Dell'Oreficeria rispetto alla legislazione/XV

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I marchi che si usa imprimere negli ori ed argenti, generalmente non rassomigliano punto a quelle lettere intelligibili da ognuno le quali i saggiatori del commercio de’ metalli preziosi grezzi sogliono segnar nelle verghe. Essendo la maggior parte de’ [p. 33 modifica]lavori di piccolissima mole, i pulzoni dell’officio di guarentigia sono per lo più microscopici e per giunta emblematici, come gli antichi geroglifici dell’Egitto; talchè sono privilegiati di leggerli e intenderli solamente quelli che sono iniziati ne’ misteri; onde si può asserire francamente che essi non son fatti per gli occhi del popolo che è interessato a riconoscerli e cui ebbe in mira il legislatore. Tali segni simbolici e impercettibili si usarono perchè trovandosi frequentemente gente che falsifica i pulzoni fu pensato di ovviare allo sconcio con segni convenzionali, complicati e bizarri, difficili a copiare sì, ma anche ad intendere. Non occorre dire che tante sottilità neppure giovarono; laonde il governo dovette concedere alle amministrazioni la facoltà di cambiare i pulzoni quando utile lo riputassero; e in grazia delle mutazioni gli orefici furono astretti a tornare all’officio di guarentigia per sostituire ai vecchi i bolli nuovi che si chiamarono marchi di ricognizione (recensement); ordinandosi che dopo un tempo stabilito tutti i lavori trovati in commercio col bollo vecchio e privi del nuovo, fossero considerati come mancanti affatto di marchio: e qui, lettor mio, pensa da per te i processi verbali, le confische e tutti quelli incomodi che seppe trovare il fisco ingegnoso. In vero è curiosa molto la storia del sistema di protezione, sistema incomodo come incubo. Un giorno in Francia parve si fosse trovato modo sicuro per iscoraggiare i falsificatori, ed ecco ciò che si fece. Si sa che per imprimere il marchio sopra l’oggetto bisogna cercare [p. 34 modifica]un punto solido cui si appoggia per sostegno, al quale uso comunemente si adopera la bicorne d’acciaio, utensile conosciuto in metallurgia. Immaginossi adunque d’imprimere segni e linee sottilissime sopra la bicorne, per modo che così quando il martello battendo sul pulzone di marchio segna la parte superiore dell’oggetto che si bolla, la parte inferiore riceve por contraccolpo l’impronta di una porzione di linee marcate a tal bisogna nella superficie della bicorne. Queste impressioni che per l’origine furono dette contromarche, dovevano variare indubiamente da un oggetto all’altro, mentre non poteva spesso accadere che due oggetti appoggiassero precisamente sul medesimo punto della bicorne di sostegno. Sembrò all’inventore delle contromarche che queste dovessero sfuggire alla falsificazione; ma per opposito molti furti registrati negli annali della giustizia criminale di Francia son documento del contrario, e della riprovevole abilità dei falsificatori.

Non ostante le minute formalità, la varietà dei pulzoni, di marche, contromarche e geroglifici; non ostante le inquisizioni, i rigori e le condanne, siei molto avventurato se in que’ paesi ove è in vigore la guarentigia governativa, ti riesce a comprare nella prima officina che ti si pari dinanzi un oggetto senza grande probabilità di essere ingannato sulla sua bontà, e per conseguente sul valore reale del medesimo. Perocchè non pure l’abilità perversa dei contraffattori inganna l’occhio esercitato degli impiegati, ma la frode abusa anche del vero marchio [p. 35 modifica]trasportandolo da un opera ad un’altra, ovvero introducendo materie vili entro oggetti legalmente marcati; e mi compiaccio dirlo, mi si ricorda aver veduto alcuni spilli di quel bianco bronzo chiamato argentano, impressi del marchio pontificio dell’argento chi sa da qual bollatore ignorante, o da quale astuzia di falsificatore.

Per intendere come è che il sistema della guarentigia siasi mantenuto in Francia ed altrove, non ostante che fosse inefficace allo scopo e aprisse il varco a mille frodi, basta sapere che sotto l’apparenza di protezione pubblica asconde un secondo fine, cioè un’entrata dell’erario dello Stato; perocchè il marchio legale non solo non è apposto gratuitamente, ma invece il governo ci cava più assai che non ispende per questa amministrazione.

In Roma un tempo il marchio era retribuito tanto quanto bastasse a far le spese dell’officio, e queste spese erano scarse dovendosi pagare pochi commessi poveramente trattati. Il bollo per tanto costava un soldo, come parimenti in altri paesi; ma dopo che venne eretto il sistema preventivo di guarentigia, sembrò più comodo farlo fruttificare come un altro balzello. In Francia oltre le retribuzioni dovute ai saggiatori dell’officio di guarentigia, che sono molto più gravose di quelle di cui si contentano i saggiatori di commercio, si paga per diritto di bollo per ogni ettogramma


Sui lavori d’oro Fr. 22,00
Sui lavori d’argento » 1,10

[p. 36 modifica]Tali tasse le pagano i fabbricatori per conto de’ compratori cui vengono computate nel prezzo delle cose vendute, come avviene sempre in simili occasioni.

Secondo la legge francese v’ha una differenza assai spiccata fra la condizione dell’orefice e quella degli altri cittadini; il primo soggiace ad una pena ed alla confiscazione se in lui si rinviene anche un solo oggetto finito e non bollato o bollato contro regola, gli altri sono assoluti in ciò da qualsivoglia obbligazione, nè soggiacciono a visite di domicilio, potendo possedere senza timore alcune cose che non sarebbero tollerate in mano di un fabbricatore e d’un mercante. Se fosse altrimenti il possesso di un anello non bollato sarebbe uguagliato al possesso di arme insidiose e di veleno, e ognuno sarebbe soggetto ad inquisizioni. Per giunta, cotale immunità de’ cittadini è necessaria anco per altri rispetti; di fatti se il semplice possesso di oggetti d’oro e d’argento non bollato sottoponesse a vessazione, nessuno ne comprerebbe per quiete d’animo, e il commercio ne patirebbe, e il tesoro dello Stato che pur ne cava qualche cosa di buono, avrebbe scemato le entrate. Nulladimeno, siccome il male sta a costa del bene, cotesta immunità necessaria de’ particolari reca qualche danno al fisco. Invero chi sa per esperienza qual valore si meriti la guarentigia governativa col marchio dell’oro e dell’argento, e che però conosce per inutile o troppo cari tutti i bolli del mondo, sovente e ben volentieri si passa di questi, purchè [p. 37 modifica]riesca a persuadere il fabbricatore a farsi dare monili non marchiati, assicurandolo che la frode sarà ignorata e nessuna molestia ne patirà, giacchè consegnati che sono, il venditore più non ne risponde. Per tal guisa l’interesse del fisco è danneggiato da due parti, o dalle falsificazioni industri degli orefici, o dal buon volere de’ particolari che pigliano ori senza bolli, a risparmio di fastidio e di spesa. Chi potria noverare quanti accadano di siffatti casi?