Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei terreni/5

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Modo di conoscere la qualità chimica dei terreni

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modo di conoscere la qualità’ dei terreni.

§ 208. Una volta, in mancanza di precise cognizioni di chimica, giudicavasi della buona o cattiva natura d’un terreno, dal colore, dall’odore, dal sapore, dal peso specifico, dalla tenacità, dalla situazione o dalla qualità delle erbe che spontaneamente vi allignavamo. Ma ora sappiamo che il colore rossiccio della terra, il quale ritenevasi per un buon indizio, è dovuto soltanto all’ossido di ferro in essa contenuto, il quale per sè stesso non ha alcuna diretta influenza sulla vegetazione. Il color nero tanto può indicare abbondanza di terriccio vegetale, quanto abbondanza di ossido di manganese, che non è d’alcun profitto. Il sapore e l’odore sono cose che variano assai, e che possono comunicarsi da una porzione benchè minima di qualche sostanza affatto inutile alla vegetazione. Il peso specifico può avere una importanza maggiore, essendo che generalmente un terreno pesa tanto meno quanto più è fertile; e per tal riguardo dovrebbesi preferire dapprima il terreno vegetale, indi il calcare, poi l’argilloso e per ultimo il siliceo. Ma i terreni calcari, se sono asciuttissimi o paludosi, possono risultare ben anco [p. 212 modifica]gl’inferiori. La tenacità o l’aderenza agli istrumenti ci è di un indizio imperfetto, e non ci fa conoscere pienamente la qualità del terreno. Anticamente usavano anche di scavare una buca, indi lasciata riposare alquanto la terra, ve la rimettevano; se dopo ricolma la buca, sopravanzava della terra, era buon segno. Ma ancor questa è cosa che può dipendere dal diverso grado di umidità della terra al momento che la si cava od al momento che la si rimette. Anche la situazione ci può ingannare, perchè i movimenti naturali del terreno furono molti; e quantunque possa dirsi essere migliore quello della pianura che quello del colle, e questo migliore di quel di montagna, pure il terreno superficiale può essere stato modificato da successive inondazioni, e dallo stato idrografico del suolo. Noi abbiamo l’esempio della Gera d’Adda, del Lodigiano, Cremasco, e di parte del Pavese che hanno fama di terreni fertilissimi, e che non sarebbero altro che lande o sterili ghiaje senza l’irrigazione che godono da gran tempo.

Una regola assai migliore era quella d’aver riguardo alle erbe che spontanee crescono in un dato terreno; esse hanno anche il vantaggio di mostrarci quale sarebbe il genere di coltivazione che meglio gli si addice, scegliendo quelle piante che usate in agricoltura, siano consimili per conformazione e per intima composizione a quelle che vi crescono spontanee. A tale proposito riporto col Cav. Re un pezzo del Tansillo:

Il calamo, il trifoglio e la gramigna,
Il giunco, il bulbo, il ruco terren grasso
Mostrano, e più da campo che da vigna...
Il mirto, il rosmarin, l’ogliastro e l'elce
Mostran terra amicissima all’ulivo;
L’ebulo al pane, al buon licor la felce.

§ 209. Oggidì però il continuo progresso delle scienze ed il loro reciproco sussidio, mostrarono all’agricoltore che la chimica [p. 213 modifica]poteva indicare non solo la qualità del terreno, ma anche la precisa proporzione de’ suoi componenti, e per conseguenza a qual genere di coltivazione poteva essere adattato.

Voi ben vedete di quanta importanza sia questa cognizione, se bene spesso vediamo aggiungere gesso o calce a terreni che ne siano già abbondantemente provveduti, od ingrassi vegetali ad altri che già abbondano d’humus, oppure concimi minerali affatto identici a quelli che già esistono nel suolo. Questa cognizione adunque non è del tutto teorica, ma è piuttosto eminentemente utile alla pratica ed all’economia rurale. Intanto io procurerò d’indicarvi come si possano facilmente conoscere le principali varietà fra i componenti d’un terreno.

Prima di tutto importa agire con giudizio nel prendere il campione di terra, dovendosene prendere a varie profondità del soprasuolo, se dubitiamo ch’esso possa variare, oltre di che non dobbiamo mescolare terre provenienti da campi molto distanti fra loro, ma piuttosto varie porzioni d’un campo non molto esteso.

Ben scelto il campione, e mondo dalle ghiaje e dalle pietre, si farà seccare e si peserà; indi, posta la terra in un crogiuolo la si farà abbruciare arroventandola; ritiratala dal fuoco e raffreddata si peserà nuovamente, e la diminuzione di peso c’indicherà la quantità di materie organiche, humus e concimi, che questa terra conteneva.

La terra residua allora si pone in ampio vaso di vetro o di porcellana con molt’acqua calda, a si abbandonerà a sè per circa due giorni, agitandola spesso. Filtrato indi il tutto e disseccato, si peserà, ed una nuova diminuzione di peso vi farà avvertiti della quantità di sali solubili che contenevansi nella terra.

Continuiamo l’analisi sulla stessa porzione di terra feltrata e disseccata coll’operazione precedente, dilavandola ancora con acqua calda, cui s’aggiunge dell’acido cloroidrico sino al [p. 214 modifica]punto che agitandola non manifesti più effervescenza. Per tal modo i carbonati insolubili di calce e magnesia che stanno nella terra, si decompongono per formare dei cloroidrati di magnesia, svolgendosene in forma gasosa l’acido carbonico. I cloroidrati risultanti sono perfettamente solubili nell’acqua calda; quindi feltrando nuovamente questa mistura, essi passeranno insieme coll’acqua: quindi essiccata e ripesata la terra residuata sul feltro, la diminuzione sulla pesata precedente c’indicherà la quantità dei predetti sali insolubili di calce e magnesia che in essa trovavansi. Questi sali insolubili possono poi essere riscontrati, per maggior sicurezza, anche nel liquido passato sotto il filtro, facendolo bollire; così l’acqua evapora, i sali precipitano al fondo, e raccolti ed asciugati si pesano, avvertendo che siccome il peso dell’acido idroclorico che ora costituisce i cloroidrati sta a quello dell’acido carbonico che ne formava i carbonati, come 36,5 a 22, così abbisognerà col calcolo tradurre il peso dei cloroidrati in quello dei corrispondenti carbonati.

Ora che abbiamo la quantità di terra vegetale o di sostanze organiche e la quantità dei sali solubili, della calce e della magnesia, passiamo a riscontrare la proporzione degli altri elementi terrosi, allumina e silice.

Sul precedente residuo di terra si versi nuovamente acido solforico con 4 parti d’acqua, si mescoli, si riscaldi alquanto il vaso, e dopo due o tre giorni si filtri. Fatta asciugare la parte rimasta sul filtro e pesata, questa vi rappresenterà la quantità di silice, e la diminuzione sul peso già fatto, quella dell’allumina sciolta dall’acido solforico che rimase nell’acqua filtrata.

Per verificare l’esattezza, della operazione si aggiunga alla silice che per ultimo ci rimase sul filtro, il residuo evaporato di tutte le filtrazioni, e si confronti il peso con quello che si ebbe dopo l’abbruciamento, poichè le materie organiche in quella prima operazione andarono perdute volatilizzandosi col[p. 215 modifica]l’arroventamento; in questo caso però tengasi conto del peso degli acidi coi quali si combinarono le terre.

Questa operazione invece d’essere eseguita per intero sopra un solo campione, si può anche fare separatamente, dividendolo in tante porzioni quante sono le successive e diverse operazioni.

§ 210. Per mezzo di questa facile analisi si riscontrano le arie proporzioni di terriccio, di calce, d’allumina o d’argilla e di silice che costituiscono il terreno, non che l’approssimativa quantità di sali solubili ed insolubili che ne fanno parte: queste semplici cognizioni bastano all’agricoltore perchè possa conoscere e classificare abbastanza bene il proprio terreno; perchè vi adatti le coltivazioni che meglio possono utilizzare i principj che egli ha trovate; e perchè ne corregga fisicamente o chimicamente le qualità per mezzo degli opportuni ammendamenti o concimi, fornendo alla terra quei principj dei quali mancasse, acciò bene riescano alcune coltivazioni che l’uso, il bisogno, o lo smercio rendono più convenienti. Lascio per conseguenza al chimico la cura di stabilire la dose dell’azoto, e la qualità e quantità precisa dei sali solubili ed insolubili che noi riscontrammo nell’analisi più complessa che abbiamo visto.