Biografia del cardinale Ercole Consalvi

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Pietro Ercole Visconti

Indice:Biografia del card. Ercole Consalvi.djvu Biografia del card. Ercole Consalvi Intestazione 31 dicembre 2020 100% Da definire


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BIOGRAFIA

DEL CARD. ERCOLE CONSALVI

SCRITTA

DAL CAV. P. E. VISCONTI

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Ercole Consalvi, cardinale diacono, uomo arrivato per merito ad un sommo grado di elevazione, e ad una fama consentita a pochissimi, nacque in Roma il giorno 7 di giugno dell’anno 1757, dal marchese Giuseppe Consalvi, e dalla Claudia de’ conti Carandini. La sua fanciullezza s’informò agli esempi di religiose e sociali virtù presso Andrea cardinale Negrone. Pervenuto alla prima adolescenza, fu nel seminario di Frascati, a que’ dì fiorentissimo, mandato ad appararvi le lettere umane. Ivi con la eleganza dei costumi, e con la prontezza dell’ingegno, si fece accetto ad Enrico cardinale Stuardo duca di York e [p. 4 modifica]vescovo tusculano, il quale lo ebbe poi sempre accettissimo in fino che visse. È ammirabile come, scorto quasi da un interno impulso che lo spingeva a grandi cose ed insolite, giovinetto di anni quindici, dicesse in versi le vicende avvenire della sua vita. La poesia, che quì ci piace riferire in parte, si potrebbe facilmente credere dettata dopo ch’egli salì tanto alto di fortuna e di potere, se fino dal 1772 non si leggesse stampata1. Vi dice egli dunque di se medesimo parlando:

    «...Giungerò là dove
Mi guida dolce amabile desìo,
Che di bella speranza esser si pregia
Parto gentil, che via pur troppo al cuore
Mi fa invito e lusinga. Aspettan, sollo,
Me onor, gloria, ricchezze, al bell’oprare
Sprone e conforto desïabil. Certo,
È questo il fato mio; questa è la tela,
Che tra le man del ciel per me s’intesse».

[p. 5 modifica]Ho voluto toccare di questa particolarità: lascio ad altri il riflettervi intorno.

Per tal modo confidente nel suo avvenire, compiti gli studi primi, passava agli altri più gravi nell'accademia ecclesiastica. Ne uscì fregiato di non ordinaria sapienza. Pio VI, già rivestitolo dell’abito prelatizio, lo nominava successivamente, ponente del buon governo; votante della segnatura di giustizia; uditore della rota romana; assessore della congregazione militare; nel quale ultimo ministero mostrò animo eguale alla difficoltà somma de' tempi; e parve tale sostegno al vacillante trono del pontefice, che riguardato come poderoso ostacolo alla caduta di esso, fu insidiato della vita; e non una volta. Si allontanava da Roma ove seguirono novità, viaggiando per cercare istruzione in diverse contrade. Ma come intese Pio VI mancato fra quel suo non meritato esilio, adunarsi i cardinali in Venezia per tenervi conclave, si recava colà di volo; e al venerando [p. 6 modifica]consesso prestò utilissima opera in qualità di segretario. Conobbe la ottima istituzione, il solerte ingegno, e l'istancabile operosità del Consalvi, il cardinale Gregorio Barnaba Chiaramonti, che innalzato al soglio pontificio, volle esser chiamato Pio VII. Quindi venuto appena all’apostolica sua sede, lo prescelse, prelato ancora, al sommo incarico della segreteria di stato. Grandi erano i mali da ripararsi: infiniti gli ostacoli da vincere. Non era sicura pace al di fuori: segreti umori covavano al di dentro. Il Consalvi si recava in mezzo bramoso di provvedere ad ogni emergenza. Si promulgarono utili leggi: la moneta restituivasi alla debita bontà. Si restaurò il commercio: rifioriva l’erario: le inimicizie, surte dal parteggiare, erano in parte sopite; in parte ancora estinte. Tanto può la virtù di saggio ministro, e la buona elezione di un regnante!

A rimeritarlo di tante fatiche lo innalzò Pio VII alla porpora, creandolo diacono cardinale di s. Agata [p. 7 modifica]in Subura: diaconìa, che poi mutò coll’altra di s. Maria ad Martyres.

Tolto poco stante dal fianco del suo sovrano, solo perchè autore di fermi e salutevoli consigli, ebbe a sopportare i mali delle persecuzioni, le acerbità dell’esilio: grandi traversie; durissime pene. Cose tutte che superò con la religiosa pietà, con la costanza dell’animo, con la fede. Pacificata Europa e ristaurata la sedia apostolica, fu il Consalvi prontamente richiamato da Pio VII al ministero dello stato. Legato a Parigi, a Vienna, a Londra, procurava la restituzione delle legazioni, che sono tanta e così nobil parte della dizione pontificia: procurava la restituzione delle insigni opere delle arti, retaggio dell’italiana grandezza, e frutti dell’italiano ingegno. Le cose della religione furono per ogni dove guarentite con particolari trattati.

Nell’interno, in lui era la somma delle cose: tutto si governava non solo co’ suoi consigli; ma con [p. 8 modifica]la sua opera. Cosa in lui non mossa da immoderata ambizione; ma da amore del bene, forse immoderato. Operò allora molte cose grandi, molte utili. Nel vaticano sorgeva di nuova fabbrica un suntuoso museo; si fondava una pinacoteca. Sul Campidoglio era aperto nella protomoteca uno splendidissimo monumento ai più sublimi figli d’Italia. Le arti fiorivano, rappresentate da un Antonio Canova.

Si poneva mano alle leggi, troppo o poco usando la opportunità dell’innovare. Pure ad assai abusi si riparò; a tutti forse non si poteva: parte contrafacendo gli uomini; parte ancora il timore dei tempi dissuadendolo. Somma fu nel cardinale Consalvi la rettitudine delle intenzioni; estremo l’amore di Roma, l’attaccamento al pontefice. La sua integrità non voglio io lodare: quella di coloro che più gli stavan presso è stata poi detta ad esempio. La indole sua era generosa e magnanima. Tenne le amicizie costantemente. Non usò vendetta, nè volente nocque ad [p. 9 modifica]alcuno. De modi fu singolarmente cortese. Legò gli animi di chi volle; laonde fiorì nell’amicizia di tutti i principali regnanti, de’ più illustri uomini, e più autorevoli. Non era industria che non usasse per rendere Roma gradevole soggiorno agli stranieri, solito ripetere, che questo mezzo riparava molti infortunii, e rendeva a Roma sembianza di regina del mondo. Pianta la morte di Pio VII, al quale di suo ordinò magnifico sepolcrale monumento; scaduto dalla somma di tanto ministero; mancò ai vivi il giorno 24 di gennaio 1824.

Il suo testamento fu una nuova dimostrazione del suo grande animo. Tutto lasciava ad ornato di Roma, col prescrivere la perfezione di sacri edifizii; o ad incremento di cattolicità, nominando erede la s. Congregazione della propaganda.

Tanta virtù fu ornata dall’universale compianto. Se gli resero onori non soliti, nell’Italia e fuori. In Roma furono alla sua memoria coniate medaglie, [p. 10 modifica]sovvenendo al prezzo gli amici e gli ammiratori suoi, che gli posero ancora un leggiadro monumento nel Pantheon, opera dell’illustre commendatore A. Thorvaldsen.

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Articolo estratto dall’Album distribuzione 39a


Giornale periodico che si pubblica in Roma.

  1. [p. 12 modifica]È stampata nel volume che ha per titolo: Poesie de’ signori alunni e convittori del venerabile vescovile seminario della città di Frascati ecc. Roma per il Barbiellini 1772. Sta ancora in fine alla stampa dell’elogio detto alla memoria del card. Consalvi, nella pontificia accademia romana di archeologia, dal ch. signor cav. Luigi Cardinali. Pesaro per Annesio Nobili 1824.