Alessandro Manzoni (De Sanctis)/Appendice/I. Del romanzo storico e dei «Promessi Sposi»/Lezione IV

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APPENDICE
I. Del romanzo storico e dei «Promessi Sposi»
Lezione IV

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APPENDICE
I. Del romanzo storico e dei «Promessi Sposi»
Lezione IV
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Lezione IV

Abbiamo due epoche della letteratura europea, l’epoca del Medio Evo o italiana e l’epoca moderna. Questa comincia da Shakespeare, nel secolo della nostra decadenza. L’ideale europeo apparisce nella sua pienezza in Dante. È un ideale che tende a separarsi dal corpo o dalla forma, e a poco a poco vanisce nella pura idea. Dall’inferno si va al paradiso. Nel Petrarca domina questo stesso ideale applicato all’amore. L’amore è il peccato, che ha per suo contrapposto la ragione. La poesia petrarchesca è perciò un contrasto tra l’amore e la ragione, che va a poco a poco a finire nel trionfo di questa. La prima poesia è il suo incontro con Laura; l’ultima è la sua canzone alla Vergine. Lo stesso concetto penetra nell’essenza stessa dell’amore, che è da lui considerato come sciolto dal corpo e rivolto all’anima, e la creatura diviene per lui una scala per salire al Creatore. L’ideale esce da questo campo teologico e scientifico e penetra nel mondo sociale. Succede la poesia cavalleresca. È la poesia del tempo feudale, dove pochi uomini si elevano al di sopra della razza umana, il tempo degli eroi; l’amore ed il valore sono condotti oltre i termini della vita reale, si vive di una vita soprannaturale in un mondo popolato di ogni sorta di [p. 320 modifica]esseri fantastici. Si comincia però di già a presentire il mondo moderno. Nell’Ariosto trovi quell’ironia moderna che incalza e dissolve il mondo creato dalla sua fantasia. Nel Tasso trovi già una raffinatezza nei concetti e nei sentimenti, che ti annunzia uno spirito moderno di analisi. Tasso è l’ultimo poeta italiano; succede un tempo di stagnazione, nel quale l’Europa dà un nuovo impulso alla letteratura.

Nel secolo passato noi siamo risorti ed abbiamo cominciato col riprodurre l’antico ideale italiano. Il che, fatto per imitazione, ci ha separati dalla vita moderna e gittati in un ideale convenzionale e fattizio. E questo possiamo vederlo nei drammi del Metastasio, nelle tragedie di Alfieri, nelle Notti romane del Verri, nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. I personaggi sono spogliati delle diverse loro qualità e ridotti ad averne una sola, e questa è poi spinta al suo grado superlativo; vi è l’uomo mutilato ed astratto. Il Manzoni è il primo, e finora il solo, che abbia dato realtà e misura all’ideale calandolo nella vita moderna. Nei suoi personaggi è sempre una vita ricca, varia, alternata di tragico e di comico, e la qualità dominante rimane nei limiti del mondo reale e storico; di che nasce che il suo stile è affatto puro di quel rettorico ed artifiziato che contamina lo stile italiano coi suoi lunghi periodi, con le sue frasi sonore, colle sue inversioni stentate. E come lo stile così la lingua è in perfetta armonia con questo mondo; propria più che pura, si accosta di molto al linguaggio parlato.

E questa armonia perfetta tra le diverse parti del mondo manzoniano si dee non ad imitazioni od a sistemi preconcetti, ma alla natura dell’autore. Trovi in lui le diverse facoltà dell’anima affatto equilibrate; l’immaginazione e il sentimento sono in lui temperati ed accordati dal buon senso. Le passioni gli ruggiscono intorno; egli rimane al di fuori, sereno contemplatore. E questo distacco dalla materia cagiona quel suo perpetuo risolino, che lo tiene al di sopra del lettore.