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MUSICALE
ANMiO II. domenica
N. 35. 27 Agosto 4 843.
Si pubblica ogni domenica. — NeJ corso dell’anno si
danno ai signori Associali dodici pezzi di scella musica
classica antica c moderna, destinali a comporre un volume
in A.0 di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AxDI
MILANO
■ La musique, par des inflexion} vives, accentuées, et,
• pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas•
sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations,
• et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen•
timents propres à l’émouvoir. •
J. J. 1tovssE.su.
Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta o tdVAntologia
classica musicale c di cITett. Ausi. L. 12 per semestre,
cdclTctt. Ausi. L. I l affrancata di porlo fino ai confinidclla
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— I.a spedizione, dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio llicordì, nel modo indicalo nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Unicio
della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica c presso gli UHìci postali. — Le lettere, i gruppi,
cc. vorranno essere mandati franchi di porto.
SOMHARIO.
I. Sci Giudizi Musicali. II. Varietà’. Falsi giudizj di
Goethe sulla musica. III. La Caduta di Babiloxia
Oratorio di Spohr. - IV. Dox Pasquali; tradotto in
francese - V. La Musica ih Bebthoyex. suonata all’improvviso.
Vi. Notizie Musicali Diverse. - VII. Notizie
SUI GIUDIZJ MUSICALI
■ Quid faciet? etc. Che farà, che
• dirà nella Gcometiia o nella
• Musica chi non le ha impara•
tc? 0 tacerà, o giudicherà da» pazzo.
De Orat. lib. 3.
(Continuazione. Vedi il n, 34.)
mgo ora all’altro requisito che
Sè la coscienza, qualità somma£
niente richiesta a chi debbegiu©clicare.
Un giudice, conosciuta
5 la causa,si volge soprasèstesso
per esaminare se mai o passione, o interesse,
o partito, o deferenza, o riguardo valesse a
tradire^ o corrompere il suo giudizio, sapendo
che l’onestà, la rettitudine, l’integrità,
la giustizia debbono sostenerlo e guidarlo.
In generale ciò che corrompe i giudizi
pubblici sulle arti sono i partiti. Chi
tien di qua, chi tien di là; Guelfi e Ghibellini
anche in musica, nè più né meno
come nella filosofia e nelle lettere. Ed a
chi non son note le guerre parigine tra i
Glukisti ed i Piccinìsli? INon si sparse
sangue, è vero, come nelle altre, ma lo scandalo
fu grave, il danno sopravvenuto all’arte
ed agli artefici non fu leggiero. I
partigiani del maestro italiano trovavari
sempre oro nelle composizioni di lui, sempre
mondiglia nei lavori del tedesco, e
viceversa. Anche la Germania fu divisa
dagli Ilayduisti, e dai Mozartisti} anche
l’Inghilterra guerreggiò pel suo Haendel,
senza parlare dell’Italia. Ma io domando
se, nel furor di questi musicali partiti, si
può giudicare onestamente. Pure, direte
voi che è difficile non simpatizzare almeno
per qualcuno, ed in virtù di tale simpatia
non usargli qualche indulgenza nel giudicarlo.
La simpatia, vi rispondo, è cosa naturale,
ma cieca al par dell’amore. La simpatia
è tollerabile, anzi commendevole fin-!
che trattasi di domestico e privato tratte- j
nimento, finché anche in pubblico sia nei
limiti d’una discreta approvazione, e cosi
dicasi dell’antipatia. Ma quando prorompe,
ed alza la voce per profferire uri finale
giudizio, quando co’suoi sibili soffoca la
serttenza della ragione, della coscienza,
dell’equità, è riprovevole ed iniqua. Socrate
ed Aristide furono pur condannati
Iter antipatia, per nausea che si aveva della
oro virtù, — Se cotesti giudici, diceva il
citato Mehul, fossero meno amanti, che
amici di quest’arte, e volessero ben ben
meditare prima di giudicare, non saremmo
più testimoni d’interminabili discordie. Ma
che? Sia orgoglio, o sia trascuraggine, gli
uomini amano meglio disputare che istruirsi.
— Questo maestro e filosofo, se non
erro, parlava dei dilettanti, i quali dovendo
essere de’ primi giudici, non portano poi
al tribunale tutta quella indifferenza che è
necessaria per giudicare, essendo già, come
abbiam veduto, corredati di quella intelligenza,
che in essi chiamasi sapere musicale.
La mancanza di questa virtù che
forma l’onestà d’un giudice intelligente,
si vede poi ancor meglio riguardo ai cantanti.
Ciascuno di costoro una volta aveva
i suoi settari sempre armati della doppia
arma del fischio, e dell’applauso, segno
evidente dello stato bellicoso, in cui trovavansi
le platee. Egli è vero che i più
caldi erano pochi, ma sufficienti per iscaldare
gli altri, e per dividere la moltitudine
indifferente in due sezioni, quasi che nè
anche in teatro la neutralità sia conveniente.
Quindi è che, ingrossate le fazioni al
terminar d’un’aria, o d’un atto, venivasi
a battaglia. Gli applausi soverchiavano i
fischi, e a tempo loro questi coprivano
quelli, non restando inerti nella mischia
nè i piedi, nè le punte de’bastoni, i si,
ed i no. gli urli, e le chiamate.
• Parole di dolore, accenti d’ira
• Voci alte, e fioche, e suon di man con elle
assordavano le vòlte teatrali, e la plalea
era magicamente cangiata in campo di battaglia.
Finita la diavoleria con la peggio ’
di qualche partito, il cantante giudicato j
con tanta equità e pace godeva, o fremeva!
dietro le scene in un momento in cui aveva!
bisogno di riposo, onde ripigliar lena o;
coraggio per farsi giudicare collo stesso!
processo nell’altro atto, o all’altra sera.
Cosi giudicavasi in Atene allorché la verga
non aveva più forza sulla plebe degli spettatori.
Ho fatto menzione de’ cantanti, siccome
di quelli che innocentemente porgono occasione
alle mischie teatrali} ma non debbo
tacervi che pur essi talvolta siedono sui
banchi dei giudici. In qual modo? I molti
riguardi con cui soglionsi trattare, lasciano
spesso a loro la balia di scegliere, o rap-,
pezzare le opere che debbonsi esporre in
pubblico, la quale scelta, o rappezzatura
vale un giudizio. E questo giudizio, benché
talvolta sia guidato da intelligenza,
senno, e gusto, nondimeno più sovente
accade che riesca ingiustissimo, o perchè
è giudizio di pochi, e talora d’un solo, o
perchè i giudici trovansi in causa propria,
scegliendo quanto loro conviene, o perchè
la scelta è pessima in materia di gusto, e
la rappezzatura è giunta peggiore della derrata.
Questo abuso è assai pernicioso all’arte ed all’ingegno de’compositori, fonte
perenne di quelle opposizioni che gli attori
giudici mantengono co’maestri, cogli
appaltatori, coi professori, e col pubblico.
Per questo privato giudizio non si possono
udire opere nuove, opere intiere,
opere buone, e trionfano invece i repertorii,
gli zibaldoni, le mutilazioni, gli ermafroditi
musicali.
Ma l’intelligenza e la coscienza non bastano
per giudicare in materia di belle arti}
gusto ci vuole, e buon gusto, altrimenti il
giudizio corre pericolo ui nullità. Ques’o
delicato sentimento del buono, questa fina
percezione con cui l’anima assapora le ineffabili
dolcezze del bello, questo sensibilissimo
tatto per cui si discernono i bei lavori
dai mediocri e bruiti, debbe essere
il compimento, l’ultimatum dell’approvazione,
o disapprovazione. I grandi artefici
che lian per modello la natura in sè, o
ne’canoni dell’arte, in ciò somigliano pure
al divino artefice, perché sanno nelle opere
loro trasfondere quell’ordine, quell’unità,
quella simmetria con cui si costituisce il
bello, e da cui è generata quella giusta
meraviglia che i sensi de" riguardanti rapisce.
Ora chi tra gli osservatori, o giudici,
non ha idea di cotesto magistero, chi non
conosce il bello, o noi sa dal brutto distinguere,
non può giudicare i lavori dell’arte. E questo senso, che io chiamo buon
gusto, non vuoisi confondere colla intelligenza}
poiché a questa basterà non errare,
non confondere, ove a quello ricliiedesi
un sentir profondo, un assaporare delicato,
un discernimento, direi, che ha da
far più col sentimento, che colla ragione, ]
più col cuore, che colla mente. Io non so 1
se mi spieghi} ina per maggiore intelligenza
fate voi conto che il buon gusto nelle
arti sia come il buon senso nelle altre cose.
Voi vedete infatti che negli affari o speculativi
o pratici, senza (anta metafisica
alcuni sono guidati da un certo lume na- C
turale attinto a’principii della ragione e
dell’equità, per cui vengono giustamente jg
chiamati uomini prudenti, savi, o di buon ®
senso, i quali sovente ne’ processi loro fan (f| [p. 150 modifica ] - -ISO I
vergogna ai più dotti e saputi. Cosi accade
j nelle opere dell’arte per discernere il bello, dal brutto, il buon dal cattivo. Inoltre, sicj
come questo buon senso non è in tutti
quanti nascono, o non vi è egualmente, così dite pur del buon gusto, qualunque
sia la causa produttrice di tale mancanza, o disuguaglianza} cosicché cotesti,
che io chiamerei insensali nelle arti, vanno
di pari passo coti’insipienti nèlle altre cose, o coi sofisti nelle scienze. Ciò posto,
dico che questo senso del bello, o buon
gusto, è sommamente richiesto per formare
un sodo, giudizio sui lavori musicali. Per
la musica evvi anche una legge, una norma
da seguire, un tipo da imitare, e di ciò
abbiam discorso 1 a*tra volta, e prima che
i novatori ateniesi ci venissero ad asserire
il contrario. Ora il giudizio emanante dal
buon gusto altro non è che l’effetto di
un’applicazione della legge del bello alla
composizione. La qual legge, siccome naturale.
inconcussa, universale, ovvia a chi
è educato, non oscura, non ambigua, non
recondita, cosi nè abuso, nè prescrizione,
nè moda, nè privilegio, riè contraria pratica
può o derogarla, o renderla ignorata.
Perciò tenete p’èr principio, che quantunque
volte i rispettabili tribunali cella platea
giudicano un’opera senza questa applicazione
(il che non può certo avvenire),
la sentenza loro è iniqua, ed il sentenziato
debbe essere vittima, ove noi sia dell’ignoranza,
e del partito, vittima dico del
cattivo palato de’suoi giudici.
Ma voi’direte che cotesta legge può essere
interpretata in diverse guise, cioè che
si possono dare diversi gusti. Ed io vi concedo
varietà di gusti, purché sieno tutti
buoni:; ma nello stesso tempo soggiungo
che come il bello è un solo, cosi il gusto
veramente buono non può essere che uno.
Il buon senso è un solo, e ciò che non è
lui, è stoltezza, o imprudenza. Se il bello,
come dice il mal proverbio, è quel che
piace, nulla impedisce che il buon senso
sia quel che conviene, l’utile non l’onesto.
Ora siccome questo non sarebbe buono,
ma cattivo senso sarebbe un ragionar
perverso, cosi anche il solo piacevole nelle
arti produrrebbe un giudizio micidiale di
esse. Sia pur bello quel che piace, perchè
non può essere hello se non genera piacere,
ma non sia bello perchè piace} ma
perchè è fondalo su certe leggi, contro di
cui nulla vale l’impèrfezioiie, o la corruzione
del sentimento altrui, od anche perchè
ragionevolmente piace. Perciò tenete
quest’altra massima, che nelle belle arti la
varietà de’gusti contemporanei prova, l’esistenza
d’un gusto falso e depravato, ed
i sintomi di cotesta depravazione sieno subito
manifesti nell’anteporre che si fa l’affettato
al naturale, lo sforzato al semplice,
il fittizio al vero yjl posticcio al proprio,
la vernice alla sostanza, i fiori e le
frasche ai frutti, l’apparente al sodo, e via
dicendo. Questo gusto mette Virgilio e
Dante sotto Marini ed Ossian, preferisce
l’architettura gotica a quella di Bramante,
sparge non curanza e disprezzo sulle antiche
opere, e giura che i lavori di Pergolesi,
di Paisiello, e di Gluck son poveri,
sparuti, stolidi in confronto de’moderni
} e la ragione meno spietata che viene
in soccorso e conferma di questo giudit
zio è che que’ vecchi scrivevano con un
altro gusto. Avete inteso? Il gusto di quel? tempo non è più il nostro: ogni secolo,
1 ogni età ha il suo gusto. Se è così, deci|
dasi qual- sia il migliore. Ma da ciò che si
è discorso finora la decisione non sarà difficile.
Ed è qui veramente il luogo da osservare
la difficile situazione de’ compositori,
i quali sono costretti ad adattarsi al
gusto de’ tempi loro. Veramente sono degni
di tutta compassione: Anche voi^ come
spero, ne sentirete certo tutta quanta la
pietà. Essi vorrebbero far bene, vorrebbero
scrivere secondo i dettami della scienza,
e della -legge... e non possono a rischio
del credito, e delia fortuna. Vedono dove
sta il male, ne sanno i rimedi, e non possono
assolutamente operare per non disgustare
gli ammalati. Ebbene, gli voglio
compatire anch’io, ma dopo un breve colloquio.
— Chi nel seicento formò il gusto
della poesia giudicata universalmente
malvagia? Gli autori, od i lettori? Coraggio
-, di qui non si fugge. Chi diede lo
jj scandalo? Marini, od i suoi ammiratori?
j Chi educò quel secolo nel pessimo? Non
j] son forse gli scrittori? Chi scrive forma il
j gusto, e vi aggiunge autorità} gli autori
j| educano i loro contemporanei, e guai a
| loro se gli educano male! Niun lamento
| perciò se i male educati giudicano in conseguenza
della falsa educazione, se lodano
talvolta il peggio, e disapprovano il meglio.
I buoni maestri d’una volta, di accordo
coi buoni poeti, con opere coniate
sull’impronta della natura, educavano bene
la moltitudine, la quale giammai non istancavasi
della buona musica e poesia. In virtù
di sì onesta educazione non chiedeva novità
onde variare il teatrale sollazzo, ben
conoscendo che meglio non si poteva fare,
e che volendosi far di più, la musica
avrebbe senza fallo corso il rischio della
poesia e della pittura. Voleva opere nuove
sì, perchè i maestri abbondavano, e trattavasi
di formar il patrimonio della musica,
correndo per lei il tempo opportuno}
opere nuove domandava, ma non novità
perniciose all’arte, non prevaricazioni, non
trasgressioni musicali. Chiedeva insomma
melodie nuove, motivi nuovi, diversi artifizi
d armonia, diverse apparizioni di bellezza,
ma dentro i limiti della ragione e
del gusto.
Così avrà fatto, cred’io, il popolo greco
incantato alla lettura dell’Iliade - un altro,
un altro poema simile a questo. - Ed
eccovi 1 Odissea coniata da Omero sul conio
della prima. — Altre tragedie, avrà
gridato in teatro il medesimo popolo, ed
eccovi Eschilo, Sofocle ed Euripide far altre
tragedie nuove si, ma sulla norma delle
prime. Nè colle varie produzioni uscite
sempre dal medesimo stampo del buon gusto
una generazione ben educata patisce
nausee, o cessa di sollazzarsi. Certamente
i teatri son luoghi di sollievo e di pas!
satempo, luoghi di onesta ricreazione,’ma
‘ non a scapito dell’arte, a vergogna del
buon senso, e del gusto} nè quella difficile
contentatura, che si mostra verso il
pittore de’scenari, l’inventor delle vesti
e del ballo debbe cangiarsi in bonarietà
verso la musica e la poesia. Un popolo
ben educato da’maestri guarda con egual
occhio quante arti concorrono allo spettacolo
teatrale, è lascia a chi vuol divertirsi
grossolanamente la libertà di correre
a’£>iù triviali spettacoli de’funamboli, e
de’ giocolavi. Ma, come vi diceva, i compositori
son quelli che formano, è conservano,
e promuovono il gusto nel pubblico.
Sono essi che cl’accordo coi poeti o
j seguono la buona strada conformandosi ai
j principii dell’arte, alle norme del bello, o
confondendo i generi, trasgredendo le
regole, e divulgando massime corrotte seminano
quella zizzania nel mondo che soffoca
poi a loro danno i sani giudizi. Perciò
e iion sarebbe troppa esigenza e se-,
verità se da’maestri, oltre la fantasia, la fecondità, l’ingegno., la novità, e le altre
virtù musicali di cui son forniti, si esigessero
pure i tre requisiti finora discorsi,
perchè se il pubblico debbe averli per giudicare,
nulla osta che ne vadan pure forniti
i maestri.nejlo scrivere. Dite un po’
voi infatti se sarà sunimum jus pretendere
dagli scrittori di musica intelligenza, coscienza,
e gusto? Io non trovo miglior rimedio
per uscire una volta di questo manierismo,
di questo seicento musicale} nè
conosco mezzo più spedito e sicuro per la
sanzione del bello e del buono. In tal
modo il giudizio della moltitudine verrebbe
tosto ad accordarsi con., quel de’ maestri.
Ma se ad una composizione piena d’ingegno
e di gusto, ad un’opera perfetta, o
vicina alla perfezione, per mancanza di uno
o più requisiti il pubblico voto sarà in
gran parte sfavorevole, allora il maestro,
conscio d’aver fatto bene potrà acquietarsi
sul giudizio di que’ pochi che intendono,
e sentono il buono senza parzialità} e con
tale conforto, e con eroico disprezzo dell’avversa
fortuna attendere tempi migliori,
proseguendo coraggiosamente nel bene,
sicuro che almeno la posterità gli farà ragione.
Veramente ella è grave sventura che
gli scrittori debbano aspettare giustizia dai
posteri} ma 4’ altra parte è pur Della e
consolante cosa la coscienza eli non aver
prostituito l’ingegno e l’arte ai pregiudizi
del secolo, egli è dolce a pensare che
a breve sventura tien dietro lunga immortalità!... Addio. B-i.
VARIETÀ.
FALSI GIIDIZJ DI ftOliTHi:
[sulla musica
II genio di Goethe, creatore per eccellenza,
dando à tulto le convenienti forme
e i decisi colori, ha senza Comparazione
assai meglio intesa l’arte pittoresca che la
musicale. I seguenti suoi assiomi intesi a stabilire
e fermare ciò che i Tedeschi chiamano
le «basi estetiche 55 della musica, ne pajono
molto confutabili.
— «La musica, dice egli, è o sacra o
profana. Un soggetto sacro dee tenersi alla
sua gravità, e per tal modo la musica di
questo genere-fa la più grande impressione
ed esercita la maggiore influenza. La musica
profana dovrebbe sempre tenersi al
gajo.
— «Abbominevole è quella musica che
mesce il carattere sacro al profano. La musica
cascante e quasi malaticcia che si piace
di esprimere labili sentimentali e melanconiche
emozioni, è assurda; avvegnaché
ella non sia abbastanza grave per essere
sacra, e non abbastanza gaia per essere
profana. Essa è una musica bastarda.
— «La santità della musica religiosa
e la festività brillante delle melodie popolari
sono i due perni intorno a’quali gravita
la vera musica. Ove ella parta da questi
due punti sarà sempre per produrre
buono effetto. O raccoglimento, o danze.
Ma la mischianza de’modi finisce per istor- t
dire: il molle diviene scabro; e se la musica
vuol pur farsi didascalica o descrittiva
essa diviene al tutto insopportabile [p. 151 modifica ] E die? la musica non può essere che
| festevole o sacra? L’espressione dell’amor. passionato e della tenerezza melanconica
j non si confando alla musica! I lamenti di
un’anima afflitta non le convengono! Questa
è una erronea sottigliezza. Ogni alletto
può esprimersi colla musica.Il ritmo esprime
l’impulso della emozione ne’suoigradi: esso
procede, corre, precipita, s’infrange; e quegli
cui vien trovato un nuovo ritmo, fa
Battere le vene e i polsi dell’uomo in un
nuovo modo; egli ne diviene signore, e
può a suo senno continuargli e modificargli
quella impressione. Questa è dunque
una scienza illimitata alla quale mal si argomenterebbe
Goethe di circoscrivere i
confini. Solamente di queste due impossibili
usurpazioni non è la musica da tenersi
capace: cioè della pretesa di dipingere
all’occhio, ridicola scorreria nel dominio
della pittura, e di quella di ragionare,
sciocca usurpazione tentata alla regione
dell’intelletto.
La musica altro non è che emozione;
ma ogni emozione può la musica produrre.
Checché ne dica Goethe, la musica è sensibile,
voluttuosa e marziale, pastorale e
marziale, pastorale e ridente, melanconica
e divinai Ella tocca il sommo grado quando
in virtù di un grande sforzo di istinto e
di creazione fa che tutti sieno diretti a un
sol punto luminoso i ritmi, i rumori, gli
accénti, i silenzii, i mormorii, i tuoni e le
saette; questa mischianza che stordisce,
e che Goethe prende per una riconciliazione
d’ogni maniera di dissonanze, pare
anzi a noi la suprema maraviglia dell’arte.
Nè solamente è differenza de’ suoni
fra loro, ma è differenza altresì fra i rumori;
e ciascuno istromento ha la sua voce
terribile o soave: non solamente’la qualità
de’ suoni è variata, ma le melodie nel loro
procedere e nel loro disegno si rivelano sotto
sensi diversi o contrarii, si risolvono in
cadenze peregrine nuove e deliziose, o spezzano
il loro accoppiamento con contrasti
maravigliosi e violenti. Il sentimento dell’unità
in mezzo alla varietà, e quello della
passione che il genio vien tratteggiando e
ritraendo sono il punto quasi sovrumano
a cui deve intendere l’arte musicale. Rivolgetevi
a Beethoven; e voi vedrete la
moltitudine rabbrividire, e con fervore seguire
dappresso al possibile 1 ispirato maestro
che aggiuguendo un contrasto all’armonia
di contrasti, stabilisce un movimento
inaspettato, un novello battito de’nostri
polsi, e risolve un nuovo problema di quest’arte
pressoché infinita e divina. Per musica
mista, la quale Goethe condanna, intenderebbe
egli forse la musica senza carattere?
la vuota romanza, la fiorita e prolissa
cabaletta, la suonata che sciorina gracchiando
i suoi frivoli accordi, o la sinfonia
fatta di getto sullo stampo de1 luoghi
comuni? Sia’ pur con Dio; ma se si volessero
collocare a due opposte estremità
la musica da danza dall’una parte, e dall’altra
la musica sacra, infra questi due
estremi si potrebbero agevolmente discernere
tutte le minime, modificazioni degli
umani affetti: amore, brama, melanconia,
tenerezza, livore, meditazione, ardor guerresco,
e del pari la serena festività della
imaginazione, quella innocente e semplicetta
giocondità che inspirava a Cimarosa
e a Rossini tanti piacevoli scherzi comici!
1 K
LA CADUTA DI BADI COÌVI A
ORATORIO DI SPOUR
Una corrispondenza della Gazz. Mas. di Parigi, in
data di Londra, parla a questo modo della Caduta di
liabilonia, Oratorio di Sphor, eseguito ultimamente al
Meetings musicale d’Eiglcth: u Si supponeva clic la
fama precorsa di questa grande composizione musicale
avesse a far accorrere un numeroso c distinto uditorio,
ma l’aspettativa generale andò ingannata. Quest’Oratorio non ò certo del valore degli altri due
composti prima dal medesimo autore. Il soggetto sii
offre ben maggior interesse drammatico clic non religioso;
ora lo stile sacro non debbe mai degenerare in pitture
teatrali. Ad appoggio di quanto affermiamo potremmo citare
non pochi esempi. Nell’Israel c Josua di Hiìudcl c’è
tanta elevatezza quunlà con’è nc’misteriosi patimenti
del suo Messia: l’inno di riconoscimento di Mirato è
sublime al pan delta graziosa elegia Sa che vive i
lledentor: i lamenti di Davide clic piange Giocala som
così scevri di ricercatezza c di ogni mondano effetti
quanto il pezzo sì profondamcnlc’feligioso: Sprezzato
egli era. 11 signor Spolir Ita interamente perduto di
vista la dignità che esige lo stile sacro: il fare de’su
Persiani ricorda tutte le splendidezze profane del teatro: nel suo nuovo Oratorio le donzelle di Sionnc
suonano del tamburino e ballano delle danze j
gane, c ad ogni tratto si disfoga la loro gioja c
esprimono le loro speranze. La terribile apparizio
della morte clic verga sulla parete dei qahittcri n
stenosi produce degli effetti poco diversi da quelli
della scena delle monache nel Roberto il Diavolo, effetti
che applicati a’soggetti tratti dalla sacra scrittura
non riescono’ad altro che a stringervi il cu
d’angoscio. Insemina, considerato come musica tedesca,
l’Oratorio del sig. Spolir è più inondano delle palle
più serie del Mosè di Rossini, dei pezzi più inoli
ciani del suo Slubat, che i partigiani esclusivi del si
gnor Spolir non sanno perdonare tuttavia al suo ai
toro». Abbiamo voluto citare questo brano di critic
acciocché i nostri lettori veggono a quale allo punto
sono recate le esigenze estetiche presso gli stranieri,
e con quaula sottile finezza Si lidi conto delle differenze
di genere C di forme nelle diverse composizióni
c nei temi diversi. Questo rigorismo eccessivo vi
a compenso delia indulgente larghezza con cui tra
si fa talvolta buon viso ad ogni più audace confusione
di stile, c del barbarismo col quale alcune opere
musicali, improntate di un dato carattere, e per questo
pregio particolarmente stimate, si sconvolgono c
riinpolpcltauo in guisa che la originale loro fisonomia
è al tutto vandalicamente scambiata.
Ili DOÌV pasquale
TRADOTTO PEIl LA SCENA FRANCESE
— Venerdì giorno 11 d’agosto il Don Pasquale,
accomodalo per la scena francese, fu rappresentato a
Brussellcs sul teatro della Mannaie a benefizio d’Alizard.
Gli abbonamenti’- vennero sospesi e la sala riboccava
tuttavia di spettatori. Il beneficialo, al suo cn-.
trarc in isccna, fu salutato da una triplice salva d’applausi.
- Tutti i giornali di Brussellcs sono unanimi
nel confermare l’immenso successo clic la nuova oj
buffa ha ottenuto dalla sua prima serata.» 11 libro del
Don Pasquale, dice l’Indépendanl, ha prodigiosamente
piaciuto. Del resto, bisogna rendere a Cesare ciò che è
di Cesare. 1 signori G. Vaez c R. Roycr non hanno il
ventato questo soggetto; bensì non ebbero clic a In
durre in francese il libretto italiano, cd era impossibile
mettere maggior dose di spirito nel compimento di questo
lavoro, e dare al dialogo un tuono più piccante ed
originale. Il loro stile è ben quello che più s’addice
all’opera buffa. «Quanto alla musica, essa fece a
Brussellcs lo stesso piacere clic a Parigi. I pezzi clic
furono applauditi con entusiasmo sono, nel primo alto,
le strofe cantate da Alizard: Taille d’abcillc e
leint rosé, ch’egli disse con una grazia-inarrivabile.
Secondo, l’aria di mad. Viliioni: Pauvres amants/idèles!
Terzo;il duetto fra Alizard c mad. Villioni: Oh!
c’csl charmant. In questo pezzo, che esige della civetteria
e molta grazia, mad. Viliioni si 6 mostrata,
per la prima volta, commediante per eccellenza. «11
secondo atto, dice sempre VIndépendanl, racchiude
delle bellezze musicali superiori a quelle del primo.
La scena del contratto, c soprattutto il finale in quartetto,
sono pezzi di una gran bellezza. La maniera con
cui il quartetto é stato cantato, richiama l’insieme c
fino a un certo punto lo siile dei cantanti del teatro
italiano di Parigi. I pezzi più rimarchevoli del terzo
atto sono stati la Serenala cantata nelle quinte, il
notturno di Labordc e di mad. Villioni: Le jour a
fui la terre, cd il rondò di mad. Viliioni: Dos jours
calmcs quand vieni l’dge. Gli artisti si sono sorpassati:
rare volto si è veduto sul teatro della Mannaie,
un lavoro meglio cantalo c rappresentato con maggior
insieme. Si provò una vera soddisfazione di potere
finalmente riparare, con questa musica spiritosa c leggiera,
clic non dà clic dolci cd aggradevòli emozioni,
alla sovrabbondanza di certe opere melodrammatiche,
all’udire le quali si prova quasi fatica.
(’Franco Musicale■)
UÀ MUSICA DI BEETHOVEN
SUONATA ALL’IMPROVVISO
Non si è mai offerto esempio, crediamo, clic nò
l’orchestra di Parigi, nò quella di Berlino, di Vienila,
di Brussellcs, che pure sono discretamente stimate
nel mondo musicale, abbiano osato produrre in.pubblico
veruna delle tanto sublimi c per conseguenza
difficili sinfonie dell’autor del Fidelio, senza prima prepararsi
al rischioso cimento con, ripetute prove. Si
narra anzi che il medesimo Beethoven, avendo avuto
a dirigere una grande Accademia che dovea darsi a
Vienna, non solo non si accontentò di preparare la
precisa esecuzione della magnifica sua Sinfonia eroica
con dicci laboriosissime prove, ma venuto il momento
di suonarla al cospetto di. un uditorio di principi c di
sovrani, non ebbe riguardo a interromperla a metà,
pregando i signori ’ professori a volere riprenderla da
capo, per poter meglio rilevare il tempo c tutte le finezze
del colorito, ccc.
Da questo solo aneddotino debbo comprendersi
quanto ardua impresa sia il suonare la musica Bccthoveniana,
c per suonare qui non intendiamo già il
trovarsi tutti c singoli i suonatori al fine del pezzo a
medesimo tempo, lieti di non aver lasciale cadere a
terra clic pochissime delle note segnate, c superbi di
non essersi impacciati a mezzo di questo o di quel
passo, ccc. Qui per suonare intendiamo interpretare
il carattere in genere della composizione, e subordinare
ad osso la scelta c la degradazione delle tinte,
la varietà del colorito, la finezza dei chiaroscuri, la
precisione dei tempi, c più che tutto investirsi del
fuoco poetico dominante, c trasfondere nell’esecuzione
ora lo slancio animato, ora il soave patetico, ora il
gajo brillante, ora il far bizzarro, or l’impeto fantastico,
c lutto ciò iusomma clic costituisce la vera grandezza
delle’invenzioni strumentali di Beethoven, il
gran Michelangelo della musica. Eppure chi il crederebbe?
In Italia, ove le orchestre non sono di certo
superiori a quelle sopra nominate, si ò dato più di un
caso in cui si osò suonare diverse delle più. difficili
sinfonie di Beethoven all’improvvisò, vai a dire senza
veruna prova nò esercizio preparatorio c quindi con
quanto c quale effetto, è facile immaginare. II.
NOTIZIE MUSICALI DIVERSE
— Parigi. Il comitato dell’associazione degli artisti
di musica organizza un Festival, clic avrà luogo i primi
giorni di settembre al Teatro Italiano. Il sig. Berliozsi
c incaricato della direzione di questa solennità, per la
(piale si farà pompa di grandi mezzi musicali, sicché si
j ha lusinga di grande concorso.
— Con un ordine dell ) I passalo giugno S. M. il re
i Luigi Filippo si è degnato d’approvare la deliberazione
1 colla quale il consiglio municipale di Parigi gratuitamente
concedette uno spazio di terreno, nel cimilcrio del
Pere Lachaisc, per l’erezione di un monumento alla
memoria di Cherubini. Questa deliberazione è concepita; nei seguenti termini: ■ Avendo considerato clic la lunga
carriera di Cherubini, morto ottuagenario, fu quasi in|
fieramente spesa in Francia, sua patria adottiva; con|
siderando clic la città di Parigi fu per lo spazio di ses [p. 152 modifica ] - -152 |
festa d’Aquisgrana e tra questi anche Reissingcr,prenderanno
parte alla nuova festa.
— il sig. Danjou, organista di Nólre-Dame a Parigi,!
e il sig. Berlini hanno trovato recentemente nella chiesa:
di Solicz-Ville (Var) un organo del USO. Questa è una
scoperta interessantissima; perchè l’organo più antico
conosciuto finora in Francia era quello di Goncsse, pressò
Parigi..— I signori EnricoHerz, e Teodoro Haumannhanno
I dato ultimamente un brillante concerto a Caen col concorso
di mod. Lia Duport. Questi tre artisti hanno cc!
citato il più vivo entusiasmo. Fra i pezzi che produs’scro maggior effetto, è da citare il Rondò Russo csei
guito da Enrico Herz; La Lucia interpretata da Hau;
iiiann c la Riondina cantata in maniera distinta da;l madamigella Duport.
— Non è molto udimmo a Ncustrelitz l’oratorio il
Mosè del sig. A. B. Marz eseguito sotto la di lui direzione,
e stimalo da ognuno come un vero capolavoro nel
genere. (G. M. de P.)
— La sera del giorno 8 agosto, sui teatro della Residenza
reale di Posldam, in presenza della famiglia reale,
di tutta la corte, c di un gran numero di sommità
intellettuali, si diede la prima rappresentazione della
Medea di Euripide, tradotta in tedesco dal signor
M. Donncr, c colla musica del sig. Carlo Tauber.
’ Quest’opera, di cui la messa iu scena era stata diretta
dal celebre poeta Luigi Tieck mcrilossi gli unanimi
suffragi dell’illustre assemblea.
— Meycrbeer abbandonò Berlino per andare alle acque
di Schwalbach, nel Ducato di Nassau, ove trovavasi già
la sua famiglia. Di là il grande maestro si porterà direttamente
a Parigi.
— I giornali inglesi riferiscono che Balfe sta componendo
una nuova Opera-comique con libretto di Scribe,
e che in oltre ebbe incarico di scrivere un’Opera
pel teatro di san Carlo di Napoli. Aggiungono ch’ei si
dispone a percorrere le provincie in compagnia del violinista
Sivori, mad. Albertazzi c la giovine sua sorella;
per ultimo lo additano come il futuro direttore musicale
sia al Drury-Lane, sia al Covcnt-Gardenyóve la signora
Balfe avrebbe il posto di prima donna.
— La società delle Scienze e delle Arti di Lilla ha
dcfferjta la medaglia d’oro al signQr Ferdinando Lavaiilnè
il quale si fa sempre più benemerito colle ottime
sue composizioni di musica sacra. Anche recentemente
cscguivasi a san Pietro di Douai la sua gran
messa per voci d’uomo che ottenne uno splendido successo
e ne fa presagire altre non minori.
— ; Soddisferà forse la curiosità de’nostri lettori il
trovar qui un singolare saggio di poesia Anglo-francese.
Si tratta di un acrostico in onore della ballerina madamigella
Cerrito, la quale ultimamente divideva con
madamigella Fanny Elssler l’entusiasmo del grave popolo
inglese.
C crlcs il est au monde une morvcillc encore,
E Ile eblouil Ics yeux, comme un brillant dans l’or.
R cihc par la bèaulé, le lalent, la poesie
I rrcjirochable en tout, cn gràce, en liarmonie
T oujotirs le diadèma est sur son front radieux,
0 n la voit sur la terre, et F on rève des Cieux.
(Gazi. Mas. di Parigi)
— A Londra gli incassi della Società Filarmonica durante
l’or passata stagione, senza coprire la cifra delle
spese, oltrepassarono però di gran lunga gli incassi del
decorso anno, in cui si vollero non meno di 800 lire
sterline (24 mila franchi) per supplire al deficit.
— Thalbcrg c sua moglie si trasferiranno in compagnia
di Bériot ai bagni dlEms;di là partiranno per Napoli
ove li raggiugnerà Lablaclic colla sua famiglia.
Anche Benedici si reca a Napoli per un mese.
— Madamigella Fanny Elssler nel trasferirsi in Europa,
perdette tutti i guadagni da lei fatti in America, circa 120
mila dollari. In forza di una operazione bancaria,
comme on appelle cela, i dollari fecero ritorno nella loro
patria, o per dir meglio, non ne uscirono. Cosi la signora
Fanny Elssler si trova nella necessità di riedificar da capo
la sua fortuna. Sarà la terza volta.
— A Parigi si vanno già facendo le prime prove
del Don Scbaslien: e Donizctti le ha dirette al cembalo. Il
signor Scribc già arrivato a Parigi sta facendole nel
quinti’ alto i cambiamenti di cui fu richiesto. Cosi
nulla potrà pai ritardare gli studu incominciati, e se
il direttore signor Pillct asseconda gli attori, si può
aspettarsi rappresentalo il Don Sébaslicn nel mese di
Novembre.
— Nella settimana scorsa s’incominciarono le prove
per la ripresa ìlei Marlyrs che avrà luogo al principio
del mese venturo.
— Come era da credere Tamburini 6 ritornato a
Marsiglia e badato, a beneficio dei poveri, la rappresentazione
ch’egli aveva rifiutato di dare per la somma
clic il direttore del teatro gli aveva offerto. Egli cantò
il Rarbiere che è "la miglior parte del suo repertorio.
Applaudito con furore in tutta la rappresentazione,
egli è stato richiamato dopo abbassata la tela. Mad. Secci-Corsi,-
cantò egregiamente la parte di Rosina. I poveri
hanno raccolto, pagate le spese, più di 5,000
franchi. La è una pingue elemosina.
— Burlino. (Teatro Kònigstadt) Il sig. Cerf, imprc-
sario di questo teatro, pubblicò ne’ giornali una dichiarazione
del seguente tenore: Non posso trovare il mio
conto stanti le ’scrittore’ vigenti colla compagnia italiana
dell’opera; mi sarei regolato secondo i desideri del Pubblico,
se il suo entusiasmo per le voci, le mani ed i
piedi penetrasse sino alla cassa del teatro.
— Il maestro Mcndclssohn non tornerà l’inverno venturo
a Lipsia, ma dirigerà, giusta.il dcsideriodel Re, una
serie di musiche sacre, parte in chiesa, parte uell’Aceademia
di Canto.
— La nostra Accademia delle Arti nominò membri
straordinarj il dottor Giorgio Hastner, Gioachino Rossini,
il direttore di musica Ldmann; membri oi
consigliere di corte Kieseweller a Vienna c
inglese a Berlino, il conte Westmoreland, v
tante e compositore. {Gdzz. M
— Danzila. Uh sacerdote ha qui cercato e
che niun membro del teatro possa aver parte ni
siche di chiesa!
— FiiancofortB. Nel giornale Sontagsblatt, il signor
Castelli, rinomato scrittore viennese, rende conto del suo
abboccamento avuto col maestro Mendclssohn, riguardante
l’incarico ch’egli ebbe da)l’Unione Filarmonica
di Vienna d’invilarlo a dirigere il suo Oratorio Paolo
in quella residenza. Il sig. Mcndclssohn se ne rallegrò
molto, dicendo essere da tanto tempo il suoardentedesiderio
di veder eseguilo il suo Paolo a Vienna, (città,
di tanto riguardo nelle cose musicali, ed ove i primi
eroi dell’arte, Haydii, Mozart c Beethoven hanno vissuto
c operalo) c di sentirsi molto onorato dell’esser chiamalo
a dirigere egli stesso tale esecuzione; Mostrando
per altro il suo dubbio se un’opera scritta nello stile
rigoroso sia da azzardarsi coll’attuale gusto di Vienna
rivolto ora alla musica frivola, e a quel che solletica
l’orecchio, il sig. Castelli lo persuase trovarsi tuttora in
quella capitale buon numero di conoscitori della vera
musica, c dilettanti assai colli; assicurandogli inoltre
che il Paolo ottenne già molto favore in una piccola
prova fattane dall’Unione, Mendclssohn promise di recarsi
Vienna all’uopo di dirigerlo, e di farsi pur sentire sul
pianoforte in un concerto da darsi dall’Unione stessa.
Un impedimento di famiglia ed altri obblighi contratti
gli tolsero finora di recarsi alla capitale dell’Austria.
Ncll’istcsso giorno deH’abboccamcnto diresse nell’Unione
Cecilia di Francoforle il Giuda Maccabeo di Hàndcl,
ove si addimostrò pur anco valentissimo direttore cui
non isfuggono le meiìomc minutezze, ed il quale penetrò
perfettamente nello spirito di IInndcl.
(Estr. dal Segnale, giornaletto mus. di Lipsia)
— Landau (Palatinato) 12 agosto. La decima Festa
musicale palatina, ch’ebbe qui luogo nel decorso di questa
settimana sotto l’esimia direzione del regio maestro
di cappella F. Lachncr, fu una delle più brillanti e delle
meglio riuscite che mai fra noi ebbero luogo, L’esecuzione
dell’oratorio Mosè U) vantò un successo impossibile
a descriversi, in quanto clic l’entusiasmo pel vero
bello c genuino di quel capo d’opera c l’applauso procelloso,
tributato all’ottima esecuzione si manifestarono
nel medesimo tempo. Il 10 agosto, secondo giorno della
festa, fu dedicato à concerti. L’undecima Fcsta_ r
cale palatina, avrà luoge
sarà diretta da Mcndcls
(I) Il corrispondente della Gazzetta Universale d’Angusta,
dalla quale è tolta questa notizia, non dice da
chi sia composto quest’Oratorio.
NOTIZIE DRAMMATICHE
— Gustavo Modena.darà incominciamcnto col primo
dell’entrante settembre.ad un corsodi rappresentazioni
al teatro Re. Conduce seco una compagnia di giovani,
di’ egli prese ad educare nella propria arte facilmente
abbracciata da molli, ma da pochissimi veramente conseguita.
Sarebbe cosa ingiusta l’aspettarsi in cosi breve
tempo d’educazione da’ suoi allievi un profitto in via
assoluta, poiché al meglio non si arriva che lentamente
e per gradi, ma siamo certi che chi vorrà guardarli
con occhio paziente, scorgerà in essi germi tali da
promettere il ricavo del miglior fruito che dar possa li
terreno ih cui ne furono gettati i semi. Gustavo Modena è il
solo chiamato a ristorar l’arte della recitazióne italiana;
chi non seconda gli sforzi di questo nobile ingegno,
o gli inceppa con sofistici ragionamenti economici;
non avrà più il.diritto d’ora innanzi di lagnarsi se
l’arte continua a mantenersi in un deplorabile decadi;
mento! G. I.
— Il Messaggiere Torinese c l’Omnibus di Napoli
ci danno notizia di due nuove produzioni drammatiche,
scritte da persone non per anco note in questa difficile
palestra, ma che dimostrano buoni titoli per esservi
ammessi, sebbene i loro lavori non abbiano avuto che
una modesta riuscita. A.Brofferio’chefadifficilmentequartiere.
alle nuove rappresentazioni, si esprime con molta
benevolenza intorno al Medico di Parma nuova commedia
iu 5 atti del signor Fiorentino datasi ultimamente
dalla Reni compagnia al teatro Origliano a Torino, e
con pari benevolenza il signor R. Tommasi nell’Omnibus
riferisce di una nuova produzione datasi in Napoli,
intitolata: Un amore senza speranza di giovano
ed anonimo autore. Dal breve sunto di esse rileviamo
che ainbiduc pendono un po’ ai genere romanzesco e
ad esprimer casi eccezionali della vita, ma i critici ci
assicurano che sono bene scritte, ed abbastanza bene
concatenale..E questo basta per un semplice annunzio;
quando compariranno, come non dùbitiamo, sulle nostre
scene, ci diffonderemo un po’più.
— La R. Compagnia drammatica al servizio di S. M.
Sarda, dopo un fortunato corso di recito, si trasferì ultimamente
a Venezia óve reciterà il settembre c l’ottobre,
indi si porterà al nostro tcatroRc. Nelle ultime recito,
tra le nuove produzioni date da quella Compagnia a
Torino vedemmo con nostra gran meraviglia una riduzione
in piosa italiana della nota Opéra-Comique, La
part da Diable! - Diavolo! c’era altro da scegliere dal
teatro drammatico francese, e come mai la smania del
bizzarro c dello strano potè far ricevere quella singolare
fantasia melodrammatica appena tollerabile col prestigio
della musica c colle grazie del canto, in un repertorio
cosi gastigato com’è quello della R. Compagnia diretta
dal bravo Righetti?
GIOVAMI RICORDI
EDITdBE-PBOPBIET.lIlIO.
Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato
di Calcografia, Copisteria c Tipografia Musicale di GIOVAMI RICORDI
Contrada degli Omenoni N. 4720.
sant’anni il teatro della sua gloria; che i suoi lavori i
altrettanto varii che numerosi, che le sue cure altrcl- |
tanto costanti che illuminate, hanno avuto per risultato!
principale la prosperità e la superiorità incontestabile!
del Conservatorio’ di Musica, stabilimento nazionale è j
vero, ma il di cui splendore si rinette sulla città di Pa- •
rigi, ccc». Non manca dunque più nulla oramai a que- i
sia manifestazione cosi legittimamente accordala al ge- j
nio. Gli artisti si sono già accinti all’opera, e il mouu-;
mento non tarderà ad innalzarsi.
— Leggiamo nell’Armoricain giornale clic si pubblica
a Brest: • Una compagnia d’opera buffa, formata per
le cure del sig. Uasquort, sta per imbarcarsi a Brest,
destinata alle isole Marchesi. Il Teatro completo con
tutti i suoi accessori e decorazioni verrà imbarcalo nel
medesimo tempo clic la compagnia sul vascello il Zampa.
Non avvi nulla di più ingegnoso dei meccanismo col
mezzo del quale questo teatro si erige e si dismonta in
meno di un quarto d’ora, benché contenga lutto ciò che
è necessario per le trasformazioni sceniche, da eseguirsi
tanto bene e tanto presto quanto al Grande Opera di
Parigi. Il sig. Giulio Massip, capo d’orchestra e maestro
di canto, è stato incaricalo della direzione della parte
musicale dell’intraprcsa, alla quale noi auguriamo liete
sorti». Benché aggiungiamo i nostri voti a quelli delY
Armoricain, nòli possiamo a meno dal riguardare una
spedizione artistica di tal natura, come oltremodo immatura,
in un paese in cui gli indigeni si regalano ancora
di carne umana e non conoscono punto altro costume
che quello dei nostri primi padri. Forse clic l’opera
buffa si suppone chiamata alla missione di civilizzare
il mondo?
(G’azetle Musicale de Paris)
— L’imperatore delle "Russie ha recentemente fatto
scrivere al sig. Ettore Berlioz’, dal capo della cappella
della musica imperiale, allo scopo di pregare questo artista
di ridurre i canti fermi della Chiesa Greca’in sedici
parti a coro quadruplo. Le istruzioni dirette al signor
Berlioz gli prescrivono d’adoperare in ciascheduno
di questi cori le voci di.contrabbasso, assai comuni fra
i cantori russi.
’ — Pare che il nome di Maria piaccia infinitamente
al maestro Donizetli, egli ha già scritto cinque opere
sotto questa invocazione: Maria Padilla, Maria Stuarda,
Maria di Budenz, Maria la figlia del Begg’imento
e Maria de Bohan.
(G. M. de Paris)
— Il sig. Ferdinando Hiller ha fatto eseguire a Francoforte
sul Meno, ch’egli abita in questo momento, un
oratorio di sua composizione: La distruzione di Gerusalemme,
a benefizio di fondo delle pensioni dei membri
del teatro; e, cosa incredibile! i membri dell’orchestra
hanno rifiutato il loro concorso. Lo clic però non
valse a sconfortare il generoso artista dal suo nobile
pioposito e dal radunare altri artisti e amatori della città
i quali hanno mirabilmente eseguito questo produzione
notevole.
— Si sto formando nel Wurlemberg una società destinata
al miglioramento della musica di Chiesa, e di
essa è prcsidenlo il vescovo di Rotlcmbourg. Speriamo
che questo esempio sarà seguito anche da noi (cosi la
G. M. de Paris), perchè le nostre chiese hanno maggior
bisogno d una organizzazione musicale che non quelle
della Germania, ove almeno qualche volto si sente della
buona musica sacra.
— La festa musicale del Reno, clic ebbe luogo quest’anno
ad Aquisgrana è stato magnifica. Seicento cantori
e istrumeiilisti sotto la direzione del sig. Reissiger,
hanno eseguito in modo al tutto irreprensibile il Sansone
di HSndel, il Magnificat di Durante e la sinfonia
in sol.minore di Mozart.
— Il figlio del celebro Goethe ha composto la sua
terz’opera intitolata Enzio, la quale a quanto pare verrà
rappresentato a Weimar sotto la direzione di F. Liszt,
chiamato recèntemente maestro di cappella del gran
Duca di Weimar.
— La festa dei Chansonnier, a Tubinga, ebbe luogo
il 24 giugno. Il numero dei cantanti arrivali da tutti i
dintorni toccò a più di 1S00 ed hanno eseguito, tanto
in chiesa che nella corte del castello, fra gli altri pezzi
notevoli, l’Oratorio di Neukomm, l’Ascensione di Gesiì
Cristo, e un coro d’uomini, il Banchetto dei Cavalieri,
di Weber. (6. M. de Paris)
— In questi passati giorni argomento alle eleganti
conversazioni di Berlino fu la presenza di madama Viardot-Garcia.
La Corte e l’alta Società s’affollavano alle
sue accademie e alle rappresentazioni ch’ella diede al
teatro. L’entusiasmo da rei destalo fu simile a quello
che Liszt seppe eccitare. Non fu mai udita voce più
bella, avvalorato da più perfetto metodo. Grazie alla sua
organizzazione eccezionale, essa canta colla stessa perfezione
la Rosina del Barbiere e la Desdemona dell’Otello.
Essa non brilla meno nelle grandi opere di Meyerbeer,
Rossini, Donizetli, che in quelle di HSndel e
di Pcrgolesi, come nelle romanze di madama Malibran,
di Garcia., Dessauer, Ganz e in quelle composte da
lei medesima. Bachcl a Nephtali, una delle più belle
inspirazioni di Meyerbeer venne da lei cantata con tanta
espressione, clic il pubblico ne fu commosso alle lagrime.
Il re diede un’accademia alla Corte per poter
udirla. A Meyerbeer fu dato l’incarico della direzione.
— Meyerbeer sto per partire da Berlino fra una
quindicina di giorni. Il teatro dell’Opera si risentirà vivamente
della sua assenza. Si spera che l’illustre maestro
non profitterà di lutto il suo congedo per rimanersi
a Parigi. L’accademia di canto ha eseguito le sette cantiche
composte da lui, nelle quali è manifesta quella
grandezza di concetto clic forma il carattere distintivo
di tutto le sue composizioni.
I — Il capolavoro di Liszt,.la sua gran fantasia sopra
( il Don Juan, verrà quanto prima pubblicata.
— Si sta occupandosi a Colonia della formazione di
i una grande scuola di musica a benefizio della quale si
prepara un’accademia clic si potrebbe chiamare una picI
cola festa musicale. Tutti gli artisti intervenuti alla gran