Dissertazioni filosofiche/Dissertazione sopra i sogni
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Una luminosa prova dell’Immaterialità dell’anima umana vien somministrata dalla forza della di lei immaginazione. Egli è chiaro infatti, che la materia non può formare alcuna idèa nè concepire alcun pensiero mentre nulla impedirebbe se si ammettesse il contrario, che i tronchi atti fossero a pensare, a ragionare, e ad alzarsi a quelle sublimi cognizioni, di cui sono capaci gli enti dotati di un’anima, la quale essere deve necessariamente immateriale. Dalla sua immaterialità deducesi la di lei immortalità poiché essendo ella un essere semplice, e privo di parti non può perire per alcuna intrinseca causa, qual sarebbe la dissoluzione delle medesime, e d’altronde avendola l’Ente supremo creata a di lui immagine e non essendo i corpi soggetti all’annichilamento assurdo sarebbe il dire, che le anime esser debbano ridotte al nulla. Dai pensieri adunque dell’uomo dedur si possono l’Immaterialità ed Immortalità della sua mente non meno che la di lei libertà. Poiché la quotidiana nostra esperienza, evidentemente ci prova, che gli umani pensieri si determinano a loro agio senza alcuna intrinseca forza, che li costringa, o li obblighi ad abbracciare alcun partito in pregiudizio di quella libertà, che è connaturale all’umana mente, e che deve annoverarsi tra quelle doti, che formano la natura di una sì sublime sostanza qual’è l’anima dell’uomo, e che l’innalzano al di sopra di tutti gli enti creati, i quali, toltine gli Spiriti celesti sono ad essa inferiori, e soggetti. Quei medesimi pensieri, che in tanti aspetti si offrono allo sguardo del saggio Filosofo sono al presente l’oggetto, e lo scopo delle nostre parole, e noi li presenteremo in quell’aspetto, nel quale essi sembrano avvilir piuttosto la mente dell’uomo di quello che nobilitarla. Noi mostreremo adunque le cause, e le proprietà de’ sogni, e tutto ciò, che ad essi appartiene nel più chiaro lume porremo, che ci sarà possibile.
Noi non intendiamo in questo luogo di parlare che degli effetti dell’immaginazione nel tempo del sonno. Egli è questo quel tempo nel quale gli organi sensorj ed il celabro, in cui possiamo ragionevolmente supporre la sede dell’anima sono come oppressi da un torpore, o da un gravame il quale impedisce ai nervi di portare al celabro le impressioni ricevute, e si oppone più, o meno all’esercizio delle facoltà dell’anima a misura che questa si va avvicinando dalla vigilia al sonno, e dal sonno alla vigilia. Infatti allorché noi siamo in una perfetta veglia le facoltà della nostra anima si esercitano liberamente, e le ricevute impressioni vengono con ogni esattezza portate dai nervi al celabro in modo che, non essendovi alcun sufficiente impedimento l’anima resta avvertita, e si accorge di qualunque benché minima impressione fatta negli organi sensorj. Se poi l’uomo entri in qualche leggero assopimento noi vediamo, che le nostre sensazioni sono men vive, e l’attenzione, che fa l’anima alle medesime si minora appoco appoco in modo che quando l’uomo è in procinto di addormentarsi l’anima percepisce appena languidamente gli oggetti delle proprie sensazioni finché le sue operazioni restano totalmente sospese. Noi possiamo affermare quest’ultima proposizione solo sopra la nostra esperienza poiché niuno ci assicura, che realmente sia l’anima in quel tempo affatto priva di sensazioni. Nondimeno noi possiamo supporlo poiché non evvi in ciò alcuna assurdità, e d’altronde la nostra cognizione sembra persuadercelo evidentemente. L’uomo dunque cessando appoco appoco la cagione, che impedisce alla sua mente il libero esercizio delle proprie facoltà torna gradatamente dal sonno alla vigilia, ed in questo tempo egli forma quelle confuse idèe di cui dobbiamo parlare. «La cagione de’ sogni, come esprimesi il celebre Muratori, ad altro verisimilmente non si può attribuire se non al trovarsi la Fantasìa allorché dormiamo come in sua balìa stante il riposo, o il legamento, che allora succede dell’anima o dei sensi. Gli spiriti del sangue circolanti per le cellette del cerebro commuovono allora i Fantasmi confitti ne’ varj strati, e piegature di esso cerebro, onde vengono a formarsi varie scene ora regolate, ma per lo più sregolate, e senza connessione veruna». Io aggiungerò, che gli spiriti del sangue, ed il fluido nerveo dovendo per l’avvicinarsi dell’uomo alla vigilia scuotersi, e circolare, i medesimi sogliono determinarsi ad eccitare nel celabro quelle sensazioni, che in esso eccitarono nel tempo della vigilia piuttosto, che a produrne delle nuove. Egli è infatti ben raro che si percepiscano nel sonno delle Idèe che non abbiano alcuna correlazione coi pensieri avuti nel tempo della vigilia, e se sembrano talvolta esser le prime affatto indipendenti dagli ultimi ciò potrà forse avvenire per la confusa unione di più idèe concepite nel tempo della vigilia che non possono discernersi ad una ad una, e formano insieme un oggetto che non sembra esser consentaneo in alcun modo ai pensieri, ed alle sensazioni eccitatesi nella mente umana in tempo della vigilia. Accade bene spesso che i sogni ancora regolati, e tranquilli rappresentino oggetti puerili, e ridicoli alla mente ancora degli uomini più saggi, ed assennati. Ciò avviene perchè essendo l’anima dell’uomo oppressa, ed assopita, ed intercluso essendo l’esercizio delle sue facoltà ella non può fare l’uso adequato della sua ragione, il quale è necessario per conoscere la picciolezza delle sue idèe, e per rigettarle. Nondimeno avverrà talvolta, che per l’abitudine fattane nel tempo della vigilia le medesime vengano dalla mente rigettate, ed inoltre venendo la mente a ricuperare coll’avvicinarsi dell’uomo alla vigilia una parte delle proprie facoltà essa può allora in qualche modo far uso della sua ragione, e delle sue cognizioni come hanno esperimentato quelli, i quali hanno nel sonno immaginati de’ versi, o altre simili cose di cui in niun modo avevano conoscenza nel tempo della vigilia. Ell’è questione agitata da’ Metafisici se la mente dell’uomo intervenga ed assista alle Idèe concepite nel sonno, ovvero se ella non concorra in modo alcuno alla percezione delle medesime. Sonovi alcuni, i quali sostengono quest’ultima proposizione dicendo per favorire la loro opinione che l’anima dell’uomo essendo ragionevole non può concorrere a quelle idèe che formano la materia dei sogni, le quali non sono per la maggior parte, che mostri informi, ed incoerenti fantasmi degni di una mente priva affatto di ragione. Se ciò fosse bastante a provare che l’anima umana non assiste, e non interviene alle idèe concepite ne’ sogni dovrebbesi altresì affermare che ella non concorre in alcun modo alle operazioni ed ai pensieri dei fanciulli, ed a quelli de’ pazzi, poiché ancor questi degni sono di animali irragionevoli. Egli è evidente che l’anima umana non ha nel sogno il libero esercizio della sua ragione, e per conseguenza essa non conosce la puerilità, o l’assurdità de’ suoi pensieri, ma chi potrà affermare, che l’anima umana non intervenga a quelle idèe che l’uomo concepisce nel tempo del sonno mentre ella si ricorda nel sogno delle passate vicende giudica, crede, e vuole, e fa in somma tutte quelle operazioni che son sue proprie ad esclusione di tutti gli altri esseri? Non credo che alcun sensato Filosofo possa in questa questione opporsi all’interno testimonio della propria esperienza, e cognizione abbracciando la proposizione degli avversarj la di cui falsità viene da più Scrittori dimostrata con incontrastabili ragioni.
Avviene talora, che la mente dell’uomo concepisca nel sogno alcune idèe, delle quali niuna presentossi giammai per l’addietro alla sua immaginazione. La causa di ciò può spiegarsi per mezzo degli spiriti del sangue, i quali con il Chiarissimo Muratori ammettemmo come causa immediata de’ sogni. Se i medesimi nell’avvicinarsi, che fa l’uomo dal sonno alla vigilia vengano a percorrere delle vìe affatto nuove, ed inusitate essi desteranno nella mente delle idèe non mai conosciute, e che non hanno correlazione alcuna con quelle, che dall’umana mente furono per l’addietro percepite. Egli è però ben raro, che ciò avvenga poiché, come dicemmo, gli spiriti del sangue nell’approssimarsi dell’uomo alla vigilia si determinano d’ordinario a circolare per quelle traccie, per cui scorsero fuori del sonno, e può talvolta accadere, che formandosi dalla confusa unione delle passate idèe un tutto mostruoso sembri, che il sogno non abbia correlazione alcuna con le idèe concepite nel tempo della vigilia.
Nè solo gli spiriti del sangue si determinano a scorrere per le vie già percorse nel tempo della vigilia ma avviene talvolta, che i medesimi seguano quelle traccie che gli additano le idee concepite dalla mente umana ne’ passati sogni sebbene elleno non siano in alcun modo consentanee alle idèe concepite nel tempo della vigilia, il che accade però come dicemmo assai raramente.
Le corporee affezioni stante l’influsso Fisico ossia quella forza che ha l’anima di agire sul corpo, ed il corpo di agire sull’anima nel reciproco loro commercio possono grandemente contribuire a quelle idèe, che nel sonno vengon concepite dalla mente umana. Sogliono infatti gli infermi per il disordine della loro macchina corporea, e della naturale economìa esser soggetti a dei sogni affatto disordinati ciò che diede occasione al Venosino di paragonarli agli scritti di un poeta, ne’ quali
...Velut aegri somnia vanae
Finguntur species, ut nec pes nec caput uni
Reddatur formae... Arte Poe.
Talora, essendo l’uomo vicino alla vigilia immediatamente, si accorge delle esterne sensazioni le quali fanno impressione nel celabro per mezzo del fluido nerveo, e percepisconsi dalla mente come annesse in qualche modo al sogno, che è in quel tempo presente alla sua immaginazione. Il che accade perchè riacquistando la mente collo svanir del sonno le proprie facoltà viene per mezzo di queste ad avvedersi delle impressioni, che fanno gli oggetti esterni negli organi sensorj, ma per la confusione che regna ancora tra le sue idèe ella non sa distinguerle perfettamente da quelle, che occupano la sua immaginazione.
Verrà qui forse richiesto se possa dai sogni venir predetto il futuro, e se debba prestarsi fede ai presagj fondati sopra i medesimi cotanto decantati dagli antichi Istorici. Un tale argomento esser può il soggetto delle più accese questioni, e delle dispute più ferventi. Noi ci contenteremo di esaminarlo nell’aspetto, che è conveniente ad un Metafisico, e non ad un sottile indagatore delle magiche virtù il che non sarebbe in alcun modo consentaneo al nostro proposito. E noto il sogno avuto da Calpurnia la notte precedente all’uccisione di Giulio Cesare suo consorte, nel quale gli parve di vederlo coperto di ferite, e grondante di sangue per il che gettava ancora dormendo profondi sospiri. Mi sia lecito di affermare che i sogni possono naturalmente predire talvolta il futuro. Ed infatti non era del tutto ignota la congiura che tolse di vita il Dittatore, il quale avvertito di guardarsi dal Console Antonio rispose temere egli più lo sparuto aspetto di Bruto, e Cassio, i quali furono i capi del complotto, che la molle, e lussuriosa effeminatezza del Console. Inoltre a niuno in Roma era ignoto il pericolo, in cui era la vita di Cesare essendo egli quasi privo affatto di guardie in balìa di un popolo amante all’eccesso di libertà, la quale eragli tolta dal medesimo. Con queste immagini adunque venendo Calpurnia occupata dal sonno, nulla evvi di meraviglioso in ciò, che gli spiriti animali percorrendo per le usate traccie venissero a rappresentargli il suo Consorte in quello stato, in cui gli parve nel sogno di ravvisarlo. Per conseguenza se l’avvenire abbia una qualche correlazione con ciò che potea congetturarsi può naturalmente venir predetto nel sogno. Se poi il futuro non possa congetturarsi in alcun modo, e nondimeno venga ne’ sogni ad esser predetto ciò avverrà per un’accidentale combinazione ovvero per alcun’altra causa, di cui il trattare non è ora del nostro proposito.
Ciò che finora dicemmo esser può sufficiente a stabilire una perfetta Teorìa dei Sogni, ed a spiegare le cagioni primaria, ed immediata dei medesimi. Quantunque ciò che può dirsi intorno ai pensieri concepiti dalla mente umana nel tempo del sonno sia per la maggior parte fondato sopra l’universale esperienza la dottrina dei medesimi è soggetta nondimeno a delle scabrose difficoltà che non è sì facile l’appianare. Noi ci sforzammo di farlo con la maggior chiarezza possibile.