Tre donne/XIV

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XIV — Vendetta

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XII XV

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CAPITOLO XIV.

Vendetta.

L’alba si annunziava appena nel cielo caliginoso. Sulla campagna rovinata dalla grandine soffiava un vento freddo che pareva di novembre.

Tutto il poco raccolto della cattiva annata, distrutto, portato via!

Così finiva quella terribile estate.

Le donne uscivano dalle case ai primi lucori, dopo avere passata gran parte della notte ai piedi delle sante immagini, bruciando l’olivo portato a casa nella domenica delle palme; facendo ardere delle candele benedette. Molte piangevano; altre parevano istupidite; poche avevano la forza di parlare, di sfogarsi. [p. 170 modifica]

Gli uomini giravano i campi al fioco lume; incalzati dalle ultime speranze che andavano man mano morendo.

— Tutto! tutto!... Proprio tutto! — mormoravano disperati.

Il formentone, già alto, pareva battuto con le verghe; la canape, fatta a brandelli e portata via dallo straripare dei fossi; poichè, dopo la grandine, era venuta giù un’acqua diluviale. Il riso, già pronto per la raccolta, distrutto pur esso, perduto!

Tutta la campagna desolata; un anno di fame e di patimenti. Unica speranza per non morire, le anticipazioni del padrone: vale a dire la miseria fissa in casa e l’impossibilità di rifarsi, chi sa per quanti anni di fila!

Un uomo alto, adusto, già grigio — un lavoratore famoso — che aveva una grossa famiglia, si strappava i capelli, con un gesto quasi inconsapevole, da demente!

Il figliuolo della Meroni e quello della Menica parlavano di emigrare. Altri giovani li ascoltavano con torva attenzione. Ma le donne inorridivano a quei discorsi. [p. 171 modifica]

— Chi resta qui dovrà mangiare l’erba come le vacche! — diceva il vecchio Melica, il padre della povera Giulia, con quella sua faccia di fauno.

Altri concedevano uno sfogo ai nervi irritati picchiando i ragazzi che sgambettavano mezzo ignudi nel fango, raccattando le panocchie lattiginose sui gambi spezzati, per farle cuocere sulla brage.

Qua e là si trovavano certi chicchi di grandine, che a tener calcolo della parte già disciolta, dovevano essere come noci quando venivano giù.

Allo spuntar del giorno arrivò il fittabile stralunato, ringhioso; e tentò di gettare una parte di colpa sui contadini che non si erano affrettati a raccogliere il riso melone, già maturo; come se non fosse toccato a lui a dare gli ordini!

Ma il Melica, vecchio e sparuto com’era, minacciò di strozzare quel prepotente, se non la finiva. E lo scacciasse pure! Tanto, morir di fame qua o là era lo stesso!

Il sole, appena comparso, veniva coperto dalle nuvole nel cielo cupo e tempestoso. [p. 172 modifica]

— Dopo il campo la casa — dicevano alcuni contadini alludendo alla piena dell’acque che poteva portarsi via quelle loro casupole.

Venivano intanto notizie dei dintorni. Il danno era vasto. Il temporale aveva battuto una larga zona; risparmiando, tuttavia, certi posti, appena sfiorando certi altri; mentre sull’«isola» s’era proprio accanito.

Il grosso podere dei Rampoldi era specialmente rovinato; neppure un pezzetto sano; niente! Un bel saluto per l’ultima annata.

— Appena liberato da quella carcassa, Pietro farà bene a emigrare — diceva il figliuolo della Menica che si scaldava con l’emigrazione.

— Per me andate dove volete (magari all’inferno) — borbottava il fittabile ghignando nell’ira.

— Ma dov’è Pietro? — domandò un contadino che aveva un campo vicino al podere.

— Non s’è ancora visto — rispondeva un altro.

Come mai?... Non aveva sentito tutto quel buscherio?...

La finestra è spalancata — disse una ra[p. 173 modifica]gazza che veniva da quella parte. — Ma lui non si vede.

La Nunziata Meroni arrivò di corsa sulla testata del vasto appezzato di granoturco, dove pareva che un battaglione di cavalleria avesse galoppato in lungo ed in largo tutta la notte.

— È morta la Virginia! — gridò quasi allegramente. E poi, a mezzavoce:

— Sarà contento l’asino!...

— E tu, quando crepi, stregaccia? — scrosciò una voce che tutti riconobbero per quella del Melica.

Improvvisamente, come sbucato di sotto terra, Pietro Rampoldi si trovò lì.

Si fece silenzio. Neppure la Meroni osò ribattere l’insolenza del vecchio Melica.

Pietro era irriconoscibile. Pareva più alto del vero, perchè le grosse spalle gli si erano come assottigliate, ed egli camminava diritto, un poco intirizzito, coi ginocchi rientrati. Nel volto aveva un pallore terreo; le labbra quasi nere; gli occhi torvi, socchiusi; e in quella selva di capelli scuri, arruffati, spiccavano certi ciuffi grigi, che nessuno si ricordava di avergli visto. In [p. 174 modifica]mano teneva il forcone col quale aveva portato fuori il letame di sotto alle bestie. Guardava la campagna rovinata, senza proferir parola; gli altri, però, guatavano in viso a lui.

Ei se ne addiede, essendo in sospetto.

A un tratto afferrò il Melica per un braccio, e con una voce che fece correre un brivido nelle vene degli astanti, gli chiese:

— Perchè mi guardate così!

Preso alla sprovvista, il vecchio s’impapinò. Che ne sapeva lui, dedina!

Che ne sapeva?... Oh bella! non era lecito guardare in faccia un cristiano?

— Ora si strozzano — mormorò la Meroni con febbrile interesse.

Pietro, tornato in silenzio, guardava il suo interlocutore con gli occhi stralunati. Dopo alcuni momenti ripigliò:

— Sapete che mi è morta la moglie?... Stanotte durante la tempesta, nello spavento di quelle saette!... È una gran disgrazia per me!

E mentre diceva così, volgeva gli occhi in giro, scrutando le faccie chiuse, atteggiate a una indefinibile espressione di scherno. [p. 175 modifica]

Qualcuno sospirò; qualche femmina mormorò a mezza bocca: — Poveretto!... sicuro!... Ma gli altri chinarono le fronti, per non mostrare il lampo maligno degli occhi.

Melica, incapace di frenarsi, disse:

— Guardate il podere piuttosto! Di femmine non v’ha penuria, ma di formentone, ne patiremo tanta, quest’anno!

— È vero — mormorò Pietro con la voce cavernosa: — è vero! Ma anche la mia povera moglie non l’avrò più...

— Non v’inquietate! Ne troverete un’altra.

— Non come quella però!

— Ve l’auguro!... Ve l’auguro!...

Il senso palesemente satirico di queste parole sembrò sfuggire al bifolco. Ma il fittabile che passava di là non si trattenne dal ridergli sulla faccia.

Pietro restò imperturbato; e voltate le spalle s’allontanò senza dire una parola.

Andò verso casa. Entrò un momento nella stalla: guardò le sue bestie a una a una, come se avesse voluto portarne con sè l’immagine. Mise del fieno fresco nella mangiatoia della [p. 176 modifica]vacca nera che aveva finita la sua razione e le accarezzò la schiena con un gesto automatico. Tornò a guardare i bovi, aggiunse un po’ di fieno anche a loro, tanto che ne avessero abbastanza per tutta la giornata. Depose il forcone; uscì; accostò l’uscio. Attraversò l’orto e entrò per la piccola porta posteriore, nella cucina, quasi buia e tutta in disordine, per il gran tempo dacchè nessuna donna se ne occupava. Egli non vi badò; ci era avvezzo.

Staccò dal muro un vecchio fucile a una canna che suo fratello gli aveva regalato anni addietro; lo esaminò; lo ripulì. E senza affrettarsi, calmo, freddissimo, cercò la munizione in un cassetto della credenza. Ve n’era abbastanza per una carica. Un lampo di soddisfazione gli balenò negli occhi. Si mise a caricare l’arma con molta cura.

Quand’ebbe finito salì nella camera della morta. Quella grande calma sembrò abbandonarlo, allorchè, appena uscito dalla bòtola, i suoi sguardi si fermarono istintivamente sul letto, dove la Virginia giaceva come se dormisse. Tremò e inciampò. [p. 177 modifica]

— Sacr...! Se mi scatta il grilletto!... balbettò trasalendo. Fece qualche passo per la camera, sempre con gli occhi rivolti alla morta.

Andò alla finestra e restò un momento a respirare l’aria, perchè si sentiva un peso sul petto, e stentava molto a tirare il fiato.

Il tempo pareva nuovamente sul cambiare. Un vento forte spazzava le nubi e il sole mattutino tingeva il cielo di rosa.

Alcuni contadini ritornavano alle loro case, la testa bassa, le braccia penzoloni. Altri continuavano a girare pei campi, all’impazzata.

Pietro si ritrasse dalla finestra e fece ancora qualche passo a caso, tentennando. Il suo viso color della cenere aveva dei solchi profondi sotto agli occhi, intorno al naso.

Sentiva la febbre martellargli i polsi e una arsura insopportabile in gola. Cercò la secchia dell’acqua che aveva portato su nella notte. Era quasi piena. Se l’accostò alle labbra e bevve, bevve. Provò qualche sollievo, ma i ginocchi, pesanti, gli si piegavano per la stanchezza.

Volle sedere un poco e andò a mettersi accanto al letto, dalla parte dove dormiva lui, su [p. 178 modifica]una seggiola di paglia. Appoggiò la spalla sinistra al letto; tenendo sempre lo schioppo con la mano destra. La morta, che nel delirio della notte si era buttata adosso a lui, pendeva tutta da quella parte, tanto vicina, che gli pareva di sentirla ancora sopra di sè, come in quelle ore angosciose. Rabbrividiva.

Crescendo l’oppressione, celò il viso contro il guanciale e pianse lungamente. Le lagrime scorrevano sulle guancie flosce e inzuppavano la biancheria del letto formando una larga macchia.

— Virginia!... Virginia mia! — balbettava quasi senza sapere.

A un tratto si scosse; guardò la morta da vicino e continuò a guardarla sempre più intensamente, negli occhi vitrei rimasti aperti, velati appena dalle lunghe palpebre.

Senza rendersene conto, sentì ch’era sempre bella; si chinò su lei; la baciò. Ah! Com’era fredda! Nuove lagrime gli offuscarono la vista. Tornò a fissarla negli occhi. Quegli occhi morti serbavano nella eterna immobilità una espressione terribile.

Dicevano quegli occhi: [p. 179 modifica]

— Ammazzalo! Ammazzalo! — come avevano detto le labbra nel delirio dell’agonia. Ammazzalo! È stato il demonio della tua casa!... Ti ha tradito, te, suo fratello!... Io?... Io?... Si; perdonami!... Mi ha voluta... è stata una debolezza... Perdonami! Ho sempre voluto bene a te, sempre!... Ammazzalo, quel cane!... Ammazzalo, ci ha traditi tutti due.

Pietro ripeteva dentro di sè le spaventose parole. Gli pareva di risentirle nel silenzio pauroso di quella camera. E pensava ch’ella era morta in peccato, con quel pensiero di vendetta, soffiandogli sul viso con la voce spenta quella parola: ammazzalo. Dannata, certo. La povera anima doveva essere già nelle fiamme eterne. E lui pure andava incontro alla dannazione. Si sarebbero incontrati, laggiù...

Ma anche l’altro doveva esserci!... Epperò voleva ammazzarlo subito, perchè non gli restasse il tempo di pentirsi. Oh! il fucile era buono, ed egli mirava bene!

Si trovava seduto di fronte alla bòtola. Un balzo; un colpo. Uno solo. Guai se falliva! Ma il braccio era saldo: il colpo avrebbe colto nel segno. [p. 180 modifica]

Sandro doveva arrivar presto perchè era domenica, e perchè sapeva la Virginia tanto aggravata; più presto ancora per vedere i danni della grandine. Poi, forse qualcuno l’avrebbe avvertito della morte di Virginia; ed egli sarebbe accorso per vederla e baciarla un’ultima volta.

— Cane!... Assassino!... Baciarmi la mia donna! Portarmi via la dolcezza di quella carne! Godermi quel corpo, mio, mio! E dopo, come niente fosse, piantarmi qua col grosso podere sulle braccia, vedendo che non potevo bastare ai lavori! E spogliarmi di quella poca roba con la scusa della spartizione!... Cane!... No. Caino!... Tu possa morire senza dire «Gesù» e bruciare per l’eternità.

Batteva i denti, gli occhi gli si iniettavano di sangue, il petto gli si gonfiava. Sentì il bisogno di scattare in piedi sotto l’impulso formidabile dell’uragano che si scatenava dentro di lui.

— Vieni! Vieni presto, perdio!

Nessuno ancora. Ricadde sulla sedia. Cercava di ricomporsi; di aspettare pazientemente. [p. 181 modifica]

La lunga attesa non doveva stancarlo; la vendetta sarebbe stata più saporita. Nella mattinata sarebbe venuto certo quel Giuda... sarebbe venuto. Nessuno sospettava che lui volesse fargli male: nessuno poteva avvertirlo. Sarebbe arrivato come sempre, con quell’aria di soldato, con quella faccia d’ipocrita.

Erano fratelli loro?... Fratelli!... Da molto tempo si era abituato a non vedere che il nemico in quell’uomo. L’odiava tanto!

Voleva ucciderlo come una bestia malvagia. Non gli avrebbe detto neppure una parola: avrebbe tirato il colpo e amen.

E tornava a guardare la morta, quasi per chiederle la sua approvazione.

La guardava con indicibile amore e rimpianto. Non gli passava neppure per la mente ch’ella potesse essere la principale colpevole.

La facoltà di ricostruire plasticamente nel pensiero un fatto noto, ma non veduto — questa facoltà tanto sviluppata in alcuni — mancava od era debolissima nel povero bifolco. L’immagine di quella donna, sana, fiorente, stretta al petto dell’amante in un trasporto di passione [p. 182 modifica]— immagine che avrebbe fatto impazzire un altro in quelle circostanze — non si allacciava peranco alla sua mente confusa e lenta.

Nè la memoria lo serviva meglio: non ricordava le moine, i sorrisetti, le pose procaci della bella donna davanti al cognato. Forse non aveva neppure osservato codesti fatti; certo, non capiti.

D’altra parte, impressionato dagli ultimi avvenimenti e da quell’astio accanito della moribonda per il suo complice, Pietro non poteva supporre ch’ella avesse amato un giorno quell’uomo, come non poteva discernere, sotto le cause palesi, le occulte cause psicologiche e fisiologiche di quell’astio implacabile.

Per lui la colpa di sua moglie non poteva essere che una debolezza; egli non poteva che figurarsela riluttante, vittima quasi di una vera violenza. E da questo intimo convincimento all’assoluzione completa della seducente creatura, le cui dolci carezze non l’avrebbero mai più rallegrato nella misera vita, il passo era breve assai. In ogni modo questi non erano che movimenti inavvertiti dell’animo, chiarori cre[p. 183 modifica]puscolari della coscienza; i quali contribuivano, forse, ad acuire l’odio per il traditore e ad affermare la volontà nel pensiero della vendetta.

Difatti, non una incertezza su questo punto: non un dubbio.

Il suo animo era preparato di lunga mano. Soltanto la istintiva ripugnanza all’omicidio e un resto di tenerezza fraterna avevano resistito fino a quel punto alla terribile spinta. Ma dopo la confessione della Virginia, allorchè il fratricidio gli balenò distintamente, in quella cocente febbre di vendetta: allorchè il piano feroce andò svolgendosi con rapidità spaventosa, nel suo pensiero di solito così tardo, egli non provò nè stupore, nè ribrezzo, tanto la coscienza si era già abituata a considerare quel delitto siccome inevitabile e quindi giusto. Con tuttociò, prima di mettersi all’opera, egli aveva cercato una specie di controprova, che i visi beffardi e i discorsi equivoci dei suoi compaesani gli avevano fornito. Ora sapeva che la gente lo aveva anche deriso per la sua buona fede; che Sandro lo aveva esposto in tutte le guise alle beffe, allo scherno: sapeva, e l’odio saliva, saliva. [p. 184 modifica]

Il suo grosso orologio segnava le otto e dieci minuti, allorchè, dal posto dove sedeva, guardando intensamente fuori dalla finestra, egli vide Sandro uscire dal fitto dei gelsi e prendere per la viottola che metteva direttamente al piccolo orto della casa.

Sandro camminava adagio, a testa alta, come il solito. Era serio, ma non troppo abbattuto. Sull’orlo del fosso aveva incontrato la Meroni.

Guardandolo con insistenza, costei gli aveva detto:

— Vostra cognata è morta stanotte!

Si era fatto pallido il povero Sandro, e non aveva potuto altro che balbettare:

— Morta?!... Morta?!... soffocando i singhiozzi per non farsi scorgere dalla vecchia che lo esaminava con gli occhi pieni di malizia.

Ma a poco a poco quel primo sgomento aveva fatto luogo a un vago senso di sollievo e quindi alla coscienza della riconquistata libertà; coscienza prima oscura ed incerta; poi limpida. Ora egli pensava:

— Povera Virginia! Morire così, a soli ventott’anni! Povera Virginia, ti ho voluto tanto bene, non ti dimenticherò mai... mai!... [p. 185 modifica]

Era sincero.

Ma insieme a questi rimpianti, espressi liberamente, con soddisfazione della coscienza, una voce interna andava mormorando sommessamente questa insinuazione consolatrice: — Non disperarti tanto! Bisognava bene che morisse, malata così!... Chi sa quanto avrebbe sofferto quest’inverno con la miseria che si prepara. È un bene che sia morta, un bene per lei... e per gli altri...

Egli rimaneva come impaurito, e cercava di allontanare la voce importuna. Ma il sollievo interno, quel senso di liberazione, diveniva ognora più distinto e vivo: s’imponeva.

La passione che tanto lo aveva torturato moriva con la bella donna: il fascino che emanava da quel corpo sarebbe scomparso con esso; dileguato nel regno delle ombre.

... Oh! si, era un bene che fosse morta!...

La povera Maria avrebbe rifiatato finalmente.

Egli sarebbe ritornato con Pietro... e Maria sarebbe stata contenta...

Avrebbero lavorato d’amore e d’accordo... come un tempo... [p. 186 modifica]

E risparmiato un po’ di denaro per le annate cattive...

E Maria sarebbe guarita...

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·

Che fortuna che Pietro non avesse sospettato mai di nulla!...

Potevano ricominciare come una vita nuova...

Potevano dimenticare...

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·

Questi brani di pensieri staccati — emanazioni di un lento lavorìo della mente — si allargavano, si maturavano con una rapidità straordinaria.

Ma allorchè entrò nell’orto, le mille immagini del suo lungo amore lo assalirono tumultuando, i savi consigli della ragione e dell’egoismo tacquero sgominati.

Là, vicino al pozzo, si erano visti la prima volta, otto anni addietro.

Lui aveva appena lasciato il reggimento; lei era sposa da dieci mesi.

Che bella sposa! Aveva le carni morbide e bianche come certi fiori dai petali grassi che egli aveva ammirati nei giardini di Firenze e di Palermo. [p. 187 modifica]

Mettendo il piede nella grande cucina si sentì sopraffatto da un senso insormontabile di angoscia e di orrore.

La commozione gli serrava la gola come in una morsa. Volle fuggire.

Tutto parlava dei loro amori, dei dolci peccati... tutto; il camino specialmente.

Ed ora... doveva rivederla... stecchita... su quel letto!...

Gli avrebbe fatto troppo senso; avrebbe pianto troppo disperatamente...

e Pietro che già forse sospettava, avrebbe capito...

Meglio fuggire; andare via, lontano; non ritornare mai più.

Fece alcuni passi verso l’uscita. Ma sentì il passo pesante del fratello che andava su e giù per la stanza, impaziente.

Pensò ch’ei forse l’aveva veduto entrare e provò un senso di vergogna.

Doveva essere in uno stato orribile, povero Pietro, dopo quella notte; con la morta al fianco e il raccolto distrutto! Sarebbe stata una vigliaccheria lasciarlo, così: farsi vedere a fuggire... [p. 188 modifica]

Prese il suo coraggio a due mani e cominciò a salire la scaletta gridando:

— Pietro! son io...

Un sordo ruggito gli rispose.

E quasi subito uno scoppio formidabile scosse tutta la casa.

Sandro, fulminato, mandò un urlo che morì in un rantolo. Il suo corpo sanguinolento, con la faccia orridamente deformata, precipitò, come una massa inerte fin sul lastrico fangoso della cucina.