Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei cereali/24

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Raccolto e prodotto

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Dei cereali - 23 Dei cereali - 25
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raccolto e prodotto.

§ 724. In qualunque epoca possa cadere la maturanza si potrà riconoscerla dai seguenti dati:

Il fusto e le foglie disseccano, si fanno leggieri, e facilmente si rompono come se fossero friabili.

I cartocci esterni delle spighe prendono un color giallo oscuro, e gl’interni si rendono bianchi; la barba si fa nerastra e secca; il grano si rende duro e non intaccabile dall’unghia. Quando si abbiano questi indizi non è indispensabile di farne subito il raccolto, poichè il melgone non può perdere i grani, nè soffrire di molto per l’umidità. Solo si raccoglierà presto quando fosse gettato a terra da forti venti e dalle piogge temporalesche. È cosa poi molto utile il raccoglierlo quando la rugiada sia scomparsa, per conservare meglio i cartocci.

La spiga si stacca dallo stelo piegando e rompendo il peduncolo che ve la unisce. Quindici persone possono raccogliere le spighe d’un ettaro. Trasportate presso l’aja si spogliano dai cartocci e poi si battono; ed in ciò trovo una antica e generale costumanza che non so come spiegare, e questa consiste che i cartocci si levano alla sera, e poi il melgone si batte col correggiato di notte. Perchè di notte? Finora non [p. 710 modifica]vi ho trovato altro motivo che quello di prender tempo. La stagione avanzata, con giorni brevi e sole già debole pel suo abbassarsi, o meglio pel piegarsi in alto della terra, fa sì che il coltivatore prepara forse di notte battuto il suo melgone per poter approfittare subito del vegnente giorno. Ma questo motivo, che potrebbe scusarsi nei grandi tenimenti, e quando il melgone si raccoglie verso la fine di settembre o la metà di ottobre, è certamente un errore per chi lo raccoglie presto, e che proporzionatamente può disporre di molte braccia. Battendo subito la notte successiva al raccolto il grano difficilmente si stacca dal torso, si schiaccia e si rompe perchè, quantunque maturo, contiene molt’acqua; l’operazione riesce faticosa e lunga; il grano malconcio è facile ad ammuffire e guastarsi, e scema ancor molto di volume perchè, al pari del frumento, non ha tempo di cambiare parte della sua umidità coll’ultima porzione di materie solidificabili che ancora riceverebbe dal torso standovi unito per maggior tempo.

In molti paesi adunque, dove il melgone serve al mantenimento della famiglia stessa che lo ha coltivato, dopo il raccolto lo si lascia munito dei due o quattro cartocci più interni che rivestono la spiga, lo si lega a mazzi e lo si sospende sotto i portici, nelle stanze, o sotto le larghe grondaje dei tetti. In tal modo essica lentamente, succhia dal torso tutto quanto può; il grano indurisce, e quando è battuto si stacca facilmente senza rompersi o schiacciarsi, riesce più pesante e saporito, e meglio si conserva anche in seguito. Ridotto a mucchio, battuto e stagionato subito dopo il raccolto, l’umidità d’un grano si depone sulla superficie dell’altro vicino e così vicendevolmente. — Molti per evitare il guasto dei grani, per agevolare il succhiamento del torso e per render più facile la battitura, lasciano a mucchio le spighe, ed allorchè si trova che l’interno del mucchio si è riscaldato, si rivolta e si lascia ripetere il riscaldamento, indi si batte. Ma questa cosa non è tollerabile che in occasione di tempo piovoso, ma che prometta ancora qualche giorno di sole. Il calore è dovuto all’umidità del torso e del grano che induce una specie di fermentazione, per la quale si alterano in parte i principj costituenti, oltre che l’umidità che si svolge pel calore, trovando l’aria atmosferica più fredda si trattiene alla superficie del grano producendo facilmente le muffe.

Per terminare dirò, che chi raccoglie presto, od in epoca che prometta un bel tempo duraturo, se non vuol fare i mazzi, [p. 711 modifica]come già dissi, stenda per due o tre giorni le spighe sull’aja spogliate dai cartocci e poi le batta, facendo poscia stagionare il grano per tre giorni o quattro ben ripulito dai frantumi e dalla loppa. Chi ne ha molto, e da vendere, lo esponga al sole almeno un giorno, indi batta e ripulisca il grano, lasciandolo stagionare almeno per cinque o sei giorni. Chi poi è preso dal cattivo tempo o dalla stagione troppo avanzata, e chi raccogliesse verso la fine di ottobre, distenda le spighe sul suolo di locali ariosi, o sui graticci delle tavole de’ bigatti, rivoltandole ogni settimana, e mondandole da quelle che si mostrassero guaste, o disposte a guastarsi ed ammuffire. Chi avesse già battuto, e che avanti la perfetta stagionatura del grano fosse sorpreso dalle pioggie, distenda il grano sul suolo di locali ariosi, alto non più di 0m,05 e lo rivolga spesso, segnatamente nei giorni in cui spira il vento.

Nella parte settentrionale dell’Italia è desiderabile che si trovi un mezzo economico per la stagionatura artificiale del riso, del melgone, della fraina, del miglio, poichè tutti questi prodotti il più delle volte deperiscono, o difficilmente si conservano, pel difetto di sole e di calore della stagione in cui se ne fa il raccolto. Allora anche il melgone si potrebbe far essiccare in spiga. — Ciononpertanto chi avesse un locale con una buona stufa, potrebbe disporvi le tavole come nell’epoca dei bigatti, riporvi il grano o le spighe, indi riscaldar molto, avvertendo di praticare nel soffitto uno sfogatojo per l’umidità, altrimenti non farebbe che accelerarne l’ammuffimento.

§ 725. Il prodotto del melgone presso di noi, e soprattutto nella parte non irrigabile, varia assai, non solo per le condizioni più o meno favorevoli delle diverse annate, per le cure e pel concime, ma eziandio per la diversa qualità di terreno. Obbligati tutti i coltivatori (coloni) a nutrirsi di questo grano, necessariamente essi dovettero coltivarlo in qualunque circostanza ed in qualunque terreno, per poco adatto ch’ei si fosse per la sua qualità troppo silicea, o troppo argillosa, o troppo calcare. A parità di circostanze, nei terreni asciutti il prodotto del melgone varia persino da 1 a 3. Non è così nella parte irrigabile, ove l’abbondanza di concime e l’acqua suppliscono al difetto del terreno ed alla siccità così frequente dell’estate.

Per calcolo medio 100 parti di questa pianta danno:

30 di grano,                10 di cartocci,
40 di fusto,                20 di torsi.

Nelle buone terre irrigabili il prodotto del melgone tardivo [p. 712 modifica]varia dai 65 ai 75 ettolitri di grano, e qualche volta anche più; nei paesi asciutti di terreno mediocre, ben inteso negli anni favorevoli, è di circa 40 ettolitri, e nei terreni meno felici spesso non supera gli ettolitri 20 o 25.

Io provai a pesare varie spighe di melgone tardivo, lunghe per media 0m,20, a 16 linee di grani ciascuna, e n’ebbi un peso medio di chilogrammi 0,20 ogni spiga; moltiplicando questo peso pel numero delle piante che sappiamo potersi da noi allevare in un ettaro di terreno, si avrebbero ettolitri 115 dai quali se ne deduciamo un buon terzo per le spighe di minor lunghezza, o non completamente fornite di grano come succede frequentemente, e per gli spazi talvolta maggiori fra pianta e pianta prodotti dagli insetti, ecc., avremo ancora ettolitri 80 circa, prodotto che io ritengo possibile. — Collo stesso calcolo il melgone d’estate, seminato negli ultimi giorni di maggio, con spighe lunghe 0m,15, con 12 linee di 25 grani, potrebbe dare dai 50 ai 55 ettolitri, ed il melgone quarantino a stento ne darebbe più di 20. Ripeto però che questi calcoli non si possono applicare che al terreno conveniente a questa coltivazione, negli anni favorevoli, e nel caso che sia possibile l’irrigazione.

§ 726. Il valore commerciale del melgone è variabilissimo; negli anni d’abbondanza vale un terzo meno del prezzo del frumento, negli anni invece di scarsità lo eguaglia e persino lo supera, pei motivi già enumerati, dovuti al falso valore nutritivo che gli attribuisce l’abitante della campagna ed il coltivatore.

Siccome poi il melgone è di assai difficile conservazione, perchè obbligato a maturare con calor decrescente e perchè di rado lo si può stagionare perfettamente, così non può essere lungamente sottratto ai bisogno dall’avarizia o dal monopolio. Il melgone raccolto nei nostri climi difficilmente si conserva per due anni quantunque ben stagionato; la carie bene spesso lo invade al finire del primo anno. Il granajo del melgone deve essere molto asciutto e ventilato, ed il grano vi si deve riporre ben crivellato e mondo da frantumi e da loppa. Ogni 50 o 60 giorni esige d’essere smosso, e tanto più frequentemente quanto meno sia stagionato. Il melgone in spiga si conserva molto di più; e questo pure ci deve servire di prova che il grano restando unito al torso meglio si costituisce nell’interno.

§ 727. Prodotti secondarj del melgone sono le cime e le [p. 713 modifica]foglie verdi, che io considero invece a scapito del prodotto in grano. I fusti (detti melegazzi) disseccati invece colle foglie e colla cima, tolti dal campo e riposti immediatamente al coperto, asciutti dalla pioggia e dalla rugiada, possono servire come lettiera pel bestiame bovino, tagliati in pezzi lunghi 0m,30 circa, per mezzo del ferro che si usa per tagliare il fieno in cascina. I fusti del melgone estivo e quarantino, che non sono troppo duri, muniti delle loro foglie, si utilizzano come alimento al bestiame giovane e minuto, tagliandoli più corti dei precedenti. I fusti spogliati dalle foglie e privi delle cime servono ordinariamente al colono come lettiera assai grossolana, ed anche qual combustibile nell’attuale scarsità di legna da fuoco tanto generale nella pianura. I torsi anch’essi, quando siano ben asciutti, riescono un discreto combustibile. Finalmente i fusti ed i torsi sono un ottimo concime per le piantagioni di viti, essendo essi ricchissimi di potassa; e da essi si potrebbe ricavare ancora dell’amido, se la spesa dell’operazione non superasse finora il profitto.