A proposito delle monete di Giancarlo Visconti

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giuseppe Gavazzi

1888 Indice:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu Rivista italiana di numismatica 1888

A proposito delle monete di Giancarlo Visconti Intestazione 28 novembre 2011 75% Numismatica

Questo testo fa parte della raccolta Rivista italiana di numismatica 1888
[p. 225 modifica]

A PROPOSITO DELLE MONETE DI GIANCARLO VISCONTI


Nell’autunno del 1850, entrato con un mio fratello socio di collezione (ora morto, poveretto) da un orefice di Lecco e chiestogli di monete antiche, ne fu mostrato un sacchetto di monetine di lega apparentemente milanesi del principio del quattrocento e ci fu detto essere state ritrovate da poco tempo a Valgreghentino.

Data una rapida occhiata al contenuto e scambiatacene una seconda, comperammo senza mercanteggiare. Eravamo poco più che ragazzi, si raccoglieva un po’ di tutto e ci si metteva della passione. Qual fu la nostra sorpresa, allorché ne fecimo l’esame, vedendoci passare sott’occhio denaretti di Giancarlo ed Estore Visconti, collegati e soli, frammisti con altri di Giangaleazzo, Giovanni Maria e Filippo Maria! — Ci pareva di sognare.

Fatto passare per bene il nostro tesoretto, trovammo che non consisteva che di trilline, denari e bisciole, mille e cinquecento circa. V’erano pochi denari di Giangaleazzo per Milano, Verona, e credo anche Padova, quantità di bisciole di Giovanni Maria, buon numero di Estore e Giancarlo associati, una del solo Estore, una del solo Giancarlo ben chiara, più due poco leggibili, tuttora inedite, cinque o sei con Mediolanensis nel rovescio, una trillina di Giovanni da Vignate, un denaro di Cabrino Fondudulo, [p. 226 modifica]uno di Franchino Rusca (assai probabilmente il secondo) e parecchi di Filippo Maria come conte di Pavia. Nessun conio più moderno di quest’ultimo, nessuno più antico di Giangaleazzo. Concludemmo, che il nascondimento dovea aver avuto luogo nel 1412.

Tenemmo ciò che giudicammo convenirci meglio, fecimo dei cambi con diversi, e cedemmo il rimanente al Cav. Morbio.

Le bisciole dunque di Estere e Giancarlo e le poche col Mediolanensis distribuite dal Morbio a diversi collettori, provengono dal ripostiglio di Valgreghentino, né è meraviglia se le prime da rarissime che erano siano divenute piuttosto comuni.

Delle da noi ritenute, giudico tuttora inedite le tre seguenti:

1.° — Giancarlo solo. — Bisciola. — Grammi 0,40.

D/ — IOHANES : KAROLVS

Biscia viscontea.

R/ — VICECOMES: MLI. 3 : &

Croce fiorita.

2.° — Estore solo. – Bisciola. — Grammi 0,66.

D/ — ..... STOR VICECOMES

Biscia viscontea.

R — (rosetta) HESTOR VI ES

Croce fiorita.

3.° Bisciola, e a questa metto un punto interrogativo sebbene la mia sia di perfetta conservazione e leggibilissima. — Grammi 0,60.

D/ — IOHANES . VICECOM

Biscia viscontea.

R/ — (rosetta) MEDIOLANENSIS

Croce fiorita.

Gli amici fratelli Gnecchi nelle Monete di Milano, ai N. 3 e 4 di Giancarlo solo, descrivono due esemplari, [p. 227 modifica]l’uno della collezione Bertolotti, l’altro della loro. — Nel diritto del primo (grammi 0,51) leggono IOHANES KAROLVS; in quello del secondo leggono IOHANES • K • VICECOM.

Dubito però che questi valenti conoscitori non avendo avuto a disposizione coni! abbastanza leggibili abbiano dovuto ricostruire le leggende per congettura. Infatti se vorranno rivedere il pezzo riprodotto nell’opera citata a Tavola LVII N. 4, troveranno che nella loro bisciola giudicata di Giancarlo manca la parte inferiore, né quindi si possono avere le lettere fra IOHANES e .... CECOM (queste ultime tagliate a mezzo).

Nella collezione Verri havvi una bisciola simile, di conservazione mediocre, nella quale lessi colla scorta della mia esattamente come in questa.

In omaggio all’autorità dei prelodati amici la lasciai anch’io per ora sotto Giancarlo Visconti ma non giurerei che sia di lui. Oserei anzi dubitare del contrario.

Osservo intanto e anzitutto che mi sembra strano quel Mediolanensis scritto su una moneta di Milano.

Uno che sta e comanda in un luogo, non ha bisogno di dire donde sia; e in quei tempi, conviene riconoscere che nelle monete si omettevano le parole inutili e le qualifiche invero vi sono molto precise. Debbo però confessare che l’apparenza del conio è affatto milanese. Il che non vieta anche supporre, che sia stato fatto in Milano per un milanese avente dominio altrove, o anche imitato dal tipo milanese.

Cosa né difficile, né improbabile, né nuova. Per citare un esempio, accennerò a Giovanni da Vignate, il cui grosso e la trillina hanno tutta la caratteristica dei milanesi. In secondo luogo, la mia bisciola e quella della collezione Verri non portano né il nome intero KAROLVS né l’iniziale K in aggiunta a Johannes.

[p. 228 modifica] Non saprei perchè Giancarlo Visconti, che non si chiama giammai con altro nome in tutte le monete, tanto in compagnia d’Estore, che solo, abbia a fare una simile eccezione. Più strana sarebbe per Giovanni Maria, che in ogni caso avrebbe dovuto qualificarsi anche Duca. E nemmeno la crederei di Giovanni Visconti Arcivescovo, pel carattere molto diverso delle monete di lui.

In qualunque caso però la parola Mediolanensis mi persuade sempre più che la bisciola apparterrà certamente a un Giovanni Visconti milanese, ma probabilmente ad altra città che non sia Milano.

Ho esposto un dubbio e con un dubbio un quesito. Altri più valenti di me lo sapranno sciogliere. Chi sa che studiandoci sopra non s’abbia a trovare qualche nome o qualche notizia nuova.