Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1777

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Nel Giornale dell'Anno 1777. Discorso sopra l'Anno 1776. Recitato nell'Accademia Agraria di Padova l Decembre 1776, in cui particolarmente si ragiona degl'Inverni Straordinari

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Nel Giornale dell'Anno 1777. Discorso sopra l'Anno 1776. Recitato nell'Accademia Agraria di Padova l Decembre 1776, in cui particolarmente si ragiona degl'Inverni Straordinari
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Nel Giornale dell’Anno 1777.

DISCORSO

sopra l’anno 1776.

Recitato nell’Accademia Agraria di Padova li 12, Dec. 1776. in cui particolarmente si ragiona degl’Inverni Straordinarj.


1. Un Inverno crudele, e mortifero, una Primavera umida e fredda, una State composta di estremi di bollore, e di freddo, segnalata da neri temporali, da desolatrici gragnuole, da turbini sterminatori, un Autunno con prodigiose inondazioni, Terremoti, ed altri strani fenomeni, formano il carattere dell’anno 1776. d’ingrata memoria, e di quella stravaganza, che, non per esser anno Bissesto, ma per trovarsi in serie d’annate simili, nel Giornale Meteorologico, con cenni non oscuri, pur troppo aveva spaventato. Sarei prolisso di troppo se riferir volessi con qualche dettaglio tutte le particolarità che [p. 132 modifica]mi trovo aver registrate nel mio Giornale d’Osservazioni. Mi ristringerò a ragionare particolarmente di due articoli rimarcabili, intendo lo straordinario freddo, e le Inondazioni. E prima

Dell’Inverno Straordinario 1776.

2. Fu il Decembre 1775, quantunque sereno sino alla vigilia di Natale, moltissimo freddo, essendo arrivato qualche giorno sino ai gradi 6.,4 sotto del gelo; il qual accelerato possesso minacciava invero un’aspra invernata: ma il precedente Deeembre 1774. era stato molto più freddo coll’aggiunta di replicate nevi: eppure l’Inverno che ne seguì, non ebbe cosa d’estraordinario. Così il Gennajo 1776., quantunque dasse della neve, sino ai 20 non fu troppo rigido, e parea passata la stagione del freddo.

3. Sopravvenne il freddo quasi proditoriamente alla fine del Mese; e deve il nostro paese ringraziar Iddio che non ritrovasse neve in terra, che certo pericolava la vita degli animali, e degli uomini, come infatti successe in altri paesi più Settentrionali.

4. Quasi dappertutto il colmo del freddo [p. 133 modifica]arrivò nei tre ultimi giorni del mese, e primi di Febbrajo. In Padova il maggior rigore fu la mattina dei 2. Febbrajo, e giunse a’ gradi 9, 8, nel Termometro di Reaumur esposto all’aria di Tramontana, a Cielo sereno con grande brina, Vento di Ponente Maestro, ed il Barometro alto a p. 28. l.2.2.

5. Gelossi la Laguna intorno Venezia coi Canali prossimi, restando per qualche giorno interrotta la comunicazione colla Terra ferma, se non che la Pubblica vigilanza vi provvide col far rompere il ghiaccio; ed il Plenilunio prossimo delli 4. Febbrajo raddolcì l’aria, e portò il disgelo.

6. Se volessimo limitarci al nostro paese solo, si dovrebbe chiamar questo un freddo grande, un Inverno crudo ma non affatto straordinario; poichè per omettere i famosi Inverni del 1709., e 1740. abbiamo avuto de’ freddi più vivi, de’ geli più forti, e più lunghi, nel 1755, 1767, 1770, e forse altri: i paesi più Meridionali d’Italia, e di Francia provarono mite stagione, e furono infestati invece dalle pioggie.

7. Ma nella maggior estensione d’Europa fu il freddo superiore anche a quello del 1709: poichè se nel 1709, fu di 15. gradi [p. 134 modifica]a Parigi; in quest’anno fu segnato, al Castello di Muran presso Cracovia, a gradi 22., a Lipsia gradi 23., a Vienna, Parigi, ed altri luoghi della Francia, e della Fiandra a gradi 17, 18, 19. Ecco una Tavoletta tratta dal Giornale di Rozier (mese d’Aprile di quest’anno 1776.).

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TAVOLA

Dei Gradi di Freddo coi giorni nel 1776.

In varj Paesi d’Europa.


Luoghi Gradi Lin.
Aix in Provenza 
 
18 Gen.
Bordeaux 
 
19
Montpellier 
 
31
A leghe 1 da Bordeaux 
 
18
Padova 
 
2 Feb.
Auray in Bretagna 
11 
 
31
Warsavia 
11 
 
26 Feb.
Coppenhague 
13 
 
24
Orleans 
14 
 
28
Nieuport 
14 
 
28
Lion 
15 
 
1 Feb.
Le Havre 
15 
 
28
Strasbourg 
15 
 
27
Ferté Bernard 
15 
 
31
Montmorency 
15 
 
28
Meaux 
15 
 
28
Tournay 
15 
 
28
Bonna 
15 
 
28
Haia 
15 
 
28
Amiens 
16 
 

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A una lega da Tournay 
16 
 
30
Lovanio 
16 
 
28
S. Dionigi 
16 
 
29
Parigi 
16 
 
29
S. Quintin 
16 
 
28
Douay 
16 
 
28
Francfort 
17 
 
28
Hambourg 
17 
 
27
Bruxelles 
17 
 
28
Nancy 
17 
 
29
Vienna in Austria 
17 
 
29
Grenoble 
17 
 
1 Feb.
Trases 
17 
 
31
Montdidier 
18 
 
29
S. Germain en Laye 
19 
 
1 Feb.
Cracovia 
22 
 
29
Lipsia 
23 
 
27


8. Non si può, per il grado del freddo, prendere regola dalla latitudine dei luoghi, poichè si vede, che a Coppenhague, il paese più Settentrionale della Tavola, non fu che di 13. gradi. Non ostante è chiaro, che, in pieno, il grado del freddo si proporziona molto alla latitudine; dovendosi sempre considerare l’esposizione de’ luoghi riguardo ai [p. 137 modifica]venti, la vicinanza delle montagne, o del mare, ed altre circostanze locali ben note. Sulle coste di Fiandra, e d’Inghilterra non solo gelossi il mare a molte leghe, ma sino l’acquavite, e lo spirito di vino rettificato. Il Ghiaccio era grosso 8. piedi Inglesi. Comparvero uccelli proprj dello Spitzberg, e della Zona glaciale, che cadevano finiti dalla fatica. Da quei rimoti, e gelidi Climi appunto si può ripetere questa invasione di freddo nei climi nostri, per mezzo de’ Venti di Tramontana, che infatti dominarono in quei giorni; potendosi anche osservare nella Tavola una posticipazione di giorni per li paesi più Meridionali; e dico de’ venti, poichè sono in fine i Venti padroni delle stagioni, e soffiano il freddo, ed il caldo a lor grado, mettendo anche in un tempo medesimo da un paese ad un altro rimarcabile differenza di temperatura.

9. Da varj fonti ho raccolto più di 90. Inverni, memorabili per il freddo, che pongo nella seguente Tavola, coll’intervallo degli anni, che passarono tra l’uno, e l’altro. [p. 138 modifica]

CRONACA

Degl’Inverni memorabili.


Anni Intervalli Anni Intervalli
A. C. K. 176 620 l. 1204 5
D. C. K. 443 162 l. 1209 2
K. 605 12 l. 1211 3
K. 617 53 l. 1214 2
K. 670 47 l. 1216 17 18
K. 717 46 47 l. 1233 1234 62
A. M. 763 64 22 23 l. 1295 96 9 10
A. M. 786 15 l. 1305 5
K. 801 20 a. 1310 8 9
K. 821 2 l. 1318 19 4 5
K. 823 9 a.l. 1323 11
A. 832 27 28 m. 1334 7 8
K. l. 859 60 14 15 l. 1341 42 2 3
l. 874 18 l. 1344 16
l. 892 99 100 m. 1360 33
K. l. 991 92 77 78 l. 1393 6 7
l. 1069 48 a. K. L. m. 1399 400 23 24
l. 1117 2 l. 1423 4
l. 1119 6 7 l. 1427 13
K. l. m. 1125 26 2 l. 1440 18
m. 1127 28 5 6 l. 1458 10
K. l. 1133 24 m. 1468 9
l. 1157 2 m. 1477 13
l. 1159 5 l. 1490 2
m. 1164 15 l. 1492 2
l. 1179 7 l. 1494 5
m. 1186 18 l. 1499 4

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l. 1503 9 a. 1667 2 3
m. 1512 13 a. 1669 70 10 11
a. 1525 9 a. 1680 3
l. 1534 5 a. 1683 8 9
l. 1539 26 a. 1691 92 9 8
l. 1565 8 a. 1699 700 9
m. 1573 15 1709 9
m. 1588 6 a. 1718 11
l. 1594 7 1731 3
a. m. 1601 2 1734 4
a. m. 1603 5 1738 2
a. K. m. 1608 7 8 1740 9
a. 1615 16 9 8 1749 6
a. m. 1624 22 1755 3
m. 1646 17 1758 9
m. 1653 4 1767 3
a. 1657 2 3 1770 6
m. 1659 60 4 5 1776
l. 1664 3


10. I fonti, dai quali ho tratto questi anni sono gli estratti di due Discorsi Tedeschi, nel Vol. V. de’ Suppl. ad Nova acta eruditorum Lipsiae: uno è del Sig. Kraffa Accademico di Pietroburgo nella Descrizione del Palagio di ghiaccio, che si fabbricò in quella Capitale nel 1740. per divertimento della Corte; l’altro è d’un Anonimo, socio dell’Accademia Leopoldina de’ curiosi; l’uno e l’altro cita gli anni senza circostanze, nè [p. 140 modifica]Autori. Più dettagliato è il nostro Monterosso, ch’era, come pare, Medico del nostro Collegio, Cittadino Padovano molto erudito, che lasciò due Volumi di Effemeridi, e Fasti Manoscritti appresso qualche particolare, da cui graziosamente ebbi il comodo di leggerli; arriva la sua cronaca sino al 1665, al qual tempo finì forse di vivere. Più circostanziato di tutti è il P. Lancilotto, Abbate Olivetano di Perugia, nel suo Libro intitolato l’Oggidì disingannato, stampato in Venezia 1627., la sua Cronaca non arriva se non che al 1600. Questi Autori ho citati a lato di ciascun’anno colle lettere iniziali. K. Kraffa; A, Anonimo; M, Monterosso, L, Lancilotto; Nel Secolo XVII, e corrente non è d’uopo citare, avendosi le memorie nei Libri di Fisica negli Atti dell’Accademie, e nei Giornali.

11. Un’avvertenza si deve avere nella numerazione degli anni; poichè si troveranno spesso due anni prossimi d’Inverno grande; questo per lo più è un equivoco, parendo due quello che non è se non uno. Perchè, 1.° un Inverno cominciando in Decembre, talor anche precocemente, abbraccia due anni, lo spirante, e l’entrante; 2.° v’è la [p. 141 modifica]differenza dell’Epoche nel principio dell’anno, come in Venezia si comincia a datare l’anno nuovo a Marzo; e questa diversità molto più s’incontra negli antichi tempi; p. e. l’istesso Inverno da un Autore si dice dell’anno 859. da un altro del 860. non nego però che possano succedersi immediatamente due Inverni insigni, e questo è anche molto naturale, che uno sia preparazione, o residuo dell’altro, come 1767, e 68. Inoltre quella posizione, o combinazione di circostanze, ch’io penso influire sopra gl’Inverni, si verifica benissimo per due annate consecutive, come degli anni piovosi.

12. Credo non sarà discaro d’intendere la descrizione di qualcheduno di quest’Inverni segnati nella Cronaca: varj ne descrissi altrove (Sag. Met. P. II. ar. IX).

13. Avanti la nostra era Volgare non ne trovo, che uno, che dal Sig. Kraffa si fa il 177. A. C. e col Cassini si deve numerare 176. Non so se sia quello indicato da S. Agostino (3. Civ. c. 27.), o quel di Livio (D. s. L. 5.) anno insigne per l’Inverno gelido, e nevoso, in modo, che le strade furono chiuse a Roma per 40. giorni, ed il Tevere non potè navigarsi. [p. 142 modifica]

14. Nell’anno 874. della nostra Era, asprissimo e lunghissimo fu l’Inverno: una neve smisurata cadde dal 1. Nov. sino all’Equinozio di Primavera senza intermissione; laonde molti uomini, ed animali morirono di freddo particolarmente in Germania. E, 18. anni dopo, nel 892, fu pure l’Inverno straordinariamente lungo, in modo, che in Marzo per 5. giorni stette la neve alta un piede sopra la terra; indi, morte le viti, gran penuria di vino, e morirono quasi tutte le pecore, e le api (Lancil.)

15. Ho queste descrizioni particolarmente dal P. Lancilotto, che per lo più cita i suoi Autori, e solamente manca di garante nel seguente Inverno 991, in cui ve n’era più di bisogno (99 anni dopo l’ora descritto). Crudelissimo Inverno, dice, travagliò il mondo; cioè, dal principio di Nov. sino al Maggio; ed eccettuate poche giornate di mezzo tepide, sino a Luglio, nel qual mese (ecco l’incredibile) s’agghiacciarono gli stagni, ed i fiumi, e si seccarono gli Alberi, e le biade, alle quali cose seguì fame, e peste (e ciò sarebbe molto naturale); mercecchè Papa Gregorio XIII commutò gli anni, e confuse le stagioni. Cosa ha a che far quì [p. 143 modifica]Papa Gregorio che 600. anni dopo corresse il Calendario! nè, pochi giorni d’alterazione, che allora erano 5, poteano aver portato l’Inverno in Luglio (l’alterazione di stagione era anzi in senso opposto per anticipazione), e ciò accade nell’anno Lunare de’ Turchi, che ha 11 giorni di differenza annua. Nullaostante convien credere che sia stato in quell’anno un Inverno assai lungo, come fu il 1740, ed in parte anche il presente.

16. Nel 1133, fu sì estremo freddo, che molti ne’ proprj letti si congelarono; ed il Po da Cremona sino a Venezia ghiacciato si potea camminare a piedi, scrive il Coiro, ed il Bembo, e vi si andava come sopra a via corrente con Carri, e Cavalli, essendo tutte l’altre strade chiuse, e sepolte dalle Nevi, ed ogni rivo, e flusso d’acqua ingozzato dalla durezza del ghiaccio; laonde dormirono i Mulini, nelle Cantine i Vini s’indurirono, perirono molti animali, spezzaronsi con molto strepito gli Alberi, e le annose Quercie per li Boschi; e per li Campi si seccarono, ed arsero senza fuoco, o Sole gli Ulivi, ed altre piante simili; e che fu peggio, molti anche agghiacciati si trovarono ne proprj alberghi, e letti.... presto [p. 144 modifica]cominciò ad incarirsi il tutto; tanto che l’anno seguente nel Padovano gli Uomini, come le bestie, pascevano l’Erbe.

17. Nel 1216. l’Inverno fu pure atrocissimo; seccò gli Alberi, e le Viti; il ghiaccio del Pò fu grosso 15. braccia. Scrive il nostro Monterosso, che per un incendio bruggiatesi a caso in una Cantina le Botti, il Vino agghiacciato restò solido, e fermo; ed il pane tanto era duro che non potea affrontarsi se prima col fuoco non era sciolta la parte umida di quello, indurita dal freddo; simile fu il Verno 1318.

18. Descrive il Bembo l’Inverno del 1492. (ne tralascio tanti altri di mezzo). Riuscì, dice, l’Inverno sì freddo, e lungo per le Nevi, che tutte le paludi intorno Venezia si agghiacciarono, intanto che gli uomini del Contado, non solo a piedi, ma eziandio a Cavallo andavano colle vettovaglie alla Città senza alcun pericolo; e particolarmente il Magistrato di Mestre andò sopra un Carro sino a S. Secondo; ed alcuni Stradiotti a Cavallo per giuoco colle lance armate corsero l’uno contro l’altro nel Canal Grande; di vino, di fichi, d’ulive, in tutta quella contrada, ch’è tra l’Alpi, ed i fiumi Adice, e [p. 145 modifica]Pò, per alquanti anni, per essersi secchi tutti gli Alberi, poco frutto si raccolse.

19. Nel 1503, Papa Giulio II. avendo cominciato a sedere, fu un asprissimo Inverno, e s’agghiacciò il Pò di maniera, che resse l’Artiglieria, e l’Esercito d’esso Papa: seguì, per parentesi, un Estate caldissima, o secchissima, dacchè in 4 mesi non piove mai. Così, 9. anni dopo, nel 1512., secondo il nostro Monterosso, fu freddo con neve sino al mese di Maggio.

20. Sospendo di riferir queste istorie particolari degli Inverni, che si possono veder nel Lancilotto, ed altri. Più fruttuoso, e più confacente all’uffizio di Filosofo sarà di rintracciare, se sia possibile, qualche serie, un qualche ordine nella successione di tali invernate.

21. Il Sig. Kraffa, nel citato discorso dividendo lo spazio totale d’anni per il numero degl’Inverni che avea raccolti, crede di trovare un intervallo medio tra l’uno e l’altro d’intorno 30. anni, il che è molto casuale, nè però affatto falso.

22. Il Verulamio (historia Ventorum, al titolo successiones Ventorum n. 6.) s’esprime così: Plinio dietro Eudosso, avanza, che [p. 146 modifica]la serie de’ venti torna in giro dopo 4. anni; il che non pare, nè sì brevi sono le rivoluzioni. Trovo osservato dalla diligenza d’alcuni, che le stagioni più grandi, e più segnalate (di caldi, di nevi, di geli, d’Inverni tiepidi, d’Estati fredde, ec.) ritornano per lo più col giro di 35. anni. Nel qual passo del Verulamio si trova un cenno, come quasi dappertutto nell’Opere di questo grand’Uomo, assai pregno di verità, come apparirà dalle cose seguenti.

23. Gli Osservatori di Vienna, a proposito dell’Inverno di cui parliamo (Rozier Apr. 1776.) rimarcano, che nel presente Secolo, negli anni a noi vicini, sei grandi Inverni di seguito furono, 1731, 1740, 1749, 1758, 1767, 1776, tutti fra loro distanti per lo spazio eguale di 9. anni, sicchè il 1776. compie il sesto periodo; questi Fisici colsero assai nel Vero.

24. Il P. Cotte dell’Oratorio, Curato di Montmorency, che non ha guari diede un grosso Trattato di Meteorologia, e seguita a pubblicare delle osservazioni tanto nel Giornal des savans, che in quello di Rozier, trova da contraddire sopra questo novennale periodo; perchè, dice, in Francia [p. 147 modifica]quest’Inverni non furono tutti estremamente freddi, e frammezzo ve n’ebbe altri di più aspri.

25. Ma, 1.° il P. Cotte accorda, che per lo più questi sei Inverni furono molto freddi anche a Parigi, nè alcuno d’essi fu mite. Pongo quì la lista degl’Inverni freddi a Parigi in questo Secolo col grado di freddo, tratta dall’istesso P. Cotte (Rozier Feb. 1776.)

[p. 148 modifica]

LISTA

Degli Anni Freddi a Parigi in questo Secolo.


Anni Gr. di Freddo Anni Gr. di Freddo
1709 15 1753 10
1729 12 1754 12
1731 5 1755 12
1740 10 1757 10
1742 13 1758 11
1745 11 1763 10
1747 12 1766 10
1748 11 1767 12
1749 7 1768 12
1751 10 1776 16

26. 2.° Che tra quelli sei Inverni ve ne sia stato qualche altro più aspro per Parigi, ciò nulla nuoce al periodo novennale; poichè il principio che lo regge, di cui parlerò ben tosto, ne ammette benissimo degli altri frammezzo, minori, o maggiori.

27. 3.° Una giornata, o due d’acuto freddo, una notte, non costituisce un Inverno da chiamarsi freddo; e tali furono diversi di quest’Inverni, che il P. Cotte frappone ai nostri, come il 1742, 45, ed altri.

28. 4.° Si è detto, e si sa, che i venti, [p. 149 modifica]ed altre circostanze diversificano le temperature da paese a paese, anche presso lo stesso Parallelo. L’eccezione d’un luogo particolare nulla toglie alla regola generale; p. e. nel 1709., ed in quest’anno 1776., l’essere stato un Inverno mite nell’Europa Meridionale non impedisce, che per l’universalità debbansi quest’Inverni chiamare straordinarj.

29. Resta dunque dall’osservazione indicato un periodo di 9. anni, che riconduce appresso poco gl’Inverni grandi.

30. Il fondamento poi di questo periodo novennale, par essere non altro, che quello da me già anni prodotto (Saggio Meteorologico) per le annate piovose; e che si deve estendere, come accenna il Varulamio, ad omnes tempestates grandiores, et insigniores: dico il periodo, in cui si compie una rivoluzione degli absidi Lunari, Perigeo, ed Apogeo, che abbraccia 8. anni e 10. mesi, cioè, piuttosto 9. che 8. anni. E la ragion è, come penso, questa; che la situazione di questi punti nei segni Equinoziali, e Solstiziali influisce di molto, e più efficacemente, che in altri siti, sull’evaporazione del globo terracqueo, e sull’atmosfera; conseguenza di [p. 150 modifica]che deve essere un’esaltazione non ordinaria nelle meteore, e nell’impressioni dell’aria. Si è provato altrove, quanto si può coll’induzione, per gli anni piovosi.

31. Quanto agl’Inverni, abbiamo intanto ritrovato, dall’anno presente sino al 1731., sei periodi consecutivi. Andando ancora indietro, con piccolo salto (però spiegabile) troviamo l’anno 1718, segnato per assai freddo dall’Anonimo di Lipsia; dal 1718., 9. anni addietro si trova il famoso Inverno 1709., e 9. addietro il 1700., e nove addietro 1691, 92., e 9. addietro il 1683., e posso salire più in su, ma non senza qualche discussione.

32. Conviene dunque riflettere, come osservai già nel mio primo discorso sugli anni Piovosi, che gli Absidi Lunari, di 4. in 4. anni circa, trovandosi in eguale situazione intorno gli Equinozj, colla sola alternativa dall’Equinozio d’Ariete a quello di Libra, perciò queste impressioni possono ritornare di 4. in 4., o 5. anni circa, come Plinio, dietro gli Antichi, lo dice di tutte le stagioni acute, e come può rincontrarsi nella nostra Cronaca per gl’Inverni.

33. Anzi, perchè efficace pure è la [p. 151 modifica]situazione intorno i punti Solstiziali, ai quali la linea degli Absidi, partita dagli Equinozj, arriva nell’intervallo di circa 2. anni, perciò le stagioni stravaganti arrivano non di rado anche dopo li 2. anni. Anzi di più, perchè, rapporto ad un Equinozio, ed ad un Solstizio, tanto vale il segno precedente, come il seguente, p. e. i Pesci e l’Ariete, la Vergine, e la Libra; e tal situazione potendo durare appresso poco due anni di seguito, il moto degli Absidi essendo solo di 40. gradi all’anno; può per due anni di seguito durare una consimile influenza, e succedersi immediatamente due anni umidi, due Stati Secche, due Inverni Freddi.

34. Perciò nel periodo di 8. in 9. anni può accadere, ed accadde qualche invernata grande di mezzo, come è notato nella Cronaca, con che cade l’obbietto del P. Cotte. Così, passando il secondo periodo, oltre l’anno 18., vi può essere il 10., il 12., il 13., il 16., e nel terzo periodo oltre il 27., vi può essere il 20., il 22., il 24., il 26., e così nel quarto periodo oltre il 36. che lo compie, vi può esser il 30., o 31., il 32, il 35. Tutto questo invero rende ambigua, [p. 152 modifica]perplessa, ed incertissima la predizione dela la qualità d’un anno, ma non ne toglie l’indizio.

35. Si deve altresì notare, che moltiplicando i periodi, per cagione di que’ due mesi di differenza, si viene a perdere un anno. Così 4. periodi sono piuttosto 35., che 36. anni; ed ecco l’osservazione conservata, dal Verulamio nel citato passo, sebbene in questo nostro Inverno 1776., abbiamo esattamente compiti 36. anni dopo il 1740.

36. Dal 1709. al 1740., sono anni 31., che sarebbe il periodo del Sig. Kraffa, in apparenza fuori di regola; ma oltre il detto or ora (n.° 34) troveremo, che tanto nel 1709., che nel 1740. gli Absidi Lunari erano similmente posti, o appena usciti dai segni Solstiziali; colla sola alternativa dell’Apogeo, al Perigeo.

37. Dopo sei periodi quei due mesi, che mancano al novennio, tolgono un anno intiero. Ed invece d’essere 54., sono 35 anni; e 12. periodi, invece d’essere 108. anni, sono 106. Difatto andando indietro dal 1776. per 106. anni, si trova l’Inverno 1670. segnato dall’Anonimo; ed altri 106 anni [p. 153 modifica]addietro il 1564, 65; e levando 53., si trova il 1512., e 9. anni addietro il 1503., e 9. ancora addietro il 1494.

38. Per omettere altre tediose discussioni, se prendete in fine l’intervallo totale del più antico Inverno riferito dagli Scrittori, 176. anni avanti Cristo, sino al presente 1776., che fa 1952. anni, diviso questo numero per 53. (spazio di 6. periodi) si trovano compiuti 33. di questi spazj, restando 27. anni, che sono altri tre periodi, e sommano in tutto 201. rivoluzioni degli Absidi.

39. Che se volessimo prenderci la pena di esaminare più minutamente i notati intervalli della Tavola, componendoli o discomponendoli, troveremo moltissimi altri riscontri de’ nostri numeri: trovasi spesso di seguito 4, 3, 2 anni, i quali, e da per loro stanno nella regola, e sommati danno inoltre il 9, e scomponendo, p. e. un 22, si ha un 18. periodo doppio, ed un 4, mezzo periodo, ch’è l’equivalente (n. 32).

40. Non è inoltre credibile, che tutti gl’Inverni insigni siano stati notati dagli Scrittori, o che siano giunti a nostra notizia, i quali inverni introdotti che fossero nella Cronaca, l’ordine di successione [p. 154 modifica]diventerebbe probabilmente molto più regolare, come lo è per il presente Secolo, del quale abbiamo piena notizia.

41. Io non voglio dare maggior peso di quello meriti a questa teoria. Ma è sempre meglio aver un filo, comunque un poco oscuro, che andar a tentone, ed a caso: si vede per altro, ch’ella è molto fortificata dall’induzione, che non pare casuale. La complicazione varia di questi numeri non permetterà mai, come dissi, di poter con asseveranza, e precisamente predire di tale o tal anno, che sarà di questa, o quella qualità. Solo si potrà con qualche fondamento prevedere certi anni stravaganti, sia poi per pioggie, venti, secco, freddo, o altra in temperie, perchè abbiamo l’esperienza del passato, ed un principio Fisico, che ce lo fa credere.

42. Nella lista degl’Inverni poteva riferire, per la ragion de’ contrarj, anche gl’Inverni tepidi, quale è memorato dal nostro Monterosso il 1186, nel qual Inverno fiorirono, e fruttificarono gli alberi, come abbiamo veduto accadere nel dolce Inverno 1764, 65, che fu anche umidissimo.

43. Che se alcuno mi chiede, come [p. 155 modifica]istessa configurazione degli Absidi, conduca in un anno le pioggie, o l’Inverno tiepido, in altro un Inverno asprissimo, o altra stravaganza, dirò quello che mi pare.

44. La cagione di tutti i disordini delle stagioni, qualunque sieno, par essere la copiosa, ed insolita evaporazione, e traspirazione della terra, promossa dall’azione rinforzata della Luna in tali posizioni; presso gli Equinozj rapporto alla terra tutta, e presso i Solstizj rapporto ai Climi particolari, come si vede accadere delle maree. Ora l’evaporazione straordinaria, e la traspirazione della terra, unita ad un necessario, e provato sbilancio dell’atmosfera, deve produrre, oltre dell’impressioni non comuni, particolarmente de’ venti: resta a vedere qual plaga, di qual forza, e durata. Se sono Australi l’anno sarà umido nel nostro Clima, accompagnato forse da tepore, da pioggie, da inondazioni, accumulandosi sopra di noi la massa de’ vapori. Se sono venti Boreali, per natura loro frigidi, come provenienti dai Climi, e monti glaciali, due cose possono fare; o sgombrar da noi la massa del vapori asportandoli in rimote contrade, nelle quali produrranno dirotte pioggie, come [p. 156 modifica]spesso riferiscono le Gazzette, nel tempo che regna appresso di noi un’estrema siccità; o questi venti, e vapori incontrano venti contrarj, che li arrestano, e ripercotono, ed allora, in tempo di Verno, si formeranno ne’ nostri paesi copiose nevi, ghiacci, freddi micidiali; talor, anche senza nevi, i venti soli, o un’occulta diffusione salina potrà formare un’invernata asciutta e fredda, qual fu quella del 1755., e 63. anni a dietro (cioè, novennarj), quella del 1692. descritta dal Ramazzini nell’Epidemiche.

45. Nè altro aggiugnerò sopra l’Inverno, se non questo; che tutta l’annata partecipò di quest’indole fredda, non avendo avuto che una breve buttata di calore in Agosto: nel resto risultano più di 400, gradi di freddo più dell’anno precedente 1775., che non fu caldo, e 200. meno di caldo; e la temperatura media si trova minore più d’un grado, giorno per giorno, che quella dell’anno passato, e se vogliamo andar addietro per 50. anni, abbiamo 4. gradi di meno caldo per ciascun giorno (cosa grandissima!) poichè il medio d’allora era più di 13. per giorno, ed in quest’anno si trova poco più di 9.

46. Dove abbia da terminare [p. 157 modifica]quest’influenza di freddo, che regna, per li corpi, e per li prodotti della terra, se così continui a crescere, non oserei dirlo; se non che è da credere che vi sia qualche periodo maggiore; che riconduca le vicende dell’annate. Pare infatti dalla cronaca, che simile frequenza d’Inverni (che parerebbe accompagnata da impressione fredda pel resto degli anni in pieno) regnasse e verso la fine del Secolo passato, e nei secoli precedenti. Or, siccome dopo il 1710. circa, abbiamo avuto un corso d’intorno 40. anni di caldo in pieno, e simili ritorni si possono congetturare nei Secoli addietro per li varj vuoti d’Inverni che si scorgono nella Tavola (comunque la deficienza di notizie renda questo un poco dubbio), così è da lusingarsi che il presente circolo d’anni freddi, che sono ormai quasi 30., darà luogo a suo giro ad un circolo nuovo d’annate calde. Io non ho tempo per ora di verificare questo periodo, che par, come dissi, d’intorno 40. anni, nè d’investigarne il principio: ma tengo almeno questa lusinga, tale essendo l’or dinegenerale della natura.

Passeremo a parlar delle Pioggie; ma scorriamo prima brevemente la serie de’ Mesi. [p. 158 modifica]

DECEMBRE 1775.

47. Fu, come dissi, mese asciutto, e molto freddo sino a Natale. Io non vidi mai il Barometro così alto, come fu nel giorno 11., che arrivò a pollici 28., lin. 6., in qualche Barometro di miglior costruzione salì alle lin. 9., ma io seguito a notare sul mio vecchio per la serie dell’osservazioni. Nei dì seguenti 12, 13, 14, non fece altro che oscillare stranamente; onde non vedendo moto di tempo, nè vento, quì, scrissi nel Giornale, burrasche lontane; difatto portarono dopo le Gazzette, che in Danimarca a Cristiania, nel giorno 14, vi fu una procella spietata, che durò più di 5 ore: il Barometro si risente de’ moti lontani, il che reca confusione a chi è men pratico nell’osservare.

GENNAIO 1776.

48. In questo Mese si ebbe 5. volte neve, ma non durò. Vi fu qualche giorno temporalesco, come da Primavera, e nella notte dei 13., a’ 14. si pretende aversi sentito il [p. 159 modifica]Tuono, e difatto la mattina sopra il Golfo verso Chioggia si vedeva un apparato nero da Tuoni. A Roma in effetto nei giorni 11., e 13., furono temporali; un Fulmine cadde sul Palazzo Barberini, ed un altro nella Chiesa di S. Andrea della Valle. Venne al fine il freddo descritto. Circa le malattie rimetto il Lettore al Giornale di Medicina, ove il Sig. Dott. Panzani, con copiosa dottrina, e facondia, ragiona de’ morbi regnanti a Venezia, in quanto dipendono dallo stato dell’Atmosfera. Terribile infatti fu l’impressione del freddo sopra i sani, molto più sulle persone indisposte; molte delle quali furono rapite. Scoppiò qualche attacco morboso ne’ bovini con ulcerazione nella lingua, e nelle fauci; non fu male nè contagioso, nè di conseguenza. Parve effetto delle pasture aduste nella State precedente per il secco, per le nebbie, pioggie, e rugiade salse.

FEBBRAJO.

49. Fu freddo, umido, burrascoso, peggiore di tutti. Nel giorno 2. della Purificazione, sempre critico, fu Sole incerto, e verificossi il proverbio, che in tal caso [p. 160 modifica]l’Inverno è a mezzo. Ai 29., a ore 13. vi fu della pioggia mista di Gragnuola, a ore 21. il Tuono, che fu l’aprir di Primavera; la sera balenava dalla parte di Pon-Maestro, il resto del Cielo essendo sereno.

MARZO.

50. Continuò sino al mezzo colla disposizione del Febbrajo, umido, freddo, e ventoso; il resto fu almeno sereno: li 16. sera si videro lampi a P. M. Ritrovo in gran difetto li Punti Lunari; poichè combinandosi il Novilunio in Perigeo coll’Equinozio, combinazione da noi notata delle più turbulente, non fece questa volta che pochissime goccie la mattina de’ 20. Riscontro un caso simile, nel Marzo 1741., 35. anni avanti, che sono 4 periodi dell’Apogeo.

APRILE.

51. Ben si vendicò il Plenilunio dei 3. di questo mese, combinato invero con altri Punti Lunari, ed aspetti critici de’ Pianeti; difatto fu in quel giorno pioggia, vento, tuono, grandine, e neve. Molti temporali [p. 161 modifica]dopo abbiamo sofferti, e grande inegualità di Stagione: li giorni 20, 21, parevano di State, li 27, 28, giorni d’Inverno. Nel temporale della notte 26, 27, a ore 5, una piccola Saetta colpì un Camino di questo Convento di S. Antonio. Il 25, giorno di S. Marco, uno dei più piovosi dell’anno, passò senza pioggia in questo paese; non così altrove, potendosi leggere ne’ Giornali (Bovillon, ed altri) la descrizione delle stragi che fece intorno Bar-le-Duc in Francia una pioggia con grandine prodigiosa, tale, che in un’ora ingrossò un ruscello a segno, che nel Villaggio di Tremonti abbattè 99. Case, con morte di varie persone, e rovine immense. Tal fu appresso di noi, ma più universale, il diluvio del fine di Settembre, di cui parlerò.

MAGGIO, e GIUGNO.

52. Unisco questi due Mesi, perchè furono molto conformi, e fecondi ambedue di pioggia, di freddo, di temporali, di gragnuole, di fulmini, e turbini, per tutti questi Territorj. Certo notabile fu l’insistenza del freddo gareggiando anche nella [p. 162 modifica]lunghezza col suo ascendente 1740., ai 5. di Maggio videsi della brina, come in quello della neve. I venti erano freddissimi, non solo i Boreali, ma quelli d’Ostro ancora, perchè passavano sopra le Montagne dell’Apennino coperte di neve persino tutto Giugno; ed il celebre Naturalista Sig. Abb. Fortis, ch’era andato a visitare le Montagne di Norcia, e della Sibilla, fu costretto tornar a dietro per le nevi, per l’insopportabile freddo, e per le burrasche.

53. Tuttavia la vegetazione delle piante non fu ritardata: ai 5. di Maggio s’ebbero delle Ciliegie mature; ed ai 22. di Giugno si cominciò a tagliare il grano. Conviene credere, che il calor interno della terra, eccitato dall’azione penetrante del Sole, operi forse tanto più, quanto meno vien dissipato a cagione della frescura esterna. Osservo inoltre, che in Giugno spezialmente, non vi fu quasi giorno senza vento sensibile. Ho detto altrove, che il vento alle piante è come il moto, ed il passeggio agli animali; or, siccome il moto promuove la digestione in questi, così forse il vento accelera la maturazione in quelle.

54. Un’altra osservazione agraria farò, [p. 163 modifica]qualunque sia. Nel grano spicato insolita quantità si osservò di Volpe o Carbone, prodotto, come pare, o almen fomentato dalla Primavera umida, e fredda, come altrove ho sospettato. Ma che! l’umido stesso facendo gonfiare queste spiche volpate, che sono infatti le più turgide, e rigogliose, sopravvenendo un grado di caldo che le maturò, scoppiarono; il Vento continuo, come dissipa le nebbie, così disperse la polvere del carbone; sicchè infine al battersi de’ Frumenti in Luglio non si trovò tanto guasto quanto si temeva.

LUGLIO, ed AGOSTO.

55. Furono questi due Mesi assai ineguali, e come posti di estremi di fresco, e di calore. Non parlerò del Terremoto orizzontale da NNE. a 150. dei 10. Luglio ore 21., ed un quarto, essendone dispensato da tanti che ne hanno scritto. (V. Giorn. Medic.)

56. Vi fu in Luglio qualche giornata calda, ma rara, per lo più erano giornate appena da Primavera, e da Ottobre, e dalli 10 sino al fine frequenti furono le pioggie, sebbene tenui. Il gran caldo fu in Agosto [p. 164 modifica]con grande siccità, dannosa a molti distretti, ma non universale. Il giorno di S. Rocco fu il più caldo dell’anno, quasi di gradi 24 e durò sino a S. Bartolommeo, in cui si fece una gran rivoluzione di tempo, essendosi per li calori precedenti accumulata nell’aria una gran quantità di vapori, e di esalazioni.

57. Memorando sarà questo giorno 24. per tre turbini, a ore 19, 21, una e mezza di notte. Il più fiero fu quello dell’ore 21., che procedendo dal Territorio Veronese, e di là traversando il Vicentino, per il Bassanese, e Trevigiano alto, si scaricò nelle Montagne Bellunesi, e Friulane, con direzione, come per lo più, di Ponente Garbin a Greco Levante. La linea di fronte era d’incirca tre miglia; guai se più ristretta; faceva peggio che il Turbine di Padova (17. Agosto 1756), ed anche così dilatato fece gran guasti. Dovunque passò, spezialmente sopra la Città di Vicenza, rovesciò muri, alberi, capanne, case, sicchè nel giorno seguente appena i pedoni, non che li Carri potevano passar per le vie: certi Campi furono spianati affatto, non rimanendo albero in piede. Si tirò dietro un’orrenda gragnuola che non lasciò [p. 165 modifica]foglia sulle piante: nella Villa di Crespano, ne’ Colli Bassanesi, o Asolani, un grano persato si trovò di 15. oncie.

SETTEMBRE.

58. Non fu questa volta il più bel mese dell’anno. Il tempo guastato alla fine d’Agosto, continuò in Settembre, e si rese perverso alla fine. Piovoso fu il giorno di San Gorgonio, e verificossi il volgar proverbio dell’innondazioni da temersi in tal caso. Peggiorò dunque verso li 20., che fece una terribile pioggia. Ma fu questa una rugiada in confronto di quella delli 27, 28. Non si può descrivere se non per la sommersione de’ nostri Territorj, per la prodigiosa escrescenza de’ torrenti, e de’ fiumi cagionata da pioggia di circa 30. ore, non tanto nel piano, che ne’ monti, sopra de’ quali pareva che a varie riprese si fosse aperto non il Cielo, ma il mare, tanto era il diluvio; fu quasi per tre giorni il Cielo in continuo fuoco, con tuoni profondi, e fulmini innumerabili, spezialmente di notte, tanto che li più arditi n’erano spaventati. Anche senza lampi una coruscazione continua, un [p. 166 modifica]tremolio scintillante, un baleno muto, pareva nell’aria, e nelle nuvole; tanta era la copia, e l’agitazione del fuoco elettrico, sgorgato dalla terra, e portato con immensità di vapori dai venti d’Ostro. Non parlerò delle rotte de’ Fiumi pur troppo note; non vi fu ruscello che non facesse per la sua possa estremi guasti. Furono atterrate case, e muraglie, affogate persone molte, colmate valli, e campi di pietre, e sabbia, per non iscoprirsi mai più.

OTTOBRE, e NOVEMBRE.

59. Scaricato così il Cielo da’ vapori, o cambiato il vento d’Ostro in Tramontana, questi due mesi per Divina Provvidenza ebbero de’ lunghi intervalli sereni; sicchè potè farsi ne’ Campi liberi la semente, asciugarsi molte acque, chiudersi le rotte de’ Fiumi, godersi un residuo di pascoli, di gran conseguenza in un anno scarsissimo di fieni, e foraggi, rapiti in parte dall’acque di Maggio, parte dall’asciuttore che regnò in Estate, e dalle innondazioni dopo. [p. 167 modifica]

DELLE PIOGGIE.

60. Restami a dire, conforme all’impegno, una parola delle pioggie in generale. Se guardiamo la misura della pioggia raccolta in questi dodici mesi, non fu eccedente, poichè non si trovò che di 35. pollici, misura assai mediocre per se stessa, molto più in confronto d’altri anni. E pure deve dirsi quest’anno non solo freddo, come s’è provato, ma anche umido, e piovoso; e ciò per due ragioni: la prima, per il numero de’ giorni, che diedero pioggia, benchè spesso tenue; furono 133., il medio essendo 105. la seconda, spezialmente per le pioggie traboccanti, e diluviane. Ho portato quella de’ 25. d’Aprile in Francia: chi sa quante non vennero a nostra notizia! una simile ne fece nei nostri Euganei nel giorno 7. di Giugno; fu piovale immenso, ingrossò così furiosamente, e subitamente i ruscelli, che portavano giù i monti; e ne’ condotti chiusi non potendo l’acqua capire sollevò i volti, come nella celebre Badia di Praglia fu minacciata la Scuderia, ed altre fabbriche. [p. 168 modifica]Parlai or ora delle pioggie di Settembre. Or di tali pioggie, poche bastano per molte.

61. Anno dunque piovoso, stemperato, e stravagante in molti sensi deve chiamarsi il 1776, e tale doveva essere seguendo la serie degli anni simili precedenti, con eguale configurazione delle potenti, e turbolente situazioni del nostro satellite. E perchè dura ancora in parte, almeno per la metà dell’anno 1777., una tal posizione, qualche stravaganza potrebbe temersi ancora, se non che può anche credersi sfogato il Cielo abbastanza, e molto più per la fiducia nella Divina Beneficenza, la quale ci preserverà, come imploriamo, e speriamo, da ulteriori disgrazie.

OSSERVAZIONE PARTICOLARE.

Come ho promesso di far uso dell’osservazioni che mi fossero comunicate, così faccio di quella che persona tanto cortese, che intelligente (non vuol esser nominata) mi comunicò dall’amena Terra di Crespano ne’ Colli d’Asolo. Eccone la descrizione che ne fa lo stesso colto Osservatore. [p. 169 modifica]

„Crespano, particolarmente il sito dell’osservazioni, a Meriggio rimira Padova. Il Meridiano passa quasi tra mezzo la parte Occidentale della Città, ed il principio de’ Colli Euganei. Alle spalle ha le Alpi, sulle cui falde è situato, particolarmente di quella Montagna, ch’è la più eminente in questi contorni, chiamata Ardosa. Benchè queste falde di Monti si vadano assai sensibilmente alzando, pure nella distanza d’un buon miglio i Monti si ergono direi quasi a perpendicolo, certa mente il loro declivio è assai troppo grande.

„A Occidente jemale, giace Bassano, distante circa sei miglia. Un poco più sopra di questo, i Monti si volgono a Settentrione; ma presto incurvandosi s’estendono quasi verso Greco, poi passata Ardosa, più si dirizzano verso Levante. Da Romano, patria del famoso Ezzelino, due miglia circa a Levante di Bassano, cominciano a sorgere delle Colline, le quali si estendono verso mezzogiorno, poi girando ad Oriente vanno ad unirsi coi Monti d’Asolo, di qua distante quattro miglia a Levante jemale, e fanno in distanza di qualche miglia corona a questo [p. 170 modifica]paese; posto in maggiore altezza. Tra i monti d’Asolo, e le Alpi, evvi una assai larga gola, seminata di Colline, e Monticelli, che si estende sino al Fiume Piave, lontano da otto miglia. Per questa Valle spira il Vento di Greco, largo donator di neve nell’Inverno.

„Supposta Padova in gradi 45,22. di Latitudine, computandosi il viaggio da questo luogo a cotesta Città (quasi sul Meridiano medesimo) di miglia 25., viene ad essere questo luogo nel grado 45. o 47. di Latitudine. Piacemi di notare, che nei giorni antecedenti al 13. di questo Mese d’Ottobre, quando compariva quì il Cielo coperto di nubi, e queste erano sì abbassate che coprivano anche la metà di questi monti, collassù in Ardosa que’ Pastori, che tuttavia vi pascolavano le loro greggi, godevano d’un bel sereno, ammirando a se inferiori le nubi. Addi 24. Agosto poi, giorno fatale per la grandine, quì le nubi si scorgevano essere assai basse, ma pure anche collassù in Ardosa cadde la grandine. Adunque eranvi strati di nubi assai alti dove la grandine era formata (così è in Estate). [p. 171 modifica]

„Queste cime d’Ardosa nel tempo Estivo quasi ogni giorno per qualche ora si veggono involte tra le nuvole, che poi si dileguano facilmente; ivi non altro compariscono, che pura nebbia, che inumidisce le Erbe, ed il terreno. Tra le volte, che si trovò colassù persona che ogni anno vi va per suo piacere, vide questo fenomeno, che avendo in faccia una nube poco distante rimirò in essa la propria imagine, quasi riflessa da terso specchio.“

(Così gli Accademici Francesi nell’Alpi del Perù videro, levando il Sole, in una nuvola opposta ciascuno la propria imagine circondata da un cerchio lucido come d’una gloria, cui però chiamarono la loro Beatificazione, o Apoteosi).

Sin quì il Dotto Osservatore per trattenimento non inutile dell’elegante fantasia. Ha inoltre tentato un’osservazione più importante, ch’è quella dell’altezza del luogo per mezzo del Barometro. Questa, con piccola modificazione, ed avvertenza (non avendo allora esso veduto il Libro del Sig. De Luc, nè il mio Estratto) la riduco così.

L’altezza media del Barometro, negli otto mesi di osservazioni fatte in Crespano, la [p. 172 modifica]trovo di pollici 26. lin. 8,64. (suppongo un Barometro comune non corretto). Sopra Barometro simile, l’altezza media di Padova, per gli stessi otto mesi, si trova di pollici 27. lin. 10,88; la differenza è poll. 1. lin. 2,24.

Ora prenderò i Logaritmi di questi numeri, ridotti in linee

Log. Poll. 27, 10, 88 – L. 344, 88 25238608
Log. Poll. 26. 8, 64 – L. 320, 64 25052367
Differenza 186,241 pertiche,


o sia piedi 1017, differenza d’altezza tra Padova, e Crespano, all’ingrosso; e dico all’ingrosso, per le scarse osservazioni, e per le correzioni che sarebbero da cercarsi nei Barometri stessi col Termometro, ec. come insegna il Sig. De Luc, e come ho dimostrato nei compendio del suo libro, inserito nel Giornale d’Agricoltura presso Milocco, al principio di quest’anno 1776.

[p. 230 modifica]

Ristretto Meteorologico dell’Anno 1776 in Padova. Il Barometro è posto 4 Pertiche sopra il Livello del Fiume, ch’è altrettanto sopra il Livello del Mare.
 
Barometro
Altezza Termometro Misura della
Media Pioggia
 
Poll. lin.X. Freddo Caldo Poll. lin. X II
Decemb. 1775 28 1,0 370,7
 
0 9 9
Gennaro 1776 27 8,9 396,4
 
3 3 11
Febbraro 
27 10,7 287,3
 
4 0 5
Marzo 
27 11,3 181,4
 
1 7 9
Aprile 
27 11,3 94,9 2,4 3 10 10
Maggio 
27 10,7 41,0 27,4 3 10 1
Giugno 
27 11,2
 
97,1 1 6 8
Luglio 
27 10,3
 
165,9 1 1 7
Agosto 
27 10,7
 
163,6 1 4 7
Settembre 
27 9,8 17,1 35,9 5 6 9
Ottobre 
27 11,7 79,8 0,6 4 1 8
Novembre 
27 10,6 255,1
 
2 8 3
27 10,9 1703,7 492,9 35 0 5
Grad. Medio 9,4
[p. 231 modifica]

GIORNI.


Neve a Temporale
Sereni Pioggia Nuv. Vento parte, o o Tuono Nebbia
Mesi o Neve o Grandine
Varj vicina
Dec. 1775 21 5 2 3 0 0 6
Genn. 1776 3 14 14 14 5 1 4
Febbraro 
6 16 3 9 2 1 5
Marzo 
14 9 7 15 0 1 3
Aprile 
13 12 5 8 1 5 2
Maggio 
10 14 5 13 3 7 0
Giugno 
9 14 7 14 5 9 2
Luglio 
10 11 11 11 1 3 0
Agosto 
14 7 9 11 2 7 5
Settembre 
8 13 8 11 4 8 1
Ottobre 
12 10 7 5 0 0 4
Novembre 
13 8 9 11 1 0 3
 
133 133 97 125 24 42 35
 
[p. 232 modifica]

VENTI.


Mesi Tramontana Greco Levante Sirocco Ostro Garbin Ponente Maestro
Decemb. 1775 21 3 3 1 3 2 5 13
Gennaro 1776 21 17 12 1 0 1 4 11
Febbraro 
17 8 6 4 6 6 8 9
Marzo 
20 13 13 5 8 7 8 6
Aprile 
9 18 14 12 7 8 6 5
Maggio 
13 17 19 14 6 6 7 7
Giugno 
17 13 14 16 11 8 10 4
Luglio 
16 16 16 17 9 9 5 3
Agosto 
23 12 12 14 8 6 11 6
Settembre 
14 16 10 7 6 7 10 8
Ottobre 
19 14 8 3 5 8 6 6
Novembre 
22 8 5 0 0 3 10 8
 
212 155 132 94 71 71 90 86
 


Osservazione particolare. Vedi a Carte 168

Tomo Primo.