Amorosa visione/Capitolo XII

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Capitolo XII.

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CAPITOLO XII.




Dove tratta della medesima Gloria mondana, e come poi la seguita Carlo di Puglia, e Gottifrè, e Curradino, e molti altri.


Non senza molta ammirazion mirando
     M’andava riguardando quella gente,
     Fra me di lor nuovi pensier recando:
Parevami nel creder veramente,
     5Che loro eccelsa fama glorïosi
     Far li dovesse sempiternamente.
E fra gli altri che molto disïosi
     Negli atti si mostravan di venire
     A quella Donna per esser famosi,
10Rubestamente in aspetto seguire
     Armato tutto sopra un gran destriere
     Vid’io quivi un grandissimo sire,
Vestito di cilestro, al mio parere,
     Lucente tutto di be’ gigli d’oro,
     15Ch’ogni altra luce facean trasparere.
Ognun, qualunque fosse di coloro
     Che gian davanti, rimirava lui,
     Sì fiero andava fuggendo dimoro.

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Se ben ricordo, e’ mi parve costui
     20Quel Carlo Ardito, ch’ebbe il maschio naso
     Insieme con virtù molta, da cui
Tutto il pugliese regno fu invaso
     E conquistato, e funne coronato,
     Del qual signore il suo seme è rimaso:
25Rimirandosi innanzi quasi irato,
     Con una spada che in man tenea
     Da ogni parte si facea far lato.
Appresso a lui al mio parer vedea
     Il Saladin risplender tutto quanto
     30Entro ad un drappo ad or che indosso avea.
Costui seguiva dal sinistro canto
     Tutto armato Ruggieri di Loría,
     Che in arme ebbe già valor cotanto.
Ontoso tutto appresso li venia
     35Il re Manfredi, e con dolente aspetto,
     E con lui Curradino in compagnia.
Retro a costoro assai che io non metto
     Qui ne seguien, perocchè troppo avrei
     A fare a dirli tutti, ed il mio detto
40Tireria lungo più ch’io non vorrei,
     Posto ch’alla man manca ed alla dritta,
     Ch’io non ne conto, più ne conoscei.
E la mia mente da disio trafitta
     Di vedere oltre, pur mi stimolava,
     45Perchè la vista non teneva fitta.
Similemente quella con cui andava,
     Colle parole sue facendo fretta,
     Sovente all’altre cose mi chiamava.

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Il dir ch’io le faceva, un poco aspetta,
     50Non mi valeva, per ch’io mi voltai
     Verso la terza faccia a man diretta.
Aveavi certo d’ammirare assai
     Più ch’io dir non potrò, tal che me stesso
     Assai fïate men maravigliai:
55Con gli occhi alzati mi feci più presso
     Al detto luogo, acciò ch’io conoscessi
     Chi e che cose vi stessero in esso.
Oro ed argento un gran monte, e con essi
     Zaffiri e ismeraldi con rubini,
     60Ed altre pietre assai credo vedessi.
Riguardando più basso, con uncini,
     Chi con picconi, e chi avea martello,
     E chi con pale, e chi con gran bacini;
Ronconi alcuni, ed altri intorno ad ello
     65Con l’unghie, e chi co’ denti uno infinito
     Popol vi vidi per pigliar di quello.
E ciaschedun parea pronto ed ardito,
     Non onorando il piccolo il maggiore,
     A suo poter fornía suo appetito.
70Gente v’avea di molto gran valore
     In vista, avvegna che la lor viltate
     Pur si scopria, veggendo con romore
Gli altri che quivi per cupiditate
     Givan, cacciarli con duoli e con morte
     75Per prendern’essi maggior quantitate;
Iniqua tirannia rubesta e forte
     Usando, chi con fatti e chi con detti,
     Prendendo più che la dovuta sorte.

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Alcun v’avea che i loro mantelletti
     80Se n’avean pieni, e per volerne ancora
     Abbandonavan tutti altri diletti.
Tra quella gente che quivi dimora
     Conobb’io molti, e vidivene alcuno
     Ch’aver preso di quello ora ne plora,
85E forse ne vorrebbe esser digiuno;
     Ma a cosa fatta penter non ti vale,
     Nè puolla addietro ritornar nessuno:
Adunque ogni uom si guardi di far male.