capitolo II, ove trattammo esclusivamente della Costituente, alla promulgazione dell’atto del 29 di decembre, ma nulla dicemmo degli effetti che la sua promulgazione produsse. Ora diremo pertanto che il suo effetto fu assai al disotto di quello che i suoi promotori e fautori desideravano.

Poiché quantunque nel momento della sua promulgazione, che fu verso le 5 pomeridiane del giorno 29, si facessero sonare le campane, ed il castel saut’Angelo sparasse 101 colpi di cannone; quantunque si sentisse qualche scarica di archibugio in segno di gioia, niuno illuminò la sera, salvo i circoli, i due caffè, nuovo e delle Belle Arti, sei o sette appartamenti sul Corso: in tutto il resto di Roma, oscurità perfetta.

L’impressione sfavorevole prodotta nel governo, e nei circoli ch’eran più del governo stesso, per il languore ch’erasi osservato e che equivaleva ad una protesta [p. 89 modifica]mana, li spinse ad escogitare qualche ripiego che attirando gente, provocasse una luminaria nel Corso affinchè questo desse impulso e incoraggiamento al resto.

In seguito di ciò i circoli inviarono deputazioni al municipio; ma il municipio erasi già chiaramente espresso che dell’affare della Costituente non voleva mischiarsi nè punto nè poco, e quindi non avrebbe sottoscritto atto veruno tendente a festeggiarne la promulgazione. Fu bensì autorizzato il segretario ad emettere due parole al pubblico, e furon le seguenti:

» Sopra richiesta di vari circoli della città per acclamare con esterne dimostrazioni la convocazione dell’Assemblea enunciata nell’ordinanza del 29 corrente, si dispone che nelle prossime sere del 31 decembre e 1° gennaio siano collocate due orchestre nella piazza del Popolo, rimanendo a cura dei cittadini raddobbo e la illuminazione delle rispettive abitazioni, specialmente nella via del Corso.

» Il magistrato romano, soddisfacendo così allo scopo di dare regola alle pubbliche dimostrazioni, è certo che i cittadini tutti gli sono garanti del mantenimento dell’ordine pubblico, che in ogni altra circostanza è stato il soggetto di universale ammirazione.

» Dal Campidoglio, li 30 decembre 1848.

» Giuseppe Rossi segretario .» 69


Dobbiam dichiarare, perchè giustizia lo esige e la verità storica ce ne impone l’obbligo, che instando effettivamente i delegati dei circoli ch’eran cinque, cioè

Biagio Placidi
Tito Borgia
Michele Chiarini
Giacomo Montefoschi
Angelo Bezzi,

affinchè il municipio cooperasse colla sua autorità ad ordinare il proseguimento delle feste per la proclamazione della Costituente, e la magistratura persistendo nel non [p. 90 modifica]volervi prendere parte non solo, ma minacciando la sua rinuncia in massa ove le si fosse voluto forzar la mano; e dall’altra parte necessitando pure di far qualche cosa a scanso di disordini e scandali, e impedire così che i circoli, trovata opposizione, rubasser la mano e facessero da per loro; la magistratura posta in tali strette, adottò il temperamento di autorizzare non solo, ma ordinare al segretario Rossi la sottoscrizione dell’atto o invito del 30 decembre sopra menzionato e la sua pubblicazione, intanto che si provvedesse per dare un regolare assetto alla cosa, come accadde difatti, c meglio si racconterà in appresso alla rispettiva data.

Ma il secondo esperimento non valse meglio del primo; e ad onta dell’invito del Rossi, delle orchestre aggiunte, c della volontà dei circoli, non riuscì di vedere la illuminazione nelle due sere successive al 29, cioè quelle del 30 e del 31, non che nell’altra del 1° gennaio. I circoli soltanto, i due caffè sopra enunciati, e quattro o cinque appartamenti sul Corso misero i lumi, ma nelle altre strade niente affatto. Nella via di Ripetta in tutta la lunghezza, dalla piazza del Popolo a san Luigi de’ Francesi, non si rimarcarono i lumi che ad un solo appartamento del palazzo Valdambrini; e questa è storia perchè volemmo verificarla co’ nostri propri occhi. E questa storia, a lode dei Romani, dice che essi non si curavano affatto della Costituente.

Nè è da credersi che il solo comune di Roma non volesse impacciarsi della Costituente. Accadde lo stesso in Bologna, ove il Consiglio comunale inviò il 30 al Consiglio dei ministri in Roma una dichiarazione contro la Costituente che volea proclamarsi colà; cosicché risulta che i municipi delle due principali città dello stato pontificio furono in ciò consenzienti.70

[p. 91 modifica]E quantunque lo stesso governo pontificio per le difficoltà dei tempi non fosse esattamente informato sul vero stato delle cose in genere, e di quelle di Roma in ispecie, tutto essendosi voluto confondere e coprire di un velo, pure non isfuggì il contegno onorevole delle magistrature al Santo Padre in Gaeta; il perchè nell’allocuzione del 20 aprile 1849 (che è l’atto più famoso e circostanziato riferibile alla romana rivoluzione) viene lodata la maggior parte delle magistrature comunali. In quanto a quella di Roma poi, saremo noi i primi che schiariremo questa materia lasciata nel buio, e ciò faremo nel mese seguente.

Il giorno 31 dicembre si fe’ sollecito il governo di sottoscrivere quarantaquattro articoli d’istruzioni per l’attuazione o esecuzione del decreto del 29 dicembre relativo alle elezioni generali.71

La mattina del detto giorno comparve affisso un indirizzo del circolo popolare di Roma in data del 29 diretto a tutti i circoli dello stato, nel quale si dice chiaramente che Roma non riconosceva più in Pio IX il principe, e che il popolo è il vero sovrano. Il Campidoglio, aggiungevasi, sarà due volte grande: grande nell’era pagana, più assai in questa nuova era cristiana . Fratelli! siamo uniti e forti; se cadremo questa volta, non sorgeremo più mai.72

E lo stesso circolo popolare che preludendo alla enunciata assemblea sottraeva Roma dalla soggezione al pontefice, prendeva la iniziativa e faceva cantare verso l’imbrunir del giorno 31 dicembre 1848, il solito solenne Te Deum nella chiesa del Gesù, ed alla pia cerimonia concorrevano tutte le autorità governative.73

E così terminava il procellosissimo anno 1848.






Note

  1. Vedi Documenti, vol. VII, n. 81.
  2. Vedi Documenti, vol. VII, n. 81.
  3. Vedi Documenti, vol. VII, n. 81.
  4. Vedi il Tempo del 1 decembre.
  5. Vedi il Tempo del 2 decembre.
  6. Vedi il Supplemento al Tempo del 3 decembre.
  7. Vedi Documenti, vol. VII, n. 85.
  8. Vedi tutti i particolari che precedono nei Documenti, vol. VII, n. 95.
  9. Vedi Documenti, vol. VII, n. 99.
  10. Vedi Docamenti, vol. VII, n. 99.
  11. Vedi per tutte le suddette notizie il vol. VII, Documenti, n. 99
  12. Vedi il Tempo del 18.
  13. Questo notizie sono prese dal Tempo di Napoli del 12 decembre.
  14. Vedi Moroni vol. LIII, pag. 205.
  15. Vedi Documenti, n. 103.
  16. Vedi il Tempo del 22
  17. Vedi Moroni, vol. LIII, pag. 20G. — Documenti, vol. VIII, n. 3.
  18. Vedi il Tempo del 27. — Documenti, vol. VII, n. 112.
  19. Vedi Documenti, vol. VII, n. 112.
  20. Vedi Documenti, vol. VIII, n. 3.
  21. Vedi detto.
  22. Vedi Moroni, vol. LIII, pag. 205.
  23. Vedi il Tempo del 4. Vedi il Costituzionale dell’8, pag. 15.
  24. Vedi Documenti, vol. VIII, n. 23 A.
  25. Vedi il Costituzionale del 9 dicembre. — Vedi Documenti, volume VII, n. 98.
  26. Vedi Documenti senza data, n. 10.
  27. Detti n. 11.
  28. Detti n. 12.
  29. Detti n. 13.
  30. Detti n. 14.
  31. Detti n. 17.
  32. Detti n. 18.
  33. Detti n. 21.
  34. Detti n. 27.
  35. Vedi Documenti senza data, n. 28.
  36. Detti n. 30.
  37. Detti n. 31.
  38. Detti n. 32.
  39. Detti n. 34.
  40. Detti n. 36.
  41. Detti n. 37.
  42. Detti n. 33.
  43. Detti n. 39.
  44. Detti n. 40.
  45. Detti n. 41.
  46. Detti n. 43.
  47. Datti n. 43.
  48. Detti n. 56.
  49. Detti n. 57.
  50. Vedi Documenti senza data, n. 58.
  51. Detti n. 59.
  52. Detti n. 60.
  53. detti n. 67.
  54. Detti n. 70.
  55. Detti n. 74.
  56. Detti n. 74 A.
  57. Detti n. 75.
  58. Detti n. 76.
  59. Detti n. 79.
  60. Detti n. 80.
  61. Detti n. 109.
  62. Detti n. 112.
  63. Detti n. 114.
  64. Detti n. 116.
  65. Detti n. 135.
  66. Vedi Documenti senza data, n. 137.
  67. Vedi Documenti, vol. VIII, n. 11.
  68. Vedi il Don Pirlone numeri 80, 85, 95, 104, 106, 115, 117, 122, 123, 126, 127, 128, 130, 141, 143, 151, 159, 160,161.162, 191, 210 l’ 218, 220. — Vedi il volume delle Caricature, n. 17, 20, 24 e 30.
  69. Vedi la Gazzetta di Roma del 30 decembre.
  70. Vedi il Costituzionale del 3 gennaio 1849, e Documenti vol. VII, n. 119. — Vedi la detta dichiarazione nel Sommano storico degli avvenimenti che occorsero negli stati della Santa Sede dal 14 novembre 1848 fino all’ingresso dei Francesi in Roma. Roma, 1850, vol. I, pag. 113.
  71. Vedi la Gazzetta di Roma del 2 gennaio 1849, Documenti, vol. VII, n. 120.
  72. Vedi Sommario, n. 51. — Vedi Documenti, n. 116, Vol. VII. — Vedi il Costituzionale del 2 gennaio 1849.
  73. Vedi l’Epoca del 31 decembre.