Dei conduttori per preservare gli edifizj da' fulmini/12
Questo testo è completo. |
◄ | 11 | Appendice | ► |
APPENDICE
SUI FATTI PIÙ RECENTI.
Si conferma il sistema che l’Autore crede più comodo da tenersi nella struttura de’ Conduttori.
1.
2. A cinque leghe di Londra, a Pursléet, sono cinque magazzini da polvere, ed un Palagio per le Radunanze della Commissaria di guerra. La nuova del fulmine di Brescia fece pensare alli Commissari a qualche riparo; fu pregato il Sig. Franklino di visitar questo luogo, e da esso furono suggeriti i Conduttori. Ma per dare più di solennità e di autorità all’opera, la Commissaria di guerra ricercò la Società Reale di mandarvi alcuni de’ suoi membri. Di fatto furono deputati li S. S. Cavendish, Watson, Franklin, Wilson, e Robertson, tutti celebri Elettricisti.
3. Portatisi sopra il luogo, trovarono li magazzini al numero di cinque: ha ciascuno 150. piedi in lunghezza, e 52. in larghezza; sono murati di mattoni, con volto a botte, tetto di pietre, e lastra di piombo larga 22. pollici che corre da un capo all’altro della fabbrica sul colmo. Sono i cinque magazzini posti parallellamente gli uni agli altri, in distanza solamente di 57. piedi l’uno dall’altro, ed anno il loro fondamento sopra uno strato di pietra cretosa, intorno 100. piedi dalla riviera, la quale nell’alta marea si alza qualche pollice sopra la riva, e la sua acqua salmastra penetra nei pozzi scavati presso di queste fabbriche.
4. Sopra un terreno più elevato, a livello del colmo dei magazzini, e alla distanza di 450. piedi, sta la casa delle Assemblee della Commissaria di guerra. Questo è un grande e bell’edifizio bislungo, col padiglione nel mezzo, con piombi sopra i costoloni del tetto, grondaje di piombo, e tubi simili di scarico, che vanno a terminare in due pozzi laterali, fondi 40. piedi: i muri si alzano sopra le grondaje, formando un parapetto, coperto di lastre di pietra, legate con ramponi di ferro.
5. A capo di uno de’ magazzini v’è la casa di prova, e una torretta per l’orologio con girandola in una verga di ferro.
6. Per preservare queste gelose fabbriche pensò la Deputazione cosa utile applicarvi i Conduttori. E prima ordinò, che fossero levati li ferri, o metalli interrotti e salienti: poi di alzare sopra i tubi del le punte, che potessero per via d’una catena di ferro continuata tramandar i fulmini in terra; e mentre nei casi ordinarj par che basti fondar il Conduttore tre o quattro piedi sotto terra, quì, trattandosi di fabbriche di tanta gelosia ed importanza, la Deputazione consigliò di scavare a traverso la pietra, a capo d’ogni magazzino, un pozzo assai profondo, per aver sempre tre o quattro piedi d’acqua costante.
7. Dal camino della casa di prova, e dalla verga della banderuola dell’orologio, e da altri metalli esposti, doveano esser tesi fili di comunicazione col più vicino Conduttore: ogni catena poi dovea esser legata coi piombi, ed altri metalli nel tetto.
8. Essendo cinque li magazzini, dispoſti in ordine da tramontana a mezzodì, nella detta distanza tra loro, si consigliò di scavare due pozzi uno a tramontana, l’altro a mezzodì, contigui l’uno al primo, l’altro all’ultimo magazzino, per alzarvi due Conduttori separati, e prevenire così quello spazio di fabbriche.
9. Nel caso di dover mai ristorar queste fabbriche, si raccomanda di aver cura di rimettere tutto l’apparato de’ Conduttori nello stato primiero.
10. Finalmente la casa dell’Assemblee si trovava quasi armata per via delle groppiere di piombo, delle grondaje, e di tubi scaricatori dell’acqua piovana: bastava aggiungervi una punta elevata sul mezzo del colmo; così fu fatto.
11. Questo rapporto è dei 21. Agosto 1772.; e si sottoscrissero quattro Deputati, poichè il Sig. Wilson si accordava coi Colleghi in tutti gli articoli, eccetto che in quello, che concerne la punta delle spranghe, perchè gli altri la volevano acuta, e il Sig. Wilson ottusa. Questa discrepanza diede occasione al Sig. Franklin di fare varie delicate esperienze; l’esito delle quali fu, che la Deputazione preferì le punte acute, come più efficaci: il Sig. Wilson perciò non sottoscrisse; e da quel che seguì pare anche, che nell’esecuzione fosse preferito il parere del Sig. Wilson.
12. Comunque sia questa casa dell’Assembleeccosì armata, nell’anno scorso 1777. verso la fine del mese di Giugno, restò fulminata: caso, come dissi, che merita tutti i riflessi. Il Sig. Wilson, che non avea sottoscritto, si elevò, come può credersi, cantando il trionfo, facendo grande schiamazzo, declamando contro tutte le punte, e deplorando, che con questo mezzo fosse esposta la preziosa vita de’ Sovrani, essendo stato armato anche il Palazzo Reale. Ma conviene dir tutto.
13. Questo Salone aveva, come si accennò, intorno il tubo un parapetto di muro, elevato circa un piede sopra le grondaje. Questo muretto era coperto di lastre di pietra, e queste erano legate come si pratica, con cagnoli di ferro impiombati. Il fulmine fu attratto da quel rampone che stava sull’angolo di tramontana (in distanza di 40. piedi dalla punta del Conduttore); saltò nello spigolo della lastra di piombo vicina, scagliando via le pietre intermedie, squagliando il piombo del rampone e della grondaja prossima; e questo è tutto il danno che fece: del resto passato il fulmine nella grondaja, corse al tubo conduttore, e per mezzo di esso scaricossi nel pozzo, senza verun’altra lesione.
14. I Commissarj, che la Società Reale mandò tosto sopra il luogo, osservarono, 1.° che la punta del Conduttore era ottusa, contro la prescrizione 1772., con un cappelletto schiacciato, che non avrebbe scaricato una bottiglia ben elettrizzata senza grave scoppio; e perciò non era da stupire, che operasse poco sopra della nuvola; 2. È da notare principalmente, che quel rampone di ferro, sebben immerso nella pietra, bastò per attrarre il fulmine (la nuvola veniva dalla parte alta della collina al Nord, determinata dalla collina istessa) 3.° Ma questo ferro era interrotto, e per questo diede occasione a quelle fratture. Se fosse stato legato con fil di ferro anche piccolo alla grondaja, non v’era fulmine.
15. Da questo fatto, come dal precedente del Kent, nasce un poco d’imbroglio, capace di sospendere i giudizj sopra i Conduttori. Poichè prima, si potrà dire, che sono inutili: nel primo caso il fulmine scoppiò alla distanza di soli 50. piedi dalla spranga; nel secondo a soli 40. Quanti Conduttori dunque converrà porre sopra d’una fabbrica molto estesa? Converrà porre una selva di Spranghe, seminarne per tutto il tetto, circondare i muri laterali, porre in fatti la casa in una gabbia di ferro?
16. Possono in oltre esser pericolosi; e lo fanno sospettare i due altri casi di Siena, e di Padova quì sopra descritti, e che sono i più favorevoli ai Conduttori. Poichè, è ben vero, che nell’uno e nell’altro il Conduttore ha tramandato il fulmine senza lesione della fabbrica; ma nell’uno e nell’altro senza contraddizione vi fu fiamma sparsa. Or questa fiamma, che i Conduttori spargono, almeno in qualche caso, non è ella pericolosa per le fabbriche d’ogni specie, ma in particolare per li magazzini da polvere?
17. Convien ponderar meglio a parte a parte, tanto i fatti, che il discorfo, per fissar le legittime conseguenze.
18. Nelli due casi d’Inghilterra restarono le fabbriche più o meno danneggiate, ne’ siti ove si trovò interruzione di metalli; ma finalmente tanto l’uno che l’altro fulmine passò per il Conduttore, e ad esso arrivato, non fece altro, se non che quello del Kent, un foro al capo inferiore del tubo di scarico, per lasciar, per così dire, un segno che per là era uscito, ed una prova dell’operazione de’ Conduttori. I Conduttori sono stati utili anche in questi casi più sinistri; e senza di essi è credibile, che quelle fabbriche avrebbero patito danni molto maggiori.
19. Molto meglio provano l’utilità de’ Conduttori i due casi di Siena e di Padova; e convien ricordarsi, che tanto la Torre di Siena, che quella di Padova, era negli anni addietro bersagliata dai fulmini con gravi rovine. Armate che furono, il fulmine passò innocentemente. Se questi due fecero scoppio, sparsero fiamma, affumicarono la catena, è probabile, che molti, non veduti, nè sentiti, passassero in silenzio, senza nè esplosione nè fiamma; de’ quali deve farsi merito ai Conduttori. I conduttori dunque fanno il loro uffizio col tramandare, o sventare i fulmini, e ritengono tutto il merito della loro utilissima istituzioni.
20. È da osservare per il caso di Padova, che dall’una e dall’altra riva della Brenta che costeggia la Torre, fu veduta la saetta scagliarsi da lungi verso la medesima; non è già che fosse attratta per forza dal Conduttore, che non opera così da lontano: fu la Torre stessa, che per la sua elevazione facendo fronte alla nuvola e all’aria, diresse contro di se la saetta. La saetta poi essendo giunta in vicinanza, si determinò più tosto alla spranga, che al corpo della Torre, quantunque la spranga sia posta dal canto opposto d’onde veniva: sicchè puossi con fermezza dire, che in tal caso il Conduttore preservò la Torre dal fulmine.
21. Resta dunque provata, giustificata, confermata l’utilità de’ Conduttori in generale. Tutte le altre conseguenze sinistre non riguardano se non che la struttura, e la disposizione delle punte, e delle catene in particolare. In conseguenza sono da studiarsi quelle molte cautele, che richiede il bisogno, per ischivare i possibili disastri. Or queste cautele varie, secondo la natura delle diverse fabbriche, sono state prescritte ed esposte nelle precedenti Memorie. Diciamone però ancora qualche cosa.
22. La regola, e cautela sommaria, è quella di legare tutti li pezzi metallici della fabbrica, piccoli o grandi, per poco esposti che sieno, ma principalmente quelli del tetto negli spigoli, o sporti. Il fulmine di Purfléet fu provocato da quel piccolo rampone di ferro che legava le lastre del parapetto. Il fulmine di questa specola del 17. Settembre 1772., fu chiamato, come pare, da un piccolo arpice che sostenta un travetto del tetto provisionale della torretta orientale; e se l’ultimo fulmine avesse trovato per via qualche ferro, ad onta del Conduttore, poteva avventarsi nella specola. Dunque con grandissima diligenza bisogna legare tutti li ferri, che sono in un tetto, tutte le teste delle catene, ai varj piani della fabbrica, come ho studiato di fare per il campanile di S. Marco, e ultimamente in questa Torre dell’Università; legar, dico, e far comunicare il tutto ad una catena maestra, che vada ad immergersi dentro nell’acqua o nella terra umida.
23. Non basta i metalli: conviene munire ancora gli sporti, come cammini, guglie, statue ec. il fulmine del Kent fu tratto da un cammino; nè è detto che questo fosse coperto di piombo o di latta, nè se contenesse qualche traversa di ferro (è probabile che ne contenesse): molto più dunque se contenga pezzi di ferro. Basterà poi circondar la cornice con un filo di ferro, che discenda alla catena.
24. Se la casa ha le sue grondaje di metallo, questo è un gran compendio, bastando portare a questa grondaja le legature degli altri ferri per la via più breve. Se la grondaja ha de’ tubi di scarico fino a terra, questo è un altro risparmio: nel Campanile del Bue (così si nomina la casa di questa Università) ho fatto che vaglia, in vece di Conduttore, il filo dell’orologio per tutto il tratto che occupa.
25. Tutto questo deve eseguirsi, e non omettersi, o si applichino in oltre le punte, o non si applichino; e senza questa providenza, io non darò mai una casa per sicura, per quante punte alte e basse vi fossero poste. Al contrario adoprando questa cautela, non v’è più assoluto bisogno di punte; e in questo modo senza punte ho creduto, e credo, bene armato tanto il Campanile di San Marco, che quello del Bue.
26. Che dovremo dunque dire delle punte? Il Giornale des Savans del prossimo mese di Aprile 1778., riferendo una Memoria del Sig. le Roy, su i Conduttori, accenna i gran dibattimenti insorti a Londra, e nella Società Reale, all’occasione del fulmine di Purfléet. Si disputò con acrimonia sulla quistione delle punte acute, e delle punte ottuse; si fecero molte esperienze pubbliche nel Panteon, alla presenza della più numerosa e brillante compagnia; è detto in fine, che l’opinione, la quale sembrava prender piede appresso le persone indifferenti alla disputa, era questa, che ogni punta è un male, per la ragione che ogni punta può provocar il fulmine.
27. Questa decisione in vero è troppo aspra, ed ingiusta, portando il bando di tutti i Conduttori esterni1. Se mi si dimanda quale figura sia da preferire nelle punte, l’acuta, o l’ottusa; io non dubito col Sig. le Roy, col Sig. Franklin, e come sempre ho tenuto nei precedenti scritti, di far la preferenza alle punte acute ed elevate assai. E la ragione è quella che si è detta, per risultato di tutte l’esperienze nella macchina, che una punta acuta spoglia un Conduttore del suo fuoco in maggior distanza; e sebbene in maggior distanza provochi anche la scintilla, e lo scoppio, la provoca però assai più debole, perchè già il fuoco nel Conduttore era stato dalla punta stessa scemato e indebolito avanti: per l’opposto la punta ottusa, per provocar la scintilla, deve bensì molto più esser avvicinata al Conduttore; ma allora la produce assai più grossa e violenta, perchè si fa un intiero scarico di tutto il fuoco. Simil mente dunque, una spranga acuta, e molto elevata su d’un edifizio, aprendo una comunicazione fra la nuvola e la terra, e però scaricando quella in questa, preserverà probabilmente dal colpo i corpi ottusi, anche metallici, che si trovassero sotto di essa nell’edificio: e all’opposto, una punta ottusa, e bassa, lungi di preservar l’edificio, determinerà il fuoco della nuvola sopra di se, e l’esplosione si farà violenta, con evidente pericolo della catena, e dell’edifizio medesimo. Qualunque volta adunque si voglia impiegare le punte, sono da preferire quelle alte ed acute, alle basse ed ottuse.
28. Ma s’insisterà chiedendo: Sono dunque le punte da adottare, o da rigettare? Rispondo: per gli edifizj comuni, fate quello vi piace: una punta di sufficiente massa, tirata in sottile, molto elevata, che porti senza interruzione nell’acqua, spogliando le nuvole tramanda e sventa i fulmini: prova ne sono i fatti di Siena, e di Padova. Potete dunque impiegar utilmente le punte; ma a misura dell’estensione dell’edifizio conviene moltiplicarle, lasciando tra loro una distanza minore di 40. piedi, facendole comunicare assieme per via di fili trasversali, che di tratto in tratto sporgano delle punte minori. Ma sempre si esige la cautela prescritta, di legare gli altri metalli esposti della fabbrica, o col Conduttore maestro, o con altra catena separata; affinchè, se mai per accidente sfuggisse qualche spruzzo di fuoco, possa trovar uno sfogo libero e aperto. Che se avete per sospette le punte, omettetele in buon contentandovi di sfogare nel modo insegnato i metalli esposti della vostra casa: le verghe sono un soprappiù ben utile, ma non necessario. E questo vaglia per gli edifizj comuni.
29. Quanto ai magazzini da polvere, questo è un oggetto troppo dilicato e di troppo gran conseguenza, per confonderlo promiscuamente con altre fabbriche.
30. Il gran Fisico e sommo Elettricista P. Beccaria, attualmente versa sopra questo argomento, e mi onorò di scrivermi, che ben lungi dal voler abolire i Conduttori, non farà altro, che proporre osservazioni, perchè ne sia più compita l’utilità, e più certa; e perchè le cautele si proporzionino alla quantità de’ danni che possono provenirne. Abbiamo veduto, che i due fulmini tramandati dai Conduttori di Siena e di Padova, sparsero fiamma: e il Sig. Cavendish (Philos. Trans. vol. LXII. 1776. Part. 1. pag. 196.), a proposito dell’ esperienze da esso fatte per imitare gli effetti della Torpedine (che altro non sono che concussioni elettriche) afferma d’aver trovato, che l’acqua ha minor forza conduttrice del ferro, 400. millioni di volte: di simile sentimento è il lodato P. Beccaria. L’acqua dunque, nella quale si fa terminare la catena del Conduttore, viene ad opporre una specie di resistenza al fuoco del fulmine. Se dunque sia gagliardo, potrà rigurgitare, e spandersi in fiamma, come quando trova interruzioni di metallo, il che si vede quanto pericolo possa portare al magazzino.
31. È ben vero, che abbiamo veduto dell’esperienze, de’ fulmini passare quasi per mezzo i magazzini senza accenderli (vedi quì sopra art. de’ magazzini); ed ora posso aggiungere un altro fatto, poichè tra i varj scherzi osservati nel mentovato fulmine del Palazzo Minucci, vi fu anche questi: in una camera del Gastaldo era un archibugio carico, il fuoco del fulmine scherzò intorno questo archibugio tra la caffa e la canna, fino sull’acciarino stesso; e pure la polvere dentro il focone non si accese. Infatti pare, che la fiamma sola, nè anche sommamente vicina, non accenda la polvere, e sembra volervi un fuoco di corpo solido, o una fiamma diretta e penetrante. Ma finalmente una fiamma vicina sarà sempre un vicino pericoloso per la polvere; e come in architettura si deve schivare la debolezza anche apparente, o lontana delle parti di una fabbrica; così per una fabbrica tanto gelosa, come è una polveriera si deve allontanare ogni sospetto, ogni timore, anche rimoto di pericolo.
32. Ma tutto ciò finalmente altro non proverebbe, se non il pericolo di piantare una spranga sopra l’edifizio istesso del magazzino; e ciò concorda affatto col mio sistema, ristretto a far comunicare colla terra i metalli della fabbrica.
33. Per le Polveriere in particolare, nel caso che se ne avesse a fabbricare di nuove, si devono schivare i metalli salienti ed isolati, come sono le girandole: il tetto, se sia di pietra, deve esser fatto con volto a botte, coperto di pietre vive ben unite senza ferri. Si può pensar anche a un coperto leggero di buone tavole impeciate, adoprando cavichj di legno invece di chiodi.
34. Gl’Inglesi anno trovato in oggi l’arte di preparare dei cartoni lisci e verniciati, dei quali si vagliono per li tetti, in vece di tegole o di ardosie. Anno anche trovato l’arte di render il legno incombustibile. Non sò quanta durata possano avere questi cartoni; si potrebbe anche pensare a delle grosse lastre di vetro da unirsi sul tetto con buon mastice; ma penso che una buona pietra senza vene, segata in lastre sottili, possa bastare: possiamo valerci anche di tegole piatte. Non ho nè pure sommo ribrezzo delle lastre di piombo; prima, perchè un tetto esteso unito e liscio, senza sporti, nè spigoli, se anche sia di metallo, non provoca il fuoco, o se lo riceve, lo spande in largo come in un lago, senza far esplosione sensibile; poi, perchè attaccando a questo tetto una verga di ferro, ogni insulto di fulmine si porta in terra.
35. Ma perchè finalmente, qualunque struttura diasi alla fabbrica, inevitabile è l’uso di qualche metallo, se non altro, per le lame, cardini, serrature, catenacci delle porte; converrà applicarvi l’emissario descritto quì sopra, legando in fatti tutti questi metalli con grossi fili, o bastoni di ferro, posti in contatto, e in continuità quanto si può, e portati a finire profondamente nell’acqua. Questo non si può replicar abbastanza, è un riparo indispensabile.
36. Punte certamente non ne vorrei appoggiate sull’edifizio istesso de’ magazzini; quando se ne volesse, saranno da porre sopra alberi ad una pertica almeno di distanza dal magazzino, facendo discender la catena in tubi di vetro (se così volesse per un certo scrupolo), e portandone da lungi l’esito nell’acqua. Per quanto sia questa di natura meno deferente, l’esperienza prova che tanto e tanto riceve il fuoco elettrico. Se qualche rigurgito si facesse, questo non sarà di tutto il torrente del fuoco, poichè almen parte ne riceverà l’acqua; ed essendo in distanza dal magazzino, non potrà recar pericolo.
37. Per altro, anche riguardo a questi alberi, lasciando il dispendio che in tali opere è l’ultimo oggetto, conviene pensare a qualche altra difficoltà; per esempio, di poter ritrovare in qualche luogo, e trasportar antenne così lunghe, poichè non dovrebbero esser meno di 40. piedi; poi di alzarle sopra buona base; poi di diffenderle dai venti, sicchè ad ogni tratto non venissero rovesciate, forse anche sopra il magazzino istesso, con danno e pericolo nuovo del medesimo. Ogni considerazione in fatti sembra consigliare di ristringersi al semplice emissario, stando sulla sola diffensiva.
38. Del resto; la grossezza del Conduttore, come consiglia il Sig. Franklin, deve esser di un’oncia e mezza, o d’un’oncia almeno o sia pollice, di buon ferro, la punta lunga, elevata 8. in 10. piedi, deve terminare molto in acuto, e negli ultimi dodici pollici, esser di rame. Li Deputati della Società Reale nel caso del fulmine di Purfléet, suggeriscono una punta piramidale, tricuspide, come un dardo, e come si accennò dipingersi i fulmini in mano di Giove; così verrà ad avere quattro punte.
39. I pezzi della catena si uniranno bene con viti, e con placa di piombo in mezzo, sigillando bene le giunture col fuoco. Il pezzo, che va in terra, sarà un tubo di piombo, che abbia un pollice o due di diametro, perchè meglio si conserva dalla ruggine. La catena sarà di ferro, perchè più forte. Vicino a terra, fino a una certa altezza, converrà chiuderla in un pilastro, o sigillarla nel muro, legandola con forti e spessi anelli di metallo, perchè non venga strappata dagli uomini, o da gli animali.
40. E questo è quanto fin ora posso dire sopra i Conduttori, e sopra la loro struttura per ogni maniera di fabbriche.
IL FINE.