Di Cafaggiolo e d'altre fabbriche di ceramica in Toscana/Proemio

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Proemio

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Dedica I
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PROEMIO.


Intorno all’argomento della Fabbrica
di stoviglie di Cafaggiolo, era da
alcuni anni che io avevo pigliato
l’assunto di trattarlo in quel miglior
modo che mi avrebbero aiutato i
documenti.

G. Milanesi, in lettera
a G. Urbani de Gheltof
.

I.


Il comm. Gaetano Milanesi, lodato per molta e varia erudizione, morì più che ottuagenario il dì 11 marzo del 1895, e anche

Presso alla fin di sua dimora in terra,1


conservò lucidezza di mente e memoria quasi prodigiosa. Ricorsero sicuri alla sua nota cortesia giovani e provetti per aiuti e consigli in studi storici e archivistici, e niuno si partì da lui che non fosse chiarito di dubbi, o non riportasse almeno indicazioni di libri manoscritti e a stampa, dove attinger notizie per i propri lavori. Anzi, bontà e modestia d’animo non

1 [p. 12 modifica] comuni, fu generoso con molti non solamente delle sue faticose ricerche e de’ suoi lunghi studi negli Archivi e nelle Librerie, ma perfino delle sue proprie trascrizioni di documenti importantissimi2, poiché egli era un erudito della stampa antica, disposto sempre a far

<poem>come quei che va di notte, Che porta il lume dietro, e sè non giova, Ma dopo sè fa le persone dotte3,

intendendo esser questo il principale, sebben modesto, ufficio dell’archivista e del bibliofilo. Testimoni di quella liberalità letteraria, non occorre citare esempi; e se non tutti, lo so, si degnarono di ricordarlo stampando notizie e documenti ricevuti da lui (del che non si dolse propriamente mai, ma negl’intimi colloqui fece scoppiettare qualche volta un po’ d’ironia), in molte opere nostre e straniere è citato il suo nome anche per aver consentito che altri si servisse, come primizia, delle sue fortunate scoperte negli archivi senesi e fiorentini.

Una volta sola, credo, negò con pena di dare a chi lo richiese, o lo fece richiedere di documenti e notizie intorno alle fabbriche toscane di maioliche, e [p. 13 modifica] massime a quella di Cafaggiolo in Mugello4, giacché era noto anche fuori d’Italia, ch’egli se ne andava occupando con intelletto ed amore, e avea raccolto documenti che ne accertano l’esistenza e l’importanza artistica5. Io non posso asserire che di ciò lo ricercassero i signori C. Drury E. Fortnum e sir Philip Cunlesse-Owen, i quali gli fecero dono dei cataloghi del South Kensington Museum; ma ai 27 ottobre del 1894 così rispondeva da Castelmuzio in quel di Siena, suo luogo di villeggiatura, a una lettera del distinto e intelligente cav. Ulisse Cantagalli, che trovai anche in bozza fra gli appunti concernenti le maioliche. E la pubblico qui perchè vi sono espressi i suoi propositi intorno a un lavoro che gli stava tanto a cuore, e per il quale si era molto affaticato nella ricerca dei documenti. [p. 14 modifica]

«La sua lettera, (egli scrisse), tanto cortese al solito, mi fu, come può immaginare, graditissima: alla quale se non ho dato così sollecita risposta, di grazia me ne scusi, e non l’attribuisca ad altra cagione, che a quella pigrizia che suole spesso assalirmi, e che non sempre riesco con mia vergogna a vincere.

La mia salute, della quale Ella per sua bontà mostra di pigliare tanto interesse (e di ciò la ringrazio vivamente), si può dire che, considerata la mia età, adesso sia buona; ma non potrei affermare che tale fosse ne’ primi mesi della mia villeggiatura; chè la ostinata tosse catarrale portata da Firenze, la grande disappetenza e debolezza, ed un malessere generale accompagnato da malinconia, mi trassinarono assai. Ed in queste condizioni di corpo e di spirito, mi mancò per qualche tempo il potere e la voglia di applicare a’ miei diletti studj. Pure nel mio lento e ormai vecchio lavoro che Ella sa, e di cui mi domanda, sono andato avanti, ma non tanto che si possa dire intieramente compiuto.

Ora venendo alla lettera del signor Wallis a Lei indirizzata, e che Ella mi trascrive tradotta, io, secondo il mio solito, le parlerò chiaro e schietto. Confesso che, leggendola, sono rimasto per qualche tempo coll’animo sospeso se dovessi compiacere o no alla sua richiesta. Pensai che domandandomi la copia di quei documenti, ed io concedendola, egli avrebbe per mezzo di quelli provato anticipatamente e senza fatica [p. 15 modifica]

quel medesimo che io intendo di provare dopo lunghe ricerche e studj, cioè l’esistenza della contrastata fabbrica toscana di Cafaggiolo; e così il mio povero lavoro sarebbe rimasto perfettamente inutile, e quel poco merito che mi promettevo di averne appresso gli eruditi e studiosi di siffatta materia, affatto perduto. Rifletto altresì che stampando il signor Wallis innanzi di me que’ documenti, o traendone la sostanza principale, ancorché dichiarasse da chi li ha avuti, nondimeno io sarei ben presto dimenticato; e se occorresse ad alcuno di citare il fonte donde viene la notizia, sono certissimo che nominerebbe il sig. Wallis non come colui che prima l’ha pubblicata, ma come il primo che l’ha scoperta.

Onde, per queste considerazioni, io mi risolvo di negare le copie richieste di que’ documenti. Creda, preg.mo Cavaliere, che mi dispiace di dovermi dimostrare scortese, non tanto per il signor Wallis, quanto per me, in modo contrario alla mia usanza, la quale è stata sempre disposta, e molti ne possono far fede, a comunicare liberamente altrui quelle notizie che nel corso de’ miei lunghi e faticosi studj avessi acquistato. Che se nel caso presente, io mi sarò dimostrato diverso, ho speranza che le persone discrete non mi vorranno biasimare, pensando che ho ricusato di spogliarmi, in benefìzio altrui e con danno mio, di una cosa che mi appartiene e che fa al proposito mio.

Questa è la mia risposta al sig. Wallis che Ella [p. 16 modifica] gli comunicherà, togliendole quello che potesse avere di aspro.

Intanto io la riverisco e saluto cordialmente, e col desiderio di rivederla al mio ritorno, che sarà fatto Ognissanti, ho il piacere di dichiararmi pieno di stima

suo dev. mo aff. mo amico
G. Milanesi6
.

II.


Così scriveva il nostro erudito quattro mesi e pochi giorni innanzi di morire, eppure si riprometteva vigore e vita bastanti da poter fare un lavoro che

1 [p. 17 modifica] aveva appena disegnato e ordinato nella mente, sebbene solesse ripetere, allora più che mai, con Cicerone, che «senectus ipsa est morbus»7. E in verità finché ebbe forza d’alzarsi dal letto, e fu pressoché fino agli ultimi giorni del viver suo, rimescolava quelle tante schede ch’erano il frutto de’ suoi studi e delle sue ricerche; e parlava a me, credo più volentieri che ad altri, della sorpresa che avrebbe fatto con quella pubblicazione tanto desiderata, continuando con alacrità giovanile a sforzare l’ingegno e la memoria nel provarsi a decifrare le marche di varie fabbriche e le sigle dei pittori segnate in alcune belle maioliche toscane e non toscane. Io sentivo stringermi il cuore vedendo che ormai non v’era più speranza; e mi doleva di non avergli fatto dolce violenza quand’era tempo; quando, cioè, lo secondavano ancora le forze, e accennava non solamente a questo, ma anche ad un altro lavoro concernente la Miniatura, per il quale diedi qualche ordine, copiandoli, a una parte de’ suoi appunti storici e artistici{8.

Fra la speranza e il dubbio di poter scrivere il libro, che egli avrebbe intitolato: Di Cafaggiolo e delle altre fabbriche di maiolica in Toscana, Commentario


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storico9, gli venne in mente, non so precisamente quando, ma credo ne’ primi mesi del 1894, di dare alcune notizie intorno alla fabbrica di Ca’ Pirota e ad altre due meno note che furono in Faenza, e discorrerne in forma di lettera indirizzata al professore Federigo Argnani, conservatore della pinacoteca comunale in quella città, il «così caldo seguace e propugnatore della opinione del comm. Malagola», che negò «l’esistenza della fabbrica toscana di Cafaggiolo; opinione combattuta, ed ormai ripudiata dai più riputati scrittori della ceramica italiana». Ma non andò oltre due colonne e mezzo di una bozza, quantunque in lettera de’ 7 novembre 1894 al signor Antonio Medri di Faenza, si esprimesse così: «Alla domanda che Ella mi rinnuova nell’ultima cortese lettera, di scrivere anche un brevissimo articolo per la Giovane Romagna, io vorrei, non ostante le ragioni contrarie già dette altra volta, come so e posso compiacere; ma (c’è sempre un ma) presentemente non trovo un soggetto di erudizione o di storia da trattare, che corrisponda anche da lontano all’indole e al fine del suo Giornale. Avrei da qualche tempo imbastito un piccolo lavoro che farebbe al caso, parlando di cose, al mio parere, interessantissime, cioè di tre fabbriche della figulina faentina; la prima più celebre e le altre due poco conosciute. Ma (torna il solito ma) questo piccolo


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  1. Leopardi, Consalvo, v. 1.
  2. II prof. Luigi Gentile lo designò, nella Prefazione al Catalogo dei Codici Palatini (pag. xvi), «magnifico signore dell’erudizione»; e aggiunse che «con quella sua arguta insieme e bonaria gentilezza senese, apre a tutti il tesoro della sua dottrina, e poi si meraviglia che altri ne lo ringrazi: tanto la cortesia più amabile è abito antico, o meglio, natura dell’animo suo nobilissimo».
  3. Dante, Purgatorio, c. XXII, vv. 67-69.,
  4. Veramente il proposito di negarsi non fu sempre mantenuto dal Milanesi, che qualcosa seppero della fabbrica mugellana l’Urbani De Gheltof, U. Rossi, il Vermigliuoli e forse altri, oltre il Piot favorito, come dirò, della copia d’una lettera dello Zeffi.
  5. ANTONIO VIRGILI noll’ Elogio di Gaetano Milanesi arciconsolo della Crusca, letto nell’adunanza pubblica di quell’Accademia de’ 12 dicembre 1897, dice a questo proposito (pag. 47): «Negli ultimi anni poi della vita erasi dato a raccogliere notizie, con alacrità giovanile, intorno alle fabbriche di ceramica in Toscana». E il compianto dott. U. ROSSI in Arte e Storia, periodico fiorentino, n.° 14 del 31 maggio 1890, scrisse: «Ora è tempo di ristabilire un po’ la verità intorno a questa contrastata fabbrica toscana (Cafaggiolo): a me non è concesso dire su ciò l’ultima parola, giacche vi lavora intorno il più illustre degli scrittori d’arte italiani, il prof. Gaetano Milanesi, il quale ci darà presto una storia completa dell’arte della maiolica in Toscana, corredata da documenti interessantissimi e inoppugnabili». Speranza vana e purtroppo irreparabile mancanza d’un’opera, ch’egli solo avrebbe potuto e saputo fare da par suo!
  6. Anche il cav. G. Urbani di Gheltof, valente illustratore delle ceramiche venete, lo pregò dello stesso favore, e n’ebbe questa risposta, che ho trovato in minuta e senza data: «Io confesso che la cortesissima sua mi mise in qualche sospensione d’animo, non sapendo in su quel principio se io dovessi compiacere al suo desiderio, o se, contro l'usanza mia, rifiutarmi. All’ultimo ha vinto questo secondo partito per le ragioni che le dirò. «Intorno all’argomento della fabbrica di stoviglie di Cafaggiolo, era da alcuni anni che io avevo preso l’assunto di trattarlo in quel miglior modo che mi avrebbero aiutato i documenti. E questi documenti postomi a ricercare ne’ nostri Archivi, non solo non mi mancarono, ma quel che è più, furono di tanta importanza, che mi diedero la certezza della esistenza veramente, in quella villa medicea, di una fabbrica di stoviglie. Condotte a fine, con questo resultato, le mie ricerche, misi mano a trattare piuttosto largamente questo argomento, ed ora sono a tal punto che spero di poter fra non molto tempo metter fuori il mio lavoro, consigliato e confortato da’ miei amici. «Vede dunque, mio rispettabile Signore, se io ho in questo caso buona ragione di rifiutarmi a comunicarle quel che ho raccolto e scritto. Solamente le posso affermare, che è provata l’esistenza di quella fabbrica con argomenti indiscutibili, contro la opinione messa fuori dal cav. Malagola».
  7. Ma lo stesso Cicerone notò (De Senec, e, 7, in fine): «Nemo enim est tam senex, qui se annunci non puteat posse vivere».
  8. Virgili, Elogio cit., dove a pag. 47 si legge: «Meditò anche una Storia della Miniatura, di cui diede un primo saggio in un Periodico (Nuova Antologia, 1871), e per la quale intraprese, insieme coll’ amico Pini, per conto del Governo, un viaggio in Italia».
  9. Variò più volte il titolo in certi appunti di Sommari, aggiungendo un’Appendice.