Gli sposi promessi/Tomo IV/Capitolo IV
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Cap. IV.
Andavano intanto coll’avanzare della primavera sempre più spesseggiando gli ammalamenti e le morti. I magistrati, come chi al raddoppiar di chiamate, e al continuo battere della luce, si1 risenta da un alto sonno, cominciavano a riandare ciò ch’era accaduto, a guardare ciò che accadeva, a sospettare, quindi a risolversi che2 bisognava far qualche cosa. Ordinarono contumacie, bollette, purghe di merci; fecero porre cancelli alle porte, delegarono nobili che vi assistessero, intimarono pene a chi trasgredisse gli ordini della Sanità o turbasse con minacce3 o con insulti quegli che gli eseguivano;4 consultarono sui mezzi di fornire alle spese sempre crescenti del Lazzeretto, e di tutti gli altri servizj, e di nutrire una gran parte della popolazione, alla quale cessavano i lavori e i mezzi di sussistenza. Ma la difficoltà era appunto nel trovare questi mezzi.
Il Marchese Spinola de los Balbasos5 governatore,6 stavasi a campo sotto Casale, occupato nel suo principal mestiere d’eroe. I Decurioni spedirono deputati a rappresentargli7 le urgenze dello Stato, l’esaurimento delle casse municipali, l’impossibilità di aumentare le imposte, quando le correnti non erano pagate per inabilità, e ad implorare che l’erario reale assumesse queste spese straordinarie ed inevitabili. Il marchese accoglieva i deputati con molta buona grazia.8 Del resto,9 rispose spiacergli assai di non trovarsi a Milano a fare ogni uficio per sollevare quella povera città, ma sperare che i Decurioni avrebbero fatto cose grandi:10 pensassero essi, da quei bravi uomini che erano, al modo di far danari: esser questo il tèmpo di non guardare a spese, di profondere per la salvezza della patria:11 tutte le risoluzioni che essi avrebbero prese a questo fine e in questo senso, egli le avrebbe approvate. Su le domande,12 rispose che avrebbe pensato. Più tardi poi, nel maggior fervore della peste, il governatore pigliò il partito di lavarsene le mani: trasferì con lettere patenti la sua autorità nel gran cancelliere Ferrer; ed affidò a lui e agli altri magistrati la fame e la peste,13 non ritenendo per sé che la guerra. In14 quelle angustie, i Decurioni accattavano somme a prestito,15 ne chiedevano in elemosina, ponevano contribuzioni particolari ai più facoltosi, aumentavano i carichi, ne inventavano di nuovi;16 ma il ricavo non bastava ai bisogni, e le cose andavano come potevano.17 La confusione cresceva di giorno in giorno: quella qualunque azione dei magistrati, che nei tempi ordinarj serviva a mantenere quel qualunque ordine,18 diveniva ora di giorno in giorno più debole, più incerta, più intralciata,19 e in molte parti cessava affatto; e nello stesso tempo tutti gli elementi di disordine, diffusi in quel corpaccio sociale, acquistavano un nuovo vigore.20
I ribaldi sentirono21 quanto guadagno di licenza e d’impunità poteva trovarsi per essi22 nel pubblico turbamento,23 nello sbalordimento dei magistrati, e degli uomini quieti; e ne approfittarono. Né basta: l’autorità publica,24 istituita per reprimere quei ribaldi, fu25 costretta a servirsi di loro, e ad affidare a quelle mani una porzione26 spaventosa di forza legale.27 Convenne arruolare in fretta e in furia28 uficiali d’ogni genere29 pel servizio straordinario, commissarj, guardie , monatti : cosi con antica denominazione milanese erano disegnati30 gli uomini condotti a trasportare al lazzeretto gl’infermi, a sotterrare i cadaveri, a purgare ed ardere le robe infette, a vivere insomma della peste31 in mezzo alla peste.32 A questo tristo e pericoloso uficio,33 dal quale rifuggivano anche gli uomini avvezzi ai più bassi e penosi,34 si offrivano35 i più sicuri scellerati, pei quali l’attrattiva delle paghe, della rapina e della licenza era più potente36 che il timore della morte. Sul principio37 fu pur pure fattibile contenerli entro qualche regola, ma coll’estendersi della peste38 andò crescendo la loro licenza; e a grado a grado, le case, le cose, le persone furono in loro balia.
I tempi delle scelleratezze39 straordinarie sono per lo più illustrati da40 virtù più solenni, più risolute, straordinarie anch’esse; e di tali non mancò il tempo, di cui parliamo. Si videro esempj di rassegnazione sentita ed animosa, di liberalità costosa, di carità ardente, e per cosi dire spensierata, di zelo, di attività41 infatigabile42: esempj tutti ispirati dalla religione, e dati in gran parte dai suoi ministri.
Fino dal mese di novembre del 1629, il Cardinal Federigo,43 ragionando dal44 pulpito sul pericolo vicino della peste, aveva proferite queste parole : « non dubitate, fate animo, che né da me, né da miei preti non sarete giammai abbandonati.» Venuto il45 caso, egli attenne46 in tutto47 la promessa.48
Dando per supposto, o49 accennando come cosa già nota che l’esporre la vita pei fratelli è un obbligo del ministero,50 egli prescrisse ai parrochi, e a tutti gli ecclesiastici,51 nuove regole sul modo di amministrare52 i soccorsi della religione; indicò le cautele da usarsi, distribuì somme da erogarsi in ajuti temporali. Corresse severamente, e svergognò quelli che si ritiravano dall’assistere agli infermi: il primo che,53 disertando la sua parrocchia, s'era rifuggito in campagna, lo richiamò egli, con rampogne e con minacce d’interdetto, al suo posto; né54 trovo55 che da poi56 gli sia più convenuto di ricorrere al rigore, per simile motivo. Egli, con quella sua consueta composta operosità, attendeva57 in casa alla direzione di tutte le opere imposte al clero, non rispingendo58 mai chi avesse bisogno di conferire con lui;59 percorreva la città,60 accompagnato da uno che portava moneta da distribuirsi in elemosina, fermandosi sotto le finestre, alle porte dei poverelli per61 informarsi dei bisogni, e62 sovvenire, per ascoltare le querele, e dar consolazioni e63 coraggio; visitava il lazzeretto, dava consigli,64 e colla sola presenza65 ratteneva per qualche momento almeno la sfrenatezza dei ribaldi, ed eccitava i ministri publìci ad adempire coraggiosamente agli uficj loro.66 Rimaso quasi unico superstite di tutta la sua famiglia vescovile, consigliato, tempestato dagli amici, dai parenti, dai medici, da uomini potenti, perché non si esponesse a tanti rischj, e si ritirasse67 in qualche sua villa, non68 fu scosso un istante dal suo proposito; tanto che ne ebbe taccia di ostinato: fatto notabile davvero, e che può esser di esempio e di
consolazione a quegli che si rammaricano69 di veder censurate le loro azioni.70 Rimase egli dunque fino alla fine;71 ma non per questa lasciò di trarre profitto dalle sue ville: scelse tra i giovanetti che si educavano al ministero ecclesiastico72 alcuni distinti per morigeratezza e per diligenza; e gli mandò quivi73 per74 sottrarli al comune pericolo,75 e in tanta strage serbare almeno il meglio ad un migliore76 avvenire.
La condotta del clero non fu difforme dall’esempio del pastore:77 non vi fu appestato che78 desiderasse invano l’assistenza del sacerdote: preti e frati nel lazzeretto, nelle case, nelle vie accorrevano al bisogno,79 ne andavano in cerca;80 e il cardinale stesso, e nei pubblici sermoni, e nel suo81 trattatello della peste, loda con82 gratitudine i molti, che in quell’opera avevano perduta la vita, e i superstiti, che non l’avevano però risparmiata.83
Fra84 quel nobile85 volgo86 si distinse un uomo,87 che avrebbe un nome storico, se la storia fosse consecrata a descrivere88 lo stato delle società nei diversi tempi,89 e a segnalare90 i fatti e i caratteri, che più servono a far conoscere la natura umana. Nei molti cappuccini che si offersero ad assistere gli appestati, v’era un Padre Felice Casati di grande autorità presso ogni sorta di persone, per la severa santità della91 vita, per una straordinaria potenza d’animo, e per fama di sapere. I Decurioni, impacciati com’erano, pensarono che un92 tanto frate poteva essere impiegato a più vasta opera che egli stesso non pensasse; e lo93 scongiurarono d’assumere94 il governo del lazzeretto. Egli andò a chiedere il consiglio di Federigo, il quale, abbracciatolo a più riprese, lo animò ad95 accettare l’incarico. Il Presidente della Sanità,96 che era più impacciato d’ogni altro,97 condusse, nel giorno di Pasqua, il Padre Felice con altri capuccini al lazzeretto; e quivi, chiamati98 gli uficiali,99 lo presentò ad essi dicendo: «questi è il presidente.del lazzeretto,100 anche sopra il presidente.» Mirabile spettacolo! vedere un magistrato, avvezzo alle gare101 ansiose e agli ostinati puntigli delle preminenze, abbassarsi volontariamente, discendere al secondo grado, mettere un102 altro sopra di sé. Ma ci voleva la peste.103
104Col crescere della mortalità, col popolarsi del lazzeretto, andavano scemando le mormorazioni e105 le beffe del popolo: la parola peste era profferita più sovente e fuor di scherzo; al vedere infermi, condotti al lazzeretto, e case sequestrate, molti, che106 dapprima avevano schiamazzato contra107 quei provvedimenti, cominciavano a trovar ben fatto che si allontanasse da loro ciò, che finalmente sentivano essere un pericolo.108
Per qualche tempo il contagio aveva serpeggiato soltanto nelle case dei poveri;109 finalmente, dilatandosi, attinse quelle dei nobili; e questi110 esempj, perché111 più esposti alla osservazione, produssero una impressione più generale e più forte. E più d’ogni altro caso fé specie l’udire che era caduto infermo di contagio quel Ludovico Settala, che lo aveva da tanto tempo segnalato indarno, e con suo pericolo. Avranno eglino detto allora: «il povero vecchio aveva ragione?» Probabilmente l’avranno detto quei soli, che fino da principio gli avevano creduto; perché essi soli potevano dar ragione al povero vecchio, senza dar torto a sé stessi. Il povero vecchio, e un suo figliuolo guarirono: la moglie, un altro figliuolo, e sette persone di servizio morirono di peste.
A malgrado d’una si terribile evidenza, v’era ancora alcuni ostinati: per112 far capaci anche costoro, il tribunale della Sanità ricorse ad uno strano espediente: usò un linguaggio113 tipico, adattato veramente all’intelletto di chi doveva esser persuaso e di chi voleva persuadere; degno insomma dei tempi. Era morta di peste una famiglia intera:114 la Sanità diede ordine che un giorno festivo, in cui il popolo era solito concorrere alla115 chiesa di San Gregorio,116 posta dietro il lazzeretto, tutti quei morti vi fossero trasportati sopra un carro, ignudi. La lurida pompa attraversò la folla: alcuni torcevano con orrore e con fastidio gli sguardi, altri accorrevano a guatare con ansiosa curiosità ; e questi videro su quei cadaveri i lividori, e i buboni pestilenti, comune cagione ad una famiglia di quelle comuni esequie. Non restò finalmente chi dubitasse che il male era117 contagioso.
Ma il ricredersi fu più fanatico, più funesto che non era stata l’ostinazione: da una verità riconosciuta118 cominciò un periodo di demenza e di atrocità publica, non119 inaudito certamente nella storia dei traviamenti umani, ma, per durata e per casi, notabile e spaventoso.
Riconosciuta una volta l’esistenza del contagio in Lombardia, non pare che si dovesse120 scrutiniar molto, andar molto lontano a cercarne la causa: ell’era in pronto, immediata, naturale, manifesta: la calata delle truppe alemanne. Ma non fu così. Quegli uomini avevano disputato, riso, e sbuffato per sei mesi: non avevano mai voluto ammettere, né sofferire che altri supponesse relazione tra la venuta dell’esercito, e il nuovo malore che regnava in Lombardia: confessare ora finalmente questa relazione, sarebbe stato un confessare d’essere stati bestialmente ostinati e ciechi. Non vollero quindi né ricordarsi, né parlare, né udir parlare di quella circostanza; e, rifiutando la causa naturale, ne immaginarono, come suole avvenire, una stravagante, una che sarebbe ridicola, se121 quella immaginazione non avesse avute conseguenze,122 che, udite o lette, rendono altrui ritroso al riso, per qualche tempo ancora da poi che il racconto è cessato. S’immaginarono che la peste fosse disseminata con unguenti, non so, né essi pur sapevano quali, da uomini perversi, collegati sotto qualche capo potente e nascosto, e tutti in società di patti col demonio. A diffondere questa123 insana credenza contribuiva la disposizione universale a supporre cause soprannaturali, che, ammesse una volta,124 spiegano tutto senza difficoltà, stornando gli ingegni dall’esame delle cose e delle relazioni reali; il quale fa nascere dubbj spinosi da ogni parte. E fra queste cause soprannaturali, una,125 [che] più facilmente si ammetteva, era l’intervenzione del demonio: ogni126 fenomeno che uscisse dalla sfera127 angusta delle cognizioni, e della esperienza comune, era opera del demonio, non solo nel male, ma128 nelle cose innocue, non nelle pregevoli, ma nelle buone: del che rimane tuttavia un vestigio in più d’un dialetto e d’una lingua, che per dinotare un uomo di abilità129 [straordinaria] in qualunque genere,130 hanno tuttavia questa formola: egli è un diavolo;131 ha il diavolo addosso. Contribuiva l’opinione universale,132 congenere a questa che abbiam detta, sulla esistenza, sulla frequenza delle streghe e degli stregoni: opinione che, applicata poi a tanti infelici,133 faceva nascere dei sospetti che nella persuasione divenivano fatti, e davano così134 alla opinione stessa la forza e l’autorità della esperienza. Contribuiva la facilità135 a credere136 delitti enormi, strani,137 intenzioni138 e disegni di una perversità infernale, gratuita, capricciosa: facilità nata in parte139 da una esperienza troppo reale:140 non eran rari gli uomini che, a forza di conceder delitti alle passioni loro, eran giunti a segno141 di farsi una passione e una gloria del delitto stesso.142 Dei veleni poi l’uso era tanto frequente,143 come attesta il144 Cardinal Federigo in un145 suo trattatello su quella peste,146 il quale si conserva manoscritto nella biblioteca ambrosiana, che ne eran comuni gli artefici e le officine.
L’ignoranza e l’irriflessione portavano poi leggiermente una tale corrività a creder misfatti, al di là delle nozioni dell’esperienza; e specialmente in ciò che risguardava le nazioni straniere:147 l’orgoglio, una stolta rivalità,148 talvolta una infame politica facevano inventare149 alla giornata le più atroci imputazioni, o le interpretazioni più assurde di fatti reali; queste erano gettate in mezzo ad una popolazione, che non150 aveva né le151 notizie di fatto, né152 le idee generali per farvi sopra un esame, né l’abitudine di esaminare; erano credute, ripetute, e153 disponevano le menti a crederne altre, formavano un criterio publico falso, corrivo, ed avventato. Contribuivano certe tradizioni confuse, ma ridette con asseveranza fra il popolo, di simili154 trame scoperte nella peste del 1576, e in altri tempi d’eguale sciagura. Contribuivano le stolte, e ancor più inescusabili erudizioni di molti dotti d’all’ora, che andavano a pescare nelle storie, e in narrazioni ancor più favolose,155 propagate con sortilegi, e con veleni, o come dicevano manofatte: materia pur troppo156 abbondante; giacché da quella peste, che, al dir di Tucidide, gli Ateniesi supponevano cagionata da veleni gettati nei loro pozzi dai Peloponesj, fino alla peste di Roma, che nel consolato di P. Cornelio Cetego, e di M. Bebio Tamfilo, cominciò, al dir di Livio, da un pianto del simulacro di Giunone Lacinia in Lanuvio, e da altri simili avvenimenti, non vi fu peste, quasi fino ai nostri giorni, della quale, il popolo che la pativa, non desse cagione in gran parte a frodi umane, o a prodigj superstiziosi. Ma quello che157 fissò ad un punto d’errore questa vagabonda ed inquieta credulità, fu una lettera sottoscritta dal re D. Filippo Quarto, spedita fino dall’anno antecedente al Marchese Ambrogio Spinola,158 nome ancor celebre159 per le spedizioni di Fiandra,160 che era stato surrogato al Cordova nel governo di Milano. In quella lettera161 si dava avviso al governatore che162 quattro Francesi, sorpresi nell’atto di163 spargere unguenti164 pestiferi nella Corte di Madrid, erano sfuggiti, né dove si sapeva: dovesse egli quindi stare all’erta se mai fossero capitati a Milano.
Al primo divolgarsi165 di quell’avviso non vi si badò più che tanto:166 ma il contagio, che nelle credule menti, era stato associato alla idea di quelle unzioni come un effetto di esse, comparendo ora realmente, risvegliò tosto167 la ricordanza della sua immaginata cagione: l’idea di unzioni venefiche, che era168 rimasta infeconda,169 mise radici, si svolse, fruttificò, come un germe maligno170 profondamente sepolto,171 se il vomero lo solleva, e lo appressa alla superficie del terreno. Unguenti, polveri, comete, malie, trame, congressi,172 demonio, erano173 le parole che tornavano in tutti i discorsi.174
Si venne tosto a sapere che il demonio aveva pigliata a pigione una casa in Milano: si disegnava il quartiere, si ripeteva il nome del locatore. Che più? Un uomo, e si175 diceva chi, fermatosi un giorno su la piazza del duomo, aveva veduto giungere in carrozza, a tiro sei176 con gran corteggio un gran signore,177 col vólto fosco ed abbronzato,178 cogli occhi infiammati, coi capegli ritti, col labro superiore teso alla minaccia:179 un viso insomma180 di quei, che il buon milanese non aveva mai veduti. Mentre questi guatava,181 il cocchio era ristato, e a colui fatto invito di salire:182 egli aveva condisceso;183 e, dopo un certo giro, il cocchio s’era fermato a quella tal casa, ed ivi egli era smontato con gli altri.184 La casa era degna del fittajuolo: andirivieni,185 deserti, luce, tenebre,186 là solitudine, qui larve sedute a consiglio, amenità di giardini, e orrore di caverne. Quivi al galantuomo erano stati mostrati187 grandi tesori, e promessi, se volesse servire a quel signore nella grande impresa, ch’egli macchinava. Ma il galantuomo, avendo ricusato, era stato rimesso nel cocchio, e ricondotto alla piazza del duomo. Questa storia non fu soltanto creduta in Milano, dov’era nata, ma si diffuse per tutta Europa; e in Germania se ne incise un disegno.188 L’arcivescovo elettore di Magonza chiese per lettera al cardinale Federigo Borromeo che fossero tutti189 codesti portenti che si narravano di Milano: il buon cardinale190 rispose che erano sogni191 e delirj.
Quand’ecco, il mattino del192 17 maggio, i primi che uscirono di casa alle loro faccende, videro le muraglie193 sparse di macchie viscide, giallastre,194 ineguali, come impresse195 da spugne lanciate; le porte pure196 imbrattate della stessa materia, e intrisi i martelli. Per quanto sia da diffidare delle197 affermazioni di quel tempo, questo fatto198 però sembra indubitabile;199 giacché200 i contemporanei lo riferiscono come testimoni di veduta, e nessuno lo pone in dubbio; e fra201 que’ testimoni si trova il Ripamonti, il quale non poteva essere illuso dalla prevenzione, poiché202 da tutte le sue pa¬role traspare chiaramente ch’egli non203 partecipava204 alla persuasione comune.205 D’altronde è ovvia una spiegazione naturale di quel fatto.206 ' V’ha in ogni tempo degli uomini,207 pei quali il terrore publico è un208 divertimento, e che209 studiano le occasioni di crearlo, o di accrescerlo; e ve n'aveva una trista abbondanza a quei tempi, in cui gli animi erano esercitati singolarmente ad ogni cosa ostile, avvezzi a cercare una superiorità propria nell’abbattimento altrui, una gloria nel fare il male con destrezza, con audacia, e con pericolo. È probabile che uomini di questa bella indole abbiano vegliata una notte a quelle gloriose pitture, per vedere210 nel giorno l’effetto che produrrebbero sulle fantasie dei loro concittadini, e per ridere sicuramente d’una paura,211 della quale essi conoscevano l’illusione. E, in quel trattatello del Cardinal Federigo, è scritto che alcuni ebbero poi a confessare di avere unti più luoghi per farsi beffe della gente. È poi anche probabile che le fantasie insospettite ingrandissero la realtà, e vedessero unzioni artificiali e recenti in ogni macchia, anche in quelle sulle quali più volte prima di quel giorno saranno passati i loro sguardi distratti e inavvertiti.
212 I primi scopritori delle macchie chiamarono tosto altri ad osservarle:213 in un momento le vie214 brulicarono di gente che accorreva, e215 si addensava216 innanzi a quelle macchie, come217 ora ai quadri più lodati in una esposizione publica.
Il terrore e lo sdegno218 invasero tutti gli animi: il sospetto, errante ed incerto,219 alla prima, si determinò tosto a varie certezze; giacché la moltitudine si accontenta bensi dell’indeterminato nei ragionamenti; ma nei fatti vuole del positivo, e lo vuol tosto. Per alcuni il capo degli untori (i! bisogno creò allora il vocabolo) era senza dubbio il tal principe, che voleva far morire gli abitanti del ducato, per impossessarsene220 a man salva; per altri era il Cordova, che voleva221 vendicarsi degli urli e dei fischj, con che nel suo partire l’aveva accomiatato il popolo, memore della fame durata nel suo governo;222 altri223 nominava Don Giovanni Padilla, figlio del Castellano di Milano; altri il duca di Friedland Vallenstein;224 altri disegnava un nobile, che si trovava a Roma: e questa voce225 crebbe tanto, che226 fu detto e creduto227 che egli era stato preso, ed era mandato a Milano per subirvi il supplizio: l’universale lo aspettava con ansietà, i parenti tremando e nascosti; e tutto era un sogno. Alcuni disegnavano altri nobili come complici, alcuni disegnavano uomini sconosciuti, alcuni accertavano che tutto veniva dai Francesi. Il furore228 era al colmo, nessun supplizio si229 stimava troppo crudele230 pel capo e pei231 complici.232 Né è da farsene maraviglia; un tal sentimento è troppo facile a nascere in un popolo, il quale crede che233 v’abbia degli uomini, che234 tentano di avvelenarlo in massa. Dal che si vede, che a volere impedire gli effetti, talvolta tanto235 iniqui e tanto crudeli di simili esacerbazioni popolari,236 è scarso, e tardo rimedio l’intendere, il predicare la moderazione,237 il perdono, quando238 gli animi sono persuasi della realtà dell’attentato: bisogna cercare di prevenire239 la persuasione, e sopra tutto guardarsi dal secondarla, ripetendo ciecamente i primi romori publici. Ho detto si vede, e240 dovetti241 dire: si dovrebbe vedere; giacché osservando le piaghe dei nostri maggiori non dobbiamo chiuder gli occhi alle nostre; e questa corrività a credere senza prova attentati contra il publico, contra una parte di esso, ad attribuire alle persone fatti e parole immaginarie è una piaga242 viva tuttodì; e dico viva nei popoli i più cólti, e dico anche negli uomini più cólti di questi popoli.243 E’ cosa244 strana e trista che245 nelle cose contemporanee anche molti uomini cólti246 si accontentino di ragioni, che gli farebbero ridere, applicate in una storia ad avvenimenti lontani.
Nei nostri tempi, in cui i fatti si sono247 affollati con una terribile celerità,248 è incredibile249 l’influenza che hanno avuta in essi250 queste opinioni cosi leggermente ricevute:251 le più inverisimili son divenute spesso norma infallibile, impulso potente di condotta e di azioni:252 effetti terribili di cause immaginarie,253 furono poi cagioni di254 azione pur terribile,255 vasta, e prolungata. Su questa corrività non posso trattenermi dal trascrivere alcune parole d’oro256 da un libro d’un257 uomo singolarmente osservatore, il quale si trovò ravvolto in avvenimenti d’una terribile complicatezza:
«Si je ne l'avois pas vu moi-mème, et plusieurs fois, je ne le croirois pas; il a été fait par des hommes de bien à des hommes atroces, des inculpations qui n’étoient ni vraies ni vraisemblables.»258 Tornando al nostro proposito v’ebbe pure alcuni259 i quali pensarono, e dissero che tutto quell’infaidamento260 doveva essere una burla; e l’attribuirono a scolari dello studio di Pavia. Ma questa opinione non fece presa:261 quella, che supponeva una intenzione più rea, una intenzione atroce, era troppo262 conforme alle altre idee dell’universale; e del resto nelle grandi sciagure gl’ingegni263 si pascono volentieri di264 supposizioni orribili. Quegli, che265 opinavano per la burla, non osarono troppo insistere,266 per non esser presi essi stessi in sospetto di complici o di fautori dell’attentato. Dal non credere un delitto all’approvarlo, il salto è grande; ma la logica267 delle passioni è agile, e sa farne senza difficoltà anche dei maggiori.268 Il suo modo di procedere, in questo caso, è tale.269 Quando270 a persone, inebbriate d’odio e di indegnazione contra271 il272 supposto autore d’una grande iniquità contra il publico, voi negate che quegli273 ne sia274 colpevole, l’idea, che rimane nei vostri uditori, è che voi275 intendete di scusarlo. Ora276 nelle menti loro, atrocità del delitto,277 certezza del delitto, reità278 del tale o dei tali sono idee affatto indivisibili; e quindi279 scusare la persona è per essi scusare la cosa. Scusare poi, approvare, favorire, esser complice, esser capo sono280 salterelli, che la logica fa quasi senza avvedersene.
281 Ma282 ciò che reca maraviglia anche a chi, avendo letti i libri di quel tempo,283 ha potuto avvezzarsi al ragionare dei loro autori,284 si è l’udire taluno di quei medici stessi, che285 avevano sostenuto, insegnato,286 osservato alla giornata come il contatto287 trasmettesse e diffondesse rapidamente la peste:288 udirli, dico, poi attribuirne la diffusione alle unzioni.289 Ai 19 di Maggio, il tribunale della sanità con publica grida, offerse premio ed impunità a chi rivelasse gli autori delle unzioni. Altre consimili furono poi pubblicate d’ordine del governatore e del senato.
In mezzo alle suspicioni, ai furori, alle accuse avventate e crudeli, in mezzo pure alla licenza, che né le sventure, né le ire avevano frenata, sorse una smania generale di placare la collera di Dio290 con una processione publica, nella quale si portasse per la città291 il corpo di San Carlo. Il Vicario e i dodici di Provvisione, i sessanta decurioni fecero di ciò richiesta al Cardinal Federigo; il quale ricusò da prima,292 adducendo motivi, che da un tal labbro pare che dovessero portare la persuasione; ma talvolta293 la ragionevolezza, o l’opportunità delle parole toglie ogni forza anche alla autorità.294 Allegava,295 l’uomo savio, che il popolo aspettava da296 quella297 supplicazione solenne la liberazione dalla peste, non con una speranza condizionata e rassegnata, ma con una certezza superstiziosa;298 e che a questa, quando fosse delusa, succederebbe una incredulità299 egualmente superstiziosa,300 una indegnazione empia. Un altro motivo da lui addotto era anche conforme ai più cari pregiudizi del publico,301 e pur non valse.302 «Una tale ragunata di popolo,» diceva303 egli, «potrà essere una troppo comoda occasione per questi untori,304 quando sia pur vero che ve n’abbia.» Giacché Federigo, quantunque fosse lontano dall’ammettere tutte le ragioni che305 persuadevano su quel punto la maggior parte dei suoi contemporanei, quantunque306 anche in307 iscritto abbia mostrato la frivolezza e l’illusione di alcune, e308 segnate le cagioni e i modi dell’errore,309 pure sbalordito da tante grida, sopraffatto da tante testimonianze, non310 ebbe il coraggio di pensare che il delitto era tutto immaginario; e con tutta la nostra riverente propensione311 per quell’uomo, non possiamo dargli una tal lode, che pur fu meritata da alcuni suoi contemporanei, dei quali non già i nomi, ma una memoria confusa ci è stata312 conservata dagli scrittori. E, cosa singolare! tutti quegli scrittori, meno il Ripamonti, insorgono313 contra quei pochi increduli; di modo che, se noi posteri sappiamo che alcuni uomini314 furono esenti da un315 funesto errore comune,316 lo sappiamo soltanto317 per l’accusa di318 cecità e di stranezza, che gli scrittori credettero319 di portare contro di320 quelli al nostro riverito tribunale. Un’altra ragione, e savia davvero, allegava il buon vescovo: che un pericolo ben più certo, e ben più funesto,321 sarebbe la frequenza, l’addensamento, e la mistura di tante persone; e che era troppo da temersi che un mezzo, cercato per ottenere la liberazione della peste, ne divenisse un terribile propagatore. Ma le insistenze, le importunità furono tali ch’egli322 acconsentì. Su di che noi non osiamo né assolvere, né censurare la sua memoria; perché non possiamo sapere quali sarebbero323 state le conseguenze d’una ripulsa diffinitiva. Quegli uomini avrebbero potuto fare a furore la324 loro processione325 senz’altro permesso; e farla meno ordinata e di più funesto effetto; avrebber potuto fare Dio sa che.326 A chi volesse giudicare a rigore il nostro Federigo, noi non auguriamo327 di aver mai a328 competere con un qualche migliajo di furiosi ostinati.
329 Tre giorni furono spesi in preparamenti:330 si ornarono in fretta le vie, per cui doveva passare la processione; i ricchi cavarono fuori331 le più preziose suppellettili; le332 fronti delle case povere furono addobbate dai vicini doviziosi, o per cura del publico. Il tribunale della sanità bandì che nessuna persona di terra sospetta potesse entrare quel giorno in Milano;333 anzi, per accertare l’esecuzione del bando, fece chiudere334 le porte della città.335 E parimenti, perché nessuno dei cittadini336 infetti o sospetti potesse in quel giorno uscire e mischiarsi alla folla, fece inchiodare le porte delle case337 già sequestrate. Con questi ordini si credette338 che fosse339 bastantemente ovviato ai pericoli340 di una accolta così numerosa.341 Un momento di riflessione avrebbe dovuto bastare a342 sbandire una tale fiducia da qualunque intelletto umano: e tanto più343 fa stupore come344 ell’abbia potuto prevalere in coloro,345 i quali avevano dovuto vedere e sperimentare quanto rapidi, facili,346 moltiplici fossero i modi per cui il contagio si comunicava, e quanto347 scarsi in paragone i mezzi di riconoscere tosto le persone, le cose,348 a cui si era comunicato.349 Certo non potevano nutrire ìa pazza lusinga di aver350 saputo discernere e sequestrare tutti gli infetti; dovevano anzi351 tenersi pur troppo certi che352 molti giravano liberamente,353 molti si sarebbero trovati in quella folla,354i quali avevano già355 nei loro corpi, o nelle vesti appiccato il contagio; non ignoravano che356 un solo357 di questi358 sarebbe bastato ad infettare una città intera:359 e360 fidarono a361 quei loro provvedimenti.
362 All’alba del giorno 11 di Giugno, festivo363 a quei tempi nella diocesi Milanese pel nome di San Barnaba, il clero e il popolo,364 ragunatosi parzialmente nelle diverse chiese, convenne in drappelli al Duomo;365 donde tutti poi insieme si mossero a processione.366 Andava innanzi una gran troppa367 di popolo misto di età, di condizione, e di sesso:368 quali portando un cero, quali un rosario;369 molti, in segno di penitenza, scalzi.
Venivano quindi con ceri le confraternite vestite di fogge varie di colori e di forme,370 poi le arti, distinte e precedute ognuna371 dal suo confalone;372 poi le varie congregazioni dei frati,373 neri, bigi, e bianchi, poi il clero secolare,374 distinto in parrocchie e in capitoli, con varie divise;375 quindi fra376 lo splendore di folti ceri, e tra un nembo incessante d’incenso, portata da quattro canonici,377 l’arca, dove giacevano le reliquie invocate di San Carlo. Dai cristalli, che chiudevano i lati, traspariva il corpo coperto378 di splendidi abiti pontificali, e il teschio mitrato,379 in cui, fra lo squallore delle vuote occhiaje, del ringhio380 spolpato, delle forme mutilate, della cute abbronzata, aggrinzata su l'ossa, traluceva ancora qualche vestigio381 della faccia antica, esplorato con382 angosciosa venerazione383 dai vecchi, che avevano veduto vivo il santo pastore.384 Gli altri cercavano di raffigurare in quelle reliquie una immagine più presente e più385 reale di quella faccia, che dalla infanzia avevano osservata e venerata nelle386 imitazioni dell’arte. Dietro387 le spoglie del morto pastore, veniva il suo cugino ed imitatore Federigo,388 consunto egli pure e pallido di389 vecchiezza, di penitenza, e di accoramento, in quell’aspetto di compunzione, che nessuna ipocrisia può390 contraffare, poiché è391 l’effetto involontario d’un sentimento, che non conosce i modi pei quali si esprime. Le affezioni temporali del parente392 appena si facevano sentire in quell’animo, assorbite393 dalla riverenza del santo, e dalla invocazione all’intercessore;394 il nome comune,395 tutte le memorie dei tempi vissuti insieme, si perdevano nella fede: non era più che un vescovo, che396 pregava l’uomo397 vivente presso Dio, perché398 pregasse pel suo popolo.399 Colui, che aveva cercato di stornare quella cerimonia, vi portava ora forse l’animo il più400 fervente;401 le ragioni,402 che l’avevano renduto ritroso403 ad approvare404 una risoluzione imprudente, non venivano405 ora a distrarre con ricordi superbi e dispettosi la sua mente406 dall’intento ragionevole e santo di quella risoluzione:407 il culto, e la preghiera. Perché egli era di quei pochi, che adoperano le loro ragioni soltanto quanto possono sperare di ottenere con esse un'utile persuasione; avuto o disperato questo intento, non408 le vanno più rivangando con un inquieto brontolamento:409 rodersi, o insuperbirsi d’essere410 stati saggi indarno, non pare ad essi un esercizio ragionevole dell’intelletto; far vedere, e far confessare agli altri che essi avevano meglio pensato di loro, non pare ad essi uno scopo.411 Certo anche quei pochi sono soggetti all’errore; ma di quanto scemerebbero in numero gli errori, e quanto meno sarebbero funesti nell’effetto quegli che412 rimarrebbero, se tutti gli uomini osservassero le cose con una mente disinteressata d’orgoglio. Dopo l’arcivescovo venivano i magistrati, e i nobili: quali rivestiti di413 ricche divise,414 come a dimostrazione solenne di culto, quali in segno di penitenza a piè nudo, coperti di sacco coi capucci415 rovesciati sul vólto, forati come a finestra dinanzi agli occhi, e416 cadenti in acuta punta sul petto. Quindi ancora un’altra417 gran frotta di popolo; e alla coda i vecchj stanchi, le_donne rimaste addietro coi fanciulli, gli attratti, i zoppi, i deboli; molti418 ritardati dal fermento della peste, che già covavano senza saperlo, o senza volerlo sapere, e che toglieva loro a grado a grado le forze.419
La processione, sboccata dalla porta maggiore del Duomo, s’incamminò per la via de’ cappellaj, al crocicchio detto il Bottonuto, dove allora era una croce, e quindi,420 con un giro interno, toccando tutti i quartieri, e sostando a tutti i crocicchj dove erano allora le croci, alcune delle quali rimangono tuttavia,421 tornò al Duomo per la piazza dei mercanti.422 Tutta la via era adombrata da423 striscia perpetua di tele, sostenuta da pali e da correnti, composti come a pergolato;424 i pali rivestiti di rami frondosi tagliati di fresco;425 tra gl'intervalli, drappelloni426 di varie stoffe rannodati e pendenti; le pareti tutte427 coperte di tappeti, di strati, di quadri;428 i davanzali delle finestre ornati di fiori, o a mazzi, o vegetanti nei vasi, e di arredi antichi, o preziosi, e da per tutto ceri ardenti che429 restituivano la luce esclusa430 da quei folti adornamenti. Fra tanta pompa si vedevano alle finestre431 molti di quei poveri sequestrati, alcuni scarnati,432 e coi segni della morte in vólto, tendere a stento le braccia433 supplichevoli all’arca che passava.434 Da quelle case usciva un ronzio di voci, che accompagnavano gli inni435 dei passeggeri;436 e di tratto in tratto un risalto di gemiti, uno sclamar di preghiere, che terminavano in437 singhiozzi ed in guaj. Né alle finestre soltanto, ma sui tetti delle case vicine e soprastanti si vedevano438 di quegli spettatori, ai quali non era stato concesso di mescersi alla supplicazione comune; e sur alcuni tetti si439 distinguevano all’abito440 drappelli di monache ivi tirate dalla curiosità e dalla divozione.441 Gli altri quartieri della città deserti, muti, se non442 dove giungeva a poco a poco il mormorio443 della processione che passava non lontano, e pure a poco a poco444 diveniva più fievole e moriva.445 Quegli abitanti tendevano446 l’orecchio appoggiati alle finestre, o sollevati sul letto mortale, per447 distinguere il suono della preghiera,448 nella quale erano ricordati anch’essi,449 quasi per udire in450 quel451 muto abbandono un romore, che gli assicurasse che altri,452 pure viveva e si moveva in quella città, di cui non453 vedevano che la solitudine.454 La processione tornò al duomo dopo un giro di dodici ore. L’arca455 rimase esposta sull’altare maggiore del duomo per otto giorni.
Il tristo presagio del Cardinal Federigo non tardò ad avverarsi.456 Prima della processione le case chiuse erano intorno a cinquecento; pochi giorni dopo, si notavano quelle dove il contagio non fosse entrato.457 V’era due mille458 persone nel lazzeretto,459 in breve crebbero a dodicimila: non bastando le stanze e i portici, furono in fretta costruite capanne di legno nel vasto460 ricinto;461 né quelle pure bastando, furono eretti tre altri lazzeretti462 in diversi punti fuora delle mura della città.463 La mortalità comune, che era464 prima di cento trenta persone alla giornata, per rapidi salti465 venne a mille ottocento.466 Due fosse erano state scavate pei cadaveri ampie, si diceva, enormi, quasi per lusso di previdenza, sperando che in giorni non lontani, lieti per un gran timore cessato, quella stessa terra, che ne era stata cavata, servirebbe in gran parte a ricolmarle;467 ma i cadaveri, deposti, poi ammucchiati, poi gettati a fascio,468 venivano rapidamente adeguandosi al terreno: convenne scavarne cinque altre.
La cagione d’un cosi subito e portentoso aumento del male fu data, a voce di popolo, agli untori: si disse con asseveranza, e si ripetè con furore, che469 quegli uomini, congiurati allo sterminio della città, prendendo il destro della processione,470 che l’aveva posta tutta unita per così dire471 in loro balia, avevano unti in quel giorno quanti avevano potuto, e sparso tutto il cammino di polveri venefiche, per le quali il contagio s’era appiccato alle vesti, ai piedi scalzi, anche alle scarpe dei divoti e innavertiti pellegrinanti.472 L’opinione delle unzioni, che fino allora non aveva prodotta473 che una vaga inquietitudine, e ciarle,474 dopo questo, ch’ella prendeva per un gran fatto, cominciò a partorir475 ben altri effetti. Due principali476 furono distinti, e notati dal Ripamonti, uomo, che in molti punti, liberandosi e segregandosi dalla opinione publica dei suoi tempi,477 volse la mira delle sue osservazioni478 alle cose appunto, che nessuno o quasi nessuno avvertiva; esaminò quella opinione stessa,479 mutò sovente i termini della questione,480 fu solo a481 discernere e a dire molte verità;482 e fece intendere483 che484 molte ancora ne dissimulava, molte ne indeboliva,485 per non irritare il giudizio publico;486 il quale, come traspare chiaramente dalla sua storia, gli faceva una gran paura e una gran compassione nel tempo stesso. Un effetto fu che i magistrati, tutti i potenti, ingolfati in ispeculazioni politiche, divagati e avviluppati colla mente nei segreti delle corti, per arzigogolare quale dei principi, quale dei re stranieri potesse essere il capo della trama,487 non pensavano a quello che era da provvedersi488 nelle urgenti congiunture della peste; e, spaventati poi dalla vastità489 supposta, e dalla oscurità stessa delle insidie,490 si abbandonavano sempre più a quella stanca trascuratezza, che è compagna della disperazione. L’altro effetto più deplorabile, atroce, fu di estendere, di facilitare, di irritare i sospetti491 e di giustificare, di santificare,492 tutte le493 offese più crudeli, che quei sospetti potevano suggerire. Non solo dallo straniero, dal nimico, dalla via publica si temeva, ma si guardava alle mani dell’amico,494 del servo, del congiunto;495 ma si poneva il piede con sospetto per la casa; ma,496 orribil cosa! si497 tremava al contatto della mensa, del letto nuziale.498 Il viandante straniero, che, non ben sapendo499 fra che uomini si trovava,500 si rallentasse a baloccare sul cammino, o che stanco si sdrajasse per riposare, il mendico che per città si accostava altrui, tendendo la mano, colui che inavvertentemente toccasse la parete d’una casa,501 l’affrettato che urtasse502 altri per via, erano untori:503 al terribile grido d’accusa accorrevano quanti avevan potuto udirlo: l’infelice era oppresso, straziato,504 talvolta morto dalle percosse,505 o, strascinato alle carceri tra gli urli e sotto le battiture, benediceva506 nel suo cuore affranto quelle porte, e vi entrava come dalla tempesta nel porto.507 E quante volte saranno accorsi alle grida, avranno partecipato al furore comune di quegli stessi, che più tardi poi dovevano esser vittime d’un simile furore!
Così l’irreligione esacerbava508 la sciagura, che una applicazione falsa ed arbitraria della religione aveva estesa ed accresciuta. Dico l’irreligione, perché se l’ignoranza e la falsa scienza delle cose fisiche,509 e tutte le altre cagioni di cui abbiamo510 parlato di sopra, poterono far ricevere comunemente l'opinione astratta di unzioni e di congiure, furono certamente le disposizioni anticristiane di511 quel popolo corrotto che rendettero512 quella opinione attiva,513 e feroce nell'applicazione.514 Nessuna ignoranza avrebbe bastato a così orrendi effetti, quando fosse stata congiunta con515 quel sentimento pio, che516 dispone gli animi alla tranquillità ed alla riflessione, che517 avverte518 a pensar di nuovo, quando519 il pensiero520 diventa un giudizio, una azione su le persone; se fosse stata insomma congiunta con quella carità, che è paziente, benigna, che non si irrita, che non pensa il male, che tutto soffre. Ma521 l’intolleranza della sventura,522 la disistima e l’oblio delle speranze superiori a tutte le sventure del tempo l’orrore pusillanime e furioso della morte,523 erano le cagioni524 che mantenevano negli animi una irritazione525 avida di sfogo e di vendetta, e quindi526 sempre in cerca di fatti che ne dessero l’occasione, quindi ancora527 pronta a trovar questi fatti ad ogni momento. Il Ripamonti riferisce due esempi di quel furor, popolare, avvertendo bene i suoi lettori528 di averli trascelti, non già perché fossero dei più atroci fra quegli che accadevano alla giornata, ma perché529 di quei due egli fu testimonio.
I magistrati,530 i quali avrebbero dovuto reprimere e punire531 quell’iniquo furore, lo imitarono e lo sorpassarono532 con giudizj533 motivati e ponderati534 al pari di535 quei popolari che abbiam riferiti, con carneficine più lente, più studiate, più infernali. Passare questi giudizj sotto silenzio, sarebbe ommettere una parte troppo essenziale della storia di quel tempo disastroso;536 il raccontarli ci condurrebbe o ci trarrebbe troppo fuori del nostro sentiero. Gli abbiamo dunque riserbati ad un’appendice,537 che terrà dietro538 a questa storia, alla quale ritorniamo ora; e davvero.
Tre giovani francesi, un letterato, un pittore, e un meccanico, in mal punto venuti per istudio, e per guadagno, stavano contemplando539 il duomo al di fuori. «È tutto marmo,» dicevano; e come per accertarsi, stesero la mano a toccare la liscia superficie.540 Bastò! La folla, agglomerata in un istante, gl’541 involse:542 furono stretti, tenuti, percossi con tanto più di furore,543 perché le vesti,544 la chioma, il vólto, le grida stesse gli accusavano stranieri, e quel che era545 peggio, francesi.546 A calci, a pugni, a strascichi, furono menati in carcere. Per buona sorte le carceri eran vicine, e vi giunsero vivi, e per una sorte ancor più felice, i giudici gli trovarono innocenti, e gli rilasciarono. L’altro caso fu più funesto547 Un giorno solenne, nella chiesa di Sant’Antonio, frequente548 di popolo quanto549 poteva comportare quel tempio, un vecchio, più che ottogenario, aveva550 orato lungamente ginocchioni. E forse,551 pensando agli anni suoi, e552 al contagio che minacciava ogni persona, egli avrà offerto a Dio il sagrificio d’una vita553 ormai tanto caduca. Ma un destino, più maturo554 della vecchiezza, più sollecito della peste,555 il furore degli uomini gli stava sopra. Stanco, egli volle sedersi; e, prima, con la cappa spolverò alquanto la panca. «Il vecchio unge le panche!» gridarono alcune donne che videro quell’atto. Il vecchio! e a quel nome che richiama pensieri di556 compassione e di riverenza,557 il sospetto in quel momento non lasciò associare altre idee che di una più fredda malizia, d’una558 perversità incallita. Il grido passò di bocca in bocca; tutti si levarono; una turba fu addosso al vecchio. Lo presero, gli stracciarono i capegli bianchi, gli acciaccarono di pugni il vólto e le membra: avrebbero ficcati i pugnali in quel corpo quasi esanime,559 se un furore più560 pensato non gli avesse consigliati di serbarlo alle carceri, ai giudici, alle torture.561 «Io lo vidi, cosi strascinato,» dice il Ripamonti, «né562 altro seppi della sua fine; ma563 stimo ch’egli sia tosto morto dagli strazj. E alcuni,» aggiunge questo scrittore, «che mossi a pietà di564 cosi indegno caso,565 chiesero contezza dell’essere di quello sventurato, riseppero che egli era un uomo dabbene.»566»
Note
- ↑ desti da un
- ↑ qualche cosa bisognava fare
- ↑ [e] e cont
- ↑ [consultarono sui mezzi anche di sovvenire] riconobbero che era necessario
- ↑ era assen
- ↑ era assente da Milano, occupato sotto Casale
- ↑ le urgenze e i pericoli del paese, ad implorare che l’erario si assumesse l’esaurimento delle casse municipali, che ai bisogni;
- ↑ ; atto di virtù notabile in un guerriero che trovandosi da gran tempo all’assedio d'una fortezza ostinata, doveva essere di mal umore
- ↑ rispondeva
- ↑ esser questo il tempo
- ↑ Sulla dimanda principale, rispondeva che avrebbe pensato. Più | In
- ↑ poi
- ↑ [contentando] contentandosi della guerra
- ↑ queste
- ↑ limosinavano
- ↑ con tutto questo però
- ↑ Ma oltre
- ↑ [si andav] ora andava
- ↑ e nello stesso tempo in m
- ↑ [si sviluppavano] si svolgevano con una licenza sempre crescente. [Anzi] Anzi la stessa forza pubblica che | e una libertà sempre crescente. Tutti gli uomini (lacuna)
- ↑ [che] quanto di licenza e d'impunità poteva
- ↑ nella confusione, nello spavento
- ↑ nello
- ↑ che avreb
- ↑ ab
- ↑ spaventevole
- ↑ [L’incarico di monatto | Si dovettero cer¬care uomini che volessero a prezzo condurre | trasp | trasportare dalle case, e condurre al lazzeretto] Convenne [arruolare in fretta | cercare da tutte le parti, e arruolare in fretta] arruolare monatti: così con antica designazione si erano [distinti] disegnati [coloro] gli uomini condotti a
- ↑ commissarj | serv
- ↑ [pel pubblico servizio] per servizio degli (lacuna)
- ↑ coloro
- ↑ nella
- ↑ [Questo] Questo
- ↑ rifiutato
- ↑ era accettato da
- ↑ per lo più i più determinati
- ↑ che il timore della morte. Le case, le cose, le persone [furono per | per] vennero a
- ↑ qualche regola pur pure fu loro imposta, e qualche vigilanza mantenuta sopra di essi ; ma [in pa] a gradi col progredire della
- ↑ si estese
- ↑ enormi
- ↑ [virtù eroiche; e molt | esempj di virtù | una virtù, ❘ virtù di
- ↑ ispirati tutti dalla religione
- ↑ esempj
- ↑ aveva [proferite dal pul] porte dal pulpito queste parole
- ↑ pubblico
- ↑ caso, tristo
- ↑ la sua paro
- ↑ la sua parola
- ↑ [Animò tosto il clero a | Prescrisse tosto a tutti gli ecclesiastici i modi] Prescrisse ai parrochi e a tutti gli ecclesiastici |una] regole straordinarie sul modo di amministrare al popolo gli straordinari soccorsi (lacuna)
- ↑ Variante ricordando
- ↑ ecclesiastico
- ↑ i modi le regole e le cautele
- ↑ agli infermi, e ai poverelli
- ↑ abbando
- ↑ d’allora in poi
- ↑ che d’allo
- ↑ gli convenisse più
- ↑ [in] in casa
- ↑ nessuno da sé
- ↑ girava per la città
- ↑ [accompagnato da | facendosi portar | accompagnato da] facendosi
- ↑ ascoltare
- ↑ sovvenire a
- ↑ animo
- ↑ eccitava
- ↑ frenava
- ↑ Consigliato, stimolato
- ↑ al sicuro [in] in
- ↑ [esitò un istante] dubitò un istante
- ↑ [di non | delle censure | delle di veder censurato ciò che essi hanno intrapreso con inte] delle censure altrui
- ↑ Ma
- ↑ e non è per questo che
- ↑ alcuni
- ↑ a vivere ritirati per
- ↑ toglierli
- ↑ e serbare il meglio
- ↑ avvenire
- ↑ ed egli stesso, e nei pubblici sermoni, e negli scritti | preti e frati d’ogni
- ↑ desiderasse invano i soccorsi
- ↑ degl
- ↑ [e molti perirono] e moltissimi perirono
- ↑ trattat
- ↑ [gioja | animi] gioja
- ↑ Fra [la] quella nobile turba ❘ volgo? è degno di memoria particolare un uomo (lacuna)
- ↑ quella
- ↑ turba
- ↑ ?
- ↑ [del quale è rimasta la memoria | rimane | rimane la memoria presso i pochi curiosi delle cose memorabili del loro paese] ricordato ancora dai pochi curiosi delle memorie patrie, e che meriterebbe d’esserlo più universalmente, per una [singolare forza di carattere applicata al bene e che] grande potenza d’animo applicata al bene, e che esercitata in tempi [di costumi e] di strani costumi e di strane idee, produsse azioni d’un carattere singolare. Nei molti capuccini che si offersero
- ↑ i casi e i costumi dei popoli, e le azioni
- ↑ e a ricordare
- ↑ le
- ↑ vita
- ↑ di
- ↑ pregarono ad
- ↑ la direzione
- ↑ assentire
- ↑ Marcantonio Monti,
- ↑ prese con sé il Padre Felice
- ↑ i serventi
- ↑ e i serv
- ↑ e soggiunse
- ↑ e alle
- ↑ altro sopra di sé, cedergli il comando e l’onore. Ma ci voleva la peste. Il Padre Felice (lacuna) (a capo) Il Padre Felice (lacuna)
- ↑ Il breve periodo è sottolineato in lapis.
- ↑ «Il Padre Felice, sacerdote e re, giudice e [provvigioniere] provveditore di quella regione confusa e dolente, [riceveva dal pubblico le scorte | che se | pel nutrimento dei rinchiusi,] parte in persona, parte col ministero dei suoi capuccini, e degli altri uficiali riceveva le scorte che il pubblico, o privati elomosinieri mandavano per nutrire i rinchiusi, [invigila | dirigeva ne] ne regolava la distribuzione, assegnava i luoghi ai [sep] nuovi ospiti che [di giorno] affluivano in numero sempre crescente, [acchetava i tumulti recandosi un’asta | girava di giorno e di notte | girava di notte portici, le capanne che in fretta si costruivano nell’apertura | nel vasto spazio;] ravvolto nel suo sacco ispido e pesante, e recando in mano un’asta, girava di giorno, girava di notte, i portici, le capanne [che] sparse da prima, e [fatte in progresso] condensate in progresso nel vasto ricinto; [acchetava i tumulti in] acchetava i tumulti, ascoltava le querele, imponeva castighi, prestava [uficj agli infermi] agli infermi quell’uficio che richiedeva il caso, [ove] laddove egli si abbattesse spargeva la parola della eterna speranza, [ascolt | udiva le confessioni] si prostrava a canto del moribondo che accennava supplichevolmente, appressava l’orecchio alla bocca che stava per esalare l’ultimo pestilente fiato, riceveva la confessione, dava conforto, e benediceva. Contrasse egli nei primi tempi la peste [la] la superò, si riebbe, e [più] ricominciò con nuova alacrità [il suo governo | sopravv ❘ e lo ritenne fino alla cessazione della pestilenza] il governo del lazzeretto, [nel gov] dove nel forte della pestilenza furono [ricoverate | sotto le sue cure] in sua cura fino a quattordici mila persone (lacuna) Prima assai che le cose giungessero a questo [punto] segno (lacuna) [Frattanto nel popolo era andata di giorno in giorno scemando | scemavano di giorno in giorno le mormorazioni e gli scherni contra | Il popolo aveva quasi cessato di mormorare e di schivare, e cominciava a pensare con raccapr] A misura che questo si andava popolando, scemavano
- ↑ gli scherni
- ↑ fino allora schiamazzando contra quei provvedimenti li avevano tacciati di tirannici e d'insensati,
- ↑ quegli ordini
- ↑ Per qualch
- ↑ dove [stav] era stato
- ↑ esempj
- ↑ osservati da un ma
- ↑ convincere
- ↑ tipico
- ↑ il capo della quale aveva
- ↑ Chiesa
- ↑ diet
- ↑ conta
- ↑ produsse una serie di atrocità e di delirj (lacuna)
- ↑ Variante unico
- ↑ andare a cercare [pescare la causa] l’origine, a ripetere la causa da altro che dalla calata delle truppe alemanne: causa tanto immediata, tanto naturale, tanto manifesta. | troppo s
- ↑ le
- ↑ tali
- ↑ insana
- ↑ non
- ↑ che
- ↑ cosa che [a quegli] a quei cervelli paresse
- ↑ delle cognizioni e della
- ↑ nelle cose | ed all | volte | ma
- ↑ straordinaria o una volontà straordinaria
- ↑ usa
- ↑ [Un] Quindi l'o | Contribuivano le opinioni comuni, e pur
- ↑ [e pur estesa] consanguinea a questa che
- ↑ cagionò
- ↑ a quella op
- ↑ di
- ↑ a
- ↑ e disegni
- ↑ vasti
- ↑ da una esperienza troppo reale, in parte da ignoranza e da irriflessione: questa [facilità era] crudelità era portata al massimo grado in ciò che
- ↑ molti e molti
- ↑ di amare il delitto
- ↑ per se: e dei
- ↑ come attesta
- ↑ Card.
- ↑ [suo] suo trattatello
- ↑ che si conserva
- ↑ [la o l’i] una
- ↑ una infame
- ↑ a gi
- ↑ aveva
- ↑ nozioni
- ↑ i pri
- ↑ for
- ↑ misfatti avvenuti
- ↑ [delle storie] delle storie, ogni menzione di pesti disseminate dagli uomini
- ↑ troppo
- ↑ [determinò] fissò questa [vaga] vagabonda ed inquieta credulità ad un punto di errore, fu una lettera fino dall’anno antecedente spedita da Madrid e [sottoscr] sottoscritta dal re D. Filippo quarto
- ↑ nom
- ↑ nelle guerre di
- ↑ [che | il qu | che era stato] che nel giorno di
- ↑ era avvertito il governatore
- ↑ erano
- ↑ ungere
- ↑ velenosi
- ↑ [dell’avviso] di quella lettera
- ↑ ma quando [il contagio che si vide regnare] il contagio che era stato annunziato come [l'effetto | un effetto] un effetto possibile di quelle unzioni, si vide regnare [altre] l’idea delle unzioni che era stata (lacuna)
- ↑ l’idea
- ↑ stata profo
- ↑ come un germe maligno profondamente [sotterrato,] sepolto dissotterrata ora, coltivata si sviluppò
- ↑ [profonda] da pro
- ↑ [a] cui il vpmero sollevi alla superficie presso
- ↑ [Francesi,] Fran
- ↑ gli argomenti dei discorsi
- ↑ Il sospetto errante ed incerto al primo momento si determinava poi a varie certezze, [secondo i pregiudizi la gente] secondo che i pregiudi (lacuna) giacché [se] la moltitudine si accontenta bensì dell’indeterminato nei ragionamenti, ma nei fatti vuole il positivo, e lo vuol tosto! [Era quindi evidente per alcuni che] Per alcuni il capo degli untori, (il bisogno fece allora creare il vocabolo) era senza dubbio il tal principe straniero che voleva far morire gli abitanti del ducato per impossessarsene; per altri era il Cordova che voleva vendicarsi dei fischj e degli urli con che [il popolo lo aveva accomiatato nel suo partire] nel suo partire l’aveva accomiatato il popolo memore [di quanto] della fame durata nel suo governo: [per altri erano i tali nobili ambiziosi, per altri i tali ❘ per altri la lega era composta di tali nobili ambiziosi; per altri] per altri il tal nobile ambizioso, per altri il tale disperato. Si citavano fatti; si sapeva che il demonio aveva pigliata a pigione una casa in Milano, [si nomi] si disegnava il quartiere, si
- ↑ conosceva un uomo
- ↑ (sic) un gran signore
- ↑ [con fronte] di fronte fosca
- ↑ nell’aspetto
- ↑ [un aspetto insomma| una faccia
- ↑ [quale egli ❘ il buon] di quelle
- ↑ [il cocchio ristette] ristette il cocchio, e quegli fu invitato
- ↑ l’aveva egli accettato
- ↑ perché
- ↑ Ivi
- ↑ caverne
- ↑ deserti, qui
- ↑ e promessi
- ↑ L’Ar
- ↑ questi
- ↑ gli rispose
- ↑ e delirj
- ↑ giorno 22 [d’Aprile] aprile
- ↑ le porte, i mart
- ↑ ineguali, come
- ↑ per mezzo di [spugne] spugne; i martelli delle porte ne erano | le porte pure | le imposte delle
- ↑ cosparse
- ↑ relazioni di] testimonianze
- ↑ però se
- ↑ giacché
- ↑ tutti [attestano] affermano d’averlo veduto, e nessuno lo pone in dubbio
- ↑ questi
- ↑ dal suo libro
- ↑ era
- ↑ alla
- ↑ [e benché] D’altronde il fatto si spiega [nel] facilmente
- ↑ e v’ha degli uomini ai quali
- ↑ pei
- ↑ divertimento, e che principalmente quando essi conoscendo le illusioni, ne sieno esenti: [e che pr] e che perciò [cercano | si studiano di accrescerlo anche con loro pericolo e godono poi] cercano le occasioni di crearlo, o di accrescerlo, anche con loro pericolo: è probabile che uomini di questa bella indole abbiano vegliata una notte a [far | far] far quelle gloriose pitture, per vedere nel giorno l’effetto che [ne verrebbe negli animi | dell | dei loro concittadini] produrrebbero per ridere sicuramente d’una paura della quale essi conoscevano l’illusione. E poi anche probabile che le immaginazioni insospettite [alcun | vedessero | prendessero per macchie artificiali e recenti] (lacuna) vedessero macchie dove non ve n’era [prendessero per] ingrandissero la realtà, vedessero unzioni artifìciali e recenti [nelle] in ogni [segnale] macchia, ed anche in quelle [che] sulle quali più volte [avranno passato | passati] prima di quel giorno saranno passati i loro sguardi distratti, e inavvertiti.
- ↑ cercano le occasioni
- ↑ il giorno
- ↑ cercano le occasioni [di] della
- ↑ La paura | Gli
- ↑ le vie furon tosto
- ↑ pur
- ↑ [intor] In
- ↑ ìnto
- ↑ ad una esposizione ad un bel quadro
- ↑ si comunicavano
- ↑ al primo [momento | istante] momento
- ↑ senza contrasto
- ↑ avvelenare i Milanesi
- ↑ per altri il tal nobile ambizioso, per altri il tale disperato, per altri era Don Giovanni P (lacuna)
- ↑ chi
- ↑ [altri] chi disegnava il tal nobile ambizioso, chi il tal altro che si trovava a Roma (lacuna) [per] per altri tutti i Francesi (lacuna) alcuni accertavano che gli untori erano francesi, altri sapevano ch’[erano n] era gente del paese, chi
- ↑ prese tanto
- ↑ venne
- ↑ per
- ↑ contra questi
- ↑ credeva
- ↑ per essi
- ↑ loro ne
- ↑ per gli esecutori, ne è da stupirsene
- ↑ vi sieno d
- ↑ vogliano avvelenarlo
- ↑ ing
- ↑ non
- ↑ qua
- ↑ [gli ani | la | la persuasio¬ne è fatta] la persuasione è compiuta (lacuna)
- ↑ l’esacerbazione
- ↑ correggo
- ↑ Sic.
- ↑ che si
- ↑ È cosa strana e trista il vedersi tali che essi abbiano (parola illeggibile) ripetute con asseveranza di
- ↑ singolare
- ↑ molti [pei] per le cose
- ↑ abbiano
- ↑ [addensati] affollati con una
- ↑ è incre
- ↑ [l’influenza che ha avuta] l’influenza che que
- ↑ di
- ↑ [effetti terribil] come sieno divenute
- ↑ e come da effetti
- ↑ sono spesse volte divenuti
- ↑ una
- ↑ lunga, e troppo reale
- ↑ che si trovano in un libro [scritto] d’un
- ↑ uomo
- ↑ In mezzo
- ↑ che
- ↑ era stato fatto per burla, e (parola illeggibile) giacché i
- ↑ nella
- ↑ in armonia
- ↑ sono contenti
- ↑ supposi
- ↑ credevano che
- ↑ e quella opinione
- ↑ [comune] comune era agile in quei tempi
- ↑ Ecco il
- ↑ Qua
- ↑ a persone
- ↑ un tale
- ↑ creduto
- ↑ sia reo
- ↑ reo
- ↑ volete
- ↑ nei loro cervelli
- ↑ realtà
- ↑ di quello o di quelli
- ↑ [scusando] scusando la persona voi
- ↑ piccoli passi
- ↑ In mezzo a | Ai 19 di Maggio il Tribunale della Sanità con [publi] publica grida offerse premio ed impunità a chi rivelasse gli autori delle UNZIONI
- ↑ qu
- ↑ si è avvezzo
- ↑ si è il vedere [di] quei medici stessi che vituperavano
- ↑ vituperavano
- ↑ veduto [alla gior] che il contatto [diffondeva la peste] trasmetteva e diffondeva la peste
- ↑ diffondesse
- ↑ vederli
- ↑ Il Tribunale della
- ↑ con una
- ↑ le reliquie
- ↑ allegando [ragioni] (parola illeggibile) motivi che [noi su un tal la] su un tal labbro, pare che dovessero avere un gran valore: ma la ragionevolezza delle parole tolse la f | op | dovevano avere una gran forza | allega
- ↑ la ragionevolezza
- ↑ [Disse | Allegava il buon vescovo che la vista del cada-vere | Fra le altre ragioni una ne allegava il buon vescovo la quale (lacuna) Uno di questi motivi era anche conforme ai pregiudizi | al ! ai più | Allegava il buon cardinale che (lacuna) Disse | Diceva quell’uomo savio che (lacuna) Diceva quel savio uomo (lacuna) Dicev] Allegava quell’uomo savio che il popolo [aveva del buon effetto] riponeva in quella funzione non una speranza condizionata e rassegnata, ma una
- ↑ quell’
- ↑ quella funzione d
- ↑ funzione supplichevole
- ↑ e che qua
- ↑ e una indegnazione
- ↑ Con questo e con altri motivi ne ad
- ↑ una processione
- ↑ Una processi
- ↑ il buon vescovo,
- ↑ quando ve n’abbia. Giacché Federigo, [benché non | quantunque sentisse, e abbia svelata nei suoi scritti | in uno scritto la) quantunque fosse ben lontano dal ricevere le
- ↑ facevano
- ↑ [le abbia) ne abbia in
- ↑ un suo
- ↑ detto come e perché altri se le bevesse, pure stordito
- ↑ quantunque in molti casi
- ↑ [fu | ebbe vera certezza] vide mai chiaramente che il delitto era tutto immaginario: e con tutta la riverente affezione che noi [abbiamo] sentiamo per la memoria di quell’uomo, non possiamo in questo dargli altra lode, che di [aver] aver fortemente dubitato. Aggiungeva egli poi, che un pericolo un male anzi una ruina ben più [certo] funesta, ben più certa [di quel primo era e] sarebbe la frequenza,
- ↑ che un
- ↑ tramandata
- ↑ contra
- ↑ erano esenti
- ↑ errore
- ↑ per ❘ lo sappiamo
- ↑ per le accuse
- ↑ cecità
- ↑ di mandare con
- ↑ essi
- ↑ [sarebbe la] verrebbe dalla
- ↑ cedette
- ↑ state le conseguenze di [un rifiuto perentorio] un rifiuto costante. [Avrebbero quei signori] Quegli uomini avrebbero anche potuto fare la loro processione da sé, e [farla] sarebbe stata meno ordinata, e | Il popolo avrebbe
- ↑ sua
- ↑ da sé senza il consenso, e senza la presenza dell’arcivescovo
- ↑ Se alcuno [propende] vuol
- ↑ d’avere
- ↑ che fare
- ↑ [Si diedero tre giorni ai preparativi, si eressero archi trionfali di legnami e di tela | archi trionfali] (lacuna) Tre giorni furono spesi in preparamenti: si cavò fuori tutta la suppelletile [pubblica] privata e [privata] pubblica per ornare [le vie] il passaggio e i riposi della processione
- ↑ le vie per cui doveva passare la processione
- ↑ le più
- ↑ [pareti] case dei poveri
- ↑ e
- ↑ quel giorno
- ↑ gl’infetti e i sospetti abitanti in quella | e perché i cittadini infetti o sospetti, o quelli cioè che erano conosciuti tali, fu intimato che non si | e perché nessuno dei cittadini sequestrati in cas
- ↑ sequestrati
- ↑ dove abitavano infetti o sospetti, e [per] a parlare più esattamente, quegli che erano conosciuti tali
- ↑ d’avere
- ↑ abbondantemente
- ↑ temuti di quel
- ↑ fiducia
- ↑ Variante togliere
- ↑ [ma] fa mara
- ↑ [essa | ella abbia potuto | una tale fiducia] ella
- ↑ [che] i quali sapevano per prova [come] che il contagio
- ↑ [istantanee fossero] multimode fossero le comunicazioni del contagio, e quanto minori i mezzi di riconoscere
- ↑ minori
- ↑ alle
- ↑ Non si sa comprendere come non pensassero ora | Certo non potevano tenersi sicuri di aver [talmente] potuto discernere [tutti gl'infetti, che] e sequestrare tutti gli infetti, che non
- ↑ potuto
- ↑ esser
- ↑ fra quegli che
- ↑ e che si
- ↑ vi
- ↑ nelle
- ↑ uno
- ↑ avreb
- ↑ avrebbe p
- ↑ e si fidarono
- ↑ fidarono
- ↑ quelle loro
- ↑ Il
- ↑ allora in
- ↑ [radunatosi) si radunò parzialmente nelle diverse chiese [concorse] e convennero a drappelli
- ↑ dove la processione
- ↑ Precedeva una [folla immensa di popolo parte del popolo | in parte alla (lacuna) parte] gran folla di popolo misto
- ↑ Sic.
- ↑ i più agiati portando un cero, altri
- ↑ alcuni in segno
- ↑ coperte
- ↑ [le art] poi le badie (arti) [precedute dalle] ciascuna sotto la propria insegna (lacuna) La pagina ha a capo, in margine: «3 9bre 1584»
- ↑ dallo stendardo della sua insegna. Il clero poi i frati le
- ↑ colla sua insegna;
- ↑ il clero, e in mezzo secolare
- ↑ [l’arca| quindi [veniva] spuntava portata da quattro canonici l’arca [dove giacevano | giaceva e appariva da | dai cristalli il corpo di San Carlo coperto degli abiti pontificali, | il cadavere di | giacevano le reliquie invocate di San Carlo; | Da dalle fi | da d ❘ ravvolto di San Carlo: | ai lati] i lati chiusi da [cri] lastre di cristallo, dalle quali traspariva
- ↑ quindi [una | non] la luce di
- ↑ la
- ↑ degli
- ↑ [colle cave occhiaje, dove | colle cave occhiaje, ❘ nella] in cui [per mezzo] fra mezzo alla difformazione [della morte] della morte, fra l’orrore delle [cave] vuote
- ↑ [squallido] lurido
- ↑ dell’[antico aspetto] antica faccia [che riconosciuto] che riconoscevano
- ↑ affannos
- ↑ da quelli che
- ↑ e riconosciuto da tutti | paragonato dagli altri. Gli altri che dall’infanzia avevano osservate e venerate le sue immagini, cercavano di raffigurarne una più presente e più venerata | la sua | quella faccia nelle immagini, cercava | G
- ↑ [viva] vicina
- ↑ opere dell’art
- ↑ l’arca
- ↑ in quell’a
- ↑ vec
- ↑ im
- ↑ [l’effetto | un effetto involontario d] l’espressione involontaria, d’un sentimento che non
- ↑ per la guida della | erano assorbite in quell’animo dalla
- ↑ [dalla] dal culto del santo, e
- ↑ la
- ↑ [la memoria della infanzia] tutte le memorie
- ↑ supplicava
- ↑ di
- ↑ intercedesse
- ↑ Quegli
- ↑ penetrato
- ↑ i motivi
- ↑ che gli persuadevano di non (lacuna)
- ↑ a concedere una cosa
- ↑ un consiglio impru
- ↑ più
- ↑ [occupata e] data a ben fare e da
- ↑ la
- ↑ sono più tormentati
- ↑ far vedere [agli altri] e far confessare agli altri che essi avevano meglio pensato di loro, non pare ad essi uno scopo (lacuna)
- ↑ stato saggio
- ↑ S'ingannano certamente anche quei pochi
- ↑ durerebbero
- ↑ splendide divise
- ↑ quali
- ↑ Sic. [ros] acuti
- ↑ terminati i
- ↑ immensa folla di popolo
- ↑ [che] di quelli che
- ↑ La processione [sboccata dalla porta maggiore del Duomo] uscita dal Duomo imboccò la via dei mercanti d’oro (lacuna)
- ↑ toccando tutti i quartieri tutti
- ↑ [per] dopo dodici ore
- ↑ dopo dodici ore | Le vie ! in un viaggio di dodici (lacuna) Le vie erano (lacuna)
- ↑ uno strato
- ↑ i pali
- ↑ e di
- ↑ rannodati e pend
- ↑ [tappezzate di] rivestite
- ↑ le finestre ornate di vasi di fiori
- ↑ sostituivano una luce artificiale alla
- ↑ dall’ombracolo, dalle fronde, dai drappelloni. Ma | Fra tanta
- ↑ quei
- ↑ già
- ↑ supplichevoli
- ↑ e accompagnavano colla voce [sup | mancante i canti supplichevoli | morente] mancante gl’inni supplichevoli le preghiere. Né alle finestre soltanto, ma [quello ch] dalle case vicine e [pi] soprastanti a quelle della via ma sui
- ↑ e le preghiere
- ↑ [e molt] e sclamavano (lacuna)
- ↑ guaj
- ↑ spettatori in atto di orare
- ↑ potevano
- ↑ le monache ivi
- ↑ La processione tornò al Duomo dopo un giro di dodici ore (lacuna) Le
- ↑ [che] quanto vi giungeva
- ↑ indistinto
- ↑ [s’affievoliva | si] si
- ↑ [I sequestrati] Gii abitanti [tendevano le orecchie | per] dalle finestre tendevano le orecchie, pur per udire, (lacuna)
- ↑ le orecchie
- ↑ udire
- ↑ che
- ↑ [per e | per udire un | e] quasi per assicurarsi [ad un romore] con quel romore di
- ↑ quella
- ↑ solitario
- ↑ pure viveva e si mov
- ↑ avevano sotto gli occhi
- ↑ Dodici ore
- ↑ ste
- ↑ Intorno a cinquecento erano le case chiuse nella città, pochi giorni dopo la processione | non | poche | In pochi giorni dopo | da quello della processione Nell’ottava stessa | In quella stessa ottava il | In pochi giorni da quello della processione | In quella stessa ottava (lacuna) In pochi giorni da quello della processione [la peste si di] crebbe e si diffuse tanto la pestilenza, che non rimase quasi nella città casa [ch] che ne fosse intatta: erano due mila i [rich] rinchiusi nel lazzeretto, in breve ascesero a dodici mila: si costruirono i
- ↑ i due mila erano
- ↑ Sic.
- ↑ in breve furono dodici mila: non
- ↑ spazio
- ↑ e [ma i] pieno e stivato
- ↑ fuori d
- ↑ [Di cento trenta] La m
- ↑ da
- ↑ Variante toccò i
- ↑ [le fosse già scavate si riempivano e che | due ampie fosse erano state scavate] Due fosse erano state scavate pei cadaveri; [ampie, si credeva più del bisogno] ampie, si diceva, enormi; | né al | non quali si credeva che richiedesse | non già, si diceva, che di tanto potesse mai venire bisogno; ma | quasi più | quasi per lusso di previdenza; che per | n | non già che di tanto potesse | oltre | un bisogno che nessuno | in breve in breve tempo (lacuna)
- ↑ in breve tempo furono
- ↑ le andavano colmando
- ↑ essi
- ↑ che l'aveva tutta unita in un giorno e in
- ↑ in balia delle arti loro
- ↑ [Da quel giorno] D’allora in poi
- ↑ una inquietudine
- ↑ irritata ora da ciò ch’essa prendeva per gran fatto
- ↑ effetti
- ↑ [l’uno dep | l’altro atroce sono notati | accos | sono stati creduti | notati | sono notati dal Ripamonti, uomo con una | ne distinse il | né | né seppe discernere, e ne potè notare il Ripamonti] (lacuna) ne seppe discernere il Ripamonti con una [perspicacia | con una] sagacità, e con una fermezza | ampiezza, con una [libertà] indipendenza di osservazione piuttosto unica che singolare in quei tempi. I magistrati, tutti i potenti ingolfati in ispeculazioni politiche [e talvolta | nei ❘ avviluppati] divagati e avviluppati colla mente nei segreti delle corti per arzigogolare quale dei principi quale dei re stranieri [fosse il capo della] potesse essere il [cap] capo della trama, [non avevano ❘ si distraevano sempre più dalle cure che] (lacuna) furono [notati] distinti, e notati dal Ripamonti, uomo che [separandosi dalla folla dei suoi contemporanei | esse] in molti punti separandosi dalla folla dei suoi contemporanei [sceglieva] scelse
- ↑ osservava nelle cose quello [che nessuno quasi] a cui nessuno quasi badava | scelse per oggetto delle sue osservazioni
- ↑ a cose
- ↑ [rifece invece di] rifece molte
- ↑ [che erano posti e la rifece quale] (lacuna) trovò ed espresse verità (lacuna)
- ↑ vedere
- ↑ che ora sarebbero volgari,
- ↑ chiaramente
- ↑ [il suo] molte
- ↑ per [timo] timore del [giudizio publico, che | il quale | che una dose più forte di ragione avrebbe messo] publico giudizio che una dose più forte di ragione avrebbe messo in furore contra il medico imprudente
- ↑ del quale] pel quale traspare [nei suoi scritti] nella sua storia un gran [disprezz] terrore, e un gran disprezzo nello stesso tempo
- ↑ [trasandavano sempre più le cure] non si occupavano delle cure
- ↑ in [congi] una
- ↑ e dalla in
- ↑ cadevano sempre più
- ↑ dei cittadini sugli stranieri, sui cittadini, sui nemici, sugli amici, sui congiurati, su tutti e di santifi
- ↑ ogni offesa che
- ↑ crudeltà
- ↑ ma il
- ↑ ma la casa, ma [orribile | orribile | orribil cosa il] la mensa, il letto nuziale
- ↑ orribile
- ↑ [tremava] toccava
- ↑ [Guai] Guai al
- ↑ a che [gen] uomini
- ↑ si fermasse (lacuna)
- ↑ colui che chiedendo il passo
- ↑ per via
- ↑ al grido [del prim] del primo accusatore
- ↑ le più
- ↑ [o condo] o strascinato nelle [carc | alle] carceri, nelle quali egli entrava [que | quegli ch’erano] quegli che strascinati alle carceri (lacuna)
- ↑ quelle porte in cuor suo
- ↑ [E chi sa quanti che] E tale forse [avrà] sarà accorso alle grida, tale avrà
- ↑ [la sciagura] coi delitti una sciagura
- ↑ le abitudini di crudeltà
- ↑ sopra
- ↑ quella generazione corrotta che la rendettero così
- ↑ così
- ↑ attiva
- ↑ Nessun [gra] grado d’
- ↑ un
- ↑ Variante prepara
- ↑ forza
- ↑ di
- ↑ si tratta di
- ↑ [diventa ❘ può influire] diventa un giudizio, su le persone;
- ↑ l'intolleranza
- ↑ ma la noncuranza delle
- ↑ [erano queste cagioni] erano que
- ↑ portavano e
- ↑ che
- ↑ facile a credere
- ↑ facile a trovar
- ↑ [ch’egli non] di non averli trascelti come i più notabili per atrocità, ma perché
- ↑ egli era
- ↑ che
- ↑ quell’[iniquo furore) inique carneficine
- ↑ [con giudizj che furono più lente carneficine | più lente | egualmente motivati e prudenti, | con più lente e studiate carneficine (lacuna) molti loro giudizii] alcuni loro giudizj furono determinati da prove [del paro, ❘ con] forse meno concludenti di quelle che nei casi citati avevano indotta nel [popol] popolo la persuasione di reità; ma le carneficine furono più lente, più studiate, più infernali
- ↑ prudenti
- ↑ del
- ↑ questi
- ↑ [riferirli] descriverli ci
- ↑ storica; ed ora torniamo
- ↑ alla
- ↑ i marmi esteriori del Duomo
- ↑ [Bastò. La folla gl'involse] Sarebbe bastato per un cittadino
- ↑ gl’involse
- ↑ gli
- ↑ quanto
- ↑ le
- ↑ [peggio] peggio francesi
- ↑ [furono] furono
- ↑ [Un uomo vecchio più che ottogenario entrato nella chiesa di S. Antonio in un giorno festivo.) Nella chiesa di S. Antonio, un giorno [fest) solenne dove per non
- ↑ quanta
- ↑ poteva concederlo
- ↑ orato
- ↑ col pensiero degli anni e della vecchiezza, e
- ↑ [il pericolo che | del contagio che percoteva) (lacuna) al contagio che faceva sparire dinanzi a lui (lacuna)
- ↑ ormai
- ↑ degli anni
- ↑ [il fur] il sospetto furibondo
- ↑ pietà e di
- ↑ in quel momento non suggerì altre
- ↑ perv
- ↑ se la [la] ma
- ↑ sapiente gli consigliava
- ↑ Ma lo [da] riporta il Ripamonti che vide strascinarlo
- ↑ più seppi di lui
- ↑ cred
- ↑ tanto
- ↑ chiesero
- ↑ Così i giudizj e le esecuzioni atroci del popolo preludevano a giudizj e ad esecuzioni ancor più atroci dei [giudici] magistrati. [Quantunque | sebbene que] Quantunque noi [vi an] sentiamo di esser già troppo [andati] usciti dalla via della nostra storia, e questi giudizj non abbiano una relazione necessaria con essa, pure l’importanza [loro] loro ci strascina a parlarne come qualche cosa del più clamoroso | chi | Il lettore che annojato di questa nostra [parte di] già lunga narrazione [o strana] accessoria, con¬servasse ancora qualche curiosità di [saper] vedere la fine della narrazione principale, salti il seguente capitolo.