Della nobiltà et dell'eccellenza delle donne et de' gravissimi diffetti degli Huomini/Prima Parte/Delle ragioni tratte dalle nobili operationi, & dei detti degli huomini verso le Donne. Cap. IV.

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Prima Parte - Delle ragioni tratte dalle nobili operationi, & dei detti degli huomini verso le Donne. Cap. IV.
Prima Parte - Della natura, & essenza del Donnesco sesso. Cap. I.I.I. Delle nobili attioni, & virtù delle donne, le quali quelle de gli huomini di gran lunga superano, come con ragioni, & essempi si prova. Cap. V.
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Delle ragioni tratte dalle nobili operationi, et dai detti degli huomini verso le Donne.

Cap. IV.


A
Ncorche gli huomini biasmino, et infamino con la garrula, et mordace lingua tutto il giorno il donnesco sesso, et cerchino con ogni modo possibile di offuscar le sue nobili attioni, nondimeno à lor mal grado sono sforzati dal rimorso della propria coscienza, che dalla verità sola si lascia imperare, di honorare, et con detti, et co’ scritti innalzar fino al Cielo le meritevoli donne, le quali cose dimostrano senza dubbio alcuno la maggioranza, et superiorità di esse, che gli huomini honorino le donne si vede continuamente in qualunque luoco, et occasione percioche l’inchinarsi, et il dar loro la strada nel caminare, il levarsi la berretta di capo, il servirle alle tavole à guisa di servi, accompagnarle col capo scoperto per le vie, il levarsi da sedere, et concedere la sedia ad esse, sono tutti segni evidentissimi di honore, et questo non solamente è fatto alle donne dagli huomini bassi, et plebei; ma etiandio da Duchi, et Regi, i quali salutano scoprendosi il capo, non dirò le Principesse; ma anchora le donne di mediocre conditione, et voglio anchor che sia superfluo addurre duoi essempi de’ Principi, l’uno sarà il Rè di Francia, che con gli inchini, et col saluto honora ogni Dama; l’altro sarà il Re di Spagna pur potentissimo, il quale incontrando donna di stato nobile, si lieva la berretta, ò capello di capo, cosa che non fà ad alcuno huomo soggetto; anchor che sia Principe. questo scoprirsi il [p. 35 modifica]capo, levarsi in piedi, et dare il luoco sono certamente segni, et argomenti di honore; se sono segni di honore, adunque le donne sono più nobili de' maschi, che le honorino; percioche sempre è più degna la cosa honorata di colui che l'honora, non honorando alcuno un'altro, s'egli non conosce, che colui habbia qualche dote, ò qualità, che à lui sia superiore. come lasciò scritto Aristotile nel 4. dell'Ethica con tai parole. Omne quod aliquo excellit, est honorabilius. non essendo altro adunque l'honore, che premio di virtù, che in alcuno risplende, ò di ricevuto beneficio, si come dice egli nell'ottavo dell'Ethica al capitolo 16. in modo tale, honor est virtutis praemium, vel beneficium. onde è necessario concludere; che le donne sieno più nobili degli huomini: poi che da loro honorate sono. ma non solamente le già dette attioni sono aperti inditij di honore; ma etiandio gli ornamenti à quelle concessi; percioche à loro è lecito vestirsi di porpora, et di panno d'oro con varij ricami, fregiati di perle, et di diamanti, et ornarsi il capo con vaghi ornamenti d'oro, con smalti finissimi et pietre pretiose, le quali cose sono vietate à gli huomini, eccettuando però quelli, che hanno dominio ma se alcuno altro ardisse vestirsi con panni d'oro, od'altro simile viene beffato, et mostrato à dito per huomo leggiero, o per un buffone solenne. concessero gli antichi questi ornamenti alle donne, et in particolare i Romani ne fecero decreti, et leggi; essendo loro prohibiti per uno vigentissimo bisogno di danari nella guerra contra Cartaginesi dalla legge Oppia, finita la guerra furono di nuovo concessi alle donne, sforzati però da quelle, che erano gelose della lor dignità: ma [p. 36 modifica]non senza gran pericolo di qualche sinistro avvenimento, et che questo sia vero, udite che dice Tito Livio nella 4ª Deca al lib.4. à car.577. Non potevano le matrone esser tenute in casa per rihaver la licenza di portar gli ornamenti, nè dall'autorità, nè dal rispetto, ò commandamento de' mariti, che non empiessero tutte le strade della Città, tutte le bocche delle piazze affrontando gli huomini, che loro dovessero rendere i tolti ornamenti. cresceva ogni dì questa frequenza di donne, percioche non solamente le Romane: ma le donne delle terre, et vicine ville si ragunavano, et ardivano di essortare i Consoli. Onde M. Catone nella sua oratione contra le donne disse, che dubitava di seditioni civili, et di tumulto, se non si raffrenava un tanto orgoglio. parlò contra costui Lucio Valerio Tribuno della plebe con infinite laudi delle donne. Il giorno seguente molto maggior numero di donne venne in publico, et tutte in schiere circondarono le case de' Tribuni, i quali impedivano la legge, et non cessarono di romoreggiare fin che non fù quella cassata, et annullata da tutti i Patritij, fatti capaci della ragione, conosciuta la nobiltà, et i meriti delle donne. la qual legge fù poi sempre osservata, et si osserva in ogni Città, et nell'Alemagna; ove non è lecito ad huomo alcuno vestirsi di seta, se non è nobile; ogni donnicciola si adorna con drappi di seta, et varie sorti di colane, et questo si una in ogni luogo del mondo. Sono adunque le donne honorate con l'uso degli ornamenti, i quali avanzano di gran lunga quelle degli huomini, come si può vedere, et è cosa meravigliosa il vedere nella nostra Città la moglie di un calzolaio, o di un beccaio, overo di [p. 37 modifica]un fachino vestita di seta con catene d'oro al collo, con perle, et annella di buona valuta in dito. accompagnata da un paio di donne, che la sostentano da ambo i lati, le quali le danno mano; et poi all'incontro vedere il marito ragliar la carne tutto lordato di sangue di bue, et male in arnese, ò carico, come un'Asino da soma vestito di tela, della qual si fanno i sacchi, à prima vista pare una deformità da fare stupire ogn'uno, il vedere la moglie vestita da gentildonna, et il marito da huomo vilissimo, che sovente pare il suo servo, ò fachino di casa; ma chi poi bene ciò considera, lo ritrova ragionevole; perche è necessario, che la donna, ancorche sia vile, et minima, sia di tali vestimenti ornata per le sue eccellenze, et dignità naturali, et che il Maschio come servo, et Asinello, nato per servir lei, meno adorno se ne stia. Sono state le donne, oltre à tutte le cose già narrate, etiandio da' detti degli huomini honorate con titoli eminenti, et grandi, et sono da loro usati continuamente, si come quando le femine, con voce comune à tutte, chiamano Donne, percioche la voce Donna non significa altro, che Signora, et Padrona, come habbiamo mostrato nel primo capo; et però quando le chiamano, le honorano anchor che non vogliano, chiamandole Signore benche sieno vili, et di bassissima conditione; et in vero per esprimere la nobiltà di un tanto sesso i maschi non potevano ritrovare il più accomodato, et conveniente nome di questo di Donna, il quale mostra immediatamente la superiorità, et la precedenza di quelle sopra gli huomini; perche chiamandole essi Padrone restano necessariamente sudditi, et servi. le hanno chiamate oltre à ciò [p. 38 modifica]bene spesso con altri nomi; et benche quelli sieno di alcuni huomini particolari poco importa, poi che sono stati e delli più sapienti, e de' più potenti del mondo, percioche questi tali sono quelli, che determinano à chi si convengano le dignità, et le precedenze; perche non sarebbe opera del volgo sciocco, et ignorante, se bisognoso fosse di dar titoli nuovi ad Imperatori, ò à Regi, di ritrovarli, essendo più buona la plebe di empir di cibo il Sacco, che di discorrere intorno à tai cose. i nomi denotanti sublimi Eccellenze sono, che la donna è gloria dell'huomo, furono date etiandio alle donne da Aristotile anchor che nemico, varie precedenze con opinione di biasmarle; percioche diede loro, come virtù propria, la diligenza, cosa lontana dall'huomo, come si legge nel lib.I. dell'Economica al cap.3. con tai parole. Mulier ad sedulitatem optima,at vir deterior. Da queste parole si può comprendere quanto egli errasse in altri luoghi; ove dice, che le Donne sono volubili, et mobili, ricercando la diligenza fermezza, et stabilità di mente. dice anchora, che ella è conservatrice de' beni della fortuna nel medesimo libro in molti capi, la qual virtù di conservare, ò ch'è più nobile dell'acquistare, ò almeno non li è inferiore. come egli narra nel libro della cura famigliare al cap.6. in questo modo: Nam non minus ad servandum quam at comparandum idoneum esse oportet, alioquin vanus fuerit omnis labor comparandi. Et chi lo conserva con le sue rare virtù? la donna. Suppeditas enim masculus necessaria, et femina conservat ea. Affermò etiandio il buon Compagnone, che le donne sono più perspicaci, et sagaci de' maschi nel lib.9. dell'Historia degli Animali al cap.I. [p. 39 modifica]quanto utile sia la perspicacia dell'ingegno, non accade, che io m'affatichi in raccontarlo; scoprendosi in quella la sottillezza dell'intelletto, et il suo giuditio, come dice il medesimo nel 6. dell'Ethica al cap.10. ma non solo più sagaci, ma molto più astute degli huomini le giudicò. dicendo Sunt foemine maribus astutiores. il qual ornamento dell'anima per sua attività, et eccellenza vien chiamato da Latini Calliditas, dote sempre giunta con la prudenza, come nell'undecimo cap. del libro 6 dell'Ethica egli mostra. Sono etiandio più vigilanti, dicendo, Ad hac vigilantiores. Et di costumi più mansuete, et benigne de' maschi, come nel medesimo luogo si legge. Sunt enim feminae moribus mollioribus,mitescunt enim celerius,et magis misericordes. Cose, che non si trovano nell'huomo, participando più della fiera, che dell'huomo, et però più feroci, essi sono sanguinolenti, et pertinaci, et che credete voi che importi l'essere misericordioso. udite quello, che dice Aristotile nella sua Fisonomia; ove egli ragiona de' compassionevoli. Sunt misericordes ingeniosae et callidae, et poco doppo soggiunse. misericors est sapiens,et modestus, immisericors, insipiens, et inverecundus, cioè sono coloro, che si dogliono de travagli altrui ingegnosi, et saggi, et modesti. onde si può dire, che essendo la donna più misericordiosa dell'huomo, per consequenza sia più saggia, più dotata d'ingegno, et più modesta di lui. racconta il medesimo nel libro nono dell'Historia degli Animali al cap. sopracitato una così bella stravaganza quanto imaginar si possi. Et indegna di lui, che dico indegna? anzi nò, poiche in altri luochi ne dice delle somiglianti, cioè che le donne sono [p. 40 modifica]men vergognose de' maschi, ò che ridiculosa sentenza, le cui parole sono, Impudentiores maribus; si che questa è contra la commune opinione di ogn'uno, et contra l'esperienza. affaticatevi pure Aristotelici à stiracchiar, à dichiarare con mille chimere la sua opinione, et tanto più ch'egli in altri luochi il contrario afferma. io non mi meraviglio che ciò racconti; percioche amava con troppo fervore il proprio sesso, et nel medesimo capo si lasciò uscire dalla bocca, che le donne più facilmente vi lasciano ingannare de' maschi, dicendo. quinetiam facilior decipi. non sì ricordando, che poco prima aveva detto che sono più astute, et sagaci, et insidiose degli huomini: tutte doti, che si oppongono all'inganni, et alle insidie antivedendo il sagace, et astuto ingannatore le altrui fraudi, onde sarebbe di bisogno, che l'huomo fosse delle donne più sagace; ricercandosi ad ingannare uno astuto, uno astuto, et mezzo. Che dite? io non credo che Demostene lo potesse difendere da questo suo errore: ma hormai lasciamolo da parte, come maledico. Platone quanto celebra le donne, in mille luochi? Licurgo come l'essalta? similmente tutti i buoni Poeti, et honorati scrittori le hanno ad onta de maligni inalzate fino al Cielo, et è più conosciuta la nobiltà, et eccellenza loro da Francesi, et Spagnuoli, che dagli Italiani, concedendo loro l'heredità de' feudi; percioche succedono non solamente ne' Ducati; ma ne' Regni, come à punto fanno i maschi, et non solamente ne' Regni; ma nelle monarchie anchora, come la sorella del Re Catolicho di Spagna può succedere alla monarchia del mondo nuovo, oltre il Dominio di molti altri Regni. Che succedano ne' Feudi, si vede [p. 41 modifica]tutto il giorno in Francia, et in Inghilterra, Conoscono etiandio la maggioranza loro gli Alemani, i quali lasciano, che le donne faccino tutti i traffichi di bottega; et ogn'altro negotio mercantile nelle loro Città, stando essi nell'otio continuo, et nelle stuffe; et il simile si fa nella Fiandra, et nella Francia: ma nella Francia, non possono gli huomini disporre pur di un quattrino, se non lo addimandano alla moglie, et le donne hanno cura non solamente de' traffichi delle botteghe, et del vendere: ma di tutte l'entrate rusticali, che vi pare? sono pur le donne, come io ho provato conosciute dagli huomini per più nobili di loro, già che di bocca propria lo confessano. che resta prima di narrare? Potrebbe forsi dire alcuno ostinatello deriderci per levar ogni dubitatione, che fosse nata intorno à ciò una una sentenza leale autentica da un Re, o d'altro grande huomo, publicata con l'intervenimento di molti savi, et prudenti huomini, alla quale poi in tutto, et per tutto io mi accueterei, io voglio sodisfare anco à costui, benche non sia obligata; accioche si lievi ogni volontà, et occasione di dubitare, et udite. Scrive il Tarcagnota, che doppo, che il Regno di Persia toccò à Dario, egli fece un convito magnifico, conveniente ad un Re, qual'egli era, à i Governatori di cento, e vintisette Provincie a sè soggette, doppo il sontuoso convito propose à i suoi nobili camerieri, i quali erano tutti di stirpe regia, un dubbio, promettendo grandissimi doni, à chi sciolto l'havesse. il dubbio era questo, qual di queste quattro cose credevano, che maggior forza havesse ò il Vino, ò il Re, ò la Donna, ò la Verità. colui, che per primo parlò, lodò molto il vino, come quello che [p. 42 modifica]volge, e rivolge senza differenza alcuna il cervello degli huomini, sieno regi, o servi, facendo lieti i miseri, i timidi audaci, et forti, et quello, che porge maggior meraviglia è, che fà poco temere la morte. L?altro, che in favore del Re ragionò, lodò sommamente la potestà regia; sì perché non ha superiore, come perché l'ubbedisca l'huomo, animal perfetto, et che si facci le nationi straniere soggette, eguali le cime de' monti al piano, tocca il corso de' fiumi, et finalmente stia nelle sue mani la vita, e la morte altrui. il terzo, che in favore della donna parlò disse. Senza dubbio la forza del vino è grande, maggior'è quella del Re, ma assai, et molto assai più quella della Donna, percioche ella allieva, et partorisce i Regi, che tanto possono, et partorì colui, che ritronò il vino. L'huomo à gli huomini serve contra sua voglia; ma con tutto il cuore alla donna serve, et ubbedisce, et à lei desidera di compiacere, et per lei raguna le ricchezze, et à lei fino il cuor dona, et per lei di se, non che de gli amici, et di tutto il resto del mondo mette in oblio, et da lei finalmente dipende, et sempre è apparecchiato à fare quanto ella vuole, et lascia il padre, la madre sua con quanto al mondo possiede, et soggiunse, che non solamente si ricordava haver letto, che molti Regi, et Heroi, havevano servito ò donzelle, et per loro amore essersi vestiti da donne, e lasciatisi comandare; ma che con gli occhi proprio haveva veduto la figliuola di Rabezaci dare con la palma della mano sopra la faccia di un grandissimo Re, e torli la corona di testa ,et à sè porla, et quel Re stare tutto ansio per placarla, et humile,e quieto per sodisfarla, conoscendola per sua Signora. come hebbe detto questo della [p. 43 modifica]potenza della donna. soggiunte tutte le cose, ò Re, che sono state dette, sono vere, ma se con la forza della Verità si comparano, sono nulla- fù da i cento, e vintisette Governatori delle Provincie, e da molti dotti, e potenti huomini sommamente lodato il ragionare di costui, è dal Re istesso oltre ogni credenza, il quale levandosi dal suo seggio dorato abbracciollo, e baciollo, e se lo fece sedere à lato, e non solo lì donò gran quantità d'oro, e d'argento; ma al quante Cittadi, e fecelo grande, et honorato appresso se stesso.