Gazzetta Musicale di Milano, 1843/N. 35

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N. 35 - 27 agosto 1843

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[p. 149 modifica]- i 49 BAZZETTA MUSICALE ANMiO II. domenica N. 35. 27 Agosto 4 843. Si pubblica ogni domenica. — NeJ corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scella musica classica antica c moderna, destinali a comporre un volume in A.0 di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AxDI MILANO ■ La musique, par des inflexion} vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. 1tovssE.su. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta o tdVAntologia classica musicale c di cITett. Ausi. L. 12 per semestre, cdclTctt. Ausi. L. I l affrancata di porlo fino ai confinidclla Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I.a spedizione, dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio llicordì, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Unicio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli UHìci postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMHARIO. I. Sci Giudizi Musicali. II. Varietà’. Falsi giudizj di Goethe sulla musica. III. La Caduta di Babiloxia Oratorio di Spohr. - IV. Dox Pasquali; tradotto in francese - V. La Musica ih Bebthoyex. suonata all’improvviso. Vi. Notizie Musicali Diverse. - VII. Notizie SUI GIUDIZJ MUSICALI ■ Quid faciet? etc. Che farà, che • dirà nella Gcometiia o nella • Musica chi non le ha impara• tc? 0 tacerà, o giudicherà da» pazzo. De Orat. lib. 3. (Continuazione. Vedi il n, 34.) mgo ora all’altro requisito che Sè la coscienza, qualità somma£ niente richiesta a chi debbegiu©clicare. Un giudice, conosciuta 5 la causa,si volge soprasèstesso per esaminare se mai o passione, o interesse, o partito, o deferenza, o riguardo valesse a tradire^ o corrompere il suo giudizio, sapendo che l’onestà, la rettitudine, l’integrità, la giustizia debbono sostenerlo e guidarlo. In generale ciò che corrompe i giudizi pubblici sulle arti sono i partiti. Chi tien di qua, chi tien di là; Guelfi e Ghibellini anche in musica, nè più né meno come nella filosofia e nelle lettere. Ed a chi non son note le guerre parigine tra i Glukisti ed i Piccinìsli? INon si sparse sangue, è vero, come nelle altre, ma lo scandalo fu grave, il danno sopravvenuto all’arte ed agli artefici non fu leggiero. I partigiani del maestro italiano trovavari sempre oro nelle composizioni di lui, sempre mondiglia nei lavori del tedesco, e viceversa. Anche la Germania fu divisa dagli Ilayduisti, e dai Mozartisti} anche l’Inghilterra guerreggiò pel suo Haendel, senza parlare dell’Italia. Ma io domando se, nel furor di questi musicali partiti, si può giudicare onestamente. Pure, direte voi che è difficile non simpatizzare almeno per qualcuno, ed in virtù di tale simpatia non usargli qualche indulgenza nel giudicarlo. La simpatia, vi rispondo, è cosa naturale, ma cieca al par dell’amore. La simpatia è tollerabile, anzi commendevole fin-! che trattasi di domestico e privato tratte- j nimento, finché anche in pubblico sia nei limiti d’una discreta approvazione, e cosi dicasi dell’antipatia. Ma quando prorompe, ed alza la voce per profferire uri finale giudizio, quando co’suoi sibili soffoca la serttenza della ragione, della coscienza, dell’equità, è riprovevole ed iniqua. Socrate ed Aristide furono pur condannati Iter antipatia, per nausea che si aveva della oro virtù, — Se cotesti giudici, diceva il citato Mehul, fossero meno amanti, che amici di quest’arte, e volessero ben ben meditare prima di giudicare, non saremmo più testimoni d’interminabili discordie. Ma che? Sia orgoglio, o sia trascuraggine, gli uomini amano meglio disputare che istruirsi. — Questo maestro e filosofo, se non erro, parlava dei dilettanti, i quali dovendo essere de’ primi giudici, non portano poi al tribunale tutta quella indifferenza che è necessaria per giudicare, essendo già, come abbiam veduto, corredati di quella intelligenza, che in essi chiamasi sapere musicale. La mancanza di questa virtù che forma l’onestà d’un giudice intelligente, si vede poi ancor meglio riguardo ai cantanti. Ciascuno di costoro una volta aveva i suoi settari sempre armati della doppia arma del fischio, e dell’applauso, segno evidente dello stato bellicoso, in cui trovavansi le platee. Egli è vero che i più caldi erano pochi, ma sufficienti per iscaldare gli altri, e per dividere la moltitudine indifferente in due sezioni, quasi che nè anche in teatro la neutralità sia conveniente. Quindi è che, ingrossate le fazioni al terminar d’un’aria, o d’un atto, venivasi a battaglia. Gli applausi soverchiavano i fischi, e a tempo loro questi coprivano quelli, non restando inerti nella mischia nè i piedi, nè le punte de’bastoni, i si, ed i no. gli urli, e le chiamate. • Parole di dolore, accenti d’ira • Voci alte, e fioche, e suon di man con elle assordavano le vòlte teatrali, e la plalea era magicamente cangiata in campo di battaglia. Finita la diavoleria con la peggio ’ di qualche partito, il cantante giudicato j con tanta equità e pace godeva, o fremeva! dietro le scene in un momento in cui aveva! bisogno di riposo, onde ripigliar lena o; coraggio per farsi giudicare collo stesso! processo nell’altro atto, o all’altra sera. Cosi giudicavasi in Atene allorché la verga non aveva più forza sulla plebe degli spettatori. Ho fatto menzione de’ cantanti, siccome di quelli che innocentemente porgono occasione alle mischie teatrali} ma non debbo tacervi che pur essi talvolta siedono sui banchi dei giudici. In qual modo? I molti riguardi con cui soglionsi trattare, lasciano spesso a loro la balia di scegliere, o rap-, pezzare le opere che debbonsi esporre in pubblico, la quale scelta, o rappezzatura vale un giudizio. E questo giudizio, benché talvolta sia guidato da intelligenza, senno, e gusto, nondimeno più sovente accade che riesca ingiustissimo, o perchè è giudizio di pochi, e talora d’un solo, o perchè i giudici trovansi in causa propria, scegliendo quanto loro conviene, o perchè la scelta è pessima in materia di gusto, e la rappezzatura è giunta peggiore della derrata. Questo abuso è assai pernicioso all’arte ed all’ingegno de’compositori, fonte perenne di quelle opposizioni che gli attori giudici mantengono co’maestri, cogli appaltatori, coi professori, e col pubblico. Per questo privato giudizio non si possono udire opere nuove, opere intiere, opere buone, e trionfano invece i repertorii, gli zibaldoni, le mutilazioni, gli ermafroditi musicali. Ma l’intelligenza e la coscienza non bastano per giudicare in materia di belle arti} gusto ci vuole, e buon gusto, altrimenti il giudizio corre pericolo ui nullità. Ques’o delicato sentimento del buono, questa fina percezione con cui l’anima assapora le ineffabili dolcezze del bello, questo sensibilissimo tatto per cui si discernono i bei lavori dai mediocri e bruiti, debbe essere il compimento, l’ultimatum dell’approvazione, o disapprovazione. I grandi artefici che lian per modello la natura in sè, o ne’canoni dell’arte, in ciò somigliano pure al divino artefice, perché sanno nelle opere loro trasfondere quell’ordine, quell’unità, quella simmetria con cui si costituisce il bello, e da cui è generata quella giusta meraviglia che i sensi de" riguardanti rapisce. Ora chi tra gli osservatori, o giudici, non ha idea di cotesto magistero, chi non conosce il bello, o noi sa dal brutto distinguere, non può giudicare i lavori dell’arte. E questo senso, che io chiamo buon gusto, non vuoisi confondere colla intelligenza} poiché a questa basterà non errare, non confondere, ove a quello ricliiedesi un sentir profondo, un assaporare delicato, un discernimento, direi, che ha da far più col sentimento, che colla ragione, ] più col cuore, che colla mente. Io non so 1 se mi spieghi} ina per maggiore intelligenza fate voi conto che il buon gusto nelle arti sia come il buon senso nelle altre cose. Voi vedete infatti che negli affari o speculativi o pratici, senza (anta metafisica alcuni sono guidati da un certo lume na- C turale attinto a’principii della ragione e dell’equità, per cui vengono giustamente jg chiamati uomini prudenti, savi, o di buon ® senso, i quali sovente ne’ processi loro fan (f| [p. 150 modifica]- -ISO I vergogna ai più dotti e saputi. Cosi accade j nelle opere dell’arte per discernere il bello, dal brutto, il buon dal cattivo. Inoltre, sicj come questo buon senso non è in tutti quanti nascono, o non vi è egualmente, così dite pur del buon gusto, qualunque sia la causa produttrice di tale mancanza, o disuguaglianza} cosicché cotesti, che io chiamerei insensali nelle arti, vanno di pari passo coti’insipienti nèlle altre cose, o coi sofisti nelle scienze. Ciò posto, dico che questo senso del bello, o buon gusto, è sommamente richiesto per formare un sodo, giudizio sui lavori musicali. Per la musica evvi anche una legge, una norma da seguire, un tipo da imitare, e di ciò abbiam discorso 1 a*tra volta, e prima che i novatori ateniesi ci venissero ad asserire il contrario. Ora il giudizio emanante dal buon gusto altro non è che l’effetto di un’applicazione della legge del bello alla composizione. La qual legge, siccome naturale. inconcussa, universale, ovvia a chi è educato, non oscura, non ambigua, non recondita, cosi nè abuso, nè prescrizione, nè moda, nè privilegio, riè contraria pratica può o derogarla, o renderla ignorata. Perciò tenete p’èr principio, che quantunque volte i rispettabili tribunali cella platea giudicano un’opera senza questa applicazione (il che non può certo avvenire), la sentenza loro è iniqua, ed il sentenziato debbe essere vittima, ove noi sia dell’ignoranza, e del partito, vittima dico del cattivo palato de’suoi giudici. Ma voi’direte che cotesta legge può essere interpretata in diverse guise, cioè che si possono dare diversi gusti. Ed io vi concedo varietà di gusti, purché sieno tutti buoni:; ma nello stesso tempo soggiungo che come il bello è un solo, cosi il gusto veramente buono non può essere che uno. Il buon senso è un solo, e ciò che non è lui, è stoltezza, o imprudenza. Se il bello, come dice il mal proverbio, è quel che piace, nulla impedisce che il buon senso sia quel che conviene, l’utile non l’onesto. Ora siccome questo non sarebbe buono, ma cattivo senso sarebbe un ragionar perverso, cosi anche il solo piacevole nelle arti produrrebbe un giudizio micidiale di esse. Sia pur bello quel che piace, perchè non può essere hello se non genera piacere, ma non sia bello perchè piace} ma perchè è fondalo su certe leggi, contro di cui nulla vale l’impèrfezioiie, o la corruzione del sentimento altrui, od anche perchè ragionevolmente piace. Perciò tenete quest’altra massima, che nelle belle arti la varietà de’gusti contemporanei prova, l’esistenza d’un gusto falso e depravato, ed i sintomi di cotesta depravazione sieno subito manifesti nell’anteporre che si fa l’affettato al naturale, lo sforzato al semplice, il fittizio al vero yjl posticcio al proprio, la vernice alla sostanza, i fiori e le frasche ai frutti, l’apparente al sodo, e via dicendo. Questo gusto mette Virgilio e Dante sotto Marini ed Ossian, preferisce l’architettura gotica a quella di Bramante, sparge non curanza e disprezzo sulle antiche opere, e giura che i lavori di Pergolesi, di Paisiello, e di Gluck son poveri, sparuti, stolidi in confronto de’moderni } e la ragione meno spietata che viene in soccorso e conferma di questo giudit zio è che que’ vecchi scrivevano con un altro gusto. Avete inteso? Il gusto di quel? tempo non è più il nostro: ogni secolo, 1 ogni età ha il suo gusto. Se è così, deci| dasi qual- sia il migliore. Ma da ciò che si è discorso finora la decisione non sarà difficile. Ed è qui veramente il luogo da osservare la difficile situazione de’ compositori, i quali sono costretti ad adattarsi al gusto de’ tempi loro. Veramente sono degni di tutta compassione: Anche voi^ come spero, ne sentirete certo tutta quanta la pietà. Essi vorrebbero far bene, vorrebbero scrivere secondo i dettami della scienza, e della -legge... e non possono a rischio del credito, e delia fortuna. Vedono dove sta il male, ne sanno i rimedi, e non possono assolutamente operare per non disgustare gli ammalati. Ebbene, gli voglio compatire anch’io, ma dopo un breve colloquio. — Chi nel seicento formò il gusto della poesia giudicata universalmente malvagia? Gli autori, od i lettori? Coraggio -, di qui non si fugge. Chi diede lo jj scandalo? Marini, od i suoi ammiratori? j Chi educò quel secolo nel pessimo? Non j] son forse gli scrittori? Chi scrive forma il j gusto, e vi aggiunge autorità} gli autori j| educano i loro contemporanei, e guai a | loro se gli educano male! Niun lamento | perciò se i male educati giudicano in conseguenza della falsa educazione, se lodano talvolta il peggio, e disapprovano il meglio. I buoni maestri d’una volta, di accordo coi buoni poeti, con opere coniate sull’impronta della natura, educavano bene la moltitudine, la quale giammai non istancavasi della buona musica e poesia. In virtù di sì onesta educazione non chiedeva novità onde variare il teatrale sollazzo, ben conoscendo che meglio non si poteva fare, e che volendosi far di più, la musica avrebbe senza fallo corso il rischio della poesia e della pittura. Voleva opere nuove sì, perchè i maestri abbondavano, e trattavasi di formar il patrimonio della musica, correndo per lei il tempo opportuno} opere nuove domandava, ma non novità perniciose all’arte, non prevaricazioni, non trasgressioni musicali. Chiedeva insomma melodie nuove, motivi nuovi, diversi artifizi d armonia, diverse apparizioni di bellezza, ma dentro i limiti della ragione e del gusto. Così avrà fatto, cred’io, il popolo greco incantato alla lettura dell’Iliade - un altro, un altro poema simile a questo. - Ed eccovi 1 Odissea coniata da Omero sul conio della prima. — Altre tragedie, avrà gridato in teatro il medesimo popolo, ed eccovi Eschilo, Sofocle ed Euripide far altre tragedie nuove si, ma sulla norma delle prime. Nè colle varie produzioni uscite sempre dal medesimo stampo del buon gusto una generazione ben educata patisce nausee, o cessa di sollazzarsi. Certamente i teatri son luoghi di sollievo e di pas! satempo, luoghi di onesta ricreazione,’ma ‘ non a scapito dell’arte, a vergogna del buon senso, e del gusto} nè quella difficile contentatura, che si mostra verso il pittore de’scenari, l’inventor delle vesti e del ballo debbe cangiarsi in bonarietà verso la musica e la poesia. Un popolo ben educato da’maestri guarda con egual occhio quante arti concorrono allo spettacolo teatrale, è lascia a chi vuol divertirsi grossolanamente la libertà di correre a’£>iù triviali spettacoli de’funamboli, e de’ giocolavi. Ma, come vi diceva, i compositori son quelli che formano, è conservano, e promuovono il gusto nel pubblico. Sono essi che cl’accordo coi poeti o j seguono la buona strada conformandosi ai j principii dell’arte, alle norme del bello, o confondendo i generi, trasgredendo le regole, e divulgando massime corrotte seminano quella zizzania nel mondo che soffoca poi a loro danno i sani giudizi. Perciò e iion sarebbe troppa esigenza e se-, verità se da’maestri, oltre la fantasia, la fecondità, l’ingegno., la novità, e le altre virtù musicali di cui son forniti, si esigessero pure i tre requisiti finora discorsi, perchè se il pubblico debbe averli per giudicare, nulla osta che ne vadan pure forniti i maestri.nejlo scrivere. Dite un po’ voi infatti se sarà sunimum jus pretendere dagli scrittori di musica intelligenza, coscienza, e gusto? Io non trovo miglior rimedio per uscire una volta di questo manierismo, di questo seicento musicale} nè conosco mezzo più spedito e sicuro per la sanzione del bello e del buono. In tal modo il giudizio della moltitudine verrebbe tosto ad accordarsi con., quel de’ maestri. Ma se ad una composizione piena d’ingegno e di gusto, ad un’opera perfetta, o vicina alla perfezione, per mancanza di uno o più requisiti il pubblico voto sarà in gran parte sfavorevole, allora il maestro, conscio d’aver fatto bene potrà acquietarsi sul giudizio di que’ pochi che intendono, e sentono il buono senza parzialità} e con tale conforto, e con eroico disprezzo dell’avversa fortuna attendere tempi migliori, proseguendo coraggiosamente nel bene, sicuro che almeno la posterità gli farà ragione. Veramente ella è grave sventura che gli scrittori debbano aspettare giustizia dai posteri} ma 4’ altra parte è pur Della e consolante cosa la coscienza eli non aver prostituito l’ingegno e l’arte ai pregiudizi del secolo, egli è dolce a pensare che a breve sventura tien dietro lunga immortalità!... Addio. B-i. VARIETÀ. FALSI GIIDIZJ DI ftOliTHi: [sulla musica II genio di Goethe, creatore per eccellenza, dando à tulto le convenienti forme e i decisi colori, ha senza Comparazione assai meglio intesa l’arte pittoresca che la musicale. I seguenti suoi assiomi intesi a stabilire e fermare ciò che i Tedeschi chiamano le «basi estetiche 55 della musica, ne pajono molto confutabili. — «La musica, dice egli, è o sacra o profana. Un soggetto sacro dee tenersi alla sua gravità, e per tal modo la musica di questo genere-fa la più grande impressione ed esercita la maggiore influenza. La musica profana dovrebbe sempre tenersi al gajo. — «Abbominevole è quella musica che mesce il carattere sacro al profano. La musica cascante e quasi malaticcia che si piace di esprimere labili sentimentali e melanconiche emozioni, è assurda; avvegnaché ella non sia abbastanza grave per essere sacra, e non abbastanza gaia per essere profana. Essa è una musica bastarda. — «La santità della musica religiosa e la festività brillante delle melodie popolari sono i due perni intorno a’quali gravita la vera musica. Ove ella parta da questi due punti sarà sempre per produrre buono effetto. O raccoglimento, o danze. Ma la mischianza de’modi finisce per istor- t dire: il molle diviene scabro; e se la musica vuol pur farsi didascalica o descrittiva essa diviene al tutto insopportabile [p. 151 modifica]E die? la musica non può essere che | festevole o sacra? L’espressione dell’amor. passionato e della tenerezza melanconica j non si confando alla musica! I lamenti di un’anima afflitta non le convengono! Questa è una erronea sottigliezza. Ogni alletto può esprimersi colla musica.Il ritmo esprime l’impulso della emozione ne’suoigradi: esso procede, corre, precipita, s’infrange; e quegli cui vien trovato un nuovo ritmo, fa Battere le vene e i polsi dell’uomo in un nuovo modo; egli ne diviene signore, e può a suo senno continuargli e modificargli quella impressione. Questa è dunque una scienza illimitata alla quale mal si argomenterebbe Goethe di circoscrivere i confini. Solamente di queste due impossibili usurpazioni non è la musica da tenersi capace: cioè della pretesa di dipingere all’occhio, ridicola scorreria nel dominio della pittura, e di quella di ragionare, sciocca usurpazione tentata alla regione dell’intelletto. La musica altro non è che emozione; ma ogni emozione può la musica produrre. Checché ne dica Goethe, la musica è sensibile, voluttuosa e marziale, pastorale e marziale, pastorale e ridente, melanconica e divinai Ella tocca il sommo grado quando in virtù di un grande sforzo di istinto e di creazione fa che tutti sieno diretti a un sol punto luminoso i ritmi, i rumori, gli accénti, i silenzii, i mormorii, i tuoni e le saette; questa mischianza che stordisce, e che Goethe prende per una riconciliazione d’ogni maniera di dissonanze, pare anzi a noi la suprema maraviglia dell’arte. Nè solamente è differenza de’ suoni fra loro, ma è differenza altresì fra i rumori; e ciascuno istromento ha la sua voce terribile o soave: non solamente’la qualità de’ suoni è variata, ma le melodie nel loro procedere e nel loro disegno si rivelano sotto sensi diversi o contrarii, si risolvono in cadenze peregrine nuove e deliziose, o spezzano il loro accoppiamento con contrasti maravigliosi e violenti. Il sentimento dell’unità in mezzo alla varietà, e quello della passione che il genio vien tratteggiando e ritraendo sono il punto quasi sovrumano a cui deve intendere l’arte musicale. Rivolgetevi a Beethoven; e voi vedrete la moltitudine rabbrividire, e con fervore seguire dappresso al possibile 1 ispirato maestro che aggiuguendo un contrasto all’armonia di contrasti, stabilisce un movimento inaspettato, un novello battito de’nostri polsi, e risolve un nuovo problema di quest’arte pressoché infinita e divina. Per musica mista, la quale Goethe condanna, intenderebbe egli forse la musica senza carattere? la vuota romanza, la fiorita e prolissa cabaletta, la suonata che sciorina gracchiando i suoi frivoli accordi, o la sinfonia fatta di getto sullo stampo de1 luoghi comuni? Sia’ pur con Dio; ma se si volessero collocare a due opposte estremità la musica da danza dall’una parte, e dall’altra la musica sacra, infra questi due estremi si potrebbero agevolmente discernere tutte le minime, modificazioni degli umani affetti: amore, brama, melanconia, tenerezza, livore, meditazione, ardor guerresco, e del pari la serena festività della imaginazione, quella innocente e semplicetta giocondità che inspirava a Cimarosa e a Rossini tanti piacevoli scherzi comici! 1 K LA CADUTA DI BADI COÌVI A ORATORIO DI SPOUR Una corrispondenza della Gazz. Mas. di Parigi, in data di Londra, parla a questo modo della Caduta di liabilonia, Oratorio di Sphor, eseguito ultimamente al Meetings musicale d’Eiglcth: u Si supponeva clic la fama precorsa di questa grande composizione musicale avesse a far accorrere un numeroso c distinto uditorio, ma l’aspettativa generale andò ingannata. Quest’Oratorio non ò certo del valore degli altri due composti prima dal medesimo autore. Il soggetto sii offre ben maggior interesse drammatico clic non religioso; ora lo stile sacro non debbe mai degenerare in pitture teatrali. Ad appoggio di quanto affermiamo potremmo citare non pochi esempi. Nell’Israel c Josua di Hiìudcl c’è tanta elevatezza quunlà con’è nc’misteriosi patimenti del suo Messia: l’inno di riconoscimento di Mirato è sublime al pan delta graziosa elegia Sa che vive i lledentor: i lamenti di Davide clic piange Giocala som così scevri di ricercatezza c di ogni mondano effetti quanto il pezzo sì profondamcnlc’feligioso: Sprezzato egli era. 11 signor Spolir Ita interamente perduto di vista la dignità che esige lo stile sacro: il fare de’su Persiani ricorda tutte le splendidezze profane del teatro: nel suo nuovo Oratorio le donzelle di Sionnc suonano del tamburino e ballano delle danze j gane, c ad ogni tratto si disfoga la loro gioja c esprimono le loro speranze. La terribile apparizio della morte clic verga sulla parete dei qahittcri n stenosi produce degli effetti poco diversi da quelli della scena delle monache nel Roberto il Diavolo, effetti che applicati a’soggetti tratti dalla sacra scrittura non riescono’ad altro che a stringervi il cu d’angoscio. Insemina, considerato come musica tedesca, l’Oratorio del sig. Spolir è più inondano delle palle più serie del Mosè di Rossini, dei pezzi più inoli ciani del suo Slubat, che i partigiani esclusivi del si gnor Spolir non sanno perdonare tuttavia al suo ai toro». Abbiamo voluto citare questo brano di critic acciocché i nostri lettori veggono a quale allo punto sono recate le esigenze estetiche presso gli stranieri, e con quaula sottile finezza Si lidi conto delle differenze di genere C di forme nelle diverse composizióni c nei temi diversi. Questo rigorismo eccessivo vi a compenso delia indulgente larghezza con cui tra si fa talvolta buon viso ad ogni più audace confusione di stile, c del barbarismo col quale alcune opere musicali, improntate di un dato carattere, e per questo pregio particolarmente stimate, si sconvolgono c riinpolpcltauo in guisa che la originale loro fisonomia è al tutto vandalicamente scambiata. Ili DOÌV pasquale TRADOTTO PEIl LA SCENA FRANCESE — Venerdì giorno 11 d’agosto il Don Pasquale, accomodalo per la scena francese, fu rappresentato a Brussellcs sul teatro della Mannaie a benefizio d’Alizard. Gli abbonamenti’- vennero sospesi e la sala riboccava tuttavia di spettatori. Il beneficialo, al suo cn-. trarc in isccna, fu salutato da una triplice salva d’applausi. - Tutti i giornali di Brussellcs sono unanimi nel confermare l’immenso successo clic la nuova oj buffa ha ottenuto dalla sua prima serata.» 11 libro del Don Pasquale, dice l’Indépendanl, ha prodigiosamente piaciuto. Del resto, bisogna rendere a Cesare ciò che è di Cesare. 1 signori G. Vaez c R. Roycr non hanno il ventato questo soggetto; bensì non ebbero clic a In durre in francese il libretto italiano, cd era impossibile mettere maggior dose di spirito nel compimento di questo lavoro, e dare al dialogo un tuono più piccante ed originale. Il loro stile è ben quello che più s’addice all’opera buffa. «Quanto alla musica, essa fece a Brussellcs lo stesso piacere clic a Parigi. I pezzi clic furono applauditi con entusiasmo sono, nel primo alto, le strofe cantate da Alizard: Taille d’abcillc e leint rosé, ch’egli disse con una grazia-inarrivabile. Secondo, l’aria di mad. Viliioni: Pauvres amants/idèles! Terzo;il duetto fra Alizard c mad. Villioni: Oh! c’csl charmant. In questo pezzo, che esige della civetteria e molta grazia, mad. Viliioni si 6 mostrata, per la prima volta, commediante per eccellenza. «11 secondo atto, dice sempre VIndépendanl, racchiude delle bellezze musicali superiori a quelle del primo. La scena del contratto, c soprattutto il finale in quartetto, sono pezzi di una gran bellezza. La maniera con cui il quartetto é stato cantato, richiama l’insieme c fino a un certo punto lo siile dei cantanti del teatro italiano di Parigi. I pezzi più rimarchevoli del terzo atto sono stati la Serenala cantata nelle quinte, il notturno di Labordc e di mad. Villioni: Le jour a fui la terre, cd il rondò di mad. Viliioni: Dos jours calmcs quand vieni l’dge. Gli artisti si sono sorpassati: rare volto si è veduto sul teatro della Mannaie, un lavoro meglio cantalo c rappresentato con maggior insieme. Si provò una vera soddisfazione di potere finalmente riparare, con questa musica spiritosa c leggiera, clic non dà clic dolci cd aggradevòli emozioni, alla sovrabbondanza di certe opere melodrammatiche, all’udire le quali si prova quasi fatica. (’Franco Musicale■) UÀ MUSICA DI BEETHOVEN SUONATA ALL’IMPROVVISO Non si è mai offerto esempio, crediamo, clic nò l’orchestra di Parigi, nò quella di Berlino, di Vienila, di Brussellcs, che pure sono discretamente stimate nel mondo musicale, abbiano osato produrre in.pubblico veruna delle tanto sublimi c per conseguenza difficili sinfonie dell’autor del Fidelio, senza prima prepararsi al rischioso cimento con, ripetute prove. Si narra anzi che il medesimo Beethoven, avendo avuto a dirigere una grande Accademia che dovea darsi a Vienna, non solo non si accontentò di preparare la precisa esecuzione della magnifica sua Sinfonia eroica con dicci laboriosissime prove, ma venuto il momento di suonarla al cospetto di. un uditorio di principi c di sovrani, non ebbe riguardo a interromperla a metà, pregando i signori ’ professori a volere riprenderla da capo, per poter meglio rilevare il tempo c tutte le finezze del colorito, ccc. Da questo solo aneddotino debbo comprendersi quanto ardua impresa sia il suonare la musica Bccthoveniana, c per suonare qui non intendiamo già il trovarsi tutti c singoli i suonatori al fine del pezzo a medesimo tempo, lieti di non aver lasciale cadere a terra clic pochissime delle note segnate, c superbi di non essersi impacciati a mezzo di questo o di quel passo, ccc. Qui per suonare intendiamo interpretare il carattere in genere della composizione, e subordinare ad osso la scelta c la degradazione delle tinte, la varietà del colorito, la finezza dei chiaroscuri, la precisione dei tempi, c più che tutto investirsi del fuoco poetico dominante, c trasfondere nell’esecuzione ora lo slancio animato, ora il soave patetico, ora il gajo brillante, ora il far bizzarro, or l’impeto fantastico, c lutto ciò iusomma clic costituisce la vera grandezza delle’invenzioni strumentali di Beethoven, il gran Michelangelo della musica. Eppure chi il crederebbe? In Italia, ove le orchestre non sono di certo superiori a quelle sopra nominate, si ò dato più di un caso in cui si osò suonare diverse delle più. difficili sinfonie di Beethoven all’improvvisò, vai a dire senza veruna prova nò esercizio preparatorio c quindi con quanto c quale effetto, è facile immaginare. II. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Parigi. Il comitato dell’associazione degli artisti di musica organizza un Festival, clic avrà luogo i primi giorni di settembre al Teatro Italiano. Il sig. Berliozsi c incaricato della direzione di questa solennità, per la (piale si farà pompa di grandi mezzi musicali, sicché si j ha lusinga di grande concorso. — Con un ordine dell ) I passalo giugno S. M. il re i Luigi Filippo si è degnato d’approvare la deliberazione 1 colla quale il consiglio municipale di Parigi gratuitamente concedette uno spazio di terreno, nel cimilcrio del Pere Lachaisc, per l’erezione di un monumento alla memoria di Cherubini. Questa deliberazione è concepita; nei seguenti termini: ■ Avendo considerato clic la lunga carriera di Cherubini, morto ottuagenario, fu quasi in| fieramente spesa in Francia, sua patria adottiva; con| siderando clic la città di Parigi fu per lo spazio di ses [p. 152 modifica]- -152 | festa d’Aquisgrana e tra questi anche Reissingcr,prenderanno parte alla nuova festa. — il sig. Danjou, organista di Nólre-Dame a Parigi,! e il sig. Berlini hanno trovato recentemente nella chiesa: di Solicz-Ville (Var) un organo del USO. Questa è una scoperta interessantissima; perchè l’organo più antico conosciuto finora in Francia era quello di Goncsse, pressò Parigi..— I signori EnricoHerz, e Teodoro Haumannhanno I dato ultimamente un brillante concerto a Caen col concorso di mod. Lia Duport. Questi tre artisti hanno cc! citato il più vivo entusiasmo. Fra i pezzi che produs’scro maggior effetto, è da citare il Rondò Russo csei guito da Enrico Herz; La Lucia interpretata da Hau; iiiann c la Riondina cantata in maniera distinta da;l madamigella Duport. — Non è molto udimmo a Ncustrelitz l’oratorio il Mosè del sig. A. B. Marz eseguito sotto la di lui direzione, e stimalo da ognuno come un vero capolavoro nel genere. (G. M. de P.) — La sera del giorno 8 agosto, sui teatro della Residenza reale di Posldam, in presenza della famiglia reale, di tutta la corte, c di un gran numero di sommità intellettuali, si diede la prima rappresentazione della Medea di Euripide, tradotta in tedesco dal signor M. Donncr, c colla musica del sig. Carlo Tauber. ’ Quest’opera, di cui la messa iu scena era stata diretta dal celebre poeta Luigi Tieck mcrilossi gli unanimi suffragi dell’illustre assemblea. — Meycrbeer abbandonò Berlino per andare alle acque di Schwalbach, nel Ducato di Nassau, ove trovavasi già la sua famiglia. Di là il grande maestro si porterà direttamente a Parigi. — I giornali inglesi riferiscono che Balfe sta componendo una nuova Opera-comique con libretto di Scribe, e che in oltre ebbe incarico di scrivere un’Opera pel teatro di san Carlo di Napoli. Aggiungono ch’ei si dispone a percorrere le provincie in compagnia del violinista Sivori, mad. Albertazzi c la giovine sua sorella; per ultimo lo additano come il futuro direttore musicale sia al Drury-Lane, sia al Covcnt-Gardenyóve la signora Balfe avrebbe il posto di prima donna. — La società delle Scienze e delle Arti di Lilla ha dcfferjta la medaglia d’oro al signQr Ferdinando Lavaiilnè il quale si fa sempre più benemerito colle ottime sue composizioni di musica sacra. Anche recentemente cscguivasi a san Pietro di Douai la sua gran messa per voci d’uomo che ottenne uno splendido successo e ne fa presagire altre non minori. — ; Soddisferà forse la curiosità de’nostri lettori il trovar qui un singolare saggio di poesia Anglo-francese. Si tratta di un acrostico in onore della ballerina madamigella Cerrito, la quale ultimamente divideva con madamigella Fanny Elssler l’entusiasmo del grave popolo inglese. C crlcs il est au monde une morvcillc encore, E Ile eblouil Ics yeux, comme un brillant dans l’or. R cihc par la bèaulé, le lalent, la poesie I rrcjirochable en tout, cn gràce, en liarmonie T oujotirs le diadèma est sur son front radieux, 0 n la voit sur la terre, et F on rève des Cieux. (Gazi. Mas. di Parigi) — A Londra gli incassi della Società Filarmonica durante l’or passata stagione, senza coprire la cifra delle spese, oltrepassarono però di gran lunga gli incassi del decorso anno, in cui si vollero non meno di 800 lire sterline (24 mila franchi) per supplire al deficit. — Thalbcrg c sua moglie si trasferiranno in compagnia di Bériot ai bagni dlEms;di là partiranno per Napoli ove li raggiugnerà Lablaclic colla sua famiglia. Anche Benedici si reca a Napoli per un mese. — Madamigella Fanny Elssler nel trasferirsi in Europa, perdette tutti i guadagni da lei fatti in America, circa 120 mila dollari. In forza di una operazione bancaria, comme on appelle cela, i dollari fecero ritorno nella loro patria, o per dir meglio, non ne uscirono. Cosi la signora Fanny Elssler si trova nella necessità di riedificar da capo la sua fortuna. Sarà la terza volta. — A Parigi si vanno già facendo le prime prove del Don Scbaslien: e Donizctti le ha dirette al cembalo. Il signor Scribc già arrivato a Parigi sta facendole nel quinti’ alto i cambiamenti di cui fu richiesto. Cosi nulla potrà pai ritardare gli studu incominciati, e se il direttore signor Pillct asseconda gli attori, si può aspettarsi rappresentalo il Don Sébaslicn nel mese di Novembre. — Nella settimana scorsa s’incominciarono le prove per la ripresa ìlei Marlyrs che avrà luogo al principio del mese venturo. — Come era da credere Tamburini 6 ritornato a Marsiglia e badato, a beneficio dei poveri, la rappresentazione ch’egli aveva rifiutato di dare per la somma clic il direttore del teatro gli aveva offerto. Egli cantò il Rarbiere che è "la miglior parte del suo repertorio. Applaudito con furore in tutta la rappresentazione, egli è stato richiamato dopo abbassata la tela. Mad. Secci-Corsi,- cantò egregiamente la parte di Rosina. I poveri hanno raccolto, pagate le spese, più di 5,000 franchi. La è una pingue elemosina. — Burlino. (Teatro Kònigstadt) Il sig. Cerf, imprc- sario di questo teatro, pubblicò ne’ giornali una dichiarazione del seguente tenore: Non posso trovare il mio conto stanti le ’scrittore’ vigenti colla compagnia italiana dell’opera; mi sarei regolato secondo i desideri del Pubblico, se il suo entusiasmo per le voci, le mani ed i piedi penetrasse sino alla cassa del teatro. — Il maestro Mcndclssohn non tornerà l’inverno venturo a Lipsia, ma dirigerà, giusta.il dcsideriodel Re, una serie di musiche sacre, parte in chiesa, parte uell’Aceademia di Canto. — La nostra Accademia delle Arti nominò membri straordinarj il dottor Giorgio Hastner, Gioachino Rossini, il direttore di musica Ldmann; membri oi consigliere di corte Kieseweller a Vienna c inglese a Berlino, il conte Westmoreland, v tante e compositore. {Gdzz. M — Danzila. Uh sacerdote ha qui cercato e che niun membro del teatro possa aver parte ni siche di chiesa! — FiiancofortB. Nel giornale Sontagsblatt, il signor Castelli, rinomato scrittore viennese, rende conto del suo abboccamento avuto col maestro Mendclssohn, riguardante l’incarico ch’egli ebbe da)l’Unione Filarmonica di Vienna d’invilarlo a dirigere il suo Oratorio Paolo in quella residenza. Il sig. Mcndclssohn se ne rallegrò molto, dicendo essere da tanto tempo il suoardentedesiderio di veder eseguilo il suo Paolo a Vienna, (città, di tanto riguardo nelle cose musicali, ed ove i primi eroi dell’arte, Haydii, Mozart c Beethoven hanno vissuto c operalo) c di sentirsi molto onorato dell’esser chiamalo a dirigere egli stesso tale esecuzione; Mostrando per altro il suo dubbio se un’opera scritta nello stile rigoroso sia da azzardarsi coll’attuale gusto di Vienna rivolto ora alla musica frivola, e a quel che solletica l’orecchio, il sig. Castelli lo persuase trovarsi tuttora in quella capitale buon numero di conoscitori della vera musica, c dilettanti assai colli; assicurandogli inoltre che il Paolo ottenne già molto favore in una piccola prova fattane dall’Unione, Mendclssohn promise di recarsi Vienna all’uopo di dirigerlo, e di farsi pur sentire sul pianoforte in un concerto da darsi dall’Unione stessa. Un impedimento di famiglia ed altri obblighi contratti gli tolsero finora di recarsi alla capitale dell’Austria. Ncll’istcsso giorno deH’abboccamcnto diresse nell’Unione Cecilia di Francoforle il Giuda Maccabeo di Hàndcl, ove si addimostrò pur anco valentissimo direttore cui non isfuggono le meiìomc minutezze, ed il quale penetrò perfettamente nello spirito di IInndcl. (Estr. dal Segnale, giornaletto mus. di Lipsia) — Landau (Palatinato) 12 agosto. La decima Festa musicale palatina, ch’ebbe qui luogo nel decorso di questa settimana sotto l’esimia direzione del regio maestro di cappella F. Lachncr, fu una delle più brillanti e delle meglio riuscite che mai fra noi ebbero luogo, L’esecuzione dell’oratorio Mosè U) vantò un successo impossibile a descriversi, in quanto clic l’entusiasmo pel vero bello c genuino di quel capo d’opera c l’applauso procelloso, tributato all’ottima esecuzione si manifestarono nel medesimo tempo. Il 10 agosto, secondo giorno della festa, fu dedicato à concerti. L’undecima Fcsta_ r cale palatina, avrà luoge sarà diretta da Mcndcls (I) Il corrispondente della Gazzetta Universale d’Angusta, dalla quale è tolta questa notizia, non dice da chi sia composto quest’Oratorio. NOTIZIE DRAMMATICHE — Gustavo Modena.darà incominciamcnto col primo dell’entrante settembre.ad un corsodi rappresentazioni al teatro Re. Conduce seco una compagnia di giovani, di’ egli prese ad educare nella propria arte facilmente abbracciata da molli, ma da pochissimi veramente conseguita. Sarebbe cosa ingiusta l’aspettarsi in cosi breve tempo d’educazione da’ suoi allievi un profitto in via assoluta, poiché al meglio non si arriva che lentamente e per gradi, ma siamo certi che chi vorrà guardarli con occhio paziente, scorgerà in essi germi tali da promettere il ricavo del miglior fruito che dar possa li terreno ih cui ne furono gettati i semi. Gustavo Modena è il solo chiamato a ristorar l’arte della recitazióne italiana; chi non seconda gli sforzi di questo nobile ingegno, o gli inceppa con sofistici ragionamenti economici; non avrà più il.diritto d’ora innanzi di lagnarsi se l’arte continua a mantenersi in un deplorabile decadi; mento! G. I. — Il Messaggiere Torinese c l’Omnibus di Napoli ci danno notizia di due nuove produzioni drammatiche, scritte da persone non per anco note in questa difficile palestra, ma che dimostrano buoni titoli per esservi ammessi, sebbene i loro lavori non abbiano avuto che una modesta riuscita. A.Brofferio’chefadifficilmentequartiere. alle nuove rappresentazioni, si esprime con molta benevolenza intorno al Medico di Parma nuova commedia iu 5 atti del signor Fiorentino datasi ultimamente dalla Reni compagnia al teatro Origliano a Torino, e con pari benevolenza il signor R. Tommasi nell’Omnibus riferisce di una nuova produzione datasi in Napoli, intitolata: Un amore senza speranza di giovano ed anonimo autore. Dal breve sunto di esse rileviamo che ainbiduc pendono un po’ ai genere romanzesco e ad esprimer casi eccezionali della vita, ma i critici ci assicurano che sono bene scritte, ed abbastanza bene concatenale..E questo basta per un semplice annunzio; quando compariranno, come non dùbitiamo, sulle nostre scene, ci diffonderemo un po’più. — La R. Compagnia drammatica al servizio di S. M. Sarda, dopo un fortunato corso di recito, si trasferì ultimamente a Venezia óve reciterà il settembre c l’ottobre, indi si porterà al nostro tcatroRc. Nelle ultime recito, tra le nuove produzioni date da quella Compagnia a Torino vedemmo con nostra gran meraviglia una riduzione in piosa italiana della nota Opéra-Comique, La part da Diable! - Diavolo! c’era altro da scegliere dal teatro drammatico francese, e come mai la smania del bizzarro c dello strano potè far ricevere quella singolare fantasia melodrammatica appena tollerabile col prestigio della musica c colle grazie del canto, in un repertorio cosi gastigato com’è quello della R. Compagnia diretta dal bravo Righetti? GIOVAMI RICORDI EDITdBE-PBOPBIET.lIlIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria c Tipografia Musicale di GIOVAMI RICORDI Contrada degli Omenoni N. 4720. sant’anni il teatro della sua gloria; che i suoi lavori i altrettanto varii che numerosi, che le sue cure altrcl- | tanto costanti che illuminate, hanno avuto per risultato! principale la prosperità e la superiorità incontestabile! del Conservatorio’ di Musica, stabilimento nazionale è j vero, ma il di cui splendore si rinette sulla città di Pa- • rigi, ccc». Non manca dunque più nulla oramai a que- i sia manifestazione cosi legittimamente accordala al ge- j nio. Gli artisti si sono già accinti all’opera, e il mouu-; mento non tarderà ad innalzarsi. — Leggiamo nell’Armoricain giornale clic si pubblica a Brest: • Una compagnia d’opera buffa, formata per le cure del sig. Uasquort, sta per imbarcarsi a Brest, destinata alle isole Marchesi. Il Teatro completo con tutti i suoi accessori e decorazioni verrà imbarcalo nel medesimo tempo clic la compagnia sul vascello il Zampa. Non avvi nulla di più ingegnoso dei meccanismo col mezzo del quale questo teatro si erige e si dismonta in meno di un quarto d’ora, benché contenga lutto ciò che è necessario per le trasformazioni sceniche, da eseguirsi tanto bene e tanto presto quanto al Grande Opera di Parigi. Il sig. Giulio Massip, capo d’orchestra e maestro di canto, è stato incaricalo della direzione della parte musicale dell’intraprcsa, alla quale noi auguriamo liete sorti». Benché aggiungiamo i nostri voti a quelli delY Armoricain, nòli possiamo a meno dal riguardare una spedizione artistica di tal natura, come oltremodo immatura, in un paese in cui gli indigeni si regalano ancora di carne umana e non conoscono punto altro costume che quello dei nostri primi padri. Forse clic l’opera buffa si suppone chiamata alla missione di civilizzare il mondo? (G’azetle Musicale de Paris) — L’imperatore delle "Russie ha recentemente fatto scrivere al sig. Ettore Berlioz’, dal capo della cappella della musica imperiale, allo scopo di pregare questo artista di ridurre i canti fermi della Chiesa Greca’in sedici parti a coro quadruplo. Le istruzioni dirette al signor Berlioz gli prescrivono d’adoperare in ciascheduno di questi cori le voci di.contrabbasso, assai comuni fra i cantori russi. ’ — Pare che il nome di Maria piaccia infinitamente al maestro Donizetli, egli ha già scritto cinque opere sotto questa invocazione: Maria Padilla, Maria Stuarda, Maria di Budenz, Maria la figlia del Begg’imento e Maria de Bohan. (G. M. de Paris) — Il sig. Ferdinando Hiller ha fatto eseguire a Francoforte sul Meno, ch’egli abita in questo momento, un oratorio di sua composizione: La distruzione di Gerusalemme, a benefizio di fondo delle pensioni dei membri del teatro; e, cosa incredibile! i membri dell’orchestra hanno rifiutato il loro concorso. Lo clic però non valse a sconfortare il generoso artista dal suo nobile pioposito e dal radunare altri artisti e amatori della città i quali hanno mirabilmente eseguito questo produzione notevole. — Si sto formando nel Wurlemberg una società destinata al miglioramento della musica di Chiesa, e di essa è prcsidenlo il vescovo di Rotlcmbourg. Speriamo che questo esempio sarà seguito anche da noi (cosi la G. M. de Paris), perchè le nostre chiese hanno maggior bisogno d una organizzazione musicale che non quelle della Germania, ove almeno qualche volto si sente della buona musica sacra. — La festa musicale del Reno, clic ebbe luogo quest’anno ad Aquisgrana è stato magnifica. Seicento cantori e istrumeiilisti sotto la direzione del sig. Reissiger, hanno eseguito in modo al tutto irreprensibile il Sansone di HSndel, il Magnificat di Durante e la sinfonia in sol.minore di Mozart. — Il figlio del celebro Goethe ha composto la sua terz’opera intitolata Enzio, la quale a quanto pare verrà rappresentato a Weimar sotto la direzione di F. Liszt, chiamato recèntemente maestro di cappella del gran Duca di Weimar. — La festa dei Chansonnier, a Tubinga, ebbe luogo il 24 giugno. Il numero dei cantanti arrivali da tutti i dintorni toccò a più di 1S00 ed hanno eseguito, tanto in chiesa che nella corte del castello, fra gli altri pezzi notevoli, l’Oratorio di Neukomm, l’Ascensione di Gesiì Cristo, e un coro d’uomini, il Banchetto dei Cavalieri, di Weber. (6. M. de Paris) — In questi passati giorni argomento alle eleganti conversazioni di Berlino fu la presenza di madama Viardot-Garcia. La Corte e l’alta Società s’affollavano alle sue accademie e alle rappresentazioni ch’ella diede al teatro. L’entusiasmo da rei destalo fu simile a quello che Liszt seppe eccitare. Non fu mai udita voce più bella, avvalorato da più perfetto metodo. Grazie alla sua organizzazione eccezionale, essa canta colla stessa perfezione la Rosina del Barbiere e la Desdemona dell’Otello. Essa non brilla meno nelle grandi opere di Meyerbeer, Rossini, Donizetli, che in quelle di HSndel e di Pcrgolesi, come nelle romanze di madama Malibran, di Garcia., Dessauer, Ganz e in quelle composte da lei medesima. Bachcl a Nephtali, una delle più belle inspirazioni di Meyerbeer venne da lei cantata con tanta espressione, clic il pubblico ne fu commosso alle lagrime. Il re diede un’accademia alla Corte per poter udirla. A Meyerbeer fu dato l’incarico della direzione. — Meyerbeer sto per partire da Berlino fra una quindicina di giorni. Il teatro dell’Opera si risentirà vivamente della sua assenza. Si spera che l’illustre maestro non profitterà di lutto il suo congedo per rimanersi a Parigi. L’accademia di canto ha eseguito le sette cantiche composte da lui, nelle quali è manifesta quella grandezza di concetto clic forma il carattere distintivo di tutto le sue composizioni. I — Il capolavoro di Liszt,.la sua gran fantasia sopra ( il Don Juan, verrà quanto prima pubblicata. — Si sta occupandosi a Colonia della formazione di i una grande scuola di musica a benefizio della quale si prepara un’accademia clic si potrebbe chiamare una picI cola festa musicale. Tutti gli artisti intervenuti alla gran