Vite dei filosofi/Libro Quinto/Vita di Licone
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CAPO IV.
Licone.
I. Successe a costui Licone di Astianatte, della Troade, uomo eloquente e all’educazione de’ fanciulli sommamente adatto. Egli era solito ripetere doversi nei fanciulli unire insieme la vergogna e l’amore della gloria, come ne’ cavalli gli sproni ed il freno. La sua facilità di parlare e la eccellenza nello esprimersi appare anche da questo che e’ disse favellando di una povera vergine: Grave peso ad un padre la fanciulla cui trascorre, per pochezza di dote, il fiore dell’età giovanile. Il perchè narrasi che Antigono questo ebbe a dire di lui: Che siccome la fragranza e la grazia di un uomo non era trasportabile in alcun modo altrove, così nell’uomo istesso, come nell’albero, si doveano considerare le singole cose che si parlano. E questo perchè nel dire era soavissimo. E perciò aggiugnevano alcuni il gamma al suo nome. Nondimeno nello scrivere era da sè diverso. — Circa coloro, per esempio, che si pentivano di non avere imparato quando era tempo, e desideravano imparare, esprimevasi elegantemente in questo modo: diceva, ch’e’ rimproveravano sè stessi, poichè il pentimento mostrava, coll’impotente voto, l’incorreggibilità dell’ignavia. — A quelli che non si erano consigliati a dovere, diceva, essere scaduti dalla ragione al pari di chi esamina con una riga storta una figura diritta, o il volto in un’acqua agitata, o in uno specchio rovescio. — E che molti aspirano alla corona forense, all’olimpica o pochi, o nessuno.
II. Spesso dando molti consigli agli Ateniesi, fu ad essi utile in cose d’importanza.
III. Anche nel vestire era pulitissimo sino ad usare abiti, secondo Favorino, di una insuperabile mollezza. Ed era esercitatissimo nella ginnastica, ben fatto di corpo, e in tutta la persona mostrava dell’atletico, avendo, al dire di Antigono caristio, le orecchie ammaccate e il corpo unto. Ed è per questo che si racconta aver egli in patria e lottato nelle feste iliache, e giuocato alla palla.
IV. Sopra ogni altro era caro ad Eumene e, ad Attalo, i quali lo fornivano di moltissime cose. Tentò di averlo anche Antigono, ma non vi riuscì. E fu avverso a Geronimo il peripatetico per modo ch’egli era il solo nel giorno anniversario, a non recarsi da lui, di che abbiamo tenuto discorso nella vita di Arcesilao.
V. Fu a capo della scuola quattro anni oltre i quaranta, avendolo Stratone lasciato erede nel suo testamento, la cenvensettesima Olimpiade.
VI. Ciò non pertanto egli udì anche il dialettico Pantedo.
VII. Morì di settanta quattro anni, travagliato da malattia podagrosa. Ed è nostro sopra di lui:
Non io, per Giove, lascerò da un canto
Licone, che moria per duolo a’ piedi.
Piuttosto meravigliomi di questo.
Che andando ei pria cogli altrui piè, la lunga
Via d’Averno abbia corso in una notte.
VIII. Furono anche altri Liconi: Primo, un pitagorico. — Secondo, quest’esso. — Terzo, un poeta epico. — Quarto, un poeta di epigrammi.
IX. Ci siamo abbattuti anche nel testamento del filosofo ch’è questo:
„Così dispongo della mia roba, se non potrò sopportare questa malattia: Lascio tutto quanto è in casa ai fratelli Astianatte e Licone; e di questo reputo doversi restituire ciò che debbo in Atene da chiunque io l’abbia avuto o pigliato, e ciò che nel funerale e nell’altre cose si potesse spendere. — Quello che si trova in città ed in Egina, lascio a Licone; perchè e porta il nostro nome, e dimorò gran tempo assai amorevolmente in nostra compagnia come si conveniva a chi tenea il luogo di un figlio. — Lascio il passeggio agli amici che lo desiderano, Bulone, Callino, Aristene, Amfione, Licone. Pitone, Aristomaco, Eracleo, Licomede, Licone mio nipote. Propongano poi essi colui che crederanno perchè rimanga sopra la scuola e sia abile, in tutto, a mantenerla; e vi cooperino insieme, per amor mio e del luogo, gli altri amici ancora. — Del funerale e dell’abbruciamento avranno cura Bulone e Callino coi famigliari, perchè non sia nè gretto, nè ricercato. — Parte delle mie entrate in Egina, dopo la mia morte, distribuisca Licone a’ giovani per le unzioni, affinchè e di me e di chi mi ha onorato sia memoria per l’utilità che ad esse è congiunta. — E ponga la nostra statua; ed esamini il luogo ove sia conveniente di collocarla; e ne lo ajutino Diofanto ed Eraclide di Demetrio. — Con quello che posseggo in città, Licone paghi a tutti le cose ch’io ho prese dopo la sua partenza. — Verranno in seguito Bulone e Callino e ciò che si fosse speso nel funerale e nel resto di uso. E questo tolga da quanto fu da me in casa lasciato in comune ad entrambi. — Ricompensi anche i medici Pasitemi e Media, che e per la cura prestatami e per l’arte sono ben degni della maggior ricompensa. — Lascio al fanciulletto di Callino un pajo di tazze tericle ed alla donna sua un pajo di rodie, tappeti senza pelo, un tappeto col pelo da due parti, una coperta, due cuscini tra’ migliori che sono rimasti; acciocchè per quanto spetta a ricompeusa, nnon paja che ci siamo dimenticati di loro. — Circa a coloro che mi hanno servito così dispongo: a Demetrio che già da tempo è libero, rilascio il prezzo del riscatto e do cinque mine e un mantello ed una veste, affinchè, molto avendo travagliato con me, goda una vita onesta. — A Critone calcedonio del pari rilascio il prezzo del riscatto e do quattro mine. — Lascio libero Microne, e Licone lo nutrisca e lo educhi, da oggi innanzi, per sei anni. — Lascio libero Crate, e Licone lo nutrisca. Do al medesimo anche due mine, ed i miei libri conosciuti; i non pubblicati lascio a Callino, perchè li pubblichi con diligenza. — Lascio a Siro, ch’è libero, quattro mine, e la Menodora, e gli rimetto ciò di che mi fosse debitore. — Ad Ilara cinque mine e un tappeto col pelo da ambe le parti e due cuscini e coperte e letto, qual più le piaccia. — Lascio libera la madre di Micro e Noemone e Dione e Teone ed Eufranore ed Ermia. — Lascio libero, dopo due anni Agatone;e, dopo due anni anche i lettighieri Ofelione e Posidonio. — A Demetrio, a Critone ed a Siro do un letto per ciascheduno e le coperte che a Licone parranno convenienti tra le cose rimaste. — Ciò sia di coloro che mostreranno di aver fatto puntualmente quello che a ciascuno verrà comandato. — Quanto alla sepoltura se piacesse a Licone seppellirmi qui o a casa, così si faccia: poichè sono persuaso ch’egli non vede meno di me quello ch’è decoroso. — Tutte queste cose acconciate sia rata la donazione di quanto sin qui. — Testimoni, Callino ermioneo, Aristone chio, Eufronio peaniese.“ — Ma egli facea tutto con tale prudenza in riguardo e alla disciplina e ad ogni maniera di studi, che, in certo qual modo, per le cose del testamento, si contenne parimente con molta economia ed accuratezza; tanto che e’ fu imitabile anche in quelle.