Trattato di archeologia (Gentile)/Arte romana/II/Secondo periodo/Architettura/I

Da Wikisource.
I. Le principali classi di monumenti

../ ../II IncludiIntestazione 11 febbraio 2023 100% Archeologia

II - Architettura II - II
[p. 230 modifica]

I. — Le principali classi di monumenti.

Roma, divenuta dominatrice del mondo, s’abbelliva di nuovi e sempre più splendidi edifizî; tra il finire della Repubblica e il sorgere dell’Impero, l’architettura diffondevasi anche in altre città lontane, che, venute nel dominio romano, sorgevano a civiltà, nella Spagna, nelle Gallie; e con certo movimento di riflusso ripassava ad abbellire di nuove opere anche quelle città da dove l’arte era venuta in Roma, cioè le città di Grecia e d’Asia minore. Sul finire della Repubblica, Roma già aveva ogni genere di edificî pubblici e privati: templi, curie, basiliche, grandi e sontuosi edifizî e porticati recingenti piazze e fori, splendidi edifizî per gli spettacoli, magnifiche case private, e ville, e tombe grandiose. Non è qui possibile non pur di descrivere, ma nemmeno di noverare quanti e quanto sontuosi edifizî sorgessero in Roma dalla presa di Corinto al finir della Repubblica, di molti dei quali restano notizie negli scrittori ma scarseggiano, più veramente in tutto mancano, le rovine, avendo le costruzioni dell’età repubblicana ceduto a quelle sopra edificatevi dell’età imperiale. Della magnificenza e dell’arditezza romana nelle costruzioni dànno saggio alcune notizie riferentisi ad edifizî teatrali d’un tempo, quando ancora si edificavano non stabili, ma solo per uso temporaneo e breve.

1. I teatri e gli anfiteatri in Roma. — Emilio Scauro aveva fatto erigere nell’anno 58 av. C. un teatro capace, dicesi, di ottanta mila spettatori. La scena era ornata di trecentosessanta colonne [p. 231 modifica]di marmo, e distinguevasi in tre piani con rivestiture di marmi, di mosaici, e di metalli; fra le colonne erano a più centinaja le statue. Tanta magnificenza e ricchezza per un edifizio di breve destinazione pare appena credibile. Plinio1 narra cosa di non minore meraviglia parlando del teatro di C. Curione, eretto nell’anno 50 av. C., cioè quando già si aveva uno stabile teatro di pietra, edificato da Pompeo Magno2. C. Curione, celebrando i funerali del padre suo, fece costruire due grandissimi teatri di legno, l’uno accanto all’altro, e così fatti che ciascuno era sospeso e mantenuto in bilico mediante perni mobili. Alla mattina davansi in quei due teatri rappresentazioni sceniche. Poi improvvisamente eran fatti girare, così che l’uno venisse a trovarsi rimpetto all’altro, e, tolti i tramezzi e le tavole onde componevansi le pareti delle due scene e fatte combaciare le estremità delle file di sedili, risultava un doppio teatro, o anfiteatro, dove davansi spettacoli gladiatori. Di qui appunto credono venisse l’idea dell’amphiteatrum, edifizio proprio dei Romani, come loro proprî furono i combattimenti di gladiatori e di belve.

Il primo teatro stabile fu eretto da Pompeo Magno, e inaugurato nel secondo suo consolato, (55 av. C.), non senza contrasto e biasimo di coloro che giudicavano questa opera contraria al costume patrio: cosicchè egli credette prudente di proteggerlo dandogli un carattere religioso con l’edificare nella parte superiore del teatro un [p. 232 modifica]tempio sacro a Venere vincitrice. Fu eretto in Campo Marzio, ed era capace di quaranta mila spettatori. Al teatro, oltre il tempio di Venere, andava connessa la Curia di Pompeo, dove il senato alcuna volta raccoglievasi, e dove Cesare fu ucciso. Formavasi così un vasto complesso di edifizî in uso della religione, della vita politica, degli spettacoli. Il disegno di questo teatro e di parte degli edifizî con cui era connesso vedesi nell’antica pianta di Roma dei marmi capitolini.

Da questa, ed ancora dalle descrizioni e da altri indizî, è provato che, come il dramma romano è d’origine e di forme greche, così il teatro romano altro non è se non la riproduzione, nelle linee generali, del teatro greco (ved. Atl. cit., tav. XL. N. 1)3. Principale differenza fra l’uno e l’altro stava in ciò che nel teatro romano erano più grandi e più robuste le costruzioni architettoniche, invece il teatro greco solitamente veniva costrutto a piè d’un pendio naturale del terreno con opportuna elevazione del luogo riserbato agli spettatori; mentre nel teatro di Pompeo, e in generale nei teatri romani, ordinariamente eretti dentro la città sopra terreno piano, era necessario un corpo d’edifizio di substruzione, che sostenesse le gradinate decrescenti (ved. tav. 48), e il porticato che coronava il sommo dell’edifizio, come vedesi nel teatro di Marcello e nell’anfiteatro Flavio; perciò [p. 234 modifica]all’esterno il teatro presentava un edifizio di maggiore grandiosità, riccamente ornato, dove i tre ordini architettonici greci si sovrapponevano in piani diversi; al piano terreno il dorico, al primo piano l’ionico, al secondo il corinzio, e, se ve n’era un terzo, il composito (ved. Atl. cit.. tav. XLVII).

Il teatro romano si divide in due parti principali, la cavea e la scena. La cavea (greco κοινόν) era luogo riserbato agli spettatori, con sedili disposti in file semicircolari concentriche, suddivise orizzontalmente in ordini (moeniana e praecinctiones), e verticalmente in iscompartimenti per mezzo di scale segnanti come raggi dalla periferia al centro (cunei e scalae). Dalle porte esterne per iscale e corridoi si giungeva agli sbocchi nella cavea (vomitoria). Di fronte alle gradinate era la scena (greco σκηνή). Fra la scena e le gradinate era lo spazio piano semicircolare detto orchestra (gr. ὀρχήστρα), dove nel teatro greco sorgeva l’altare di Bacco, e intorno disponevasi il coro, che era parte tanto importante della rappresentazione drammatica; invece nel teatro romano l’orchestra, divisa dalla cavea con un podium, conteneva i sedili per i magistrati, pei senatori e pei cavalieri. La scena chiudeva rettamente, come un diametro, tutto l’insieme della cavea e dell’orchestra, a cui essa si aggiungeva in forma d’edifizio quadrilatero. Essa era stabile, con tre grandi entrate, che dall’interno della scena (postscenium) mettevano sulla fronte, ossia sul davanti di essa (proscenium). Del teatro di Pompeo non rimangono rovine; esso sorgeva dove oggi è Campo di Fiori; in un vicino palazzo si sono trovate traccie delle substruzioni del teatro, ed una colossale statua di bronzo, raffigurante Ercole, oggi conservata nel Museo Vaticano.

2. I circhi e gli anfiteatri. I ludi gladiatorî. — Ma oltre gli spettacoli delle corse nel circo, e [p. 235 modifica]dei ludi scenici nel teatro, ebbero i Romani altro modo di sollazzo a loro prediletto, e che invece repugnò alla più umana e mite indole dei Greci; gli spettacoli gladiatorî, in cui i Quiriti si piacevano di vedere umano sangue e di gustare gli aneliti dei moribondi. Tale fierezza d’animo è per sè stessa una prova dell’indole romana, aliena dai puri godimenti dell’arte, che richiedono e producono gentilezza di costumi. Gli spettacoli gladiatorî, venuti in Roma dall’Etruria, si celebrarono nel Foro fino agli ultimi tempi della Repubblica, assistendovi il popolo da palchi o dalle loggie. Amavano, oltre i ludi gladiatorî anche le caccie delle fiere in recinto chiuso (venationes), le quali tenevansi nel circo (ved. tav. 49). Ma col crescere del gusto e della frequenza di tali spettacoli fu necessario uno special modo di edifizî anche per essi. E a ciò parve opportuna quella disposizione che prima credesi esser risultata dalla riunione dei due teatri di C. Curione, da cui sorse l’idea dell’anfiteatro. Con questo nome si designò una costruzione temporanea di legno eretta da Giulio Cesare; mentre il primo anfiteatro stabile fu edificato ai tempi d’Augusto, nell’anno 2 av. C., da Statilio Tauro4.


Tavole

[p. 233 modifica]

Il Teatro minore di Pompei


(Veduta interna).



Tavola 48.


Ved. A. Melani, Architettura, Milano, Hoepli, III ediz., tav. XIII.

Note

  1. Ved. Plinio, N. H., XXXVI, 2; cfr. Guhl-Koner e Giussani, La vita dei Romani. Torino, Loescher, 1891; Borsari, Topografia di Roma, Milano. Hoepli, 1897, pag. 165, 271 e segg.; Friedländer, Sittengeschichte Roms, II, pag. 322 e segg. della 5a ediz. (1881).
  2. Ved. Plinio, N. H., XXXVI, 24.
  3. Ved. sui teatri in generale: Fr. Wieseler, Theatergebäude und Denkmäler des Bühnenwesens bei den Griechen und Römern, Göttingen, 1851; Scip. Maffei, Dei teatri antichi e moderni, Verona, 1753; Öhmichen, Bühnenwesen nell’Handbuch di Iwan Müller; W. Dörpfeld- E. Reisch, Das griechische Theater, Roma, Loescher, 1895. Una bibliografia molto copiosa sui vari teatri ho cercato di riunire nel lavoro: S. Ricci, Il teatro romano di Verona, Venezia, 1895, Memorie dell’Istituto di Scienze, Lettere ed Arti).
  4. Sugli anfiteatri leggasi, dopo i lavori di Giusto Lipsio, Antwerpen, 1528 e di Poleni e Montenari, Vicenza, 1735, le osservazioni del Nissen, Pompejanische Studien, e del Friedländer, in Marquardt, Staatsverwaltung, III2, 2, 556 e segg. — Sui circhi ved. G. L. Bianconi, Descrizione dei circhi, particolarmente di quello di Caracalla, Roma, 1789; cfr. Burgess, Descrizione del circo sulla Via Appia presso Roma, Roma, 1829; Friedländer, in Marquardt’s, Staatsverwaltung, III2, 504 e segg.