Studi storici sul centro di Firenze/Il centro di Firenze nel 1427/XVI

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Il centro di Firenze nel 1427 - XV Il centro di Firenze nel 1427 - XVII

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XVI.

Per quanto diviso e suddiviso in ogni senso da strade, da chiassoli, in parte successivamente richiusi, da piazze e da corti, comprendiamo in un solo gruppo tutto quel ceppo di vecchi fabbricati che ha per limiti la Piazza di Mercato Vecchio, Calimara, Via del Fuoco, Piazza del Monte di Pietà e Pellicceria.

Ci son lì infiniti ricordi appartenenti ad epoche diverse, che si riferiscono tanto alla storia in generale, quanto a quelle particolari delle famiglie, delle arti, della chiesa fiorentina.

Qui troviamo difatti uniti insieme una delle più antiche chiese di Firenze, S. Andrea, alla quale era annesso il primo monastero di monache fondato in Firenze, tre residenze di antiche arti, palagi maestosi e muniti a guisa di fortezze, torri altissime presso le quali si combattevano fierissime le lotte delle fazioni. E accanto a questi simboli di grandezza e di prepotenza, stanno i luoghi dove furono un giorno i fondachi più ricchi e più accreditati, dove le famiglie della nobiltà fiorentina esercitavano i loro commerci, le loro industrie1.

Era uno dei punti più interessanti della vecchia Firenze, non solo per la copiosità de’ ricordi, ma perchè questi edifizj, attraverso alle vicende di secoli erano giunti fino a noi conservando in gran parte il loro carattere, le loro forme severe e maestose.

Le torri dei Caponsacchi, degli Ubaldini, poi de’ Catellini, i palagi degli Amieri e de’ Da Castiglione, l’elegante campanile di S. Andrea2 , la chiesetta, la residenza dell’Arte de’ Rigattieri, poi de’ Linajoli, convenientemente restaurati, restituiti alle forme primitive, avrebbero forse costituito uno stupendo gruppo monumentale, uno splendido ricordo della Firenze medioevale scomparsa poco alla volta di fronte all’avvicendarsi dei gusti e del carattere. Ma.... ormai il progetto ispirato ad un sentimento d’affetto per l’arte e pei ricordi del passato, è fuori di luogo, giacchè proprio in questi giorni quasi tutte le fabbriche che formavano il prospetto della Piazza di Mercato Vecchio sono state demolite per ampliare [p. 61 modifica]lo spazio alla nuova piazza che deve sorgere in questo luogo e tutti gli altri antichi edifizj ricordati stanno per avere la stessa sorte.

Gigante delle altre vicine costruzioni, era sulla piazza di Mercato vecchio l’altissima torre detta dei Medici e Speziali perchè avea servito di residenza a quest’arte dal XV secolo fino alla riunione di quelle corporazioni in pochi gruppi destinati a scomparire e ad essere incorporati negli uffici del governo Granducale. In antico essa simboleggiava quasi la magnificenza d’una delle più grandi famiglie di Parte Ghibellina, i Caponsacchi e perchè appunto i Ghibellini ebber tra noi contrarie le sorti, essa fu confiscata e incorporata tra i beni di Parte Guelfa3. Ghibellini erano pure gli Amieri i cui palazzi muniti di tre torri che sorgevano di fianco a’ Caponsacchi furon distrutti dai Guelfi 4. Le foglie, grazioso adornamento riprodotto nelle cornici, nelle mensole, quasi in ogni parte dei palazzi e delle torri, rammentano quel Foglia di Amiero Amieri guerriero valoroso, difensore costante della patria, cavaliere dello Sperone d’oro che ottenuta la revoca del bando lanciato contro la sua Ghibellina famiglia riedificò il palazzo dalle sue rovine5.

Il palagio degli Amieri, come la torre e la casa dei Caponsacchi, nulla serbavano che nell’interno rammentasse la magnificenza di chi li possedette ne’ tempi antichi. E questo si deve certo ai continui passaggi di possessi, agli usi diversi a’ quali furono destinati cotesti edifizj, ridotti poi perfino a carcere dei poveri6.

Al contrario, le tracce dell’elegante e corretta decorazione interna presenta il palagio dei Catellini da Castiglione che ha le sale adorne di porte assai graziose, di camini e di lavabi vagamente scolpiti di pietra e decorati dello stemma dell’antica ed illustre famiglia che in questo luogo abitò parecchi secoli7.

Accanto al palazzo de’ Da Castiglione, in Via de’ Pellicciaj ebbe le sue forti case un’altra celebre famiglia, i Malegonnelli8 e presso a loro erano casette e botteghe, passate dipoi ad arti ed a chiese e che corrispondevano sulla piazza chiamata del Lino o dell’osteria di S. Andrea per ragione, prima delle botteghe di Linajoli, poi per una famosa osteria posta fra le case dei Da Castiglione.

Di questa famiglia fu pure l’antica ed alta torre detta di S. Andrea, appartenente in epoca assai antica agli Ubaldini; così pure fu sopra a fabbriche dei Da Castiglione che venne eretto l’elegante locale dov’ebbe residenza l’arte dei Rigattieri e Linajoli9 residenza che fu con cura infinita adorna di opere d’arte pregiatissime.

Il quadrato di case fra Pellicceria, Piazza del Monte, Via de’ Cavalieri10, e Via S. Miniato fra le Torri, fu detto il dado dei Lamberti [p. 62 modifica] perchè quì ebbe case e torri11 quella celebre famiglia che fu a capo del partito ghibellino e che si trovò per questo, bandita ed esule da Firenze. Questi loro beni caduti nelle mani dei Capitani di Parte Guelfa servirono sempre a pubbliche magistrature e vennero difatti destinati ad uso di residenza delle arti dei Medici e Speziali e degli Oliandoli. Gli Oliandoli stavano dal lato della Piazza del Monte e gli stemmi loro, vagamente scolpiti, vi si osservano tuttora12. Dal lato opposto, ossia difaccia a’ Catellini, era l’Arte de’ Medici e Speziali che vi risiedette fino a che, alla metà del XV secolo non si trasferì nella torre dei Caponsacchi. Questo locale fu alienato nel 1550 e passò alla Mercanzia e Università dei Mercanti.

Dal lato degli Oliandoli fu per molti anni, dalla metà del XVI secolo in poi, il Monte di Pietà e fu allora che si cambiò con questo nome... più popolare, l’antico di Piazza de’ Pilli.

Lungo Calimala fin dove richiudendo l’antico vicolo della Tromba si edificò il tabernacolo detto di S. Maria della Tromba, furono molte botteghe appartenenti per la massima parte a corporazioni religiose o a magistrature delle arti.


Note

  1. [p. 68 modifica]In Via de’ Pellicciai erano difatto le botteghe d’arte della Lana spettanti alle principali e più cospicue famiglie di que’ tempi.
  2. [p. 68 modifica]È una elegante ed esile torricella coronata da una piramide depressa, con tre ordini di finestre bifore adorne di svelte colonnette con capitello a nave, con cornici di ricorso ed il paramento esterno di pietra a filaretto, ma intonacato. Ora serviva di lanterna ad una scala e di piccionaia! E però una delle fabbriche degne d’essere studiate e rilevate.
  3. [p. 68 modifica]Gli stemmi di Parte Guelfa vedevansi tuttora nelle limitrofe case pur esse dei Caponsacchi. La torre fu scapezzata e poi deturpata coll’aggiunta di altre costruzioni ad uso di scale e di locali di servizio. In basso, sopra la porta, era lo stemma dell’Arte de’ Medici e Speziali, consistente in un basso rilievo con un edicola entro la quale figura la Vergine seduta in trono col bambino Gesù in braccio.
  4. [p. 68 modifica]Nel 1427 il palagio e le torri degli Amieri erano in gran parte di Alessandro di Ser Filippo Borromei e parte della donna di Messer Carlo Cavalcanti (vedi Decima 1427 gonfalone Vajo).
    Nel 1448 a’ dì 22 febbraio, Giovanni di Borromeo Borromei vende per fiorini 595 all’Arte dei Medici e Speziali «una torre in Mercato Vecchio allato al palagio degli Amieri con due botteghe sotto.» Vende pure parte del palagio degli Amieri nel 1456 a Mona Caterina di Gio. di Piero e tre botteghe sotto detto palagio, nel 1450 a Messer [p. 69 modifica]Antonio d’Andrea cappellano in S. Apostolo che comprava per Messer Andrea Fioco (Fiochi) canonico del Duomo.
  5. [p. 69 modifica]La ricostruzione del palagio avvenne tra il 1280 e il 1300. Gli Amieri però non lo possedettero lungamente dopo quel tempo, essendo caduti in modesta fortuna. Nel 1469 messer Jacopo di Benedetto Amieri stava a pigione in una casa in Via Por S. Maria.
  6. [p. 69 modifica]La Congregazione dei Poveri di S. Giovanni Battista ebbe nel 1703 dal Granduca, che lo tolse all’Arte dei Mercatanti, cui apparteneva in quel tempo, il palagio degli Amieri per adoperarlo ad uso di carcere per i poveri. In ordine a concessioni Granducali, la Congregazione aveva diritto di punire con carcere, frusta e tratti di corda coloro che avessero chiesto l’elemosina senza esser provvisti del segno che essa rilasciava, gli oziosi e perfino coloro che lavoravano e tenevano aperte le botteghe nei giorni festivi!
  7. [p. 69 modifica]Tutti questi oggetti furono disegnati per conto dell’ufficio d’arte municipale e figurano nella già citata raccolta di oggetti d’arte di Firenze antica.
    I Catellini Da Castiglione, che furono signori di Cercina, di Castiglioni e di varie altre località alle falde di Monte Morello, stavano antichissimamente presso S. Salvatore del Vescovo.
  8. [p. 69 modifica]Fu dipoi di una famiglia Becci o Becchi.
    I Malegonnelli venuti a Firenze da Monte Giovi furono un giorno potentissimi. Possedevano anche una casa con torre dal lato opposto di Pellicceria, corrispondente in Piazza di S. Miniato.
  9. [p. 69 modifica]La compra fatta dall’arte dei Rigattieri rimonta al 1387. Alla nuova costruzione lavorarono artisti valentissimi e l’udienza fu anche adorna di un tabernacolo dipinto per commissione dell’arte, dall’Angelico e che oggi si conserva in Galleria.
    Ai Rigattieri furono uniti nel 1448 anche i Linaioli.
  10. [p. 69 modifica]La strada si trova chiamata in antico Via de’ Lamberti.
  11. [p. 69 modifica]Ebbero i Lamberti anche altri possessi. Il principale dei loro palagi, accanto alla chiesa di S. Maria sopra Porta servì dopo la confisca, di residenza ai Capitani di Parte Guelfa, poi al Monte Comune, quindi al Comune di Firenze. Oggi serve ad uso di caserma dei Pompieri, a sede di varie scuole e degli uffizi dei Giudici Conciliatori.
  12. [p. 69 modifica]Oltre alla porta d’ingresso adorna di varj stemmi, si vede sulla facciata una bellissima formella seminata di gigli collo scudo dell’arte nel centro.