Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 32

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N. 32 - 6 agosto 1843

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pubbli,, a. - Sai W».1 ’ SS/ftLKtSSS5S2«&S2l’danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica. tt ”arte aìlu^ d^ZmnTedefsenClassica antica c moderna, destinati a comporre un vo- timénn nrnnru „ lume in i." di centocinquanta pagine circa, il quale in tw,enlt >,ro?re3 a 1 _ apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Aa- • " Il prezzo ddl’associazione alla Gazzetta v niVAntologia classica musicale c dicITctl. Ausi.!.. 12 pcrsemcstre, cdeffctt. Ausi. L.U affrancata di porlo fino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I,a spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio /licordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa 1licordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. I. Li Musici guardata nei bisogni presenti. - II. Mkjioria intorno alla vita ed agli scritti di Franchinu Gaffurio. - 111. Cirtkgg.io. Lettera da l’arigi. - IV. Vibikti’.-V. Notizik Musicali Divkrsk. LA MUSI C A GUARDATA KE’ BISOGNI PRESEMI ARTICOLO ’Salacche la maggior parte de’pro’fe^dotti dell’ingegno è oggi indtrizJf|zata al miglioramento della so», s-s- ^ cietà- non sarebbe egli bene di6^3scutere un poeo.se la musica nostra vi possa anche cooperare? Quest arte è divenuta ormai sì universale e comune, è penetrata in tanti luoghi prima inaccessibili, che è ormai tempo di chiederle ragione di sua ubiquità. Poiché se ella non si è diffusa come genio malefico, egli è da credere che le sue espansioni abbiano qualche principio od intenzione di benefico influsso, di filantropia. Nè vorrei che la musica per qualche suo poco fedele interprete mi rispondesse in modo ad essere scusata dal bene e dal male. Se ella diffondesi nè per migliorare, nè per peggiorare fumana famiglia, ma per diminuir solo la noja che è pur diflusa, ed accrescere la somma de’passatempi anche in regioni poco filarmoniche, io le dico, che sarà quanto prima accusata d’inutilità al tribunale umanitario. In niun modo può ella oggidì., simile a chi viaggia per non star fermo, passare per indifferente, nè farsi credere inerte nell’universale affaccendarsi. Nel mondo morale havvi forse elemento che possa rifiutare la sua energia, o che, per colmo di malizia, ardisca mettere inciampo o ritardo a quella degli altri? Che se quest’arte suppone di appartenere ad un altro mondo, voglio dire al fisico, al grande universo di chi vive e vegeta, sappia ella, che non può aspirare in esso mondo a maggiore importanza di quella degli epicurei, de’ profumieri, dei pasticcieri, e di simili artefici di sensualità. Arrossiranno allora per lei Pitagora, Timeo, Platone, e Keplero, i quali la vollero in aiuto delfastroriomia, della fisica, e della morale} arrossirà tutta l’antica civiltà degli Orfei ed Anfioni, e la moderna deplorerà un sussidio di meno. Le noje che essa vuole sbandire, ed i piaceri che intende di procurare sono essi mezzi o fini suoi? Ponga mente a questo, e poi risponda. Se i piaceri non sono il veicolo di qualche durevole vantaggio, o, quel che è peggio, se i piaceri sono diretti a snervare l’energia sociale, badi bene, che quanti più ne arrecherà tanto più rea si costituisce di lesa. società. Ma per meglio discorrere del benigno concorso che può esercitare la musica nei bisógni presenti, cioè de’ buoni effetti che essa può e debbe produrre sui nostri costumi, fa d’uopo prima toccare le difficoltà che possono presentarsele in questa benefica missione. Talvolta quando le arti vanno deteriorando, o deviando dal loro scopo, debbono piuttosto essere compatite, che riprese, perchè la colpa non è di esse, ma de’ tempi, imperocché i tempi sono o male educati, o volti al guadagno, o di cattivo gusto. Questi tre vizj possono stare in grande armonia colle arti, promuoverne, cioè, tutti i materiali vantaggi, ma nello stesso tempo essere infausta cagione della loro corruzione. Ciò. appunto avviene alla musica. La mala educazione, voglio dire i cattivi insegnamenti ed esempj, i pregiudizj, le prave abitudini, e quanti elementi entrano male a proposito a formare la vita morale delle case, delle città, e delle nazioni, questa mala educazione, ripeto, è il maggiore ostacolo ai benigni effetti di quelle arti che ci presentano le forme del vero e del bello nel loro più seducente aspetto. Quando si guardi, per esempio, la danza, o la scherma come semplice esercizio meccanico, come scuola di agilità e destrezza, nulla havvi a dire. Queste due arti non possono pretendere di più nella vita presente, nè aspirare ad importanza maggiore. Ma quando si considera la musica come esercizio di gola, e di mani, come corredo d’eleganza e coltura, non come elemento di morale perfezione, perchè quest’arte può fare di più, l’erudizione musicale è fuori di sua strada. Un giovine così educato terrà il canto ed il suono come semplice trastullo che quanto più -lo trattiene ora in casa sua, tanto più un giorno lo invaghirà delle case altrui. Il minor male-è quando la musica così guardata occupa talmente i suoi amatori che gli distoglie dai peggiori disordini. Peggiore educàzione è quella del teatro. Vi si va per divertirsi, udire, e guardare, mentre una volta andavasi per imparare. Quando la musica è buona fa un buono effetto sull’orecchio} si ammirano le belle voci, si loda il maestro, l’orchestra ed anche l’impresario. Tutti si sono sollazzali} tre o quattro ore sempre incomode tra la mensa ed il letto passarono rapidamente. Se tra questi gaudenti ha.v-. vene uno che non abbia pranzato, e non possa dormire a cagione d’una musica che scosse tutta la sua sensibilità, che gli armonizzò più l’anima ed il cuore, che i timpani acustici, merita la compassionè di tutti gli altri. Ma torneremo su questo proposito. Il secondo ostacolo è 1 amor del guadagno. Una volta dicevasi: Honoralit arfes; adesso bisogna dire: il danaro alimenta le arti. - A’tempi nostri si calcola troppo, e si corre rischio d’essere soggiogali dall’aritmetica. Ma e non si potrebbe ragionare così? Qual è il vero vantaggio arrecalo dal vapore usato quale forza di locomozione? Quello di abbreviare agli uomini le distanze. Quando producesse effetto contrario, sarebbe pazzo chi non tornasse alle vetture d una volta. Ed il vero vantaggio della oggidì tanto promossa agricoltura qual è? Che tutti vivano con minor disagio traendo dalla terra maggiori prodotti di pubblica prosperità. Ora qual è il vero e reale guadagno della musica? Quello forse che ne ricavan i professori ed appaltatori? Certo niuno vuole impoverirli } ma il solo vantaggio che l’umana famiglia può ottenere da quest’arte si è, che insieme al sollievo e piacere, colga buona messe d’impressioni che ingentiliscano lo spirito, purifichino il cuore, nobilitino i sentimenti. Sarà forse questo guadagno contrario agl’interessi materiali dell’arte? Vi sarà forse meno musica, minore teatro-mania, quando l’uria e l’altra cooperino al bene universale? Il terzo ostacolo è il cattivo gusto. La falsa logica mette le scienze più profittevoli alla società fuori della via salutare del ben pubblico. Ed il cattivo gusto è appunto la falsa logica delle arti belle. Io lo considero qui scompagnato dalla ignoranza e dalla presunzione che sovente gli fanno buona scorta. Guardo solo i disgustatori come ammalati di cattivo palato, sieno compositori od uditori, e poi dico: il fracasso moderno ci può scuotere e stordire, ma non muoverci e penetrarci} la languidezza, il piagnisteo di alcune melodie può annojarci, ma non simpatizzare coi nostri affetti. I gorgheggi, le destrezze, i giuochi del canto e del suono come scenderanno al cuore, come lo metteranno in armonia col buono e col bello? Quando il dramma è un mosaico d’inverosimiglianze, e d’assurdità, di poesia barbara e di musica insignificante, come potrà influire sul perfezionamento morale? Una volta i viaggia tori da certi indizj a caso osservati pr< sagivano il grado di civiltà del paese i cui stavano per entrare. La Grecia per lo più presentava al forestiero i sintomi del “ « [p. 138 modifica]giudizio pubblico nell’assemblea o nel teatro. I medesimi contrassegni non mancano al viaggiatore moderno, il quale, ove, per esempio, rechisi al teatro trova subito motivo di poter estimare il criterio ed il gusto degli spettatori, e forse di tutta la città. Se è una musica buona non ascoltata, conchiuderà che gli uditori non sono in grado di sentirla1, se uno sproposito drammatico applaudito, o tollerato, dirà che la platea è ignorante o sofferente, ecc., ecc. Un giudizio sfavorevole dato in teatro può avere tante e tante conseguenze non teatrali. Ed intanto la musica, innocente cagione di queste sventure, per i suoi dissaporosi cultori ed amici, più dannosa die utile riesce, perchè impedita dal toccare quello scopo che è il miglior bene possibile della società. Ma se ella ha coraggio di superare e questi e simili altri ostacoli, io dico doverle col tempo divenir più facile e sicuro l’acquisto d’una civile e morale importanza nelle presenti tendenze. Non ignoro che questo sublime uffizio dipende anche da.esterne influenze, da autorevoli esempj; ma io son certo che quando abbia qua e là ben meritato del pubblico e privato costume, sarà tenuta in gran conto d’educatrice, e potrà anche sperare l’antico onorevole servizio prestato ai filosofi, ai politici, ai legislatori. (,Sarà continuato) Y. Bigliasi MEMORIA intorno alla vita e«l agli scritti di ■’■t «venivo KtFtTRin (Continuazione. Vedi il N. 51). Ma la peste la quale incominciò a devastare quel regno, e le scorrerie de’Turchi, che dato il sacco a tutti i paesi, che loro presentavansi nella Puglia, s’erano di già impadroniti d’Otranto, costrinsero il t ranchino a far ritorno in Lombardia. Prima però di proseguire la narrazione delle di lui vicende, non fuor di proposito sembrami di parlare di una taccia datagli dal sopra citato signor Choron, il quale nel suo discorso, da esso tenuto nella seduta dell’Istituto di Francia li 5 dicembre dell’anno 1812, intorno ad un r; manoscritto posseduto dal signor Fayolle, il quale contiene la più completa collezione delle opere di Giovanni Tintore, disse: che tutti gli autori venuti dopo di lui per più d’un secolo, come Franchino Gaffurio Ornitoparco, P. Aron, Vanneo e quella folla di didattici italiani, che gli sono succeduti sino a Zarlino, altro non hanno fatto che seguire le vestrgia di Tintore, senza aggiungere cosa alcuna alla di lui dottrina. Quest’autore tanto nella storia della musica versato, non si ricordava in quel momento, ch’egli stesso nel citato suo Dizionari9, dandovi le notizie biografiche di Gafuri (trascritte però dalle opere de’tedeschi Gerber e Forckel racconta che Gaffurio e Tintore trovaronsi assieme a Napoli, ed intorno alle cose musicali disputarono; oltreché essendo il deffinitorium del Tintore (specie di Dizionario musicale) (fu questi il primo libro di Musica che venne promulgato colla stampa nel 1474) e l’altra sua opera de natura et proprietate tonorum, state divulgate prima, che il nostro Gaffurio pubblicasse nel 1480 i due or ora accennati opuscoli, facil cosa sarebbe stata a’suoi fieri avversarj Spatario e Burzio di tacciarlo di plagiario, s’egli non avesse fatto altro, che seguire; le orme del Tintore, anzi se vaga non fosse l’asserzione di M. Choron, essi avreb- i bero dovuto impugnare la dottrina del Tintore, e non già quella del Gaffurio. Dippiù, Tintore stesso non avrebbe sì facilmente serbato il silenzio, giacché le in] dicate opere del Franchino vennero stani- j paté sotto i suoi occhi, nè certamente intorno alla dottrina musicale avrebbero fra di loro disputato, se fossero stati amendue della medesima opinione; mentre Gaffurio parla bensl’nelle varie sue opere del Tintore, e cita in più d’un luogo i di lui scritti, ma siegue costantemente il proprio sistema e dottrina. Sembra dunque che il sullodato signor Choron siasi lasciato trasportare un po’ troppo dalla gioja d’aver dissotterrato l’indicato codice, il quale essendo da per sè di sommo pregio ed interessante per la storia della Musica, non avrebbe avuto bisogno d’essere esaltato a spese altrui. Ma pur troppo siamo avvezzi a sentire gli stranieri menar gran vanto d’ogni minima lor cosa, nè è meraviglia che un letterato francese lenti deprimere il merito di altre nazioni. Ritornato il nostro Gaffurio a Lodi presso Carlo Pallavicini Vescovo di quella città, passò vincolato dalle istanze del medesimo a Monticelli luogo del Cremonese ove pel corso di tre anni istruì molli giovani nella musica, ed incominciò a travagliare intorno all’altra sua grand’opera intitolata Practica Musices. Sparsasi frattanto viemmaggiormente la fama del profondo suo sapere, e della sua non facil arte e perizia nell’insegnare, sì nobile credito egli acquistossi, che i cittadini bergamaschi, memori inoltre dell’origine, eh ei traeva dal lor paese, non risparmiarono nè preci, nè spese ( civium precibus victus et stipendio invitatus, dice il Melegoli) affine di richiamarlo alla sua patria offerendogli oltre un largo stipendio anche il privilegio, concesso sino dàll’anno 4475 dal magnifico consiglio della città a tutti quei maestri che tenevano pubblica scuola, cioè, di essere esenti da ogni gravezza reale, personale e mista. Arresosi il nostro Gaffurio a quell’onorevole invito, s’accinse ad ispiegare le sue profonde dottrine; ed ecco già accorrono i suoi compatriotti per approfittare delle vaste sue cognizioni, già stanno intenti ed avidi di succhiare il puro latte, che stillava da queU’incorrotta e copiosa fonte, quando improvvisamente il Duca di Milano, muove loro aspra guerra, e benché eglino tutto tentino onde ritenerlo per sempre nel loro seno, ei probabilmente ad insinuazione dei suoi parenti materni, si ritira di nuovo a Lodi. Non vi stette però lungo tempo, poiché un suo amico, Romano Barni, canonico di quella città, e vicario dell’Arcivescovo di Milano, tanto seppe adoperarsi, che cedette alle sue istanze e si portò in questa, ove i canonici pieni di stima e di concetto della singolare sua abilità, capitolarmente’ radunati il dì 22 germajo del 1483, a pieni; voti lo elessero nell’età di 53 anni a cliret! tore e maestro di canto di questa insigne Metropolitana. Quali vantaggi abbia egli portato a quella ciltà, promovendo mirabilmente la musiJ c’arte coll’assidua fatica d’insegnamento di leggere e dettare nuovi e proficui precetti, gli scrittori milanesi contemporanei e posteriori, i quali in varie guise esaltano mai sempre il di lui nome. Nell’anno 1492, promulgò Gaffurio colle „ stampe di Filippo Maritegazza la sua grand’opera inttiolatal Thcor ’ca Musicar e la consacrò a Lodovico Sforza detto il Moro, in allora duca di Bari, e reggente di Milano, essendo detto nell’epistola dedicatoria, che animato dal famoso Jacopo Antiquario,(il quale prediletto da quel prìncipe ed in ogni scienza versatissimo contribuì forse più di ogni altro a promovere il buon gusto fr gli studj eletti) intrapreso avea quest’opera ad oggetto di redimere la musica dallo squallore e dall’ingiuria, tentando di emulare gli antichi scrittori, e di trattare la sua materia con chiarezza e verità, e con stile preciso e meno incolto. Codesta opera è scritta in lingua latina, poiché in quell’epoca, in cui la favella italiana lottava ancora contro i suoi difetti, i letterati di professione quasi disdegnavano, e poco atti erano in generale a maneggiarla come dovette confessarlo anche il nostro Gaffurio allorché diede alla luce il suo compendio. Il trattato stesso è diviso in cinque libri, ciascheduno de’ quali è composto di 8 capitoli. Nel primo, dopo di aver trattalo della musica e de’suoi effetti con molta erudizione d" istoria sacra e profana, passa ne’susseguenti capitoli alla divisione di essa musica, e come debba formarsene il giudizio, terminando il libro col racconto del modo con cui Pittagora trovò la proporzione delle consonanze. Nel secondo, assegnata la difiinizione della musica, indicando come si forma la voce, passa a dimostrare le sue proprietà, e diversità, gl’intervalli e loro divisioni, le consonanze e le loro proporzioni in generale, e spiega poscia cosa sia numero, e ne indica le varie divisioni, principii e progressioni. Il terzo libro tratta della quantità discreta e continua delle proporzioni in particolare, de’loro generi e del come si formino, delle tre proporzionalità, ed in fine dimostra prima, come universalmente si applichino le proporzioni alle consonanze. E negli altri due tratta in particolare come dalle proporzioni si recavano le consonanze, parla della natura e formazione delle consonanze, delle proporzioni e della natura de’tuoni, semituoni, diapente e diapason, dell’ordine delle consonanze, e così via discorrendo. Egli però si attiene per lo più alle dottrine di Boezio, di modo che Zarlino 10 chiama commentatore di qùell’autore, trattando secondo l’espressione di Burette (toni. 8, pag. 28, degli atti dell’Accademia delle iscrizioni) en homrne de métier il metodo di Guido d’Arezzo. Benché questo ed altri suoi trattati abbiano l’aspetto di cose elementari, non credasi però, che il formare un libro simile sia cosa da poco, poiché ciò non può convenire che a colui, il quale abbia presente a sé tutta l’estensione della scienza, e con molto criterio sappia rilevare il miglior modo di esporve i principj... Confessò 11 grande Eulero, che più di fatica costò a lui la sua opera elementare di Algebra che molti altri trattati più sublimi. Conciliato avendosi con quest’opera la maggior stima di quel principe, il quale al dire d’un esimio scrittore, (Roscoe nell; vita di Leone X) fece velo alla sua tirari [p. 139 modifica]) nide col prestar favore a tutte le- nobili ì discipline, e vinse tutti i suoi antecessori > in isplendore, magnificenza, ed in proteI zione, avendo radunato intorno a sé d’ogni parte d’Italia i più chiari ingegni d’ogni arte, ed in ogni ramo di eletti studj, ed essendo anche per natura appassionalo amatore, della musica (I), fu da esso promosso alla cattedra di pubblico professore [ di quell’arte, riparando in quella guisa il danno di avere colla sua ambiziosa guerra rapito alla città di Bergamo un suo illustre cittadino, e coll’avere saputo distinguere e premiare il di lui sommo merito. Pretende l’immortale nostro cav. Tiraboschi nel toni. YI, lib. I, della sua storia della letteratura italiana, che questa sia stata la prima cattedra, che venne per quest’arte eretta in Italia, appoggiando quella sua asserzione ad un poema di Giovanni Biffi celebre poeta di que’tempi, nel quale sono enumerate le varie scuole fondate da quel principe, con parole di alto encomio sul nostro Gaffurio. Arteaga però nelle sue rivoluzioni del teatro musicale italiano, toni. I, pag. 201, vuole,’ che il pontefice Nicolò 1, ne abbia istituito prima un’altra simile in Bologna, chiamandovi da Salamanca lo spagnuolo Bartolomeo Ramos Pereira o Pereja; ed avrebbesi per avyentura potuto sospettare, che questa sua asserzione fosse effetto di amor nazionale, volendo esaltare un suo patriolta, ma viene ciò non solo affermato dal C.. Giovanni Fantuzzi nelle sue notizie degli scrittori bolognesi, citandovi un’opera di Ramos col titolo: I)e. Musicai tractatus, sive musica practica Bonomie, cluni cani ibidem pubblice legeret. Anzi lo stesso Gaffurio ne fa testimonianza scrivendo nella sua Apologia contro lo Spatario, che Rami avea composto il cantico «Tu lumen, tu splendor patris» allorquando in Bologna era pubblico professore di musica dum Bononiae (illiteratus tamen) pubblice legeret. Quanto apprezzasse Gaffurio l’onor di coprire un posto di pubblico professore e di veder innajzato al rango di altre scienze la dottrina musicale, facilmente scorgesi dal frontispizio delle sue opere posteriori in cui si fece sempre rappresentare stando in cattedra, contornato da molti uditori si religiosi che secolari, e tenendo in mano un volume delle sue opere. (Sarà continuato). SlMONE MaYII. (t) Del diletto che prendeva Lodovico nell’arte musicale, prova più che sufficiente sarebbe di già l’erezione di questa cattedra istcssa, ma più chiaro si rende ciò, dell’aver egli chiamato a se sino dal 1494, il grande Vinci pel talento singolare con il quale suonava una lira, ch’egli medesimo avea inventato, di sua mano costrutta d’argento in gran parte (cosa bizzarra e nuova) mentre con una bellissima voce e con estro meraviglioso cantava.all’improvviso versi squisitissimi: c dell’avere stipendiato un gran numero di musici, c particolarmente oltremontani, assai stimati in quei tempi, come ci narra il Corio nel suo linguaggio ingenuo a quivi de’canli e suoni da ogni generazione a erano tanti soavi e dolcissime armonie, che dal «ciclo parcano fussero mandale alla cxccl lentissima a corte a e’ con ciliare parole Io afferma lo stesso Gaf- furio nella citata dedica. CARTEGGIO. LETTERA DA PARICI. ) Fra le notabili innovazioni introdotte ai Conscrva1 torio dal suo direttore Aubcr, io certamente non esito i ad annoverare fra le migliori l’introduzione d’una spc• eie di concerti misti, destinati ad abituare gli allievi ) alla presenza del pubblico, di questo terribile testimonio che alcune volte ha un’azione tanto funesta sull’immaginazione, e quindi sui mozzi artistici degli esordienti. Il vantaggio che può provenire da tale misura è incalcolabile, e da qualunque lato si guardi la cosa, essa si presenta sotto gli aspetti più favorevoli, c cattiva ad Aubcr gli elogi e le simpatie di quanti s’interessano all" avvenire ed al progresso del teatro. Gli allievi ed i loro maestri possono trarrò il più grande profitto da questa istituzione; ì primi avvezzandosi di buon’ora alle maree sceniche, alle tempeste degli applausi e delle disapprovazioni, al bisogno di guardare con occhio calmo queste teste affollate, questa enorme mass.. di giudici che hanno in una.mano le corone ed il fischio fralle labbra, ed i secondi possono con tale soccorso anatomizzare sul vivo il talento teatrale dei loro discepoli, scoprirne più evidentemente i difetti, apprezzarne le buone qualità, indovinare le speciali •tendenze, impedire il radicamento di certi abusi, completare insomma in certo modo l’artista gettando su lui quell’ultima vernice del palco scenico, da cui dipende talvolta la caduta ed il successo. E vero che i maestri conoscono già, a causa del lungo ed indispensabile contatto, la forza dei mezzi fisici, dell’educazione intellettuale, della facilita ad intendere ed interpretare i secreti dell’arte propriidei loro allievi, ma quanto questi giudizii possono andare errali quando sono forinoti semplicemente nella breve atmosfera d’una sala di scuola! Non è raro, anzi è assai comune, il caso in cui l’eccellente artista da stanza sia un mediocre artista da palco scenico, mentre invece degli esseri che si trovano come imbarazzati negli esigui.contorni d’un piccolo ambiente, espandono delle qualità meravigliose, c quasi ignote dapprima, quando sentono turbinarsi dall’ardente e tumultuosa agitazione della scena. E poi, per quanto l’esperienza del maestro sia saggia ed antica, per quanto egli abbondi di gusto e di criterio, per quanto il suo sguardo sia lino c penetrante, è impossibile che non gli sfugga qualche imperfezione del suo allievo, che non s’inganni nel valulamcntò di qualche qualità, c clic non si lasci sedurre nell’approvazione e nello condanna da impressioni puramente personali c che possono essere forse contrarie a quelle collettive, e.quindi più apprezzabili, d’un pubblico colto ed intelligente. E questo pericolo verrebbe tolto quasi del tutto con tali concerti, giacché il maestro può, grazie ad essi, sottomettere le sue opinioni parziali al giudizio d’un grande giuri, c quindi confermarsi in esse od al bisogno rettificarle. Senza clic io mi dilunglii maggiormente, gli istitutori musicali comprenderanno l’importanza di questo avvenimento artistico, che diverrà fecondo di grandi risultati, c che dovrebbe essere imitato anche, al di là delle fortificazioni della capitale francese. Dopo questo è inutile clic io vi dica clic questi concerti risguardano lutti i rami d’arte, pei quali sia aperla qualche scuola nel Conservatorio; la composizione, l’esecuzione vocale e istrumcntalc, la declamazione, la mimica, tutto offre i suoi tributi d’ingegni più o meno perfezionati e perfezionabili al pubblicò, che accorre per vedere quali speranze gli restino ancora di futuri godimenti teatrali ansioso coni’ è di conoscere se l’eredità lasciata dai grandi artisti, eredità che va languidamente decadendo, verrà raccolta da ingegni abbastanza poderosi c da voci sufficientemente estese c ben modulale. E ciò serve pure a dare un grande interesse ai concerti, fondali da Aubcr, dall’uomo che è uno de’ più nobili ingegni musicali della Francia. Passando ora dal Conservatorio alla Grand’Opéra vi farò qualche cenno del nuovo ballo della Peri, che dopo la ripresa dell’Edipo di. Sacchini, ò l’unica novità di qualche importanza, che meriti di fermare l’attenzione. 11 programma di questo ballo fu steso da Gauthier, uno degli scrittori più amabili, più brillanti c più caricati di cui possa vantarsi l’odierna stampa parigina, c le danze furono ordinate da Coralli. L’intreccio di questa composizione coreografica ò assolutamente insignificante, giacche è una specie di ripetizióne di tutti gl’intrecci dei balli fantastici presenti, passati e futuri, ma questa mancanza di novità c d’invenzione vien compensata dal brio, dall’eleganza, dalla poesia dei dettagli e dalla felicitò con cui sono trovate le posizioni opportune alle danze più variate, il che dovrebbe essere alla fine lo scopo di tutti i compositori di balli. E poi voi, tristamente avvezzo alle mcscliinilà per Io meno antigrammaticali, alla broda lunga.e sbiadita dei programmi italiani, goffamente manipolati da un coreografo d’una più che discreta ignoranza, restereste meraviglialo, ne sono sicuro, nel leggere l’argomento d’un ballo, svolto con spirito, con disinvoltura, con una frase ricca, brillante, e forse più vicina alla prctcnzionc, clic alla trascuranza. E questa lettura vi susciterebbe certo il desiderio clic si realizzasse alla fine anche in Italia questa vantaggiosa associazione dell’uomo di lettere e del coreografo, del poeta clic crea, abbellisce c dona la sua idea, c del pratico clic la converte in quadri,, in movimenti, m disposizioni di luce c di colori, in passi, clic la fa passare in una parola dallo stato letterario allo stalo mimico c danzatale, senza offendere dapprima gli spettatori coll’offerta d’un libretto, gonfio di petulanti spropositi, di imbecilli declamazioni, c di modelli detestabili in quanto ad ortografia cd a buon senso. - E la Peri, messa in isccna con un lusso asiatico, circondata da scenarii di un effetto meraviglioso, ricca di danze italiane, francesi, spaglinole, inglesi, cosmopolite insomma,. sostenuta nella sua parte principale dalla Carlotta Orisi, ottenne il più brillante successo. Gli occhi del pubblico sono graziosamente affascinati da questo succedersi di scene, che presentano una serie di adorabili e poetiche fantasmagorie. Tutti gli splendori, tutte le grazie, tutti gl’incantesimi, c veli che fluttuano, c vesti clic ondeggiano, c forme d’angelo che si scoprono, c passi che inebbriano, e metempsicosi a colpo d’occhio, c amori, e ebbrezze, c deliri!, cd m fine un paradiso, il più orientale cd il più maomettano dei paradisi, eccovi la più piccola parte degli clementi costituenti questo ballo grazioso. La Grisi vi fu ammirabile, c tutta la stampa parigina, di cui una buona porzione aveva disertate le bandiere della leggera danzatrice incolpandola di monotonia, si affrettò a celebrare, il talento, i vezzi, la poesia, la grazia, l’agilità, la mollezza, Jo slancio, l’abbandono, l’arditezza, l’eleganza, le centomila qualità in una parola della fortunata agitatrice di piedi, che vinse in questa grande circostanza c sè stessa c tutte le aspettazioni. Fra i passi ballati dall’instancabile creatura, il più delizioso ed il più seducente è certo il passo dell’Ape. In esso la Grisi produce un indescrivibile effetto, effetto che soggioga i sensi c l’imaginazione, che desta godimenti c desidera, che vi fa adorare la donna c la.ballerina, ma più la prima forse che la seconda... E un ammaliamcnto., un sortilegio, un solfanello clic vi penetra nel sangue c che lo alluma quasi fosse, nè più nè meno, clic della miserabile polve da fucile. Frattanto all’Opera si sono già distribuite le parli di musica del ballo introdotto nel futuro Don Sebastiano di Donizctti, di cui si incominceranno assai presto le prove, e clic non può quindi tardar molto ad andare in iscena. Donizctti e (pii da vani giorni, e dà gli ultimi tocchi al suo spartito, clic è già bello cd ultimato. Se ne spera, mollo, ed io sottoscrivo volentieri a questa speranza, giacché è fondata sovra un gran nome, c perchè è giustificata diggia da tanti anteriori trionfi. Al Théâtre-français, le Demoiselles de Saint-Cyr, nuovo dramma di Dumas, ad onta dello spirito prodigatovi dall’autore, ad onta di Varie scene condotte assai abilmente, ad onta di alcune posizioni piccanti e piene d’interesse, furono però accolte assai freddamente. La leggerezza e la veneranda antichità dell’intreccio, l’assoluto obblio delle convenienze storiche e locali, la volgarità del meccanismo drammatico che fa udire il rumore delle ruote vecchie c troppo usale che lo fanno muovere, possono essere annoverati fralle legittime cause, clic lianlio lasciato il pubblico tranquillo, silenzioso c qualche volta sbadigliente. I primi due atti sono i migliori, il terzo comincia ad annojarc, il quarto annoja seriamente, cd il quinto produce l’effetto del quarto, ma in proporzioni alquanto più vaste. Credetemi intanto Vostro Affezionatissimo. VARIETÀ. I Siamo pregati dal!’estensore dell’Omnibus Giornale di Napoli, a riprodurre nel nostro foglio questo arlicolcllOj e si il facciamo di buon grado poiché è in esso data savia lode ad una distinta eanlanlc, e ad un esimio artista, entrambi stranieri e degni che l’Italia sia loro corlese di ospitali onori. Madama Bishop a Napoli. - A cominciare veramente dal. principio, nel venir sulla scena questa donna di bella e svelta statura, di vivi ocelli, di movenza grata e simpatica, noi la vedemmo presentarsi a quella maniera di persona educata alla gran società, e fornita di moltissima modestia. Ella dei pregi principali cioè: voce, metodo e gusto, possiede la maggior parte. La voce è di soprano sfogato, intonata, estesa e grata sì nei bassi, come nelle corde medie e negli acuti; canta di perfetto gusto,.ossia infiora il suo canto di belle agilità, trilli e passaggi senza stranezze od eccessi, e pronuncia benissimo l’italiano. Or dunque alla nobile e graziosa maniera di porgere unisce questi pregi di scuola e di voce. Ma quello clic forma il suo prineipal merito è la dolcezza dei passaggi, sì nelle difficoltà consuete, come nei trilli, ch’ella fa veramente a perfezione, e quasi corregge questo peccato del canto. Udendosi pero a cantare, in pezzi staccali, vestita [p. 140 modifica]del noslro costume, e senza il corredo dell’azione, non si polca decidere di qucsla; ma il giorno 2i l’udimmo in S. Carlo a fare la Norma cantandola cavatina, la Rosina:nel Barbiere cantando la cavatina, da Cavaliere cantando un’aria di Meyerbecr, finalmente da Amina nella Sonnambula di Bellini cantando il rondò finale, tutto con vestimento e scene analogfii, ed agito come se si rappresentasse l’opera. In questa occasione, scoprimmo in lei i pregi di un’azione graziosa, giustamente animala, d’un guardo vivo e penetrante, e di un accento tutto italiano non ostante che ella sia inglese. Fece tutte bene queste parli, ma il suo genere lipo, nel quale riesce a meraviglia, per fioriture di canto di vera grazia, è la Rosina del Barbiere, o’I pubblico unanimamcntc la trovò eccellente in questo. Sio. Bociiha. - La riputazione colossale di quest’uomo ò più che meritata. Ad onta che l’istromcnto sia di sua natura secco, non fatto per cantare, non pieghevole a nessun ligamcnto, sotto le dita di questo mago voi non sentite le spezzature dell’arpa, sì bene un dolcissimo succedersi di tuoni, e nell’incommensurabilo consumo di note, egli non ne perde una, e il tuo orecchio non è guastato dalla minima laguna od alterazione. Questo clic ò merito assai grande per gli stranienti da fiato e da corda con arco, merito raro per pianoforte, si rende per l’arpa merito immenso e d’assoluta perfezione, e l’arpa nelle mani del cav. Bochsa e come il violino nelle mani di Paganini, il cembalo in quelle di Thalbcrg, di Listz, o della nostra sventurata Visconti. Costui dunque è cima di celebrità, a lui si dee il perfezionamento di questo istromcnto, e bene l’Europa Io proclama primo. Ma in che consiste il suo gran merito? Nella perfetta conoscenza deU’istromcnto e delle •sue difficoltà. Alla crudezza delle corde supplisce con passaggi insensibilmente graduati; alla secchezza degli acuti ed alla grossezza dei bassi viene come mcdcla ’una indicibile dolcezza di mano, alla quale dolcezza aggiunta una fulminea rapidità, gl’ingrati passaggi non sono avvertiti. Ma questa è la parte meccanica; veniamo all’intellettuale. Egli essendo provetto maestro, gran conoscitore di musica, e compositore di genio, come ci mostrò in una sua sinfonia a grande orchestra, sa dove, e come usare il bello dell’arpa e cansarc il debole o l’ingrato. Finalmente qucst’istromcnlo che la famosa antichità rendeva sublime, e la moderna insufficienza poco dilettevole, nelle mani del cav. Bochsa ■è perfetto. ■ Questa copia di valenti artisti, madama Bishop cantando varii pezzi ili musica, e il cav. Bochsa suonandone vtirii altri sull’arpa, si ha procacciata la pubblica ammirazione, e sì l’una che l’altro ad ogni pezzo fu•rono applauditi e chiamati fuori, ed infine dello spettacolo amendue applauditissimi e chiamati sulla scena. II T. II NUOVA MEDAGLIA IN ONORE DI MOZART. — Il signor Guglielmo Doel a Carlsrnh, maestro della Zecca del Granduca di Badcn. mosso da spontaneo sentimento di venerazione verso il gran maestro, realizzò una sua da lungo tempo nutrita-idea favorita, di coniare una medaglia in onore di questo compositore. Ne ha già spedito due d’argento a Vienna per ambo i figli del defunto maestro, Carlo c Wolfango. Ha la grandezza di un tallero, sul davanti il busto di Mozart ili profilo col ritratto discretamente somigliante c l’iscrizione LVolfg. Anuiil. Mozart. Sul rovescio trovasi sur un dado, come simbolo della solidità e permanenza, il Bequiem, di sotto c lutl’attorno varie delle sue opere: I). Giovanni, Così fan tutte, Figaro, Flauto magico, colle parole «eternamente fiorenti -. Più addietro una rocca abbellita del sempreverde, la data del giorno di nascita c di morte, con sopra indicato il Tuba Mirum. Il tutto è lavorato con diligenza c particolare amore artistico. (Estr. dalla Gazz. Mus. di Vienna) NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Micino. Al teatro Re si riprodusse con esito mediocre la Airia puzza del maestro Coppola. Ne parlcrClil0’NBCKPLoou. La sera del 22 dello scorso mese di giugno nell’età di 89 anni, passò da questa vita, Gabriele Proto, ultimo rappresentante dell’antica scuola musicalo napoletana. - Educato nel convitto di Loreto ebbe col Zingarclli comuni i maestrie glistudj, e venne sommo nell’arte d’insegnare il contrappunto ed il canto Acquistò eziandio fama di solenne scrittore di musica sacra, e lo Stabat, il Pliserere e la.Plesso funebre furono lavori Il che ottennero grande ed universale successo e gareg|) giarono con i più celebrati in quel genere. — Napoli. Molli pianisti crcdono d’imporrc alla massa I del pubblico col dimenarsi sulla seggiola, coll’alzar le braccia, col dondolare del capo ed altri simili vezzi amplificativi:.essi cadono nel massimo errore, giacché tutto ciò non serve ad altrp che a distogliere d’uditore dal prestare la debita attenzione agli intrinseci pregi di chi eseguisce. Il sig. Siri nell’accndcmia al teatro Nuovo fu taccialo di un tale difetto da cui venne consigliato a guardarsi per l’avvenire. I pezzi vocali clic servirono d’intermezzo a quelli del conosciuto concertista erano indegni di un teatro. Nojoso riuscì il trattenimento; po1 diissime persone v’intervennero. I — FiKKNZK. In un concerto dato dalla cantante Nitcheson la mattina del 15 passalo il giovanetto Giovacchini, allievo dell’esimio professore cav. Giorgetti, deliziava l’animo eseguendo magistralmente sul violino un concèrto di Bériot, ed il bravo violoncellista Seligmann fu assai applaudito in un pezzo da lui stesso composto. [ ■ — La raccolta de’ Classici di musica che vede la: luce per cura dell’editore Lorenzi continua ad interessar gl’intelligenti per la nobiltà dc’concclti e la bellezza l de’ canti, per la vaghezza dello strumentale, per la rici chezza e la purità di armonia clic si riscontrano nelle j composizioni in essa contenute. 1 nomi di Marcello ( 50! Salmi), di Haydn (Plesso), Krommer (Plessc), Mozart! (mottetti e salmo), Maltei (pratica di accompuynamen! lo), ecc., bastano ad assicurare un buon esito a questa! intrapresa che non va defraudata di un debito tributo j di encomio. La esiguità del prezzo d’associazione ne! deve facilitare l’acquisto anche almeno facoltosi cultori j della bell’arte. i L’istcsso editore in questi giorni pubblicò la Fantasia ’ sulla Linda diChamounix dell’Angeli, la quale più di - ogni altro pezzo contribuì a render fra noi popolare la! valentia dell’acclamato pianista, j — Genova. La lode pe’ giovani già innanzi nella loro; arte e che mollo di sé promettono, serve di salutarostii molo a far sempre meglio; e perciò non devesi trascuI rar alcuna occasione per compartirla a chi n’è mcrite| volc.’ Nel giorno di Sant’Anna A. Bambini fece eseguire una sua messa a tutta orchestra, la quale tanto nella; parte melodica quanto nell’armonica riuscì di comune! soddisfazione: il vero carattere religioso venne rispettato, ■ e tutti perciò mostraronsi penetrati da profonda comi mozione. — Vienna. Le sorelle Milanollo hanno abbandonato questa Capitale. Ne la Catalani, ne Paganini, ne Listz eccitarono tanto entusiasmo. Il loio padre confessa che esse guadagnarono qui la somma di lire auslr. 90,000. Diedero accademia: G volle nel Conservatorio, 4 volte nella sala del Ridotto,-11 volle nel teatro Josephstadt,: in fine 4 volte nel teatro di Corte, in lutto N. 25. 01; tre a ciò si produssero varie volte a Corte e ne’palazzi; de’ principi Lichtcnstcin e Schwarzenbcrg. Hanno poi I dato nel frattempo 5 concerti a Brunii, 4 a Prcsburgo | e 2 a- Baden; sicché la sola Vienna con tre città ci;j convicine lor fruttò 50,000 fiorini o 150.000 lire austr. Si calcola che ambe queste ragazze fruttarono già alla lor famiglia la somma di 200.000 talleri. Attualmente sono a Gratz nella Stiria, ove la pioggia di danari si fa i parimenti abbondante, lostoché i nomi di Teresa e Maria Milanollo si leggono sul cartello. (Gazz. teàtr. di Vienna) — Le Feste Musicali, le Unioni filarmoniche, le Società di canto (Liederlafeln), si aumentano ognor più in Germania; Nel regno di Wurtemberga si formò or ora una Unione per migliorare la musica di chiesa cattolica, alla cui lesta trovasi il vescovo di Roltenburg. (Gazz. Plus, di Lipsia) — Quattro maestri compongono ora quattro nuove opere tedesche: i maestri Nicolai e l’roch al teatro di Corte, e i maestri Till e Binder al teatro Josephstadt. — Il consiglier di Corte Kiesewellcr, distinto letterato e scrittore musicale, fu innalzato da S. M. allo stato di nobiltà austriaca, col predicalo: nobile di Wiesenbrunn. — Dalla comparsa di Lisztinpói, tutt i suonatori di cembalo battono ben bene, e si dicono pianisti; per verità sono fortisli, o piuttosto veri ciclopi del mondo rau— Un tal sig. Sehr, annunziò ultimamente due sue compilazioni di Walzer col titolo: Sospiri di cuore, e fogli di ballo. (Gazz. Plus, di Vienna) — Il sig. Haslinger, I. R. editore di musica, pubblicherà fra poco le composizioni postume di Lanner. Egli lasciò tre fascicoli di Walzer istrumentati, un Bolero, Quadrilla Vittoria e due Pot-pourris; inolile una scelta di Walzer non istrumentati, senza introduzione I e finale. Le ultime sue composizioni sono; una qua| driglia intitolata lìouye et Aoir, e Walzer della Stiria, op. 202, soprascritti: S’/Ioamweh (dialetto austriaco, che vuol dire: nostalgia) (1). — Il signor Sczepanoivsky, ùno ile’ primi chitarristi, il quale s’acquistò già molto applauso a Londra e Parigi, viaggia ora nella Germania; le sue composizioni sono per lo più desunte da canti nazionali polacchi. — Un signor Gungl, compositore, di Walzer, detto il Lanner di Gratz (nella Stiria), abbandonò il suo reggimento, e viaggia ora colla sua compagnia in Germania. — Strauss e Lanner è il titolo d’una commedia che fra poco darassi a Berlino. — Secondo il Plessaggiero di S. Gallo, troYansi ormai nella scuola di canto di quella casa di correzione 25 discreti bassi, 17 baritoni, e 5 tenori. Ultimamente! ne scappò un tenore col la acuto. (Dal Giornaletto di Lipsia il Segnale) ] — Pestìi. Alfredo Piatti, che tanto onora il Conser- I vatorio di musica di Milano, instiluzionc si feconda di valenti isiromentisii,da pochi giorni giunto da Vienna, ove; i (I) Tutte le suddette opere di Lanner verranno pubI liticate anche in Pftlano dal Bicordi, che ne acquistò j I la proprietà per tutta l’Italia compresovi il Ilegno, Lombardo- Veneto Unii’ I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia musicale di GIOV.VX.M RICORDI Contrada degli Omenoni IT. 4730. I superò una lunga c pericolosa malattia, jeri sera al teatro Uiigarese venne.accolto colle più festose acclama] zióni c quasi ad ogni frase del nuovo concerto di Kum! nier, c della fantasia sulla Lucia di squisita sua com| posizione, proruppero universali applausi, e dopo ciascun pezzo venne ridomandalo, per quattro o cinque volte. Col cuore pieno di gioja vi do questa notizia: le glorie i degli italiani sempre mi trasportano. Il Piatti ha inI nanzi a se la più bella carriera. Allorché mi si parlò della sorprendente bravura di lui, taluno, arrivato dalla | Lombardia, volle farmi credere clic questo giovane qualj clic volta tendesse a sagrificarc la purezza de’ suoni c | l’cfiicacia della melodia per lo sfoggio di difficoltà; ora jj clic finalmente l’ho udito, posso emetter la mia opinione, jj essa,è di uno che sente la musica, ed ha buone orecìj chic senza poter dire son professore. Eccovela in poche j| parole. - Non ebbi mai occasione di conoscere un con! cerlista clic con pari facilità c prestezza eseguisca sul ij violoncello complicati passi che sarebbero malagevoli | suH’islcsso pianoforte; ’coll’occhio non è possibile tenergli dietro ne’suoi mirabili maneggi; in ciò il Piatti non • deve temer rivali; questo è pure il parere di alcuni ini tendenti da me jeri sera consultali. In quanto a’ difetti j appostigli ora non sussistono, chiara e precisa essendo la sua inluonaziouc, c ne’ cantabili, in ispecie nc! maj gici della Ancia, avendo cavali suoni s’r soavi e toccanti che un Moriani colla voce, od un Bazzini (qui con prospera fortuna nello scorso anno prodottosi cd a prefej renza lodalo per l’espressione) col violinò non avreb: bero potuto far meglio. Dopo l’esito della prima accademia l’impresario offerse al Piatti di darne altre due a’medesimi patti di Vicuxtcmps, che testé indicibile enI tusiasmo a Pestìi eccitò. Egli pertanto si esporrà di j nuovo a questo pubblico che sa degnamente rimeritare gli abili artisti, e già venne annunziato il 25 dover eseguire una fantasia sulla Beatrice Tenda da lui compo| sta, uoii clic un suo Capriccio a violoncello solo, il; primo pezzo clic qui un violoncellista pubblicamente azzardi senza esser accompagnato. (Da lettera del 20) — Loxdr». Nella sera del 21 luglio venne qui eseguito per la seconda volta all’Exter-Hall il grande Oratorio: la Caduta di Bubilonia di Spohr, c questa volta con uno de’ più splendidi trionfi musicali che mai avest sero qui luogo. Tulli i fogli della Capitale sono pieni di elògi del maestro alemanno. Un articolo molto raj gionato sulle creazioni musicali di Spolir nel Times con; chiude col dire: - Spolir è un tesoro di genio musicale: c di dottrina, una inesauribile miniera di melodia -. (Estr. dalla Gazz. Univ.) — Dresda.9 luglio - La gran festa musicale di canto: degli uomini (Macimcrgcsang-Fcst) annunciata da lungo tempo,ebbe principio lilialmente l’ultimo venerdì. Di già alla vigilia cd all’antivigilia tutta Dresda era in movimento. Dal mattino fino-ad un’ora assai avanzata della notte, in varii punti della città e principalmente nelle piazze pubbliche c sulle rive dell’Elba, dei numerosi cori di fresche e maschili voci fnceano risuoj nare degli inni religiosi, dei canti nazionali eje arie più popolari della Germania. • Il festival fu nel primo giorno celebrato nella chiesa di Nólre-Dame, la più vasta di Dresda. I cantanti, che i ammontavano a 1220, erano collocati sovra un palco j innalzalo nel coro, c dietro ad essi, sovrano altro palco j si trovava l’orchestra c.oinposta di circa cinquecento arj tisli e dilettanti. j A mezzo giorno si annunciò l’arrivo delle LL. MM. il re e la regina e di tutta l’augusta loro famiglia. Tosto i direttori del festival andarono ad occupare i loro posti in testa’dell’orchestra c dei cori: questi direttori erano i signori VVagcncr, allievo di Mcyerbcer, maestro di cappella del re di Sassonia; Federico Schncider, autore dell’oratorio il Giudizio Universale-, Iìevssiger e Mailer. Ecco le opere clic furono eseguite: 4.° corale, parole e musica di Martino Lutero; 2.° Bequiem di Cherubini. 3.° Un inno di Schncider; 4.° Un inno di Revssiger; 5.° La Cena degli Apostoli, oratorio di VVageiicr, scritto espressamente pcll’occasionc. Quest’ultimo opera, d’una concezione estremamente ardita, e che è mista di cori eseguiti da trecento cantanti posti sotto la cupola della chiesa, ha prodotto un effetto grandioso, impossibile a descriversi. Il re, d,opo finito il concerto, ha fatto chiamare nella sua tribuna il giovane autore, e gli testimoniò nei modi più affettuosi la propria soddisfazione. Jeri mattina i cantanti si sono imbarcali sovra un gran numero di piccole barche, adorne di padiglioni e di bandiere, clic li hanno condotti a Blasewitz, da cui devono fare dello escursioni per visitarvi i magnifici contorni. — Il congresso scientifico che deve aver luogo ad Angers il primo del prossimo settembre, ha posto nel suo programma, fra le altre, le seguenti questioni:» Il sistema- attuale ui scrittura musicale è forse il migliore? qual è il merito dei differenti sistemi che furono scoperti, c clic bisogna attendersi dagli sforzi tentati per recare nell’arte musicale delle innovazioni?» — Il signor Bcnazct, direttore del magnifico stabilimento dei giuochi a linden, si propone di dare durante l’attuale stagione due splendidi festiva/s. In uno di essi si eseguirà il Miserere di Donizetli, nell’altro dei frammenti del Messia di llandcl, lo Stabat di Rossini, e delle opere di Mciidclsshon.il sig. Alari è incaricato della direzione, c gli esecutori ascenderanno al numero di 300. — Ad Algeri si è organizzata una società, che si propone di dare dei concerti. Varii de’suoi membri sono italiani. GIOVANNI RICORDI EDITOBE-PROPBIETARIO.