Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1796

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Nel Giornale dell’Anno 1796. Ragionamento sopra i circoli delle Stagioni, in particolare sopra un ciclo nuovo.

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Nel Giornale dell’Anno 1796. Ragionamento sopra i circoli delle Stagioni, in particolare sopra un ciclo nuovo.
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Nel Giornale dell’Anno 1796.

RAGΙΟΝΑΜΕΝΤΟ

Sopra i Circoli delle Stagioni, in particolare sopra un Ciclo Nuovo. Di D. Giuseppe Toaldo.

Extremum hunc, Lucina, mihi concede laborem.

Curioso certamente è l’osservare, come la natura in tutte le sue parti, nel confermare i corpi, sembra affetti preferire il moto, e la figura circolare, e curvilinea. Per nulla dire dei moti Celesti, e della figura degli Astri, nè della rotondità della Terra, e de’ Mari, molto meno del misterioso ovo d’Orfeo simbolo del Mondo; diasi un’occhiata ai Corpi particolari tanto fluidi, quanto solidi di questo Globo; vedremo ondosi i terreni, serpeggianti i fiumi, rotonde le goccie, le stille di tutti i fluidi, curve l’onde de’ [p. 129 modifica]venti, e de’ fatti, de’ voli degli uccelli, conoidi le montagne, ec . Rotondi i tronchi, i rami, le radici, le foglie delle piante; rotondi i membri degli Animali, non solo nella esterna forma, ma anche nell’interna tessitura, i vasi arteriosi, e venosi, gl’intestini, i muscoli, le ossa stesse, gli arti terminati in concavo, o in convesso, i mazzetti cilindrici delle fibre, tante vescicole, glandule, follicoli, globuli, ovali, reticoli, maglie; infatti dappertutto la figura circolare. Mirate i Rettili, i Pesci, i Testacei, i Crostacei, le Conchiglie, delle quali sono composte sì grandi masse di montagne; le molecole delle pietre stesse, delle terre non sono per lo più granellose? che più? le punte, i tagli, gli angoli più acuti, si vogliono non altro che piegature d’una curvilinea comunque stretta inflessione. Li progetti, li gravi cedenti, descrivono vere parabole. Pare infatti che la natura ne’ suoi lavori, sulla materia, declini quanto può mai dall’andamento semplice, e retto, e sia determinata per il curvo.

Di ciò (meditando un poco) si troverà una ragione palmare metafisica, una quasi assoluta necessità, perchè senza una tale [p. 130 modifica]inclinazione, o declinazione de’ monti non si sarebbe potuto generar mai nulla in natura, Ponete con Democrito, e con Leucippo il moto retto degli atomi cadenti, come pioggia, in file parallele, dentro l’infinito vuoto, le parallele non accostandosi mai non avrebbero mai potuto gli atomi avvicinarsi, o riscontrarsi, congiungersi per formare un aggregato, un corpo. Sentì Epicuro questa incongruenza, e pretese rimediarvi coll’introdurre quel suo Clinamen principiorum, vale a dire una certa inclinazione degli atomi dal moto retto, onde potessero aggregarsi in masse. Ma non s’avvide che veniva a commettere un peccato forse più grave contro la Filosofia, qual’è quello di porre un’effetto senza causa; poichè qual era la causa di quella inclinazione degli atomi? Era ella volontaria, spontanea? principio precario? II grande Inglese, che introdusse cosa simile col principio dell’attrazione, o gravitazione universale, non lo dà se non come un Fenomeno, lasciandone ripetere, a sospettare la causa da una pulsione, o circumpulsione del la stessa materia. Infatti se conciperemo, ciò ch’è naturalissimo, che la natura, o per meglio dire il Creatore, nell’indefinita [p. 131 modifica]estensione della materia, o massa degli atomi, abbia impresso originalmente quel moto che conviene alla vera idea della sostanza, e di questo moto sparsi indefiniti centri ha indefinitamente variate distanze piccole, o grandi tra loro, facilmente s’intenderà l’accozzamento degli atomi, delle molecole, delle successive maggiori masse, finalmente de’ corpi sensibili, ed il loro moto inflesso, a cagione degl’infiniti loro scambievoli scontri, ed urti: dal che deve risultare, quel sistema curvilineo, che in effetto si vede regnare in tutta la natura corporea. È questo lo spirito della Filosofia Cartesiana, che appaga la mente, e che se mai riuscisce di spiegare in essa i Fenomeni de’ Moți Celesti, e le Leggi delle apparenti attrazioni prodotte dalle circumpulsioni degli elementi, meriterebbe senza dubbio d’esser preferita all’Inglese che sempre offende per il sospetto che lascia della qualità occulta. Il Leibnizio, il Bernoulli, e tra gli altri ultimamente il Sig. Le Sage di Ginevra, come c’istruisce il Sig. de Luc. (Lettere in Rozier) hanno fatto dei nobili tentativi per tale intento; chi sa che qualche elevato ingegno non ci riesca? [p. 132 modifica]

Ma qualunque sia il principio movente, due cose sono indubitabili, una che non v’è corpo, nè atomo in natura che sia in una perfetta quiete, e senza moto; l’altra, che sebbene il primo niso del moto tenda al retto, moto retto in realtà non si dà, nè si può dare, a cagione degli accennati infiniti, e continui urti, e scontri in tutte le direzioni, in tutti i sensi, per tutti i gradi di forza de’ corpi ambienti, dei quali necessaria conseguenza è il detto sistema curvilineo di moti, e di figure.

Quando poi in questi infiniti conflitti le parti della materia vengono a disporsi in tutte le immaginabili spezie di curve, per lo più circolari, e rientranti in se stesse, non si deve già credere che s’arrestino a un primo nodo, come se avessero perduto il moto; ma incrocciando li loro rami alle parti opposte, come le curve di doppia inflessione; devono anzi dalla stretta, come acqua di fiume dalle angustie di un ponte, acquistar forse nuova velocità, e progredire con una catena di anelli successivi, più, o meno allungati a misura dell’impeto primigenio, e de’ nuovi scontri che li modificano, [p. 133 modifica]come si vide nei nodi delle piante, e negli arti degli Animali; sinchè poi il moto viene infine non ad estinguersi, che non s’estingue mai, ma a dissiparsi, trasferirsi, ed assorbirsi ne’ corpi contigui.

Quest’intrecci poi, questi circoli, o anelli successivi che si vedono nelle piante, negli Animali, ne’ fiumi, ed altri corpi sensibili, si devono per analogia credere anche ne’ fluidi invisibili; che dico? in tutta la natura, sino nelle cose politiche, e nelle morali, che finalmente sono dipendenti da un fondo di moti fisici. E che? le successive età degli Uomini, e degli Animali, non sono elleno come tanti internodj delle piante; e le vicende umane, le fortune degli Stati, degl’Imperj, de’ popoli, dė’ costumi, non si vedon elleno circolare con periodi brevi, o lunghi d’Anni, e di Secoli? non pajon in effetto tante Comete, le quali dopo aver percorso le loro eccentriche esorbitanti orbite, discendono finalmente con diverse, ma regolari rivoluzioni al basso, all’infimo punto del loro perierlio? ed i Pianeti stessi condotti dopo dati spazj di tempo ai loro nodi, o punti d’Ecclisse, per replicare le tragettorie loro con nuovi giri per la serie de’ secoli de’ secoli? [p. 134 modifica]

Non saprei dire se tra questi circoli periodici delle cose umane ve pe sia qualcheduno di più gagliardo, come l’onda decumana nelle procelle; ma lo credo probabile, mentre appunto tra l’onde, stando ad osservare sulla spiaggia del Mare, se ne vede con dati intervalli, più brevi ordinariamente del decimo, arrivare una che sovra l’altre s’alza, si gonfia, schiuma, è s’estende.

Or finalmente, per venire al mio intento, sarà egli tanto assurdo il pensare, che serie simile di circoli tengano anche le meteore, i tempi, e le stagioni? noi certamente ne abbiamo col fatto rilevati molti di questi circoli, brevi, o lunghi, ne abbiamo anche scoperta, e dimostrata qualche ragione fisica, e quì si scorge che tali circoli sono molto omogenei all’economia universale della natura.

Ora avendo più volte, ed in più luoghi parlato di questi Cieli, ne esporremo uno nuovo che ci fu suggerito, e che si trova convenire non solo colla teoria, ma anche, o molto più, coll’esperienza. Prima di esporlo, siami permesso, che non sarà inutile, di ritoccare gli antichi Cieli, perchè ciò, oltre di rinfrescar la memoria, darà forse [p. 135 modifica]eccasione a qualche piccola riflessione, ed illustrazione nuova.

E prima anche conviene rinnovare la protesta tante volte fatta, che noi non intendiamo di dare circoli, o ritorni esatti, e fedelissimi delle stagioni: e come mai potrebbe questo sperarsi in una complicazione di tanti elementi, di tante cause che debbono concorrere a produr le Meteore? Abbiamo invero le due potenti cause del Sole, e della Luna, quello attivo per la sua gran massa, questa per la vicinanza; ma prescindendo dall’intervento degli altri Pianeti, che non mancano di esercitare la loro operazione sulla Terra, e sull’atmosfera, bisogna sempre pensare che abbiamo un Pianeta presentaneo, il più efficace, il più potente di tutti, ch’è la Terra istessa, la quale colle fermentazioni del suo gran corpo, innonda l’atmosfera di aliti, e di vapori, e tramanda quei moti, e quegli spiriti che destano sopra tutto i venti, che sono i gran rettori di tutto il Regno Meteorologico. Questa prepotente causa terrena, basta sola a rendere incerta ogni predizione di Pioggie, di venti, di caldi, di freddi, di asciutti, e d’ogni altra aerea costituzione di tempo. [p. 136 modifica]

Qualunque però sia questa potenza terrena, si vede non pertanto ch’ella si assoggetta anche al Cielo, ch’ella non impedisce il Sole da condurre regolarmente le grandi stagioni del Verno, e della State, nè la Luna da regolare i flussi, e riflussi dei mari, i venti periodici della Zona Torrida, ed altre impressioni.

Lasciando dunque nella sua oscurità, ed incertezza questa causa terrena, non è vano il contemplare le operazioni delle due gran cause Celesti, Lunare, e Solare; seguire le loro combinazioni, e dietro l’osservazione, e l’esperienza del passato, presentare, col loro ritorno, quella probabilità che portano sull’avvenire. Pare che gli sforzi che sinora abbiamo fatti, non siano stati nè affatto inutili, nè ingrati al pubblico, e dal comune degli Uomini curiosi sempre, ed anziosi del futuro, e sul fatto dei tempi; dopo di essere stati delusi, ed ingannati da tanti ciechi pronostici, hanno trovato qualche cosa di reale, e di ragionevole, in quelli che cogli accennati principj abbiamo proposti: dolce, ed unico premio delle nostre fatiche. [p. 137 modifica]

I. Ciclo di quattro Anni.

Il primo, ed il più breve periodo è di quattro Anni suggerito da Plinio (lib. 18 c. 25.), senza dubbio per antica osservazione, attestando, che le Stagioni soffrono ad ogni quattro anni certi ardori, che si vuole intendere stravaganze; ciò che dee servire di regola economica, dovendosi in quattro anni aspettare un’Annata cattiva, qualche intemperanza, o di Pioggie, o di Secco, o di Caldo, o di Nebbie, o altro; il che pur troppo si verifica; del quale spazio quadriennale non ho saputo, nè so rendere altra ragione che questa; di quattro in quattro anni gli Absidi della Luna (s’intendono l’estreme lontananze, e vicinanze assolute di essa dalla terra con 27 mille miglia di differenza) cadono nei segni Equinoziali, e Solstiziali, siti più degli altri disposti a favorire la massima impressione della Luna sulla Terra, e sull’Atmosfera, ciò che si potrà scorgere dalle alterazioni della Marea. [p. 138 modifica]

II. Ciclo di otto Anni.

Il secondo periodo è quello degli otto anni, che abbraccia novantanove Lune, suggerito da Plinio stesso loco citato; maris aestus per octonos annos ad principia motus, et ad paria incrementa centesimo Lunae revocari ambitu. Item tempestates ardores suos habere quadrinnis annis.... octonis vero augeri centesima revolvente se Luna. Era dunque osservazione conosciuta, che a capo di 8 anni si rinnovassero tanto le Maree, che le qualità delle Stagioni.

Questo circolo oltre ad esser doppio del precedente, coincide colla Ottaeteride di Arpalo di cui fecero uso i Greci pel Calendario, sin che Metone Ateniese introdusse il circolo assai più giusto di 19 anni, del quale parleremo poi. Questo Ciclo di 8 anni abbraccia 99 Lune (Giorni 2920 h. 12. m. 36) e riconduce i Novilunj alla Sede primiera dei Mesi Solari (Giorni 2922) ad un Giorno, e mezzo appresso. Sicchè a capo di 8 Anni Solari di 96 Mesi, o di 99 Lune, la prima Luna dopo, cioè la centesima, rinnova l’ordine de’ Quarti, con che intendevano, [p. 139 modifica]che si rinnovassero anche le stagioni. Ho voluto confrontare ne’ miei registri le qualità de’ 96 Mesi corrispondenti nell’uno, e nell’altro successivo Ciclo; e ne ho trovato 57 concordi, 39 discordi; il che invero non fa quell’uniformità che si bramerebbe. Non ostante non è nè anche da disprezzare, tanto più che nelle Croniche, altrove recate de gli anni stravaganti per freddi, siccità, pioggie, o altro, si trovano de’ ricorsi, o intervalli di anni otto, e de’ suoi multipli. Si aggiunga che a questo Ciclo di otto Anni ritorna anche nella stessa posizion colla terra il Pianeta di Venere, al quale il Sig. Abb. Constanzia attribuisce una grande influenza, spezialmente rapporto al freddo, di cui perciò diremo qualche cosa infine.

III. Ciclo di nove Anni.

Maggior somiglianza nei ritorni delle Stagioni ho riscontrato nel Ciclo delli nove Anni. Confrontati 96 Mesi (1750-1757 -col 1759-1766) ne ho ritrovato 60 di concordi, 36 di discordi. Questo numero di 9 anni corrisponde a un di presso al periodo dell’Apogeo Lunare, ch’è un punto di grandissima [p. 140 modifica]efficaccia, anche per l’ineguaglianza del corso stesso della Luna, e perciò influisce assai sopra dell’atmosfera, come sopra le maree. Difatti le grandi maree, ed anche le burrasche nel nostro Golfo si sono osservate avere un periodo di circa 9 anni, del che ho avuto molti riscontri dal Porto di Trieste, ed altrove. Inoltre abbiamo quella solenne osservazione circa le pioggie, delle quali la quantità non si ragguaglia in verun periodo di anni tanto prossimamente, quanto ne’ Novennj; dal che io conchiudeva, essere il Novennio, il più giusto numero per il pareggio dei prodotti di una possessione, ed in conseguenza la più giusta misura per le affittanze.

IV. Ciclo delli 19 Anni.

Questo periodo di 19 Anni, ritrovato da Metone Ateniese, abbraccia precisamente 235 Lunazioni colla sola differenza di un’ora e mezzo, e perciò restituisce in circolo i Novilunj agli stessi giorni Solari del periodo precedente. Il Ciclo distribuito ne’ Mesi, e negli Anni indica per ogni Mese il Giorno del Novilunio, e per questo mirabil uso fu [p. 141 modifica]chiamato il Numero d’oro. Quanto spetta alla Meteorologia, ed alla qualità de’ tempi, si è fatto riflesso, che se la Luna ha qualche influenza nell’Atmosfera, del che non v’è dubbio, ritornando i Quarti collo stesso ordine per gli stessi Giorni del Mese, e dell’Anno in serie, e per gli stessi gradi del Zodiaco, dovrebbero ricondurre anche una somiglianza d’impressioni, e costituzioni di tempo. Ho voluto sopra di questo fare qualche confronto nei registri delle nostre osservazioni, comparando ne’ due Cicli la qualità dei Mesi corrispondenti, spezialmente riguardo all’umido, ed all’asciutto. Mi sono contentato di 8 Anni, ossia di Mesi 96 (dal 1750 al 1757 inclusivamente coi corrispondenti 1769 1776). Il risultato fu che di questi 96 Mesi si trovarono 55 concordi, 30 discordi, e 11 ambigui. Potendosi questi ragionevolmente porre tra i concordi, saranno questi 66 contro 30, che danno una probabilità di somiglianza più che doppia della discrepanza. Ed avendo fatto il confronto di altri otto Anni (1768-1775 colli 1787-1794) trovai una proporzione ancora più forte, cioè concordi 67, discordi 20, ambigui 9; e ponendo questi coi concordi fanno 16, numero [p. 142 modifica]quasi quadruplo dei 20 discordi. Si vede perciò che questo Ciclo di 19 Anni merita molta attenzione; ed infatti da alcuni dotti, come dal P. Cotte, dall’Abb. Cavalli, viene preferito ad ogni altro Ciclo.

V. Il Saros, ossia il ciclo di 18 Anni.

Ma perchè, sebbene col Numero d’Oro ritornano le Lune agli stessi Giorni dell’Anno e gradi del Zodiaco, il sito dell’Apogeo, del Nodo si scosta sensibilmente dal sito del periodo precedente, essendo questi punti molto efficaci non si può aspettare una certa uniformità di ritorno. Per questo mi sono avvisato di ricorrere al Ciclo delli 18 anni, ossia di 223 Lune, periodo Caldaico chiamato Saros, che indica il ritorno delle Ecclissi, che fa girare in serie tutti i punti Lunari, con tutte le disuguaglianze della Luna, reso perciò scopo delle più studiate osservazioni Astronomiche. Io lo applicai alla Meteorologia, pensando, nell’ipotesi, che dovrebbe con il resto ricondurre anche impressioni simili nell’Atmosfera. Ho esposto questa teoria con una Memoria Francese nel Giornale di Rozier 1781, ed anche nel [p. 143 modifica]nostro Lunario 1782, dove si può vedere trattata tutta questa materia. Quì ho voluto fare un nuovo esame, confrontando meglio le costituzioni delle 223 Lune per due Cicli, presi a caso, perchè le Lune si corrispondessero. Eccone la Tavola.

Nella formazione di questa Tavola mi sono contenuto in questa maniera. Ho cercato il medio, o il temperato, tra l’asciutto e l’umido, così. Per ciascuna Luna moltiplicai il medio dell’acqua piovana ch’è pollici 2,9 col medio de’ Giorni piovosi 9,5: il prodotto 27,55 m’è parso il giusto medio dell’umido, e del secco, e si può prender senza frazione il numero 28. Quando dunque nell’esame dettagliato delle Lune ho trovato in numero così formato, sopra il 28, chiamai questa Luna Umida; quando era minore, la chiamai Luna Asciutta. Ho creduto anche di formare una terza classe di Lune temperate, prendendole tra li numeri 20, e 36 (8 sopra, ed 8 sotto il medio 28). Ma perchè questi numeri sino al 36 sono bassi relativamente ai non rari numeri assai alti dell’umido, che arriva talora al 90, al 100, al 200, al 300, ho creduto in fine poter riporre tali Lune sotto il 36, tra le asciutte. [p. 144 modifica]

CONFRONTO

Delle 223 Lune per li due Cicli.


 
Anni. Asciutte Temperate Umide Concordi Discordi
Ciclo Ciclo Ciclo
1.° 2.° 1.° 2.° 1.° 2.°
1729-1747 5 7 3 3 4 2 7 5
1730-1748 6 5 3 3 4 4 4 8
1731-1749 7 6 3 3 2 3 8 4
1732-1750 8 8 2 3 2 1 11 1
1743-1761 7 5 1 1 4 6 6 6
1744-1762 6 9 3 0 3 3 8 4
1745-1763 5 7 2 2 5 3 8 4
1746-1764 3 6 2 2 7 4 10 2
1750-1768 6 3 4 2 2 8 4
1751-1769 5 4 3 1 4 7 9 3
1752-1770 6 2 1 4 5 6 7 5
1753-1771 4 5 2 4 6 3 8 4
1754-1772 7 4 1 4 4 4 10 2
1755-1773 5 2 2 4 5 6 7 5
1756-1774 7 4 1 4 4 4 7 5
1757-1775 6 5 1 3 5 4 8 4
1758-1776 3 5 2 1 7 6 9 3
1759-1777 6 2 3 4 3 6 9 3
Le sette Lune. 4 3 0 1 3 3 0 1
107 95 38 51 79 73 C. 150 D. 73
38 51
Asciutte 145 146 Umide 79 73 C. 150 D. 73
 

Con questo ragionevole ragguaglio, risulta un pari numero di Lune asciutte, di Lune [p. 145 modifica]umide, tanto nel primo, che nel secondo Ciclo: le asciutte nel primo sono 145, nel secondo 146; le umide 79, e 73; ciò che dimostra l’aspettativa che si può avere nelli 18 anni correnti di un pari numero di Lune asciutte, e di Lune umide, come nel Ciclo precedente. Questo mi pare un punto non indifferente che si ha guadagnato.

Quanto alla corrispondenza attuale di ciascuna Luna per ordine, ho tenuto questa regola. Chiamai Concordi, tutte le Lune che nel ritorno si accordano nel secco, nel temperato, nell’umido. Discordi, quando ad una Luna asciutta si combina nel ritorno una umida. o viceversa, ad una umida, una asciutta. Si vede nella Tavola, che le Concordi sono più che doppie in numero delle Discordi; il che certamente forma una forte presunzione per la corrispondenza del ritorno. E devesi notare, come anche avvertii nella citata Memoria sul Saros, che ad una data Luna umida e asciutta, se non corrisponde quella dell’altro Ciclo nel preciso numero in ordine, onde risulta un’apparente discordia, vi corrisponde ben sovente quella del numero prossimo avanti, o dopo; per esempio, se non è simile quella di Aprile, [p. 146 modifica]sarà quella di Maggio o di Marzo, se non quella di Novembre, sarà quella di Ottobre o di Decembre, al che se si avesse avuto riguardo, come non sarebbe irragionevole, si sarebbero trovate queste Lune concordi in numero assai maggiore, che doppio. E si vede in fine, che nel corso di un anno si può aspettare un numero di Lune di tal qualità colle precedenti; il che può servire di qualche regola agli economi per i lavori della campagna, e per altri oggetti. Tra gl’in finiti esempj di ritorno con questo Ciclo, noterò il vicino del 1794, nel quale si vidde molti Sacchi di Frumento Nuovo nel Mese di Maggio, come si ha memoria esser accadato nel 1542: che sono 14 Sari avanti.

VI. Ciclo di 37 Anni.

Sin quì ero giunto coi Cicli indicanti la probabilità del ritorno delle Stagioni, quando uno de’ nostri Osservatori me ne suggerì uno nuovo, e questo è il Sig. Ab. D. Girolamo Spangaro, amorevole Domestico dei Signori Linussi in Tolmezzo, uomo tanto diligente che intelligente nell’osservare, come possede nel resto tutti i numeri di un Uomo [p. 147 modifica]garbato. Egli dunque così mi scrive di Tolmezzo in data 24 Gennaro di quest’Anno 1795.

„Col mezzo del Sig. Abb. D. Giovan Battista Linussio ho l’onore di presentare a V. S. anche quest’Anno le Osservazioni Meteorologiche da me fatte quì in Tolmezzo . Ho trovato che il prossimo passato Anno 1794, si è assomigliato più al 1757, che contiene due Cicli, uno di 19 Anni, l’altro di 18, che ad ogni altro; come fu il 1793 che si avvicinò più al 1756, che a qualunque altro Ciclo di cui abbiamo sinora Osservazioni. Di grazia dia V. S. un’occhiata all’Anno 1757, ed una alle Osservazioni 1794, e vedrà che nel 1757 nevicò 9 volte, e nel 1794, 5 volte, perchè in questo dai Venti Siroccali fu la Neve cangiata in Pioggia, e ciò nel Mese di Gennajo. Febbrajo nel 57 fu asciutto, nel 94 fu asciutto; Marzo fu asciutto nel 57, così pure nel 94. Aprile 57 diede 12 Pioggie, 3 tuono; nel 94 Pioggie 11, Tuono 3. Così in ambi i Cicli passò il Maggio con mediocre Fiumana. Giugno Piovoso con gran Caldo, e la stessa uniformità si scorge nell’uno e [p. 148 modifica]nell’altro Anno, come potrà V. S. certificarsi da se stessa, senza ch’io l’infastidisca d’avvantaggio. Che poi il 1795 sia per uniformarsi al 1758 già si scorge da questo primo Mese, che siccome nel 1758 fu asprissimo con Nevi, e Pioggie grandissime, così lo è pur troppo anche in questo millesimo, mentre le nevi cadute la prima volta su queste nostre Montagne della Carnia, sono arrivate all’altezza sino di 6 piedi, e mezzo, ed il freddo che continua, credo che ognuno sentir lo possa, e noi più di tutti, che siamo nati per tempo. Onde io fo conto di tener per l’avvenire sempre questo metodo, vale a dire, di osservare quello fa 37 anni avanti, lasciando da parte ogni altro Ciclo. Così le osservazioni da V. S. raccolte, e pubblicate, possono bastare per l’avvenire a chiunque per farne delle altre, se anche vivesse gli anni di Nestore, come a Lei, con tutto il cuore desidero.“

Confesso che, questo fatto tanto marcato colla uniformità di due Annate seguenti, e coll’aggiunta della terza corrente, che pur troppo sinora si va verificando, mi ha gradevolmente colpito. Perciò ho voluto fare un [p. 149 modifica]confronto più esteso di questi anni trentasettesimi: nel che però mi sono limitato a questi ultimi otto anni che corrispondono alli precedenti, cominciando 1750, epoca delle osservazioni da me Pubblicate (Confronto delle Stagioni presso Storti in Venezia 1787, in 8vo.) Non mi sono esteso di più perchè sono cose tediosissime.

Confrontando Dunque col metodo precedente, mese per mese, li 96 mesi degli anni 1750,57 coi 96 degli anni 1787-94; concordi riuscirono in numero di 56, discordi 25, ambigui 15: ed aggiungendo, come par ragionevole, questi 15 ambigui alli 56 concordi, sommano 71, che formano quasi il triplo delli 25 discordi. Veramente non si è trovato in verun dei precedenti Cicli tanta uniformità di ritorno; e forma una molto probabile aspettativa di Annate, e Lune simili dopo li 37. anni. Di questa regola si avrà l’obbligazione al degnissimo Sig . Ab. Spangaro. Da me si richiederà forse che ne dia qualche spiegazione che ne mostri il fondamento.

Veramente, quando si ha un fatto verificato, se anche non si venisse a scoprir la cagione del medesimo, quando non vi sia ripugnanza intrinseca, non occorre per questo [p. 150 modifica]rifiutarlo. Ma anche perchè ogni fatto deve aver una causa, è ben naturale di ritracciarla. Mentre dunque andava nella mia testa ruminando, quale potesse essere la cagione di tal periodo, senza uscire dalla teoria Lunare, finalmente feci riflesso, che 37 anni abbracciano due periodi del Nodo Lunare. Io aveva ben considerato il periodo semplice d’esso Nodo, ma l’aveva anche posto da parte, perchè compiendosi in 18 anni, e mezzo in circa, qualunque potesse esser la sua influenza, se il primo Ciclo cominciava nei mesi d’Inverno, il secondo veniva cominciare nei mesi di Estate, e perciò non era mai da aspettarsi una somiglianza di effetti, e di meteore da potersi legittimamente confrontare. Perciò contento di segnare ogn’anno di mese in mese nel Lunario il sito del Nodo, non pensai ad altro. Ora, vedendo che la dimostrata uniformità di stagioni ritorna colli 37 anni, ho fatto riflesso, come diceva, che il doppio periodo ragguaglia insieme le Stagioni Solari, onde il terzo periodo restituisce le impressioni agli stessi mesi per li quali camminò il periodo primo. Per farmi intendere sopra questo punto da quelli che non sono molto internati [p. 151 modifica]nell’Astronomia, come sarà la maggior parte de’ miei Lettori, credo opportuno, anzi necessario, di esporre una breve notizia di questi Nodi della Luna, del loro moto, e de’ loro effetti.

Disgressione sopra i Nodi della Luna.

Meraviglioso è considerare, come una causa in apparenza picciola, sia produttrice talora di grandissimi fenomeni nel Cielo, e nella Terra; cosa che ammonisce gli osservatori di non trascurare il più piccolo oggetto, mentre essendo tutto in natura legato, vi può indicare effetti rimotissimi. Ecco de uno.

Le lunghe operazioni fatte per la misura della Terra, convinsero che la sua figura è sferoidica, cioè elevata, e quasi gonfia sotto l’Equatore, come indicava la vera teoria. Questa protuberanza terrestre si conta esser più di 18 Miglia, forse minore, oggetto piccolo, che in corpo sì grande impedisce appena di considerarlo come Sferico. Eppure questa piccola intumescenza della terra è cagione di due grandissimi fenomeni nel [p. 152 modifica]Cielo la Precessione degli Equinozj e la Nutazione. Ecco come.

Questo Anello, o Sporto Terrestre, mentre la Luna, ed il Sole gli camminano di quà, e di là obbliquamente, viene da loro trattato, in modo che sempre tende a raggiungere la loro Orbita, le va incontro di continuo, e la trapassa sempre un poco avanti del sito in cui la trapassò prima, ciò ch’è l’anticipazione degli Equinozj. Supponendosi poi da noi questi fissi, pare che le Stelle fisse, invece, vadano esse avanti; fenomeno che rilevato prima da Ipparco, si verificò poi in tutti i secoli, ma di cui la cagione, ignota a tutta l’antichità, non si conobbe se non ultimamente colla teoria Neutoniana. Questo moto apparente delle Fisse è di cinquanta secondi, ed un terzo per anno, di un grado circa in settanta anni; l’intiero circolo poi di circa venti sei mille anni, creduto una volta anche di trenta sei mille. Quindi in venti secoli che si osserva, la costellazione di Ariete il cui mezzo giaceva nell’Equinozio, si vede passata nel segno del Toro, la Costellazione del Toro in quello di Gemini, e così tutte le altre Stelle del [p. 153 modifica]Cielo; moto meramente apparente, poichè non sono già le stelle che abbiano avanzato, ma è la sezione Equinoziale che ha retrogradato, o anticipato nell’Ecclittica per la ragione suddetta.

L’altro fenomeno grande, benchè minore in quantità, e la Nutazione dell’Equatore stesso, o ch’è lo stesso, dell’Asse terrestre. Ma per intender questo, bisogna premettere una piccicla Notizia del moto dei così detti Nodi della Luna, prodotto dalla stessa cagione.

Se la Luna camminasse per la via stessa del Sole, niente si osserverebbe di più del detto. Ma la sua Orbita taglia quella del Sole in due siti opposti, chiamati Nodi, facendo un’angolo di circa cinque gradi di quà, e di là; e di tanto scostandosi, nel mezzo, da una parte, e dall’altra dell’Ecclịttica, fa una spezie di pancia; onde tal figura fu chiamata Dragone; e capo, e coda del Dragone, i due Capi, o Nodi, Capo del Dragone il Nodo ascendente, dove la Luna passa alle parti Settentrionali dell’Ecclittica; e Coda del Dragone, dove ripassa alle parti meridionali, 180 gradi dopo.

Ciò premesso, si vede che la Luna [p. 154 modifica]scostandosi dall’Ecclittica 5 gradi, tanto verso Settentrione, che verso Mezzodì, e scostandosi l’Ecclittica dall’Equatore 23 gradi, e mezzo, deve la Luna declinar dall’Equatore 18 gradi e mezzo, tanto da una parte, che dall’altra. E così sarebbe sempre, se il Nodo ascendente stasse sempre nel principio, o nell’Equinozio di Ariete, il Discendente in quello della Libbra. Ma li Nodi, per l’osservazione, e per la ragione che si dirà tosto, variano perpetuamente sito, retrogradendo, e fanno il giro dell’Ecclittica nello spazio di 18 anni, 7 mesi, e mezzo circa; il Nodo ch’era in Ariete, dopo 9 anni poco più, si ritrova in Libbra: ivi dunque passa la Luna dalla parte Australe dell’Ecclittica alla Settentrionale; dunque ella camminerà tra l’Equatore, e l’Ecclittica, facendo con essa lo stesso angolo di 5 gradi: questi 5 gradi dunque safarino da sottrarre dall’Obliquità dell’Ecclittica, ch’è di 23 gradi; sicchè quando la Luna si scostava, 9 anni avanti, dall’Equatore gradi 28; ora passerà discosta solamente gradi 28; e vi sarà di 9 anni, una differenza di altezza nel passaggio della Luna pel Meridiano di 10 buoni gradi. [p. 155 modifica]

Chi avrebbe mai creduto che tutte queste strane alterazioni provenissero da quella sola piccola protuberanza della Terra intorno l’Equatore? Eppure così è.

Prima di tutto, siccome quest’Anella terrestre, viene attirato dal Sole, e dalla Luna insieme per produrre la Precessione degli Equinozj, così viene attirato in particolare a diverso modo dalla Luna, in quanto gli passa ora, più, ora meno obliqua. Perchè, quando passa più obliqua, tanto più diretta, e più forte diventa la sua forza deturbatrice e quanto più la guarda in isbiego, meno ha di forza per farlo inclinare; quando passa con 28 gradi di obliquità lo attira, e lo fa piegare verso il suo piano più che quando lo riguarda coll’obliquità di soli 18 gradj. Nel primo caso fa stringere l’angolo dell’Equatore coll’Ecclittica, nel secondo lo lascia allargąre; e questo è quel bilanciamento dell’Equatore che si chiama Nutazione, fenomeno rilevato poco avanti la metà di questo secolo, il quale, coll’altro dell’Abberrazione delle Fisse, rende immortale il nome dell’Inglese Bradlejo. Questo bilanciamento non è se nonchè di 18 secondi, che nei luoghi [p. 156 modifica]della terra non porta se non che 288 pertiche, per cui ogni luogo nello spazio di 18 anni s’accosta al Mezzodì, e se ne scosta; così è realmente; eppure, per esser quantità così piccola, non cessa di doversi considerare per un fenomeno grandissimo della natura.

Ma sempre ad un’azione risponde una pari reazione: l’attrazione è reciproca; se la Luna attira a se, e fa piegare l’Equatore Terrestre verso la sua Orbita, vicendevolmente la Fascia protuberante dell’Equatore Terrestre attira la Luna, e fa piegare verso di se la di lei Orbita. Questo fa che la Luna debba in certo modo affrettarsi per arrivare all’Equatore, ed all’Ecclittica, è così anticipare il suo incontro, o passaggio; ed ecco la Precessione o Retrogradazione de’ Nodi, la quale è di tre minuti al giorno, e di venti gradi circa all’anno; sicchè viene a girare tutta l’Ecclittica nello spazio di 18 anni, e mezzo circa, come si è detto. Tal moto poi conduce quella diversa declinazione della Luna, che produce la Nutazione; poichè sono cose legate, e reciproche. Sono queste cose assai note, che [p. 157 modifica]però ho dovuto, e voluto richiamare per preparazione ad una conseguenza, che ne voglio inferire, ed è questa.

Spiegansi gli effetti detti sopra il totale del corpo della terra: ma un’azione analoga, diceva io, non deve ella proporzionatamente farsi sentire insieme nelle parti della terra e dell’atmosfera, prima dentro, e vicino della Zona Torrida, poscia, per consenso, anche sulle, parti di mano in mano più rimote? Quali indizj vi potrebbero essere? Quali osservazioni potrebbero consultarsi? Ho pensato che un sicuro indizio si potrebbe avere dalla Marea: poichè, se si trovasse una sensibile differenza tra le Maree di quell’anno in cui corre la declinazione massima della Luna, trovandosi il Nodo intorno l’Equinozio di Ariete, e la Marea dell’Anno della declinazione minima si potrebbe legittimamente inferire una diversa impressione della Luna sugli elementi terreni, per conseguenza anche sull’Atmosfera, perciò ancora sulle Meteore.

Per fortuna io posseggo le Osservazioni della Marea, che l’egregio Socio nostro Sig. Giuseppe Vianelli, a mia preghiera fa in [p. 158 modifica]Chioggia da quindici anni, e che gentilmente mi comunica ogn’anno: tiene egli inoltre una più lunga serie di osservazioni Medico-Meteorologiche interessantissime, e degnissime, se ve ne furon mai, di essere pubblicate. Ora l’anno più vicino della declinazione massima della Luna fa il 1783, e 84 da un’Ottobre all’altro; quello della declinazione minima, 9 anni dopo, il 1792, e 93. Le misure della Marea, prese quattro volte al giorno, due dell’alta, due della bassa ( così dovendosi fare per averne una giusta stima) furono discusse dal nostro studioso Alunno Sig. Ab. Cornuda. Ho fatto separar le osservazioni, prendendo prima quelle della Marea alta a parte, e quelle della Marea bassa parimenti a parte; poi ambedue le classi separatamente, precorrendo la Luna tanto i segni Boreali, che gli Australi. Fatte, in fine; le separate somme dei primi e dei secondi, ho preso il medio di tutte, dividendo esse somme per il numero delle osservazioni ottenendosi così le Maree Medie dell’anno. Eccole nella seguente Tavola. [p. 159 modifica]

TAVOLA

Delle Maree.


 
1783 Marea 1792
Alta Bassa Alta Bassa
P. Poll. P. Poll. P. Poll. P. Poll.
Luna Bor. 4 2, 24 2 10, 50 4 4, 40 2 8, 70
Luna Aust. 4 4, 01 2 11, 41 4 4, 76 1 6, 81
Somme. 8 6, 30 5 9, 91 8 9, 21 5 2, 51
Media. 4 13, 15 2 10, 95 4 4, 60 2 7, 25
2 10, 96
Alta e Bassa 7 2, 10 1783 2 7, 26
6 11, 85 1792 6 17, 85
Eccesso 1783 0 2, 25
Marea Bassa 1783 2 10, 95
1792 2 7, 25
Eccesso del 1783 0 3, 30
Marea bassa ne’ segni Australi.
1783 2 11, 41
1792 2 6, 51
Eccesso del 1783 0 4, 90

N. B. Queste misure sono prese dal fondo, e s’intende il Piede Veneto, che sta a quel di Parigi come 354:144. Si vede che nel Porto di Chiozza il crescer dell’acqua non arriva, per un Medio, a due Piedi, [p. 160 modifica]

I risultati delle Osservazioni a prima vista, non corrispondono tanto all’aspettazione, anzi si mostrano in certo modo contrarj. Si avrebbe aspettato che l’alta Marea dell’anno 1783, nella massima declinazione della Luna, quando si trovava nei segni Settentrionali imminente ai nostri Mari, dovesse esser maggiore di quella dell’anno della minima declinazione 1792, e pure non è così, anzi pare l’opposto.

Ma esaminando, e riflettendo meglio, si vedrà, che i risultati ben collazionati, corrispondono alla teoria. Prima di tutto, sommando insieme le Maree alte colle basse, come nella Tavola, si vede che la somma del 1783 riesce maggiore di quella del 1792, di due buone oncie, o d’un sesto di piede. In secondo luogo, la Marea bassa, presa a parte nel primo anno supera quella del secondo d’un buon quarto di piede; ciò ch’è conforme affatto alla teoria.

Perciocchè bisogna considerare, che la Marea del nostro Golfo, e quella ancora del Mediterraneo, non proviene mica tanto dall’azione diretta della Luna sopra le acque dei Mari nostri, quanto dalla diffusione di quella dell’Oceano, e dei gran mari della Zona [p. 161 modifica]Torrida; e prova n’è che arriva da noi dieci ore, e mezza, dopo del passaggio della Luna al Meridiano. In fatti la Luna nella sua massima declinazione agindo sopra i detti Mari Australi, che sono, come si sa, tanto più ampli de’ nostri,li gonfia maggiormente, e tramanda nel Mediterraneo, e nel Golfo quella quantità di acqua che si osserva, e che tiene in somma il Golfo nostro più pieno, quando il Nodo Ascendente trovandosi in Ariete ella si scosta più dall’Equatore, che nel sito opposto; e si può veder nella Tavola, che la Marea bassa si sostiene di più notabilmente quando la Luna percorre i segni Australi colla massima declinazione come nel 1783.

Provato così in tanti modi, che il sito dei Nodi altera, e notifica diversamente l’infuenza della Luna sopra il corpo totale della Terra, e sui moti dell’acque del Mare, io credo di esser fondato ad opinare che nello stesso tempo, ed atto, debba produrre diversa alterazione nell’Atmosfera, e per conseguenza sulle Meteore, e sulle qualità de’ tempi. Parmi insieme, che si possa concepire, come le stagioni, dopo i due periodi del Nodo, ragguagliandosi colle Stagioni [p. 162 modifica]Solari1 in capo a 37 anni, possano, e debbano rassomigliarsi, come prova l’esperienza, e l’osservazione.

Ecco infine quanto permette l’oscurissima, e complicatissima materia delle Meteore, e colli avvertiti limiti i periodi brevi, e lunghi delle costituzioni de’ tempi. Si potrà forse rettificare il tutto, si potrà trovar di meglio; sin quì, sin’ora co’ miei scarsi lumi ho potuto andar io, contento di aver mostrato qualche barlume, qualche filo, che ci potesse condurre per questo oscuro labirinto. La previsione de’ tempi: fu in tutti i Secoli l’oggetto della interessata curiosità d’ogni classe di persone; ma da cento, e più anni fu anche quello della ricerca de’ Filosofi, delle Accademie intere, e di tanta mole di osservazioni, senza che di queste fosse fatto avanti di me verun progresso verso tal fine. Possa la cortesia pubblica compatire; e gradire i miei deboli studj sopra di questo. [p. 163 modifica]

Rimarrà un’ambiguità tra gli anni 36, 37, 38; essendo il primo doppio del Saro, il secondo doppio della rivoluzione del Nodo, il terzo doppio del numero d’Oro. Ma questa ambiguità è invitabile, e senza d’essa sapremmo troppo del futuro. Io non so cosa altro fare, se non che di porre nel Giornale in testa di ciascun mese (Quarta Facciata) la costituzione precedente tanto dell’anno 37mo, che quella del 19mo; poi nel corpo del Giornale, di Quarto in Quarto di Luna porre la Costituzione ch’ebbe luogo 18 anni avanti, come ho praticato da varj anni a questa parte. Nè saprei qual’altra regola suggerire, se non fosse questa: di osservare qual andamento rada prendendo la Stagione, a quel dei tre Cicli per più somigliare, ed attenersi a questo.

Per esempio in quest’anno 1795, li primi sei mesi corrisposero affatto a quelli del 1758 col periodo delli 37 anni; scostandosi, spezialmente nel Febbrajo e nel Marzo dal Ciclo delli 18 anni, e molto più da quello delli 19; ma da Luglio in poi sino all’Ottobre in cui siamo, s’accosta più al Saro, notabili essendo particolarmente tra le Pioggie dirotte, i Tuoni, i Temporali, che abbiamo [p. 164 modifica]in questo stesso mese di Ottobre, come nel 1777. Qualche persona provida, sull’aspettazione di queste pioggie ha affrettato le raccolte, e le fatture tutte della Campagna, vindemmia, semine, ec. e se ne trova molto contento. Per altro, concorrendo ad agire cause analoghe, sarà sempre difficile discernere, o prevedere la piccola differenza loro negli effetti. Così bisogna restare in quella tal quale ambiguità, che si è detta.

VII. Ciclo di otto anni per Venere.

Restami di adempire la promessa fatta quì sopra all’occasione del Ciclo di 8 anni, dire una parola d’una combinazione del Pianeta di Venere, che ritorna a capo appunta di 8 anni,e che non ha da far punto coi Cicli della Luna.

Un’abile Filosofo di recente ha eccitato la curiosità sopra tal soggetto. È questi il Sig. Ab. Giuseppe Costanzia, Professor benemerito di Filosofia nelle Regie Scuole di Vercelli. Egli (negli Opuscoli di Milano, Vol. XIV, p. 248, e vol. XVI, p. 72.) propone la sua particolar opinione sopra un certo Influsso del Pianeta dị Venere. Crede che quando [p. 165 modifica]questo Pianeta viene alla Congiunzione citeriore, ed inferiore col Sole, al principio della Primavera, apporti per quattro mesi circa un freddo straordinario, e pioggie, e venti frequenti; c se ciò avviene a Primavera avanzata, e nella State, faccia gl’istessi effetti, ma più rimessi.

Questa pretesa influenza di Venere per il freddo, veramente nuova, chiamerebbe una lunga discussione; e non isdegnò di farne una il dotto Astronomo di Milano Sig . Ab. Cesaris nell’Appendice alle Effemeridi 1794. Io mi riservo ad altra opportunità un nuovo esame. Quì addurrò solamente un riflesso, ch’è questo.

Ritorna Venere, alla stessa combinazione colla Terra, come alla sua Congiunzione inferiore, della quale ora si tratta, dopo li 8 anni. Nello spazio delle nostre osservazioni di circa 80 anni, comprese quelle del Celebre Beccari di Bologna, ch’io possedo, e cominciano dal 1716. Venere venne alla Congiunzione inferiore, nel mese di Gennajo, dieci volte; nel 1723, 1732, 39, 47, 55, 63, 71, 79, 87, 95: e per dire il vero, tutti questi Inverni si segnalarono più o meno, per le Nevi, per il freddo, per li [p. 166 modifica]Venti ec. Nel Gennajo 1723 nevicò in Bologna 11 giorni, molto anche nel Febbrajo . Nel 1731, che mi ricordo, non finiva mai di nevicare. Aspro freddo si ebbe nel 1739, 1747. Orrido freddo fu nel 1755, che gelò replicatamente la Laguna di Venezia, a portar i Cariaggi . Nel 1763, e 71 anche fu freddo non ordinario. Nel 1769 freddo intenso con quella ostinata Siccità. Perverso fu il Gennajo 1787, e perversissimo l’ultimo Verno 1795. Non è già, e non si pretende, che tutti i gran freddi vengano colla Congiunzione di Venere, poichè i più insigni 1709, 1740, 1771, 1789, furono disgiunti da tal combinazione. Ma dall’osservazione risulta, che quelli combinati colla medesima, furono tutti freddi, e nevosi, alcuni anche in grado insigne: dal che si vede, che l’opinione del Sig. Ab. Constanza non è affatto destituita di fondamento.

18 Ottobre 1795.

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BREVE DIFESA

dei conduttori.

(Giunta al Giornale Astrometeorologico.)

Nel Giornale 1795 si è fatta una breve giustificazione sopra il fulmine caduto nel Palazzo Gritti a Visnadel 12 Maggio 1794. Più di un anno dopo, cioè al Novembre prossimo passato, si videro alcune Lettere di un dotto e zelante Gentiluomo, nelle quali palesa ed inculca, in conseguenza di questo caso, i suoi veri Dubbj sopra l’efficacia dei Conduttori Elettrici. Esso Gentiluomo, mio venerato ed amato Padrone, mi favorì di alcuna copia di esse lettere, intendendo, credo, di convertire anche me, parlando anche della meschina mia persona, con troppo di bontà, sicchè per questo conto debbo ringraziarlo, eccetto solamente che non avrei amato di veder stampate alcune mie lettere a Lui scritte già nove o dieci anni. Per altro niun senso assolutamente mi ha fatto la [p. 168 modifica]diversità di opinione che ora spiega sul fatto dei Conduttori, credendo che ognuno in simili materie di Fisica possa pensare, scrivere, e stampare quel che vuole salva l’amicizia. Onde per questo conto avrei lasciato correre questo scritto senza risposta, nè mi avrebbe potuto persuadere qualche rimostranza che mi venne fatta dagli amici, stimolandomi e dicendomi, che Professore, come sono, della materia, sopra la quale ho pubblicato un volume di memorie, sono in certo modo obbligato a sostenere la mia opinione. Ma avendo un vero abborrimento ad ogni disputa, neppure un tale stimolo mi avrebbe mosso.

Ma dopo, ho fatto riflesso, che per mezzo principalmente della mia stampa, e dei discorsi, si è diffusa nel paese la pratica dei Conduttori, che numero grande di particolari ne hanno eretti sulle loro case, tanto in città che in campagna; non basta, i Magistrati stessi ne hanno fatto costruire sulle Fabbriche Pubbliche, e mi potrebbero gli uni e gli altri tacciare per lo meno d’inconsideratezza, nell’aver promosso una pratica dispendiosa che si fosse trovata inutile se non forse pericolosa. Egli è dunque questo una [p. 169 modifica]specie di affar pubblico; e per questo mi credo tenuto a non tacere; tanto più che ho saputo, come alcuni particolari, troppo invero sulfureamente, hanno già levato i Conduttori che aveano posti sulle loro case. Spero dunque di esser compatito se cerco giustificarmi; il che vado a fare in brevi parole.

Prima di tutto, faccio la dovuta giustizia al rispettabile Autore delle Lettere, ch’era l’antico campione dei Conduttori; vi fa spiccare luminosamente l’ingegno, la dottrina, l’erudizione, la facondia, ch’Esso possiede. Ma mi perdonerà se dico, che troppo facilmente ha cambiato opinione, e che non avea sodo motivo di farlo.

Il primo, il massimo, il forte motivo che lo mosse, fu, come si vede, il caso del Palazzo Gritti: ometto tutte quelle lunghe e minute discussioni che fa sulla struttura, connessione, ed altre condizioni di quel Conduttore. A me basta la rimarca, che per me riesce nuova, ch’Egli fa a pag. 33, e 34 del suo Scritto, colle seguenti parole:

„Siamo d’accordo che un sol bucco fece il Fulmine in quello spigolo del frontizzo del Palazzo, che penetrò per esso nella [p. 170 modifica]soffitta, e poi disceso per un camerino, ove era fitta nel muro una campanella, che distaccò e gettò a terra; percorse poi pel suo filo, fondendolo, sino a quella finestra , da dove egli usciva; non trascurando anche fuori del muro di fonderlo, ed arrivato poi sotto il pergolo, ove si divideva nella direzione delle due Barchesse, fuse quello verso la Barchessa, ov’è la Scuderia, ec. colà ove colpì il Fulmine, non v’era alcuna gorna, o arpese, o altro metallo, ma solo pietre, e coppi, che ruppe, ec.„

Parmi che ciò basti: senza cercar, se vi fossero altri metalli, nè far caso della panta acuta dello spigolo, nè del magnetismo delle pietre stesse; è chiaro, che la vicinanza della catena mal connessa del Conduttore, la vicinanza, dico, della Campanella col filo di rame (metalli come si sa più attraenti, e differenti dell’elettricità di quello si è il ferro) fu il vero richiamo, e diversivo del Fulmine, che lo fece scannellare dal Conduttore, e scagliarsi nella campanella stessa . Il seguitar poi che fece il Fulmine con tanta efficacia, è per un sì lungo tratto il fil di rame che avea investito, non è questa [p. 171 modifica]una prova manifesta della forza, e del buon servizio dei Conduttori, piuttosto che un motivo per abbandonarli?

I dubbj poi, che il dotto Gentiluomo promuove sulla teoria dell’elettricità, relativa a questo punto, non meno che gli esempj ch’Egli andò raccogliendo di alcuni edificj armati, percossi dal Fulmine, credo che sieno stati prevenuti, e spiegati abbastanza nelle mie Memorie sui Conduttori. Sicchè sopra di questi dubbj, ed esempj non ho altro d’aggiungere. Faccio solamente pochi riflessi.

1.° E non è ella una specie d’ingiustizia, il tacere tanti altri esempj di Fulmini trasmessi dai Conduttori felicemente senza lesione delle Fabbriche? Come quello della Specola di Padova; quelli dei Campanili di Padernello, e di Trivigion replicati; quel famoso della Torre di Siena (Vol. VII di quell’Accademia), quel parlante di S. Francesco della Vigna; tante Fabbriche finalmente, le quali, avanti il presidio dei Conduttori erano sovente visitate da’ Fulmini, e dopo, coll’ajuto di Dio se ne sono preservate? Non parlerò dei Conduttori che si dicono levati nel paese di Ginevra; io non li ho veduti; non saranno da stupire, con tanto [p. 172 modifica]capricciose novità che si sono intese da quelle parti.

2.° Posta l’indubitata facoltà de’ metalli di attrarre, più o meno, e di trasferire l’elettricità, come si è veduto anche nel Palazzo Gritti; e posta la natura elettrica della materia fulminata, questo è da tenere per certo, che quando accade un caso sinistro di Fulmini vi fosse o vizio nella struttura del Conduttore, o qualche occulto diversivo, come vena di umido, o metallo più differente vicino, come fu nel Palazzo Gritti; ciò importa al più una gran diligenza nella struttura, e custodia dei Conduttori.

3.° Se le punte si volessero ad ogni modo pericolose, si è suggerito il temperamento dei semplici Emissarj, di applicare, cioè, senza sporger punte, solamente dei fili ai metalli della Fabbrica, i quali fili, ben applicati e connessi, nel caso che il Fulmine si scagliasse, servirebbero a scaricare il torrente elettrico; pratica che si può usare, e si è usata nelle fabbriche che hanno i colmi di metallo. Per le altre poi, come per lo più sono le case private, sarà bene moltiplicare le punte sopra tutti gli angoli della Fabbrica.

4.° Finalmente, riconosciuta per utile, e [p. 173 modifica]stabilita una pratica universale, quale è questa dei Conduttori, voler addurre l’eccezione di qualche particolare oscuro caso per abbandonarla, parmi che sia lo stesso, che voler banditi gli argini dei Fiumi, perchè talvolta, o per un bucco fatto da una talpa per qualche straordinaria escrescenza, squarciandosi, lasciano innondar le campagne; bandire l’innesto del Vajuolo, perchè qualche raro innestato, tra mille, accidentalmente o muore, o viene di nuovo attaccato dal Vajuolo; bandire infine la China, anzi la medicina tutta, perchè talor non guarisce.

Padova 11 Gennaro 1796.

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PIOGGIE DELL’ANNO 1794. IN VARJ LUOGHI D’ITALIA.

In Pollici, Linee, e Decimali del Piè di Parigi.


Ariano Cercive Chiozza Conegliano Feltre Monsuè Milano Molfeta Padova Parma
Gennaro 
2. 0,5 5. 5,5 3. 9,4 3. 10,3 2. 5,1 3. 10,8 1. 10,22 1. 6,1 2. 10,5 3. 9,9
Febbraro 
0. 4,8 0. 5,6 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,41 4. 11,4 0. 0,5 0. 0,0
Marzo 
0. 2,8 0. 6,0 0. 2,0 0. 3,0 0. 11,3 0. 1,6 1. 0,30 0. 2,8 0. 7,6 1. 0,4
Aprile 
2. 10,2 9. 9,3 1. 1,7 3. 0,2 3. 0,0 1. 10,0 1. 9,52 0. 2,7 1. 0,9 1. 1,1
Maggio 
1. 10,1 8. 10,2 2. 0,7 4. 8,7 4. 8,7 4. 0,7 4. 4,48 0. 0,2 1. 10,7 1. 8,9
Giugno 
4. 2,3 14. 4,0 9. 3,6 5. 8,2 6. 5,0 4. 4,9 4. 9,40 2. 0,8 8. 5,0 3. 9,4
Luglio 
2. 4,6 7. 3,5 0. 6,2 2. 8,9 2. 10,9 1. 9,9 4. 1,02 0. 2,1 2. 8,0 4. 1,8
Agosto 
1. 4,4 9. 0,1 1. 11,3 4. 7,3 3. 5,3 3. 7,2 1. 1,99 0. 0,2 4. 7,7 1. 8,0
Settemb. 
1. 0,3 12. 9,9 6. 8,3 6. 9,8 7. 4,0 4. 3,6 3. 8,10 0. 9,4 6. 8,0 6. 9,9
Ottobre 
5. 5,9 5. 11,3 3. 6,9 7. 2,7 5. 5,6 5. 6,5 3. 2,05 1. 7,1 4. 5,8 4. 3,1
Novemb. 
1. 0,2 7. 6,5 2. 4,2 5. 1,4 2. 8,0 4. 10,0 6. 7,54 1. 5,3 3. 4,5 4. 8,6
Dec. 
4. 1,5 4. 9,5 1. 6,2 6. 7,8 7. 6,0 7. 8,9 1. 2,54 1. 9,1 2. 4,8 2. 5,5
Somme 26. 11,5 86. 9,4 33. 0,5 50. 8,3 46. 9,9 42. 2,0 33. 9,57 16. 8,6 40. 4,1 35. 6,3
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Segue la Tavola delle Piogge dell’Anno 1794.


Sacile Schio Spilimb. Tolmezzo Valdobb. Verona
Gennaro 
5. 4,0 4. 9,2 5. 5,2 9. 8,0 6. 7,0 2. 2,37
Febbraro 
0. 0,1 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,0 0. 0,32
Marzo 
0. 4,1 0. 6,0 0. 3,5 0. 2,6 0. 9,0 0. 9,09
Aprile 
2. 10,8 1. 5,0 2. 7,3 8. 1,3 2. 4,2 1. 3,40
Maggio 
8. 7,0 3. 9,3 5. 1,8 7. 11,5 6. 7,0 3. 4,85
Giugno 
5. 3,9 6. 6,2 9. 0,6 6. 7,7 9. 9,1 5. 8,70
Luglio 
2. 5,0 2. 6,5 4. 1,7 3. 11,5 4. 3,2 6. 6,67
Agosto 
7. 7,3 4. 6,0 7. 9,2 6. 0,0 6. 2,0 1. 0,83
Settemb. 
8. 8,8 6. 8,0 8. 8,0 8. 10,3 10. 3,0 6. 5,63
Ottobre 
5. 5,8 6. 8,0 5. 10,9 7. 2,8 8. 0,0 4. 0,65
Novemb. 
4. 5,6 7. 0,0 7. 4,3 3. 9,8 5. 2,0 4. 2,65
Decemb. 
10. 3,6 4. 3,2 7. 10,2 7. 3,3 4. 7,3 2. 7,00
Somme 61. 6,0 48. 3,3 64. 2,7 69. 8,8 64. 5,8 34. 4,16
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Note. Il Mese di Febbrajo fu asciutto in tutti i Paesi, eccetto Molfetta su Mare; così il Marzo, ed in generale la Primavera.

Giugno, ed Ottobre piovosi dappertutto, ed in generale la seconda metà dell’Anno, eccetto Molfetta.

Cinque volte e più piove ne’ luoghi Montuosi, ed Alpini, che ne’ Piani, discosti da’ Monti. In Molfetta Pollici 16. a Cercivento 86. nella Puglia stessa dentro i Monti, come in Ariano piove il doppio, che alle rive del Mare.

La Pioggia de’ 24, 25 Decembre nel nostro Pedemonte Alpino in sole ore 20, diede più di 6 pollici d’Acqua, si sparse, da’ vasi esposti a raccoglierla.

Note

  1. Veramente le Stagioni non si ragguagliano a rigore: e perchè il giro del Nodo con moto retrogrado, è di Anni 18 Giorni 224 h. 1. m. 38; sicchè il doppio forma Anni 37 Mesi 3. circa. Ma perchè l’impressione del Nodo non opera se non per la seguente mutazione di declinazione, e questa in tre Mesi si cambia pochissimo, per tal cagione possono prendersi li 37 Anni per due rivoluzioni sufficientemente esatte.