Tutti gli uman desiri

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Tutti gli uman desiri Intestazione 8 maggio 2023 75% Da definire

O chiaro, o vile, o per grand'ôr felice Come l'ampiezza delle regie mura
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LVII

A D. CESARE D’ESTE

Che di buon grado renda lo Stato di Ferrara
a Santa Chiesa.

Tutti gli uman desiri
     Par che alletti il fulgor della ricchezza,
     E gli aurei seggi e la reale altezza
     Non è chi non ammiri.
     5Certo dar vita e morte,
     Abbassar gli alti e sollevare i bassi,
     E porre legge altrui, par che trapassi
     Grado d’umana sorte:
     Negar nol so, ma non per tanto è vero,
     10Che dee veder suo fin ciascuno Impero.
E quinci in cose frali
     Spirto di cor quaggiù ben consigliato
     Non fonda sua speranza, essendo ei nato
     Per l’alme, ed immortali;
     15Or qual voce d’inferno
     Sospinge a travagliar la tua virtude,
     Per un regno caduco, il qual t’esclude
     Dal posseder l’eterno?
     E ponti in guerra, ove il primiero acquisto
     20Fia ribellarti al seggio alto di Cristo?
Dunque udire e mirare
     Per te potrassi spaventosi esempi,
     Tacer le squille, e ne i sacrati Tempi
     Non ornarsi un’altare?
     25Fian muti i sacerdoti,
     Ne di begl’inni ascolterassi il suono?
     E non avran cui dimandar perdono
     I popoli divoti?
     E per un tuo diletto a’ tuoi fedeli
     30Con forte chiave fian serrati i Cieli?
Non è petto cristiano
Che tra’ guerrier veraci altier non vada,
     Se vibrò l’asta, o s’impugnò la spada
     A pro del Vaticano;
     35E sol pregiossi in guerra
     Il buon Rinaldo tuo, quando fe’ rossa
     Ad onta del terribil Barbarossa,
     Tutta l’insubra Terra;
     Movi dunque a calcar quell’orme istesse,
     40Da sì grand’avo a vostra gloria impresse.
Dirai: là ’ve comandi
     Porre altrui di tua man viltà rassembra;
     Questo dire è vulgar, ma ti rimembra,
     Come adopraro i Grandi.
     45Poichè innalzò trofeo,
     E colse palme in sull’ostil terreno,
     Della vinta provincia al Rege Armeno
     Fu liberal Pompeo.
     Se i reami donò già fatti sui,
     50Perchè oggi tu non renderai l’altrui?
Nè, se ciò fia, la gente
     Intorno ti vedrà povera vesta
     Anzi pur ti riman corona in testa
     Di gran tesor lucente;
     55E se ti fidi a Marte,
     Perdendo perder puoi quanto possiedi,
     E poi vincendo tu medesmo vedi,
     Che sol vinci una parte,

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     Or fia di tuo saper sì fatto il frutto?
     60La metà porre in paragon del tutto?
Se troppo ardire io piglio,
     Non sia lingua mortal, che mi condanni.
     Certo son, che Matilde in questi affanni
     Tal ti daria consiglio:
     65Oh se a ben rimirarla,
     Se a ben udirla tu l’avessi avanti!
     Ma che? dalle provincie alme e stellanti
     Ella così ti parla;
     E sai che de’ Celesti ogni parola
     70Bene ubbidita i nostri cor consola.
Lo scettro, onde ti privi,
     Acciò l’anima tua non si sconforti,
     A Dio lo dona; egli è Signor de’ morti,
     Ed è Signor de’ vivi.
     75Servendo a lui, qual manco
     Unqua ti può venir grado d’onore?
     Forse l’incontrastabil suo valore,
     Solo per te fia stanco?
     Parli la plebe a suo volere, e pensi:
     80Non con la plebe hanno da gir gli Estensi.