Vai al contenuto

Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 84

Da Wikisource.
Lettera 83 Lettera 85

[p. 252 modifica]252 A FRATE MATTEO DI FRANCESCO TOLOMEl DELL* ORDINE DE’ PREDICATORI (A).

è I.

Dui modo d’amare e servire Dio, cioè senza interesse della propria utilità e consolazione, ma solo per debito, il che si dimostra colla carità del prossimo.

II. Della diversità d’amore con cui ama Dio diverse sorti di persone. ..

HI. Dell’ amore con cui amano Iddio i suoi veri figliuuli, e del* P amore mercenario de’ servi.. ’.

IV. Della virtù dell* orazione cbe dobbiamo usare per ricevere Io Spirito Santo ad imitazione degli apostoli.

V. Del cognoscimento di sè stesso e della divina bontà per acqui stare P umiltà

la carità verso Iddio come veri figliuoli.


VI. DcIP osservanza de’ comandamenti e consigli di Dio, esortaudo il nominato Irate Matteo alle cose suddette.

Al nome ili Jesù Cristo crocifisso

di Maria dolce.


I. ilarissimo figliuolo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, iscrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cercare Dio in verith, senza alcuno mezzo della propria sensualità, o d’alcuna altra creatura, perocché col mezzo non potremo piacere a Dio. Dio ci die* il Verbo dell’ unigenito suo Figliuolo, senza rispetto di [p. 253 modifica]253 propria utilità: queslo è vero che in lui non potiamo fare utilità alcuna, ma non addiviene cosi di noi, perocché, perchè noi non serviamo a Dio per propria utilità, nondimeno l’utilità è pur nostra: a lui ne torna il fiore, cioè l’onore, ed a noi il frutto dell’ utilità: elli ci ha amati senza essere amato, e noi amiamo, perchè noi siamo amati: elli ci ama di grazia, e noi amiamo Ini di debito, perocché siamo tenuti damarlo, sicché cosi addiviene dell’utilità che noi non potiamo fare a Dio, come di non poterlo amare di grazia senza debito, perocché noi siamo obligati a lui, e non elli a noi, perocché prima che fusse amato ci amò; e però ci creò alla imagine e similitudine sua. Ecco dunque, cli

non poliamo fare utilità a lui, nè amarlo di questo primo amore, ed io dico, che Dio ci richiede che come elli ci ha amati senza alcuno rispetto, così vuole essere amalo da noi. In che modo dunque il potremo avero, poiché elli cel richiede, e noi noi potiamo fare a lui ?


Dicovelo: collo mezzo che elli ha posto unde doviamo amare lui liberamente e senza alcuno rispetto d’alcuna propria nostra utilità; cioè doviamo essere utili non a lui, che non potiamo, ma al prossimo nostro. Or con questo mezzo potiamo osservare quello che elli ci richiede per gloria e loda nel nome suo; e per mostrare l’amore che noi gli abbiamo, doviamo servire ed amare ogni creatura^ che ha in sè ragione, e distendere la carità nostra a buoni e cattivi, è ad osrni ee.

. 5 O O nerazione di gente, così a chi ci diserve e sono scandalizzati in noi, come a chi ci serve: perocché Dio non è accettatole delle creature, ma de’sanli desiderj, e la carità sua si distende a giusti ed a’peccatori.

II. E vero, che alcuno ama come figliuolo, alcuno come amico, alcuno come servo, ed alcuno come persona che è partita da lui, ed ha desiderio che torni, e questi sono l’iniqui peccatori che sono privati della grazia. Ma in che lo mostra i amore questo sommo Padre? in prestarli il tempo, e nel tempo li pone molli mezzi, o in pentimento del peccato, tollendoli il luogo [p. 254 modifica]’ 254 ed il potere, che non possano fare tanto male quanto vogliono, o in molti altri modi per farli odiare il vizio ed amare le virtù, il quale amore della virtù li tolle la volontà.del peccato, e così per lo tempo che Dio li die’per amore, di nemici sono fatti amici, ed hanno la grazia e sono atti ad avere la eredità del Padre.

III. Amore di figliuoli ha a coloro che in verità lo servono senza alcuno timore servile, i quali hanno annegata e morta la loro propria volontà, e sono obedienti per Dio infino alla morte a ogni creatura che ha in segagione, e.non sono mercenaj, che’l servino per propria utilità, ma sono figliuoli, e le consolazioni dispregiano, e delle tribolazioni si dilettano, e cercano pure in che modo si possano conformare con Cristo crocifisso, e ìiotricarsi dell’obbrobrj, e delle fatiche e pene sue. Costoro non cercano, nè servono Dio per dolcezza, nè consolazione spirituale, nè temporale che ricevano da Dio o dalla creatura, perocché non cercando Dio per loro, nè il.prossimo per loro, ma Dio per Dio, inquanto è degno d’essere amato, e loro per Dio, per gloria e loda del nome suo, ed il prossimo servono per Dio, facendoli quella utilità che gli è possibile.

Costoro, seguitano le vestigio del padre, dilettandosi tutti nella carità del prossimo, amando i servi di,Dio per amore, che amano il loro Creatore, ed amano gl’ imperfetti per amore che vengano a perfezione, dandoli il santo desiderio e continue orazioni!

amano gli iniqui che giacciono nella morte del peccato mortale, perocché sono creature ragionevoli create da Dio e ricomperate d’uno medesimo sangue, che il loro; unde li. duole la loro dannazione, e per camparli si darebbero alla morte corporale,

persecuzioni, e mormorazioni, e giudicatori che sono scandalizzati in loro, amano sè, perchè sono creature di Dio, come detto è, e sì perchè sono strumento c cagione di ponere le virtù in loro, e farli venire a perfezione, e specialmente in quella reale virtù della pazienzia, virtù dolce che non si scandelizza, nè sì turba, nè dà a terra per alcuno vento

[p. 255 modifica]contrario, nò per alcuna molestia T uomini. Costoro sono coloro cli

cercano senza mezzo, e 1 amano in verità come legittimi e cari figliuoli, ed elli ama loro come vero padre, e manifesta loro il segreto della sua carità per farli a\ere la eredità eterna, unde corrono come ebbri del sangue di Cristo, arsi nel fuoco della divina carità, dalla quale sono illuminati perfettamente.


Costoro non corrono per la via delle virtù a loro modo, anzi a modo di Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue, e se gii fusse possibile servire Dio ed acquistare le virtù senza fatica, non le vogliono. Questi non fanno come i secondi, cioè l’amico ed il servo, perchè alcuna volta il loro servire è con alcuno rispetto; unde talvolta è con rispetto di propria utilità, e per questo viene a grande amicizia, perchè cognosce il bisogno ed il suo benefattore, il quale vede che’l può sovvenire e vuole, benché prima fu servo, perocché cognobbe il suo male, dal quale male seguitava la pena, unde col timore della pena caccia il vizio, o con l’amore abbraccia le virtù, cioè servire il suo Signore colui che elli ha offeso, e comincia a pigliare speranza nella sua benignità, considerando che egli non vuole la morte’ del peccatore, ma vuole che elli si converta e viva, che se elli stesse pur nel timore, non sarebbe sufficiente ad avere la vita, nò lornarebbe a perfetta grazia col Signore suo, ma sarebbe servo mercenajo; nè anco debba stare pur nell’amore del frutto e della consolazione che ricevesse dal Signore suo, poiché ò fatto amico; perché questo amore non sarebbe forte, ma verrebbe meno quando fusse ritratto dalla dolcezza e dalla consolazione, e diletto di mente, o vero quando venisse alcuno vento contrario di persecuzione o tentazione dal dimonio, subito allora verrebbe meno nelle tentazioni del dimonio e molestie della carne, unde verrebbe a confusione per la privazione della consolazione mentale, e nella persecuzione ed ingiurie che ci (unno le creature, verrebbe ad impazienzia: sicché vedete che questo amore non è forte, anzi fa chi ama [p. 256 modifica]256 di questo amore, come santo Pietro, il quale innanzi la passione amava Cristo dolcemente, ma non era forte, e però venne meno al tempo della croce, ma poi si partì dall’amore della dolcezza, cioè dopo l’avvenimento dello Spirito Santo, e perdette il timore, e venne ad amore forte, e provato nel fuoco delle molte tribolazioni; unde venuto ad amore di figliuolo, tutte le portava con vera pazienzia, anzi corriva con loro con grandissima allegrezza, come se fusse andato a nozze e non a’tormenti; e questo era, perchè era fatto figliuolo, ma se Pietro fusse rimasto solamente nella dolcezza e nel timore che elli ebbe nella passione, e dopo la passione di Cristo non sarebbe venuto a tanta perfezione d’ essere figliuolo e campione della santa Chiesa; gustatore

mangiatore dell’ anime.


IV. Ma attendete il modo (B) che Pietro tenne con gli altri discepoli per potere perdere il timore servile e l’amore debile, consolazioni e ricevere lo Spirito Santo, come li era promesso dalla prima dolce Verità; unde dice la Scrittura, che si rinchiusero in casa ed ivi stettero in vigilie ed in continue orazioni,

stettero dieci dì, e poi venne lo Spirito Santo. Or questa è la dottrina che no’ doviamo pigliare; ed ogni creatura che ha in sè ragione, cioè rinchiudersi in casa, c stare ili vigilia, e-continua orazione, e stare dieci dì, e poi riceveremo la plenitudine dello Spirito Santo; il quale, poiché fu venuto, gl’illuminò della verità, e videro il secreto della inestimabile carità del V erbo con la volontà del Padre, che non voleva altro che la nostra santificazione, e questo ci ha mostrato il sangue di questo dolce ed amoroso Verbo, il quale è tornato a’discepoli, cioè venendo la plenitudine dello Spirito Santo, e viene con la potenzia del Padre, con la sapienzia del Figliuolo, e con la pietà e clemenzia dello Spirito Santo; sicché la verità di Cristo è adempita, il quale disse a discepoli suoi: Io andari) e lornarò a voi, unde allora tornò; perocché non poteva venire lo Spirilo Santo senza il Figliuolo c senza il

[p. 257 modifica]Padre, perocché era una cosa con loro; sicché venne, come detto è, con la potenzia che è appropriala al Padre, e con la snpienzia che è appropriata al Figliuolo!

e con la benivolenzia ed amore clìe è approprialo allo Spirito Santo, Bene lo mostrarono gli apostoli, perocché subilo per 1’ amore perderono il limo* re; uude con vera sapienzia cognobbero la verità, e con grande potenzia andarono contra gl’ infedeli, gittavano a terra gl’idoli, e cacciavano le dimonia. Queslo non era con potenzia del mondo, nè con fortezza di corpo, ma con forza di spirilo e potenzia di Dio, la quale per divina grazia avevano ricevuta. Or così addiverrà a coloro che sono levali dal vomito del peccato mortale e"dalla miseria del mondo; e cominciano a gustare il Sommo bene, e s innamorano della dolcezza sua’, ma, come detto è, a stare pur nel limore non camparebbe però l’inferno; ma farebbe come fa il ladro, il quale ha paura delle forche, e però non fura; ma non che elli non furasse, se non credesse patire la pena, così anco addiviene dell’amare Dio per dolcezza, cioè, che non sarebbe nè forte, nè perfetto, ma debile e imperfetto, e però non stanno fermi, ma tengono la via ed il modo con vera perseveranzia dì giongere alla perfezione.

V. Il modo di giongervi è questo de’discepoli, come detto è, cioè come Pietro, e gli altri si rinchiusero in casa, così hanno fallo e debbono fare coloro che sono gionli all’amore del Padre, che sono figliuoli, unde quelli che vogliono passare a queslo slato, debbono entrale e rinchiudersi in casa, cioè nella casa del cognoscimento di loro medesimi, che quella cella nella quale l’anima debba abitare, nella quale cella trova un’altra cella, cioè la cella del cognoscimenlo della bontà di Dio in sè; linde dal cognoscimento di se trae una vera umiltà con odio santo dell’offesa che ha fatta e fa al suo Creatore, e per questo viene a vera e perfetta pazienzia, e nel cognoscimento di Dio S. Caterina, Opere. T. IV. 17 [p. 258 modifica]a58 che ha trovato in sè, acquista la virtù dell’ardentissima carità, unde tra

santi ed amorosi desiderj, e per queslo modo trova la vigilia c continua orazione, cioè mentre che sta rinchiusa in così dolce e gloriosa cosa, quanto è il cognoscimento di sè e di Dio. Vigilia dico non solamente dell’occhio del corpo, ma dell’occhio dell’anima, cioè che 1’ occhio dell’intelletto non si veda mai serrare, ma sempre debba stare aperto nel suo obietto ed amore ineffabile Cristo crocifisso, ed ivi trova T amore e la colpa sua propria; perocché per la colpa Cristo ci donò il sangue suo. Allora l’anima si leva con grandissimo affetto ad amare quello che Dio ama, e ad odiare quello che elli odia, e tutte le sue operazioni drizza in Dio, ed ogni cosa fa a gloria e,loda del nome suo; e questa è la continua orazione della quale dice Paulo: Orate senza intermissione. Or questa è la via di levarsi da essere solamente servo éd amico, cioè dal timore servile e dall’amore tenero dèlia propria consolazione, e giongere ad essere vero servo, vero amico, vero figliuolo, che essendo fatlo vero figliuolo, non perde però che non sia servo e vero amico; ma è servo ed amico in verità senza alcuno rispetto di sè, nè d’allro clic solo di piacere a Dio.


. VI. Dicemmo che stettero dieci dì, e poi venne lo Spirito Santo: così l’anima che vuole venire a questa perfezione, le conviene stare dieci dì, cioè ne’ dieci comandamenti della legge, e con li comandamenti della legge osservare i consigli; perocché sono ligati insieme,

non s’osserva 1’ uno senza 1’ altro: e vero è, che quelli che sono al seculo debbono osservare i consigli mentalmente per santo desiderio, e coloro che sono levati dal mondo gli debbano osservare mentalmente ed attualmente, e così, se riceve l’abbondanzia dello Spirilo Santo, con vera sapienzia di vero e perfetto lume, e cognoscimento, e con fortezza e potenzia forte conira ogni battaglia, c potente principalmente contra sè medesimo, signoreggiando la propria sensualilà; ma tulio questo non potreste (are, se n* an-

[p. 259 modifica]209 daste svagolando con la molta conversazione, dilunandovi dalla cella e con la negligenzia del coro: unde considerando me queslo, vi dissi quando vi partiste da me, che studiaste di fuggire la conversazione e visitare la cella, e non abbandonare il coro, nè il refettorio, quando vi fusse possibile a voi, e la vigilia con l’umile orazione, e cosi adempire il desiderio mio, che vi dissi eh io desideravo di vedervi cercare Dio in verità, senza alcuno mezzo. Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesi amore. [p. 260 modifica]

Annotazioni alla Lettera 84.


(A) Fra Matteo Tolomei del sagro Ordine de' predicatori, fu figliuolo a Francesco Tolomei, e ad Onorabile detta comunemente Rabe della nobile famiglia Agazzari, e fu di que’ molti, che tolti per la santa dalle tempeste del secolo furono condotti al porto della religione. La metà di questa lettera nelle antiche edizioni, era di bel nuovo riportata da sè, come se fosse stata una diversa lettera spedita allo stesso Fra Matteo; ed era la 129, ora si è omessa.

(B) Ma attendete il modo, ec. Da queste parole principiava la lettera già 129, rapportandovisi per intero ciò che erasi già stampato in questa.