Viaggio sentimentale di Yorick (Laterza, 1920)/XV-XVI-XVII. La rimessa

Da Wikisource.
XV-XVI-XVII. La rimessa

../XIV. Su la via ../XVIII. Su la via IncludiIntestazione 3 maggio 2022 75% Da definire

Laurence Sterne - Viaggio sentimentale di Yorick (1768)
Traduzione dall'inglese di Ugo Foscolo (1813)
XV-XVI-XVII. La rimessa
XIV. Su la via XVIII. Su la via
[p. 31 modifica]

XV

LA RIMESSA

CALAIS

Mentre il capitanerò francese si liberava di noi, monsieur Dessein capitò con la chiave della rimessa a introdurci nel magazzino de’ suoi calessi.

La prima ad affacciarmisi, allorché egli spalancava le imposte, fu un’altra vecchia sdruscita désobligeante; e quantunque fosse l’effigie sputata di quella che un’ora fa nel cortile m’avea dato tanto nel genio, il vederla e il sentirmi rimescolare fu tutt’uno; e pensai che doveva pur essere un selvatico animale colui al quale venne prima nel cuore di costruire sí trista macchina; né io aveva più di carità per l’uomo che si pensasse mai d’adoprarla.

Parvemi che neppur la signora ne fosse molto invaghita; e monsieur Dessein, come savio, ci guidò verso un paio di sedie da posta, una accanto all’altra; dicendo, nel raccomandarcele, che le furono comperate da lord A. e B. per il grand tour, ma che non oltrepassarono Parigi, ed erano buone per tutti i conti quanto se le fossero nuove. Erano troppo buone, e m’attenni a un’altra, e incominciava già a contrattarla. — Ma ci capiranno al piú due persone — dissi, tirando a me lo sportello; e v’entrai. — Piaccia a madama — disse monsieur Dessein, e le [p. 32 modifica] porgeva il braccio; — piacciale di salirvi. — La signora ci pensò un minuto secondo, e salí: in quella il ragazzo accennò di voler parlare al padrone; e monsieur Dessein serrò lo sportello, e ci lasciò dentro.

XVI

LA RIMESSA

CALAIS

C’est bien comique, bizzarra cosa! — disse la signora; e sorrise, avvisandosi com’essa, per un gruppo d’accidenti da nulla, erasi trovata cosí sola meco due volte: — c’est bien comique — diceva ella.

— Mancherebbe alla bizzarria — le diss’io — l’uso comico che la galanteria d’un francese ne trarrebbe: amoreggiandovi al primo momento, e offerendosi a voi con tutta la sua persona al secondo.

C’est leur fort — replicò la signora.

— Portano almen questo vanto — diss’io. — Se poi ci riescano, e come, io nol so; certo è ch’ei sono in concetto di intendersi d’amore e di professarne l’arte meglio d’ogni altro popolo sotto il cielo: ma io gli ho per guastamestieri solenni, e veramente per pessimi fra quanti arcieri tentarono mai l’arco e la benignità di Cupido. Voler fare all’amore per sentimenti!1 [p. 33 modifica] pensate! Come s’io presumessi di farmi un elegante abito intero con de’ ritagli! E fanno all’amore, affrontandovi con una dichiarazione alla prima, ed avventurando l’offerta e se stessi con tutti i pours e contres, al bilancio d’un animo freddo. —

La signora ascoltava quasi aspettando ch’io continuassi.

— Or madama rifletta — soggiunsi posando una mano sovra le sue, — che

le persone gravi odiano l’amore in grazia del nome;

gli egoisti in grazia di se stessi;

gli ipocriti in grazia del cielo;

e noi tutti quanti, giovani e vecchi, siamo ben dieci volte piú sbigottiti che offesi dal solo rumore. E oh come si fa scorgere poveretto e novizio in questo commercio chiunque si lascia scappare la parola d’amore, se per un’ora o due per lo meno non l’ha prima repressa con un silenzio omai divenuto cocente! Persevera nelle gentilezze, e che le sieno dilicatissime e tacite, e non dieno tanto nell’occhio da insospettire, ma né tanto poco da essere trascurate; e di tanto in tanto un’occhiata parziale; dir pochissimo o nulla Lascia con l’amica tua la Natura, e le comporrà in cuore l’amore a suo modo.

— Dunque dichiaro solennemente — disse la signora arrossendo — che voi sino ad ora m’avete fatto sempre all’amore. —

XVII

LA RIMESSA

CALAIS

Monsieur Dessein tornò a trarci di quella sedia, e annunziò alla signora, che il conte di L***, fratello di lei, arrivava all’albergo. È vero ch’io le desiderava ogni bene: pur non dirò che quell’annunzio giungesse lieto al mio cuore; né ho potuto tacerne.

— E cosí dunque, donna gentile — diss’io — uscirò di speranza che voi accettiate l’esibizione? [p. 34 modifica]

— Né occorre che me la spieghiate — m’interruppe ella, posando fra le mie la sua mano. — Rare volte, mio buon signore, un uomo s’accinge a una offerta di cordialità verso una donna, e che essa non n’abbia presentimento un po’ prima.

— Ed è un’arme che la Natura le dà — risposi io — per sua preservazione immediata.

— Non però credo — diss’ella, mirandomi in viso — ch’io avessi dovuto star in sospetto; anzi, per trattarvi candidamente, io disegnava già d’accettare; e se — e tacque alquanto — Síi — continuò, — credo che la vostra amorevolezza m’avrebbe confortata a narrarvi una storia, per cui la pietà sarebbe stata l’unica cosa pericolosa del viaggio. —

E, mentre parlavami, non le spiacque ch’io le baciassi e ribaciassi la mano; e, con uno sguardo affettuoso misto di rincrescimento, uscí della sedia, e disse: — Addio. —

Note

  1. Questa teoria d’amore del parroco è corollario della sua massima: «Love is not much a sentiment, as situation». Tristiam Shandy, vol. viii, cap. 34. E s’io, come suo chierico, pur lo intendo, ei vuol dire che l’amore non deriva da’ sentimenti volontari di generosità e di benevolenza, ecc., ma che è un nuovo stato, benché talvolta continuo, dell’anima, e dal quale invece derivano tutti que’ sentimenti. Ed alla teoria l’autore applicherà fra non molto l’esperienza sua propria, al capitolo xxiii di questo Viaggio. E nelle lettere famigliari scriveva: «Godo che voi siate innamorato: guarirete cosí dell’ipocondria, che è pessima per tutti, uomini e donne. Ho sempre anch’io alcuna dulcinea per la testa; e l’anima cosí s’armonizza». Lettere, vol. i, 57. E altrove: «Il sentimento, che qui in Francia è parola solenne, è nuda parola: non credo che essi medesimi sappiano ciò che si vogliano dire» [F.].